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FIFA 16 vs PES 2016 : Il Confronto

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Ci risiamo. Stagione dopo stagione, generazione dopo generazione, esiste una sola grande sfida capace di infuocare gli animi dei videogiocatori: quella per il predominio del pallone digitale. Che le simulazioni calcistiche rappresentino da tempo immemore uno dei segmenti più amati dello showbiz videoludico è cosa ben nota: basti pensare all’evoluzione che, soltanto nell’ultimo lustro, ha investito lo sviluppo di tali titoli. Grafica all’avanguardia, motion capture come se non ci fosse un domani, ricerca del realismo perfetto e capacità di ricreare al meglio le capacità dei giocatori in carne ed ossa rappresentano soltanto alcuni degli ingredienti della ricetta ideale, aggiornata e riproposta ogni anno dai due eterni pilastri del calcio da salotto: FIFA e Pro Evolution Soccer. E ormai lo sapete, l’autunno è la cornice della battaglia finale tra le due citate super potenze, scese ormai in campo da una manciata di settimane e, finalmente, pronte al faccia a faccia definitivo. Che mai come negli ultimi due anni è stato così incerto: ma che ci volete fare, serve questo ed altro per guadagnarsi il titolo di “migliore”.

Delle novità, dei pregi e dei difetti di FIFA 16 e PES 2016 abbiamo già ampiamente parlato nelle relative recensioni – che vi consigliamo di leggere, qualora non l’aveste ancora fatto, prima di questo super confronto finale. Ora la Finale dell’anno sta per iniziare, i giocatori stanno uscendo dagli spogliatoi e noi di GameSoul, belli nelle nostre casacche nere da arbitro, siamo ad un passo dall’elargire i giudizi definitivi. Giudizi tosti, perché oggi si vince o si perde: i pareggi non piacciono mai a nessuno. Mettetevi comodi, dunque: ne vedrete delle belle…


ATTENZIONE – Il lunghissimo Confronto che vi state accingendo a leggere (e attenti, non vale saltare subito alla pagina del verdetto!) è una Treccani del calcio videoludico scritta a quattro mani, due appartenenti al buon Marcello Mark Crescini e due al sottoscritto. Nella fattispecie, il primo dei dinamico duo si è occupato di stillare le caratteristiche salienti di FIFA 16, nel tentativo (riuscito o meno, lo scoprirete alla fine) di subissare l’amore per PES 2016 del secondo. Questo per dire che, se qualcosa non dovesse andarvi a genio, sapete precisamente con chi prendervela. Ad onor del vero, mancano all’appello altri due occhi: quelli del nostro buon Pask, che oltre a frustarci giorno e notte per terminare in tempo il confronto ha dato una mano preziosa (NdR. davvero?) nel decidere a chi assegnare il titolo finale. E nel calmare i due redattori, che pur di far vincere il proprio giochino tra un po’ si menavano...


FIFA 16 è un valido aggiornamento di FIFA 15 che prende spunto anche dal passato più remoto, ovvero quello di FIFA 14. Lo stile di gioco è ovviamente più entusiasmante e la fisica regala momenti più realistici del passato, mantenendo la spettacolarità di FIFA 15, ma avvicinandosi di molto a come i giocatori vivono una vera partita.

La solidità di FIFA rimane quella per via anche di Ultimate Team, modalità che a momenti è più importante del gioco stesso: ricreare i campionati e percorrere una carriera da giocatore o da allenatore è sicuramente un fattore necessario per un gioco calcistico, ma FUT riesce a monopolizzare comunque l’attenzione con le sue carte dorate. Quest’anno c’è anche una novità nella modalità, grazie all’introduzione di Draft. Il vero cambiamento da segnalare è però la possibilità di giocare con le nazionali femminili di calcio, che aprono una nuova parentesi per FIFA e per il calcio in generale: difficile che questo progetto termini con l’anno prossimo, quando invece potrebbe espandersi ancora di più ed arrivare ad includere anche gli stessi team individuali e i campionati.


 

Rivoluzione. Non c’è forse parola migliore per spiegare il cammino evolutivo di PES, tanto dai suoi esordi next generation quanto dalla declinazione dello scorso anno. Una rivoluzione silente, che a prima vista potrebbe esaurirsi in un rinnovato e sensazionale comparto grafico, ma che in realtà agisce draconiana nell’ombra regalando un’esperienza calcistica a tutto tondo: un nuovo motore fisico, che investe tanto le dinamiche della palla quanto quelle dei corpi dei giocatori, un inedito sistema di passaggi più profondo e articolato del predecessore, un’intelligenza artificiale reattiva e capace di evolversi autonomamente assecondando lo stile del giocatore (senza dimenticarci di cose come Squad ID e PES ID) sono soltanto alcune delle novità di questo PES 2016.

