Indie Soul – Episodio #1

La nuova rubrica di GameSoul, dedicata ai giochi indie

Indie Soul – Episodio #1

Se per quanto riguarda i così detti tripla A i tempi di realizzazione e sviluppo si sono indiscutibilmente dilatati, generando in alcuni casi lunghi periodi di carestia, soprattutto a cavallo tra le generazioni di console, in generale è indiscutibile che mai come in questi anni siamo costantemente bombardati di produzioni che quasi giornalmente si affacciano sul mercato.

Tra le principali bocche di fuoco, in questo senso non si può non citare il settore indie, conglomerato di studi di sviluppo, dai contorni sempre più sfumati, che, spesso a capo di progetti dal respiro più contenuto, ma non per questo meno interessanti e brillanti, sfornano un volume di titoli che sommato raggiunge cifre di tutto rispetto.

Nella nostra volontà di fornivi una visione a trecentosessanta gradi dell’industria videoludica, non potevamo esimerci dal parlarvi più approfonditamente anche di questa tipologia di produzioni. Ecco perché è nato Indie Soul, rubrica a cadenza più o meno regolare, e frutto di un lavoro corale della redazione, che si impegna a raccogliere alcuni dei più interessanti indie pubblicati recentemente per fornirvi, in maniera concisa ma esaustiva, un parere, una visione, una suggestione su una serie di giochi scelti di volta in volta.

La maggior parte di questi giochi sono disponibili solo in digitale, ricordate che da GameStop potete acquistare credito per PlayStation Store, Nintendo eShop, Microsoft Store e Steam, in negozio e online.

Cominciamo insomma questo viaggio attraverso gli indie, con il primissimo appuntamento con Indie Soul!


BROK the InvestiGator

Non sempre uno spunto creativo nasce dal nulla, quanto piuttosto può essere frutto di una contaminazione di idee diverse che vanno a dare forma a qualcosa di nuovo, almeno in parte. Questo è quanto succede con BROK the InvestiGator, gioco sviluppato da Cowcat Games che riesce nell’impresa di dare vita al curioso ossimoro “Picchia e clicca”.

In questa avventura grafica, all’apparenza molto tradizionale, ci troveremo nei panni di Brok, un alligatore detective impegnato a risolvere diversi casi in un mondo popolato da animali antropomorfi. Costretto dagli eventi a trovare un equilibrio tra il proprio tragico passato e le difficoltà del presente, Brok cerca di sbarcare il lunario grazie alla sua agenzia che opera nei bassifondi, pronto ad aiutare i più bisognosi in cambio di qualche spicciolo.

Nel farlo però non dovrà solo usare il cervello, trovando le giuste combinazioni di oggetti o risolvendo gli enigmi, ma dovrà anche farsi strada con i muscoli in puro stile picchiaduro a scorrimento. Monkey Island incontra Street of Rage verrebbe da dire, con la possibilità di alternare le due modalità di gioco in qualsiasi momento con la semplice pressione di un tasto.

Questa dualità, all’apparenza stridente, in realtà si esprime al meglio nel momento in cui il gameplay d’azione non serve solo ad avere la meglio sui nemici, ma ci tira fuori d’impaccio negli enigmi all’apparenza incomprensibili. Perché se vogliamo attivare un robot che non funziona e non abbiamo attrezzi, una bella botta alla testa potrebbe essere ciò che serve.

Dotato di uno stile grafico estremamente pulito e una resa tecnica solida, BROK the Investigator vanta anche un doppiaggio di discreto livello, con interpreti di evidente esperienza che restituiscono il giusto trasporto nel tratteggiare un mondo che è sì esteticamente grazioso, ma al tempo stesso non va a edulcorare drammi personali e critica sociale. Non è un gioco per ragazzini, sia chiaro.

Interessante l’interfaccia di gioco studiata per il gamepad, che rende la progressione estremamente fluida in entrambe le modalità durante il gameplay, salvo risultare un pelo macchinosa nella gestione dei casi aperti e degli indizi nel menù.

Nel complesso, un’esperienza da provare, più articolata e ragionata di quello che sembra, per quanto riguarda la risoluzione degli enigmi, e impegnativa quanto basta nei suoi momenti più votati all’azione.

BROK the Investigator, già disponibile su Steam, è in arrivo su console PlayStation, Xbox e Nintendo Switch il 1° marzo.

Pietro Spina


Scrap Riders

Che sia un caso o meno, anche Scrap Riders, pubblicato recentemente su Nintendo Switch e Steam, propone la stessa idea, la stessa ibridazione di gameplay di BROK the InvestiGator. Rust, scapestrato e sbandato protagonista della vicenda, per raggiungere i suoi obiettivi e riuscire nella missione, dovrà alternare momenti di analisi dello scenario e di dialogo con gli NPC, ad altri in cui venire alle mani come se non ci fosse un domani.

