Videogiochi & Salute Mentale: lo studio su Super Mario Odyssey – Speciale

Quando i videogiochi aiutano a farci stare bene

Videogiochi & Salute Mentale: lo studio su Super Mario Odyssey – Speciale

Quante volte, in giovane età, siamo stati rimproverati dai genitori e parenti per le ore passate sui videogiochi? Quante volte siamo stati accusati di come stessimo buttando la vita davanti uno schermo e con il pad in mano? Non andremo a perderci in questa polemica, ma piuttosto proviamo a vedere questo luogo comune da un altro punto di vista.

Un recente studio ha dimostrato come chi gioca a Super Mario Odyssey riesca ad aumentare il benessere e migliorare i disturbi cognitivi. Piccolo, grande passo indietro: la depressione, la salute mentale, sono tematiche importanti e dobbiamo fare una doverosa premessa che vada a chiarire la cosa.

Niente e nessuno sostituisce il lavoro di uno psicologo e uno psichiatra, se avete problemi non esitate a cercare un aiuto, che verrà sempre dato. 

Super Mario Odyssey


La ricerca e i risultati

A Bonn, in Germania, è stata svolta una ricerca, pubblicata poi su Frontiers in Psychiatry (lo potete trovare a questo link), volta ad analizzare gli effetti di determinati trattamenti per combattere il Major Depressive Disorder (MDD), più comunemente nota come depressione

È già stato ampiamente confermato come il giocare a titoli 3D possa migliorare le funzioni cognitive nelle persone sane, ma non era ancora chiaro l’effetto che avrebbe avuto sulle persone affette da MDD. Lo scopo dello studio era proprio quello di analizzare cosa sarebbe successo dopo 6 settimane di puro gaming, per verificare se questo trattamento sperimentale avrebbe portato ad un miglioramento nello stato di depressione, nella motivazione all’allenamento e alla funzione di memoria visiva e spaziale.

L’esperimento consisteva nell’analizzare l’andamento di 46 individui suddivisi in 3 gruppi. Il primo gruppo, nominato “3D video gaming” era formato da 14 unità, e il trattamento consisteva nel giocare a un videogioco, il secondo gruppo di “controllo attivo” da 16 unità, ha utilizzato un programma PC chiamato “CogPack”, mentre l’ultimo gruppo “classico” da 16 unità ha utilizzato trattamenti standard come psicoterapia e/o psicofarmaci.

I risultati parlano chiaro: una riduzione significativa dei sintomi depressivi è stata rilevata unicamente nella porzione di partecipanti che facevano parte del gruppo “3D video gaming”, e veniva mostrata una maggiore motivazione nell’allenamento, mentre per quanto riguarda i miglioramenti nella memoria negli esercizi visuo-spaziali i risultati erano più selettivi e dipendenti dai singoli individui. Oltretutto si è notata una maggiore motivazione nel trattamento rispetto al gruppo “CogPack”, anche se, in quest’ultimo gruppo, i punteggi dei test post-trattamento per la memoria visuo-spaziale erano maggiori rispetto agli altri due gruppi.

In conclusione il trattamento videoludico è stato valutato come “un ottimo intervento economicamente vantaggioso e fattibile per i pazienti con MDD, parallelo a un trattamento e una terapia più classica”. Gli autori della ricerca sono Moritz Bergmann, Ines Wollbrandt, Lisa Gittel, Eva Halbe, Sarah Mackert, Alexandra Philipsen, e Silke Lux.

Salute mentale e videogiochi: un’accoppiata vincente

La scelta di utilizzare Super Mario di casa Nintendo come figura videoludica di riferimento non è di certo un caso. Oltre ad essere una figura generalmente molto positiva, è proprio il design dell’idraulico più famoso al mondo che riesce a suscitare fiducia e allegria. Inoltre, se immerso in un mondo dinamico e sgargiante come quello di Super Mario Odyssey, uno dei titoli di punta al lancio di Nintendo Switch, non può che trasmettere una grande voglia di avventura nei cuori di chi si approccia al titolo.

Questo però non è di certo qualcosa che ci stupisce. Nel marzo del 2020, in contemporanea con l’inizio del lockdown causato dalla pandemia del Covid-19, esce sempre su Nintendo Switch uno dei titoli più importanti dell’anno: Animal Crossing: New Horizon. Questa avventura cozy-RPG, ambientata all’aperto, dove il giocatore era invitato a costruirsi una casa e ad interagire sia con NPC nell’isola sia online con altri giocatori è stato il collante perfetto per mantenere rapporti a distanza in una situazione che richiedeva una tassativa distanza sociale. Molti utenti e giocatori hanno dichiarato come i titoli multiplayer siano stati un’ancora di salvezza contro la depressione da pandemia, l’insicurezza e la paura del domani.