E questo senza tirare in ballo altri elementi, come il nuovo sistema di esultanze e l’intera componente emozionale del titolo, con giocatori che si disperano o urlano i peggiori improperi dopo aver fallito un goal quasi sicuro o esultano sino a perdere il fiato per la marcatura siglata. Oppure l’innovativo Dynamic Weather, il sistema per la gestione del meteo che, in perfetta autonomia, può modificare le condizioni meteorologiche di un incontro trasformato una serata grigia in una sfida sotto l’acquazzone. PES 2016 non introduce novità significative sulle modalità di gioco, rimaste le stesse della passata stagione seppur parzialmente rinnovate al proprio interno, ma riesce ad evolvere quanto ha di più prezioso: il motore simulativo.


 

FIFA 1 – PES 1
Il campionato femminile è una bella sorpresa  Il Meteo Dinamico rende ogni incontro un pizzico più imprevedibile
Draft arricchisce e rende più profonda la già ottima Ultimate Team  La componente emozionale dei giocatori ha il proprio peso durante le partite.
Stile entusiasmante, fisica realistica e, nel complesso, una revisione profonda dello scorso capitolo.  Una rivoluzione silenziosa, ma a 360 gradi: sotto il cofano delle grandi occasioni si nasconde un motore persino migliore.

 

FIFA si è sempre distinto per la cura della sua grafica e l’attenzione ad ogni dettaglio: i giocatori sono infatti ricreati in modo impeccabile, ma anche lo stadio e tutti i suoi elementi concorrono a far sembrare ogni match una partita vera. Giocando con la telecamera televisiva, è molto arduo vedere differenze dalla realtà, sia per l’angolo di visuale che per tutte le caratteristiche che compongono il campo di gioco e ciò che ci sta attorno. Anche i fotografi, gli steward e le telecamere a bordo campo sono parte dell’azione e seguono la partita in modo dinamico.

Non è tutto rose e fiori però: nonostante i giocatori più famosi sembrino autentiche fotografie della controparte reale, non si può dire lo stesso di quelli lievemente meno conosciuti, che presentano fisionomie completamente diverse e quasi generate casualmente. Non si parla solo di giocatori ignoti, ma anche di un certo calibro internazionale, come ad esempio Perisic. Per FIFA ciò che conta sono le licenze e la vicinanza al calcio reale, ma sotto questo punto di vista pare perdere un punto piuttosto importante, soprattutto per coerenza. Per i tifosi è un capitolo a sé, poiché il loro reparto è stato ricostruito basandosi su campionamenti reali e centinaia di esultanze e movimenti diversi. Tramite i loro cori e le reazioni all’andamento del match, si può sentire il supporto dei tifosi se si gioca in casa, oppure inginocchiarsi ai loro fischi se si è altrove.

Se i tifosi e gli spalti sono impeccabili, non si può dire lo stesso a volte delle animazioni dei giocatori, molto realistiche, ma spesso senza una normale sfumatura tra di loro: si può infatti notare subito come alcune animazioni vengano interrotte improvvisamente per cominciarne altre, specialmente nei momenti in cui il gioco cambia o c’è un salto temporale in avanti. Soprattutto i replay subiscono questo problema, dovuto probabilmente alla linea di continuità che EA vuole dare a FIFA per avere un look televisivo. Per quanto riguarda il calcio giocato, rimane la sensazione che il pallone sia un po’ troppo leggero, ma si fanno passi in avanti per quanto riguarda la sua gestione da parte dei calciatori. Quelli più inesperti faranno infatti fatica a tenerlo tra i piedi in caso di pressing o di continuato giro palla, rendendo inevitabile l’errore. I top players invece sembrano avere il controllo totale del pallone, salvo poi perderlo malamente in uno spalla contro spalla o dopo un tiro sbilenco. Da questo punto di vista, però, il posizionamento del giocatore e la vicinanza della palla sono fattori cruciali per un tiro: la differenza tra un pallone nel sette e uno sul terzo anello di San Siro sta in pochi millisecondi di ritardo o anticipo nel calciare.


Che l’attenzione di PES Productions, almeno per quanto concerne la grafica, sia da sempre dedicata ai protagonisti del pallone è un dato di fatto. E bastano pochi minuti per accorgersi di come il lavoro del team di sviluppo, unito alla potenza del Fox Engine, permetta di raggiungere vette di fotorealismo mai raggiunte prima. La fedeltà dei giocatori alle rispettive controparti in carne ed ossa è ai limiti del sensazionale, e pur essendo a dir poco evidente per gli atleti dal pedigree più quotato, essa è comunque riscontrabile e apprezzabile anche nei giocatori più distanti dai riflettori. Volti, ma anche divise: osservate l’attenzione maniacale con cui viene riprodotto il tessuto delle divise degli atleti, quasi a voler trasmettere una sorta feedback aptico a chi stringe il pad tra le mani, oppure come esse si pieghino e stropiccino assecondando il movimento dei calciatori. Nulla è lasciato al caso, tantomeno le animazioni: fluidissime, precise, capaci di incastrarsi una dopo l’altra senza il minimo stacco e senza perdere la patina di realtà che contraddistingue il franchise. E tantissime, circa il triplo rispetto alla passata stagione: un numero così elevato da permettere al giocatore di realizzare i trick più disparati.

