Indie Soul – Episodio #6

Nuova puntata della rubrica di GameSoul dedicata ai giochi indie

Indie Soul – Episodio #6

A breve distanza dal quinto episodio, che potete recuperare a questo link, torna la rubrica di GameSoul.it dedicata agli indie, segno che in questo periodo non mancano affatto uscite di rilievo, degne dell’attenzione degli entusiasti cercatori di perle nascoste nel sottobosco dell’industria videoludica.

Del resto, con l’avanzare dell’autunno non c’è niente di meglio che concedersi una partitina al calduccio sul proprio divano o, perché no, sotto le coperte con il fidato handheld ben stretto tra le mani. Non lo diciamo a caso, del resto, vista la selezione di titoli indie che vi proponiamo di seguito, tutti ideali per essere giocati magari su Nintendo Switch o su Steam Deck.

In primis, abbiamo Afterdream, avventura bidimensionale suggestiva, a tratti spaventosa, in cui la protagonista dovrà esplorare il mondo dei suoi sogni per superare il lutto subito. C’è poi Wargroove 2, ovvero uno strategico a turni che ha ben poco da invidiare all’amata saga Advance Wars di Nintendo. Infine, Laika: Aged Through Blood è in tutto e per tutto un metroidvania a bordo di una moto da cross, ambientato in un mondo allo sbando e dominato dalla violenza.

Vi ricordiamo che questi giochi sono disponibili solo in digitale, ma che da GameStop potete acquistare credito per PlayStation Store, Nintendo eShop, Microsoft Store e Steam, in negozio e online.

Ora è tempo di scoprire questo terzetto di indie, con il sesto appuntamento di Indie Soul!


Afterdream

Non è sempre facile riuscire a dare forma a un sogno: l’imprevedibilità e a tratti l’assurdità di ciò che partorisce la nostra mente nel sonno, unita alla nostra innata abilità nel dimenticare immediatamente quanto “vissuto”, contribuiscono a rendere il mondo onirico un teatro ideale per esprimere la propria creatività in modo originale, anche azzardato. Afterdream non punta certo a stravolgere il concetto di sogno nel mondo del videogioco, ma sfrutta saggiamente la libertà offerta per dare forma a un’avventura horror compatta, godibile e dotata della giusta ecletticità, che balla tra spavento e sentimento, senza dimenticare un tocco di utilissima follia nonsense. 

In questo titolo vestiamo i panni di una giovane donna che si troverà suo malgrado in un mondo a metà strada tra il reale e lo spirituale, in cui gli esseri viventi e gli spiriti dei morti possono entrare in contatto. Lungo un cammino surreale, guidato inizialmente da uno psicologo, affronteremo passo passo diversi frammenti di sogno per capire qualche messaggio celino, in particolare considerando il recente lutto della protagonista. Sfruttando saggiamente una grafica in pixel-art caricaturale, viene costruito un mondo da esplorare in due dimensioni, fatto esclusivamente di corridoi e porte che conducono a stanze o altri corridoi. Questa struttura permette di creare situazioni e ambientazioni concise e per nulla dispersive, in cui si affrontano gli enigmi utili a proseguire (in stile avventura punta e clicca), consapevoli di avere più o meno sotto mano tutto il necessario.

Elemento peculiare di questo gameplay piuttosto convenzionale è la macchina fotografica, che si ottiene nei primissimi istanti di gioco. Questo strumento all’apparenza banale nasconde la capacità di svelare segreti nascosti nella schermata in cui ci troviamo, permettendo – ad esempio – di mostrare una porta che prima risultava celata, rimuovere un ostacolo, completare un oggetto, etc. Utilizzare la macchina fotografica è fondamentale per proseguire, ma fortunatamente gli enigmi e la sequenza con cui questi sono proposti non incentivano ad usare lo strumento in modo spasmodico per trovare il prossimo indizio o la successiva interazione. Anzi, verrebbe da dire che il flow di gioco è abbastanza organico e le prove di intelligenza integrano in modo interessante oggetti, personaggi ed eventi scriptati, con qualche occasionale momento comico che spezza la tensione.

Tensione che in Afterdream, forse per il suo stile quasi fumettoso, non sempre riesce a cogliere in pieno il giocatore. Qualche piccolo sobbalzo, certo, un po’ di brividi occasionali, ma se dovessimo categorizzarlo come “horror psicologico” probabilmente lo faremmo più per il coinvolgimento legato alla storia e alle difficoltà emotive della protagonista, piuttosto che per il terrore proposto dall’immaginario – comunque piuttosto efficace in alcuni frangenti.