Animal Crossing: New Horizons

Ma entriamo nello specifico. Quando si vuole trattare di titoli che parlano attivamente di salute mentale e di problematiche o patologie riguardanti questa sfera argomentativa, cosa possiamo aspettarci? In un mondo così variegato e pieno di possibilità come quello videoludico, come viene trattato il tema della depressione? Esistono innumerevoli generi e tipologie per le quali può essere raccontata una tematica, da una semplice missione all’interno di un titolo, a interi videogiochi, Tripla A o Indie. E da questi esempi, cosa possiamo imparare? Come ci comportiamo, che effetto ci fanno queste storie?

I platform e la loro grande capacità narrativa

Il genere platform è capace di donare grandi narrazioni. L’esempio più lampante è sicuramente Gris, un’avventura che parla di un viaggio in un mondo astratto e fantastico combattendo contro avversità e demoni interiori. La storia ci parla in un racconto non verbale, dando spazio alle esperienze personali e all’interpretazione. I colori acquarello si mescolano alle emozioni, diventando l’elemento centrale del gioco. Ciò fa da perfetto contorno a un mondo che ci comunica la sofferenza provata dalla protagonista, dalla tragedia che avviene a inizio gioco e a come sarà costretta a intraprendere il viaggio, nonostante i fallimenti, nonostante le avversità. 

Un altro titolo degno di nota, appartenente al genere platform è Celeste, che parla di un lungo viaggio per combattere la depressione. La protagonista Madeline affronta la scalata della montagna Celeste verso una vetta che rappresenta molto più di una semplice destinazione fisica. Ogni personaggio presente incontrato lungo il viaggio in game ha qualcosa da raccontare, offrendo un punto di vista unico e personale sulla depressione. Ma soprattutto è presente una la versione “oscura” di Madeline che rappresenta i suoi demoni interiori, con i quali dovrà imparare a convivere, collaborare e infine accettare come parte di sé.

GRIS

I titoli horror: una realtà cruda e diretta

Quando si parla di sanità mentale è doveroso dare spazio a The Town of Light, un thriller psicologico basato sulla terribile vicenda italiana del manicomio di Volterra avvenuta negli anni ‘70. È proprio questo l’elemento più disturbante in questo caso, al di là delle scene crude e violente presenti nel titolo. Il rendersi conto di cosa può accadere e cosa di fatto, è accaduto alla piccola Renèe, la protagonista.

Un altro titolo che parla di disturbi mentali in maniera diretta è Hellblade: Senua’s Sacrifice. Opera unica nel suo genere, il team di sviluppo di casa Ninja Theory ha avuto il grande pregio di riuscire a rappresentare esplicitamente la psicosi della protagonista Senua, immergendo il giocatore nella sua mente disturbata grazie a un lavoro impeccabile dei reparti audio e video, sviluppati da ricerche approfondite e lunghe analisi di casi psichiatrici. Il viaggio di Senua è una delle più grandi sfide contro se stessi che si possano immaginare.

Altri titoli degni di nota sono Martha is Dead, che parla di stress post traumatico (PTSD) e di disturbo della personalità, o anche il grande classico action adventure The Last of Us che tratta il concetto di perdita e di dolore in maniera intima e impeccabile.

Le missioni che ci hanno colpito al cuore

Una dei momenti più cruciali presenti nell’avventura grafica di Life is Strange riguarda le vicende di Kate, personaggio tanto complicato quanto sfortunato. La ragazza, vittima di cyberbullismo, arriva a voler compiere un gesto estremo, ed è compito del giocatore riuscire a salvarla. Riuscire a salvarla non è impossibile, ma decisamente complicato. La brutalità del gameplay insegna d’altro canto l’importanza di tendere una mano d’aiuto verso chi sta male. L’unico modo di salvarla infatti è quello di interessarsi a lei, interagendo con il suo personaggio e ricordare i suoi interessi e i suoi dettagli. 

Nei suoi vari capitoli e sequel è andato a toccare più volte l’argomento salute mentale e depressione, sapendolo raccontare in maniera diretta ma mai scontata. Come per esempio la missione presente in Life is Strange: True Colors, in cui la protagonista aiuta Eleanor, proprietaria di un negozio di fiori affetta da Alzheimer. L’ambiente di gioco si trasforma portandoci a vivere l’esperienza di un paziente affetto da questa terribile patologia. Sarà compito del giocatore riuscire a capire come comportarsi, e gestire questa situazione delicata.

Life is Strange mobile


Come abbiamo appurato, dai lavori più sofisticati a accenni leggeri e mai scontati, il mondo dei videogiochi è capace di offrire spazi importanti a queste tematiche. Riuscire ad imparare a livello personale cosa può comunicarci questo media, spetta ai giocatori e agli appassionati.

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Articolista, Content Creator e Speaker Radiofonico.

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