Per quanto riguarda la vita attorno allo stadio, pur essendo evidenti i miglioramenti rispetto allo scorso anno, c’è ancora parecchio lavoro da fare: steward e fotografi sono per lo più statuine con qualche eccezione semi-mobile, mentre il pubblico – per quanto aggiornato – si riconferma l’elemento più old dell’intera produzione. Fortunatamente, stadi e tessuto erboso sono ricreati con cura, nonostante l’assenza dell’erba che si deteriora, pur non essendo un peccato capitale, dopo qualche tackle si fa notare.


FIFA 1 – PES 2
La vita di tutto lo stadio è ricreata alla perfezione: spalti e bordocampo sono davvero next gen!  Il pubblico e il personale a bordocampo sono stati aggiornati, ma appaiono ancora troppo statici e “old” rispetto al resto.
Ottima la realizzazione dei volti degli atleti più quotati, nettamente inferiore quella dei calciatori dal pedigree meno raffinato.  Il fotorealismo degli atleti è incredibile: tanto gli atleti più famosi quanto quelli meno noti sono realizzati con una cura certosina.
Animazioni di buona qualità, anche se in alcuni casi la prima animazione finisce per essere interrotta dall’attacco della seconda.  Tantissime nuove animazioni, pressoché triplicate. Fluidissime e precise, rappresentano uno dei fiori all’occhiello del titolo.

 

Giocare a FIFA, specialmente indossando delle cuffie, può dare la sensazione di essere esattamente nella cabina dei commentatori durante la partita.

Oltre ai commenti ironici di Pierluigi Pardo, si possono sentire anche statistiche, curiosità ed aggiornamenti dal mondo del pallone, ma ciò che veramente lascia stupiti è l’impatto che i tifosi hanno sul mood dello stadio. I cori del resto sono registrazioni autentiche delle tifoserie in giro per il mondo e le incitazioni dei fan vanno di pari passo con l’andamento del match.

Pardo è notoriamente un personaggio carismatico, mai noioso nella realtà e sempre pronto a fare qualche battuta sul primo che capita a tiro. In FIFA 16, molte delle sue frasi sono esattamente le stesse del capitolo precedente, ma anche altre linee di dialogo vengono aggiunte per allargare il contenuto e renderlo più vario. Sentiremo infatti statistiche e commenti sui giocatori più importanti del match, oltre a notizie curiose o di calciomercato. L’unica cosa che potrebbe darvi sensazione di ripetitività è la rimessa laterale, che spesso ricorre ad una classica frase, ma per il resto Pardo è veramente capace di tirare fuori un coniglio dal cappello.


Tutti sanno che il pubblico è il dodicesimo giocatore: lo sa benissimo anche PES Productions, che almeno per quanto concerne l’audio ricrea degli spalti degni di tale nome. Cori e urla sono all’ordine del giorno, anche se l’aspetto sicuramente migliore è la capacità degli astanti di reagire in tempo reale alle azioni del giocatore: il mormorio che aumenta di volume mentre si sfreccia in fascia, le grida cariche di aspettativa quando parte il tiro, sino al boato che accompagna il goal o le urla disperate quando la palla scivola a pochi centimetri dal palo. Vale la pena alzare il volume, visto che le emozioni sonore regalate da PES 2016 non hanno nulla da invidiare a quelle che, normalmente, proviamo osservando una partita vera in TV.

Discorso leggermente diverso per la telecronaca, affidata anche quest’anno all’inossidabile duo CaressaMarchegiani: ottimo il primo, istrionico nell’elargire curiosità relative alle compagini scese in campo, agli stadi o ai giocatori più celebri, un po’ meno “reattivo” il secondo che, nonostante i drastici passi avanti rispetto a 12 mesi fa, appare in alcune circostanze impacciato e non troppo a proprio agio nel commento. Al netto delle due personalità, la cronaca appare nel complesso ben riuscita e priva di errori madornali (rigori fischiati a metà campo, ad esempio), caratterizzata da una varietà al di sopra della sufficienza e, di tanto in tanto, capace di stupire con qualche uscita che non ti aspetti. Certo, alcune linee di testo verranno ripetute così tanto da uscirvi di testa: ma non siamo ancora arrivati al livello di Piccinini con la Champions e Mediaset Premium…