Rispetto alla produzione di Cowcat Games, tuttavia, ci sono due grosse differenze. Tanto per cominciare l’ambientazione, che abbandona animali antropomorfi più o meno affabili, per trascinarci in un futuro tra il cyberpunk e il post-apocalittico, in pixel-art, dove abbondano siparietti comici e battutine ad effetto. Rust e la manciata di comprimari che si alternano sullo schermo si rivelano un manipolo di mezzi criminali bizzarri e spesso impacciati, ciurma che si arrabatta giornalmente tra affari loschi e attività non proprio legali.

Inoltre, laddove in BROK the InvestiGator le sezioni da avventura e quelle action spesso si alternano senza soluzione di continuità, qui sono ben distinte, ognuna introdotta da specifici dialoghi e scene d’intermezzo.

Pur non bucando lo schermo, ogni personaggio è ben scritto e la trama intrattiene a dovere nella mezza dozzina richiesta per giungere ai titoli di coda. Similmente, le fasi action, in tutto e per tutto assimilabili a quelle di un qualsiasi piacchiaduro a scorrimento in 2D, senza alcuna ambizione di settare nuovi standard nel genere, si arricchiscono grazie ad un buon roster di nemici e boss da abbattere e ad sistema di combattimento sufficientemente profondo e raffinato.

L’ibridazione dei due generi funziona, nonostante potrebbe anche disorientare gli amanti dei due generi di riferimento, per nulla a proprio agio ora quando c’è da leggere lunghe conversazioni, ora quando c’è da imparare il pattern offensivo di un boss particolarmente coriaceo. Tuttavia, per chi ama le sperimentazioni, Scrap Riders può rappresentare un interessantissimo indie tutto da scoprire.

Lorenzo Kobe Fazio


Vengeful Guardian: Moonrider

Siete cresciuti a pane, Shinobi, Mega Man e Cannon Dancer? Siete videogiocatori con qualche anno sulle spalle, forgiati dal fuoco di action bidimensionali degli Anni 90’? Avete il gusto per i giochi che puzzano di retrogaming? Vengeful Guardian: Moonrider è sicuramente ciò che fa per voi.

Action 2D, rigorosamente in pixel art, ci troviamo di fronte ad un gioco la cui ambientazione ha ereditato più di un elemento da Contra. Il samurai del futuro, protagonista del gioco, può saltare, correre, darsi lo slancio sulle pareti e ovviamente attaccare con la sua katana o utilizzando altri poteri il cui funzionamento dipende totalmente dalla percentuale di riempimento della relativa barra.

L’eroe tutto d’un pezzo si muove in questi livelli sostanzialmente lineari, che tuttavia di tanto in tanto nascondono qualche bonus, zeppi di ostacoli, burroni, ovviamente nemici robotici da distruggere. A rendere piacevole e divertente Vengeful Guardian: Moonrider è soprattutto il ritmo, nonché il gusto di riconoscere, qui e lì, soluzioni ludiche già incontrate altrove, un piacere che si concretizza solo in chi ha una certa esperienza storica con il genere.

Soprattutto i boss vi metteranno in grossa difficoltà, ma in nessun caso si sfocia nella frustrazione. Ad ogni tentativo, difatti, si riesce a progredire un passo in più, forti all’esperienza accumulata, che permette di prevedere le minacce ed imparare la sequenza di pulsanti più adatta per superare indenni una fase platform particolarmente impegnativa.

Di tanto, in tanto, a spezzare l’azione, ci si ritrova a guidare la moto del samurai, fasi in cui la telecamera si sposta alle spalle del mezzo e il divertimento consiste nello sparare ai nemici incontrati lungo la strada, stando ben attenti ad evitare i proiettili nemici.

Ne viene fuori un’esperienza volutamente retrò, ma non per questa non adatta a conquistare anche i palati dei più giovani. Grazie ad un art design ispirato e ad un sistema di controllo fluido e ben congeniato, Vengeful Guardian: Moonrider è il modo migliore per (ri)assaporare il mood di certe produzioni degli Anni ’90, ma con tutti i vantaggi di un gameplay rifinito da non sfigurare in epoca contemporanea. Un must per i nostalgici di giochi come Shinobi e Contra.

Vengeful Guardian: Moonrider è disponibile per PC Steam (dove trovate anche una demo), Nintendo Switch e console PlayStation.

Lorenzo Kobe Fazio


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