In ogni caso Afterdream fa quello che deve fare in modo sapiente, senza eccessi, e dura il giusto, permettendo a tutti gli interessati di godere di un’esperienza relativamente semplice ma sufficientemente ricca di spunti e di stile.

Afterdream è disponibile su Steam, su Nintendo Switch, Xbox e PlayStation.

Pietro Spina


Wargroove 2

Chi si appresta a scrivere non è un fan sfegatato degli strategici, ma è un giocatore che, nonostante questo, ha amato alla follia alcuni titoli (o saghe) del genere. Una su tutte: Advance Wars. Possiamo aggiungere alla lista la saga di Fire Emblem e titoli come Into the Breach o, appunto, un certo Wargroove. Quest’ultimo è stato capace di rievocare quell’insieme di ingredienti che resero Advance Wars così unico per il sottoscritto: un livello di strategia accessibile ma allo stesso tempo impegnativa, gameplay profondo il giusto, una trama intrigante e personaggi ben caratterizzati e quello stile in pixel-art che lo rende riconoscibile a colpo d’occhio.  

Wargroove 2 non fa altro che riprendere quanto visto nell’originale ed alzare ulteriormente l’asticella, almeno dal nostro punto di vista. Lo precisiamo perché qualcosa è cambiato, ma non moltissimo in fondo; e la grande novità, la modalità Conquest, va a sostituire le modalità arcade e puzzle, che tanto avevamo amato nel primo capitolo. Ma facciamo un piccolo passo indietro, specificando che si tratta di uno strategico a turni bidimensionale, che dato il suo stile colorato a prima vista potrebbe sembrare semplice, ma che invece offre un gameplay piuttosto profondo ed impegnativo

Ambientato qualche tempo dopo le vicissitudini di Wargroove, questo capitolo introduce subito una nuova fazione, quella dei “roditori” Faahri, che danno il via alle danze cercando di recuperare un’antica reliquia magica. Ma ecco arrivare la prima novità: dopo il prologo, avremo la possibilità di scegliere tra 3 diverse campagne, ognuna nei panni di una fazione diversa e con altrettanti punti di vista diversi sulla stessa trama. In questo modo non saremo “obbligati” ad attendere per vivere una o l’altra parte della storia, con conseguenti differenze anche a livello di gameplay. 

A tal proposito, è forse qui che non cambia molto, perché a parte alcune mappe più grandi, l’introduzione del Groove di secondo livello (potere speciale che hanno i commander), di alcune unità o di una variabile “ambientale” come le buche in cui far cadere i nemici (alla Into the Breach), non ci sono grandissime novità. Un male? Non dal nostro punto di vista, Wargroove 2 funziona bene quanto il primo, quindi perché stravolgere qualcosa che già andava alla grande? 

La vera novità risiede nella già citata modalità Conquest, una rivisitazione in salsa roguelike di Wargroove, che potrebbe da sola tenere in piedi il gioco. Scegliete il livello di difficoltà, il commander della vostra truppa, la formazione (con i rispettivi fondi bonus) e si parte alla conquista, tenendo presente che stavolta ci sarà un elemento in più da tenere presente: la morte permanente di qualsiasi unità. Sceglierete voi il percorso da intraprendere, selezionando di volta in volta la casella su cui andare, variando tra combattimenti, punti in cui reclutare nuove unità, falò dove recuperare energie, caselle con dei punti interrogativi che potrebbero riservarvi sorprese (piacevoli e non). In questa modalità vi troverete sempre davanti ad un percorso/sfida diversa, per un divertimento pressoché illimitato. 

A proposito di durata/intrattenimento, dipende un po’ da voi, dal livello di difficoltà che sceglierete e dalla meticolosità con cui vorrete completare il gioco. Potreste esaurirlo in 15 ore, così come spendercene più di 40. Calcolate che, come nel precedente capitolo, esiste la modalità Custom, in cui potrete creare le vostre campagne e condividerle con gli altri utenti. 

In conclusione, se nella riproposizione di Advance Wars 1+2 non avete ritrovato le emozioni dello storico franchise, fareste bene a guardarvi attorno, o meglio, a guardare alla saga di Chucklefish, perché potrà darvi grandi soddisfazioni. Noi lo abbiamo giocato su PC, ma prevalentemente su Steam Deck (dove funziona alla perfezione), e consigliamo anche a voi di godervelo in portabilità, su Switch ad esempio, proprio in virtù della sua natura “alla Advance Wars” ed un po’ anche in memoria dei bei vecchi tempi.

Trovate Wargroove 2 su PC Steam e Nintendo Switch al prezzo di 20 euro circa.  