FIFA 2 – PES 3
Pardo è un personaggio strepitoso  Caressa ne sa una più del diavolo
Il pubblico è il dodicesimo uomo in campo  Cori e grida sguaiati, pubblico che reagisce dinamicamente alle giocate degli atleti
Alle volte la telecronaca è un po’ ripetitiva – nonostante i prodigi di Pardo.  Marchegiani, ogni tanto, dimentica di non essere Bruno Pizzul

Il ritmo di gioco è ancora veloce, una caratteristica propria di FIFA, ma che si può cambiare velocemente nel menu di gioco. Nonostante questo, il gioco è sicuramente più lento e cadenzato rispetto all’anno scorso e riprende la velocità di FIFA 14: si punta di più sul giropalla piuttosto che sul possesso poiché i giocatori perdono pericolosamente la concentrazione nel mantenere troppo la palla.

Ecco che ritornano di moda dunque i cross e i colpi di testa, per dare un po’ di vecchio sano spettacolo in area di rigore. Ciò che resta fuori dall’area sono i tiri, più difficili da eseguire perché il giocatore deve effettuare un’autentica preparazione prima colpire la palla: il corpo deve essere nella posizione corretta e la palla alla giusta distanza dal piede. Premere il tasto di tiro prima di riceverla durante un cross porterà a cadute rovinose a terra e goffe conclusioni alla Cesar Prates.

Nonostante ci siano ancora giocatori capaci di sprintare e percorrere tutto il campo, ora ognuno sente il contatto col giocatore, segnalato anche dalla vibrazione del controller. Per aumentare la visione di gioco ed aprire nuovi spazi, c’è anche un nuovo tipo di passaggio, forte quanto un filtrante, ma diretto verso i piedi di un compagno: utilizzarlo bene può prendere alla sprovvista l’avversario, ma un solo errore sarà fatale e innescherà una ripartenza. Anche le finte del corpo senza toccare la palla entrano in gioco, modellate su misura per Messi e poi passate a tutti gli altri calciatori degni delle sue movenze.


Parlare in poche righe della giocabilità di PES, il DNA distintivo del franchise nipponico, è molto difficile. Quasi impossibile, vista l’enorme quantità di variabili coinvolte che, direttamente o indirettamente, fanno del gameplay di questo PES 2016 un qualcosa di rasente la perfezione, così profondo e divertente da renderlo tranquillamente paragonabile a quello di mostri sacri del genere, come gli indimenticabili PES 5/6. PES Productions crea un orologio svizzero dove ogni ingranaggio (fisica, animazioni, IA) contribuisce a creare un gameplay armonioso e privo di sbavature. La prima chiave di lettura di PES 2016 è il ritmo: ma non frenesia, corsa affannata o ricerca disperata di goal. PES 2016 è oculatezza, è una condotta di gara rigorosa e ragionata che massimizza il concetto di gioco di squadra. Questo non significa mettere al bando le giocate spettacolari e penalizzare i fuoriclasse, ma difficilmente troverete la vittoria insistendo testardamente sul possesso di palla – anche perché, sappiatelo, i vostri avversari non resteranno certo a guardare. La seconda chiave, importante tanto quanto la prima, è il concetto di peso: ogni elemento su schermo ha un proprio peso, primo su tutti il pallone – da sempre realizzato come un’entità quasi al di fuori dalle leggi newtoniane. Finalmente, anche la famigerata sfera ha una propria inerzia, che va a braccetto con le nuove routine di gestione fisica ricreando un comportamento estremamente verosimile.

Lo stesso vale per i giocatori, le cui variabili fisiche diventano parametri fondamentali da tenere in considerazione. La fisicità di ogni atleta è fondamentale, laddove sarà possibile sfruttare la propria massa per prendere posizione e rubar palla spostando l’avversario (nel caso di “bestioni” alla Boateng) o, al contrario, ricorrere all’agilità di un fisico meno possente per eludere la marcatura avversaria e far perdere l’equilibrio con un intervento a vuoto. Equilibrio che, ve ne accorgerete, saprà essere di volta in volta il vostro miglior amico, quando riuscirete a mantenere il baricentro al posto giusto e non franare al suolo dopo un tackle furioso, o il vostro peggior nemico, quando una spallata in extremis basterà a correggere la vostra botta a rete di quel tanto per farla uscire.


FIFA 2 – PES 4
Ritmo cadenzato, più simile a quello di FIFA 14  Ritmo ragionato, oculato e compassato, che esalta l’aspetto simulativo del calcio
Buona gestione della fisica e nuovo passaggio veloce  Peso e inerzia dei giocatori rappresentano la chiave di volta per tutte le situazioni 1vs1
Non esiste un ID: le finte sono modellate su Messi, e poi adattate agli altri giocatori.  Fox Engine, nuove animazioni, nuovo sistema di passaggi e fisica a volontà: la ricetta perfetta.

