Popcorn Time: Le Streghe di Salem

Popcorn Time: Le Streghe di Salem

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Quando andai al cinema per vedere “La Casa del Diavolo” nel 2006, non avevo idea di chi fosse Rob Zombie.
Entrato in sala più o meno per caso, ne uscii impressionato. Già, è il termine giusto, perchè aspettandomi l’ennesimo horror “canonico” mi trovai di fronte ad un film complesso, per nulla canonico e di un certo spessore.
Scene forti, dialoghi e sceneggiatura di prim’ordine, personaggi che sembravano sputati dall’incubo di un maniaco omicida ed una colonna sonora strepitosa mi tennero incollato alla poltrona per l’intera durata del film.
Col senno di poi, ho ritirato il mio biglietto per “Le Streghe di Salem” con grandi, grandissime speranze.
Quest’ultima, infatti, è proprio la più recente fatica del regista/scrittore/musicista americano, reduce dal notevole remake de “Halloween”, sempreverde capolavoro Carpenteriano, e seguito.
Come ho appena sottolineato – amando l’horror in ogni sfaccettatura ed apprezzando Zombie – mi sono accomodato in sala sperando di non assistere al crollo di un “mito”, che questa volta ha scelto di confrontarsi con tematiche decisamente controverse e strong quali la religione – in primis – ed il culto del Male inteso nell’accezione più totale del termine. Satana, per farla breve.
Quello cui ho assistito non è decisamente un film “commerciale”, ma questo si poteva intuire dalle premesse (nonchè da un insolito VM 18 stampato a caratteri cubitali sulla locandina italiana).
E’ – invece –  un gran bel film, Cinema puro.
Sto parlando di sostanza, di “peso”, di talento e – indubbiamente – genialità.
salem5 Prendendo spunto dai fatti realmente accaduti nella cittadina di Salem (Massachussets) nel 1600, quando vennero condannate come streghe ed uccise più di 20 donne del posto, Zombie inscena una lugubre discesa nell’abisso più oscuro e mette lo spettatore sulla scomoda prua della nave.
Destreggiandosi tra dogmi cristiani ed immagini da incubo (se avete lo stomaco debole, lasciate perdere questo film), dipinge una macabra tela che ottenebra ogni speranza, fuga ogni gioia, nasconde la luce e ci mostra di cosa può essere capace l’essere umano nel profondo dei propri pensieri, della propria anima, e per farlo chiama a testimone nientemeno che la Storia.
Ciò che fa paura in questo film non sono i colpi di basso del Dolby Surround o le apparizioni improvvise di chissà quale mostruosità, ma il messaggio alla base di ogni sequenza.
Il Male, ci dice Zombie, è qualcosa di intrinseco alla società umana e così sarà per sempre, nessuna speranza di redenzione, nessun Paradiso all’orizzonte.
Interpretazione perfetta di Sheri Moon Zombie (moglie del regista) e colleghi, colonna sonora – al solito – al top della gamma.
Un film per pochi – ripeto, in alcune sue parti sa essere davvero, davvero pesante- ma decisamente un’immensa prova registica. Ne sentivo il bisogno, il Cinema ne ha bisogno, peccato solo per il fatto che fossimo in sala in 4, mentre per “Iron Man 3 3D” ci fosse una coda disumana, ma a sipario chiuso mi sono detto: cambierà.

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A noi ricorda…

pz Project Zero: se le parole d’ordine sono “horror” e “livello”, non potrei mai evitare di citare una saga di grande spessore e di sicuro impatto con tutte le carte in regola per regalare un po’ di sano terrore a chi decidesse di dedicarle tempo: sto parlando di Project Zero (anche conosciuta come Fatal Frame), recentemente “apparsa” anche su Wii con il secondo capitolo (Crimson Butterfly)…che dire, non avete più scuse per non approfondire!

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