Pasquale Lello


Laika: Aged Through Blood

Prendete l’immaginario post apocalittico di Mad Max, aggiungete il gameplay di Excitebike (o Trials per i più giovani), mescolatelo con Hollow Knight (o in generale i Metroidvania), mettete poi un po’ di Ghostrunner (ed anche di SUPERHOT), infine una spruzzatina di gore e potrete farvi una mezza idea di che Melting Pot di generi sia Laika: Aged Through Blood. Certo, non basta mescolare formule di successo per ottenere un gioco altrettanto valido, infatti gli sviluppatori hanno intriso il tutto di una controparte artistica capace di catturarvi sin dalle prime fasi di gioco, se non dalla prima cutscene.

Laika è un coyote che si ritroverà a dover proteggere la sua famiglia ed il suo villaggio dalla minaccia degli oppressori di turno, gli “uccelli”, provando a riprendersi quello che è stato tolto a lei ed alla sua gente. E lo farà a bordo della sua moto, in un gioco che proprio per questa caratteristica viene definito da chi l’ha realizzato, un “motorvania”.

In effetti questo è l’elemento di gameplay principale, saltare da una piattaforma all’altra, in un’ambientazione in perfetto stile metroidvania (fatta quindi anche di backtracking), eseguendo acrobazie al fine di schivare/respingere proiettili o ricaricare l’arma. Inizialmente dobbiamo dire che i comandi ci hanno lasciato un po’ spiazzati, accelerare con LT e frenare con B non è una scelta canonica, ma andando avanti nel gioco abbiamo capito che gli altri tasti ci sarebbero serviti per sparare, cambiare direzione, ed attivare il Bullet Time. Non sarà immediatissimo padroneggiare il tutto, ma viene servito tutto gradualmente, così da permettervi di prendere confidenza quanto prima.

Ed è qui che entra in gioco l’altro elemento chiave del gameplay: la sua natura Trial & Error. La mappa è piena di check-point (raffigurati come dei totem che comunicano con gli spiriti) che hanno il compito di rendere meno frustrante l’esperienza. In effetti nel corso dell’esplorazione, il nostro obiettivo principale sarà proprio quello di raggiungere il totem successivo, senza essere colpiti o senza schiantarci: dobbiamo dire che alcuni punti li abbiamo ripetuti innumerevoli volte prima ci capire il pattern dei nemici, quindi le “mosse” da fare e allo stesso tempo riuscire a mettere il tutto in pratica alla perfezione.

Come accennato c’è il bullet-time (azionabile con RT) che ci agevola un po’, altrimenti potete immaginare come guidare cercando di sfruttare le rampe, bilanciando la moto o compiendo acrobazie per recuperare proiettili, il tutto mirando e sparando, possa essere alquanto complesso. Un po’ lo è, ma fa parte dell’esperienza e dobbiamo dire che gli sviluppatori sono stati capaci di bilanciare il tutto egregiamente. Non mancano altri elementi dei metroidvania, come le risorse che permettono di sbloccare nuove armi, più proiettili, ed altri potenziamenti. Le mappe, pur non essendo vastissime sono indispensabili e le potremo recuperare dal mercante di turno, di livello in livello. Tra l’altro alcune di queste risorse si perderanno quando verremo uccisi e, come da prassi, saranno recuperabili in quel punto al primo respawn.

Se il gamplay possiamo definirlo “intrippante”, a fare la differenza è tutto il contorno. La trama è coinvolgente, l’ambientazione ed i personaggi sono ben caratterizzati; nulla è lasciato al caso da questo punto di vista. E ancor più l’aspetto artistico è stato curato, la grafica fumettosa ha uno stile dipinto a mano e dei toni che si sposano perfettamente con questo immaginario, e che non si limita solo alle cutscene, ma si propaga nel corso di tutto il gioco, di tutti i livelli. La ciliegina sulla torta è la colonna sonora, una vera perla, capace di portarci in un moderno western post apocalittico, attraverso chitarre malinconiche e voci angeliche; la cui unica “pecca” è quella di venire sbloccata attraverso dei collezionabili nel corso del gioco.

Laika: Aged Through Blood nel suo insieme rappresenta un piccolo capolavoro, a livello artistico quanto di gameplay, innovazione, ma soprattutto divertimento. E’ tutto quello che ci aspettiamo dagli indie, e che in piccole dosi ritroviamo sempre, ma che in questo caso è in ogni singolo anfratto del gioco. Non perdetevelo o quantomeno provate la demo su Steam per averne un assaggio.

Potete acquistare Laika: Aged Through Blood su Steam, Epic Games e GOG.

Pasquale Lello


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