 

L’intelligenza artificiale del gioco si è sicuramente evoluta nel tempo per stare dietro alle abilità sempre crescenti dei giocatori.

Anni fa bastava veramente correre verso la porta avversaria per fare gol a basse difficoltà, ma ora anche selezionando lo stesso livello si ha qualche chance in più di essere fermati dai difensori. È comunque possibile entrare in porta col pallone, ma chi si lamenta di questa caratteristica non è mai andato sicuramente oltre la difficoltà Esperto: in Campione e Leggenda i difensori si trasformano tutti in copie sotto steroidi di Walter Samuel e Felipe Melo, più ansiosi di fare amicizia con le tibie degli avversari che di spazzare via il pallone. La CPU del resto non è un’accozzaglia di calciatori che deve fermare il giocatore umano, ma ha a sua volta lo stesso obiettivo, vincere. Ecco dunque che i giocatori del computer cominceranno a giocare a calcio esattamente come in TV, puntando sul tiki taka e mandando a fior di pelle i nervi di chi tiene il controller in mano. Verso i minuti finali il pressing si fa sempre più pesante e, se la CPU non starà perdendo, ecco che andrà sulla bandierina per trattenere il pallone e far scorrere i secondi preziosi.

I portieri sono nettamente migliorati da FIFA 15, in modo da non essere sorpresi con tiri dalla distanza o puntonate dritte tra le mani, ovviamente scivolose quanto una saponetta. In FIFA 16 per fortuna non c’è nulla di tutto questo, anche se comunque i giocatori più abili saranno in grado di sorprendere il vostro portiere con un tiro a giro in stile Dybala. Dalla parte opposta, fare gol con un’azione dei propri compagni non cambia molto rispetto al passato. È pur vero che i cross ritornano di moda, ma i giocatori tenteranno comunque di utilizzare, con successo, il famigerato passaggio filtrante alto per scavalcare la difesa e aprire la porta alle punte. Come in FIFA 15, i compagni si butteranno sempre negli spazi vuoti per ricevere palla al momento giusto, ovviamente in base anche all’approccio deciso per la partita e allo stile di gioco in uso: i comandi sono sempre i soliti, semplici e brevettati, per comandare i propri compagni col tocco del d-pad.


Il calcio è gambe e fiato ma anche testa: e quando si parla di calcio da salotto, la testa coincide irrimediabilmente con la famigerata IA. Storicamente, l’intelligenza artificiale di PES è sempre stata al passo coi tempi (ad esclusione di alcune parentesi su Xbox 360 e PS3, che tutti conosciamo bene): quella di PES 2016, nella fattispecie, riprende quanto di buono fatto lo scorso campionato e lo evolve, tanto in termini offensivi quanto difensivi, approdando ad un risultato encomiabile. I miglioramenti nelle routine decisionali dei giocatori gestiti da CPU sono evidenti non solo per la squadra gestita dal giocatore, ma (e soprattutto) per quella che si frappone tra lui e la vittoria. Nelle fasi spiccatamente offensive, il portatore di palla trova supporto costante da centrocampo e fasce, che salgono rapidamente nella parte alta del campo in modo da facilitare eventuali disimpegni o per fornire un comodo appoggio con cui superare la difesa nemica. L’unico limite, è il caso di dirlo, è la stanchezza. Costante supporto a chi tiene la palla, tuttavia, non è sinonimo di aggressività marcata: questo dipende dalla specifica squadra, laddove lo Squad ID farà sì che l’undici si comporti in un modo quanto più simile a quello della controparte reale. Nel caso di Bayern o Barcellona, due compagini inclini al gioco veloce e ai passaggi fulminei, centrocampisti, trequartisti e punte si muoveranno in modo consono, fornendo sempre almeno un uomo a cui scaricare la palla velocemente ma, allo stesso tempo, tagli in area dietro alle spalle del difensore da servire con un filtrante veloce.

Le difese, tuttavia, non staranno certo con le mani in mano: a centrocampo, infatti, convergeranno rapidamente sul portatore di palla, nel tentativo di bloccarne l’incedere chiudendo ogni possibile linea di passaggio. Sulla tre quarti o poco fuori dall’area i raddoppi di marcatura saranno praticamente la norma, in modo da sporcare quanto più possibile la linea di tiro e rendere difficoltoso il disimpegno. Le difese, sia per la “nostra” squadra sia per quella gestita interamente da CPU, alzano la propria linea in modo del tutto naturale, adattandosi all’andamento dell’incontro in modo da sfruttare al meglio il fuorigioco. Non solo: tanto i compagni quanto gli avversari apprendono dalle nostre tecniche, dal modo di giocare, di imbastire o concludere un’azione. I primi, dunque, saranno più celeri e pronti ad assecondare il nostro stile di gioco, facilitandoci la vita e facendosi trovare al posto giusto quando serve. Peccato che i secondi intuiranno quali siano le nostre iniziative, e agiranno di conseguenza in largo anticipo.

Menzione d’onore per i portieri: reattivi, solerti e (quasi) sempre attenti, ad alte difficoltà si faranno odiare non poco vista la loro capacità di parare goal praticamente certi. Non solo ingannarli con tiri da fuori area è difficile, ma non sarà così scontato avere la meglio su di loro con una conclusione ravvicinata. Raramente abbiamo assistito ad alcuni lisci clamorosi, dobbiamo ammetterlo: ma si tratta di papere sporadiche, in un comportamento complessivamente esemplare.


FIFA 2 – PES 5
Portieri migliorati, anche se la sudditanza coi Palloni d’Oro spesso rimane.  Portieri stratosferici: ridotto il numero di papere, saranno saracinesche anche di fronte al’attaccante lasciato solo.
La difesa gestita dalla CPU è notevolmente migliorata: segnare in solitaria da centrocampo è un triste ricordo del passato.  Attacco e difesa reagiscono in modo rapido alle azioni, fornendo soluzioni per il disimpegno, proponendosi in attacco o convergendo sul portatore di palla. Il tutto filtrato attraverso lo SquadID.
Poche novità sul fronte offensivo, rimasto praticamente immutato dallo scorso anno.  Compagni di squadra e avversari apprendono rapidamente dal nostro stile di gioco.

 

In passato si diceva che in FIFA l’arbitro non sbagliasse mai. Del resto è un videogioco e un algoritmo complesso di calcoli non può terminare in un “forse è fallo”: o è sì o è no, eppure in FIFA 16 si raggiunge un nuovo step, purtroppo in negativo.

Capita a volte infatti che un fallaccio da dietro non venga sanzionato e porti ad una ripartenza che, ovviamente, finisce in gol. Ciò che sorprende però è che una simile cosa non è mai successa quando si gioca contro un amico, ma solo contro la CPU, che ovviamente non concepisce il fair play e non restituisce palla in caso di ingiustizia. A proposito di questo, spesso ci si ritrova in situazioni di contesa, dove la palla va scodellata verso gli avversari nel nome del fair play. L’arbitro infatti mette per terra la palla, ma sorprendentemente i giocatori del computer ricominciano l’azione senza restituirla e andando dritti in attacco. Insomma, zero rispetto.

Gli arbitri comunque non mancheranno di usare la mano pesante per certi falli: entrare da dietro non significa sempre rosso diretto, ma quando la palla è lontana il destino è inevitabile. I gialli sono invece molto equilibrati, se ne vedono massimo 2 o 3 per partita se si è con gli amici, conto che spesso scende a 0 contro la CPU. In aumento invece sono gli infortuni, autentica piaga soprattutto in FUT: se un giocatore si spinge oltre il suo limite fisico, è facile che si possa infortunare, più o meno gravemente in base all’efficienza della squadra e alla sua persona. Ci sono infatti infortuni da una settimana come da 2 mesi, visti spesso nella carriera da allenatore. Da questo punto di vista, FIFA 16 è piuttosto realistico, cosa che si può notare guardando il campionato effettivo di Serie A. Altro punto realistico, ma non eccezionale, è dato dalle condizioni meteo, che influiscono sul gioco, ma non allo stesso modo della realtà: il pallone scivola via volentieri sul fondo bagnato, insieme agli scarpini dei giocatori, ma non esiste meteo dinamico a sconvolgere le partite.


Mettiamola così: PES Productions ha lavorato tanto e duramente per realizzare una simulazione quanto più fedele possibile alla realtà, e dobbiamo ammettere che c’è riuscita sotto svariati punti di vista. Il realismo, quello vero, è tuttavia altra cosa. Badate, non stiamo affatto dicendo che PES 2016 pecchi sotto questo aspetto: al contrario, è una delle componenti che il team di sviluppo ha cercato di ricreare con maggior cura. Basta osservare, ad esempio, come l’affaticamento sul lungo termine (non solo all’interno dello stesso incontro, ma anche in più scontri di campionato) pregiudichi seriamente le capacità di un giocatore, si tratti di un top player o meno; oppure come l’introduzione del Meteo Dinamico riesca a stravolgere quasi completamente gli equilibri di una partita, specie per compagini aggressive e “palla veloce a terra” come Real Madrid o Barcellona. C’è dello studio, è evidente, e c’è passione: ma c’è ancora qualcosa da aggiustare. L’arbitraggio, in primis, che ancora una volta appare eccessivamente inglese anche nei frangenti dal retrogusto wrestling: un falcione furibondo con l’ala veloce e via, il contropiede può essere servito.

Gli arbitri di PES 2016 non sono molto inclini al rosso, elargito soltanto in quelle entrate al limite dell’indifendibile in cui il giocatore avversario ruzzola per una decina di metri prima di rialzarsi; e ok, se la giocano un po’ meglio coi gialli, anche se ancora una volta sono numerose le entrate “pericolose” che non vengono sanzionate o che, alla peggio, si concludono con una punizione in nostro sfavore. Allo stesso modo, l’incidenza degli infortuni in PES 2016 è ragionevolmente bassa, nonostante l’enfasi con cui i difensori tendono ad appropriarsi del pallone: la loro probabilità aumenta al calare delle condizioni fisiche dell’atleta, come è naturale che sia, ma non è così impossibile arrivare alla fine di un campionato senza un solo osso fratturato. Fosse così anche nel calcio reale…


FIFA 3 – PES 5
Arbitraggio buono, con ammonizioni bilanciate.  Gli arbitri sono eccessivamente inglesi.
Gli infortuni sono presenti massivamente e anzi, la loro incidenza può essere letale in competizioni come la FUT.  Gli infortuni sono evenienze piuttosto rare, anche dopo scontri da denuncia.
Ogni tanto l’arbitro prende la tangente e non fischia cartellini rossi evidenti.  Il Meteo Dinamico, oltre che estremamente verosimile, aumenta il peso della variabile imprevisto.

 

Basterebbe citare Ultimate Team, ulteriormente migliorato, per far capire quanto FIFA possa diventare un’autentica dipendenza.

Da quest’anno però l’offerta si ampia ancora di più, proponendo due modalità (quasi 3 in verità) che prima non erano mai state prese in considerazione per il grande mercato: nel caso di FUT, ecco nascere Draft, che permette ai giocatori di pagare una tassa di iscrizione e costruirsi un team da sogno per vincere 4 partite di fila, ottenendo poi ricompense pari allo sforzo.

La vera novità è però il calcio femminile, che si propone nella World Cup e porta le nazionali più importanti a sfidarsi tra di loro in un torneo. È probabile che entrambe queste modalità verranno portate avanti nei prossimi capitoli e migliorate di volta in volta, specialmente grazie ai feedback dei giocatori. Ciò che invece si può inquadrare come terza novità è la FIFA Interactive World Cup, il torneo mondiale presente prima d’ora solo su PS3 e adesso portato su Xbox One e PS4. Permangono ovviamente le classiche modalità single player, tra le carriere giocatore/allenatore e i campionati virtuali, passando poi per i tornei coi propri amici. In particolare, ecco l’arrivo degli allenamenti durante le carriere, che riempiranno i momenti vuoti tra un match e l’altro, permettendo anche la crescita di vari giocatori contemporaneamente.


 

Nessuna New Entry, ma tante gradite riconferme. Questo il motto di PES 2016, che non introduce novità all’interno dell’offerta contenutistica (a meno di qualche campionato internazionale) ma opta piuttosto per la strada dell’aggiustamento e dell’ottimizzazione di quanto già disponibile. A fianco delle classiche modalità per giocatore singolo (coppe, trofei e campionati personalizzati e non) e dei match online, il cuore dell’offerta di PES 2016 passa per la Master League, tappa obbligata per ogni aspirante allenatore: nuova nella forma, con un menu aggiornato e più leggibile, e migliorata nella sostanza, con profonde revisioni al meccanismo del calciomercato e, più precisamente, nel ruolo dell’Agente – più accurato e preciso nella selezione delle stelle del calcio del domani.

Analoghe le modifiche per Diventa un Mito, tanto in termini di presentazione quanto di giocabilità: le differenze dallo scorso anno sono ridotte ancora una volta alla fase di trattativa e di Agenzia, anche se proprio dalle trattative è stata rimossa una componente decisionale dell’utente non certo indifferente. Le novità più evidenti investono la modalità MyClub, “vittima” di una serie di miglioramenti che vanno ad introdurre un nuovo sistema di livelli per i giocatori, a fianco di una serie di atleti esclusivi; cosa più importante, sarà possibile investire i GP incassati da qualsiasi incontro o le apposite monete MyClub per ingaggiare allenatori e vice, per acquistare nuove forze in campo o decidere una strategia in base ai propri obiettivi personali.

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FIFA 4 – PES 5
Il campionato femminile è divertente e rappresenta l’innovazione giusta che non ti aspetti.  PES 2016 evolve notevolmente quanto fatto lo scorso anno …
La FUT è strepitosa anche quest’anno…  … ma non introduce nulla di davvero nuovo, in quanto a modalità.
… ed è pure aggiornata. Insomma, non c’è storia. Tanto da eclissare la nuova FIFA Interactive World Cup.  Master League di buon livello, Diventa un Mito e myClub sontuose. Ma soltanto l’ultima è quella più agiornata.

 

Per quanto riguarda le licenze, si sa bene come FIFA abbia praticamente quasi ogni squadra del mondo all’interno del suo portfolio: difficilmente mancano squadre o ne vengono sostituite alcune.

C’è però ancora una mancanza, che non permette a FIFA di essere sul tetto del mondo, ovvero la Champions League e l’Europa League, che appartengono a PES e non saranno all’interno del gioco EA ancora per molto tempo, come dice lo stesso Sebastian Enrique. Sotto il punto di vista della concorrenza, è quasi giusto così: se EA avesse infatti le licenze anche per le coppe europee, poco resterebbe nelle mani di PES, costretto a ripiegare su altri campionati minori e a ignorare ancora di più alcune squadre illustri del panorama europeo.

Se dunque è improbabile che si veda in futuro la Premier League in PES, è altrettanto credibile che FIFA continuerà a vedere la Champions League come un torneo personalizzato che i giocatori si creano ad hoc con le proprie mani.


Il capitolo Licenze coincide da sempre con il Tallone d’Achille più drammatico per il franchise del Sol Levante: e, duole doverlo ammettere, neanche PES 2016 fa sconti in tale direzione. Il titolo Konami vanta le licenze dei campionati Spagnolo, Francese, Olandese e Italiano (nonostante manchino i loghi delle due Serie, la licenza del Sassuolo e gran parte della serie B) e altre, limitatissime, per i campionati Inglese Portoghese, a cui si affiancano quello Brasiliano, Argentino, Cileno, dell’America Latina (PLA) e dell’Asia (PAS), e gli immancabili campionati PEU Konami. Ottime invece le esclusive su Champions ed Europa League, oltre a quella ancora più succulenta per Euro 2016 – a fianco di Copa Libertadores, Coppa Sudamericana e AFC Champions League. Immancabili infine le coppe Europa, America, Internazionale, d’Asia/Oceania, d’Africa e la Coppa Konami. La versione PS4 del titolo, dal canto proprio, permetterà di caricare degli asset (a partire da uno specifico preset) con cui personalizzare loghi, divise o emblemi di squadre, siano esse reali o create dall’utente: non si tratta certo di un rimedio all’annoso problema delle mancate licenze, anche se rappresenta la maniera più intelligente (e meno costosa) per permettere ai giocatori di ricreare una situazione di gioco fedele alla realtà. Non fosse che trovarsi a metà ottobre inoltrata con delle rose non ancora aggiornate, a ben vedere, è una proverbiale zappata sui piedi. E ok che basterà una patch a risolvere tutto: ma, stavolta, un pizzico di velocità in più non avrebbe certo guastato.


FIFA 5 – PES 5
Pensate ad una squadra… fatto? Ecco, quasi sicuramente la troverete in FIFA 16.  Champions/Europa League ed Euro 2016 in esclusiva sono un bel colpo…
Manca la Champions e l’Europa, è vero. Ma tutto il resto (o quasi) è disponibile.  … ma la mancanza di licenze ufficiali, anche quest’anno, è schiacciante …
Siamo ripetitivi, ma se cercate un titolo completo in termini di licenze FIFA 16 è il top.  La versione PS4 permette di personalizzare le proprie formazioni caricando divise, stemmi e altri asset, ma trovarsi ancora nel mezzo di Man Bue contro London FC lascia un po’ di amaro in bocca.

 

Siamo nel periodo migliore per cercare sfide online in FIFA: tutti i giocatori sono connessi ad internet e non vedono l’ora di addentrarsi nelle partite multiplayer e farsi valere.

È dunque facile trovare in pochissimo tempo un collegamento con qualcuno e la connessione è sempre stabile quando entrambi hanno una buona linea internet. Non si può fare lo stesso discorso con le persone che usano una patata lessa come router, ma poco può fare EA per ovviare a questo problema, a meno che non impedisca direttamente l’accesso a quei giocatori.

Trovare dunque uno sfidante è facile, specialmente in Ultimate Team, ma non si può dire lo stesso per la FIWC, dove viene fatta una scrematura naturale dei giocatori: essendo un torneo competitivo, pochi sono quelli che rimangono anche dopo le sconfitte, al contrario di quelli che ne escono volentieri con l’orma di una suola sulla chiappa.



Quando il passato è costellato di errori, non c’è cosa migliore da fare se non prenderne atto e farne tesoro. E anche in questo frangente, PES Productions è stata abile nel rimediare alle malefatte di una componente di gioco, quella online, non sempre all’altezza delle aspettative. Il matchmaking di PES 2016, finalmente, è solido e robusto, e permette a ciascun giocatore di essere in partita in modo indolore e godibile, senza eccessivi intoppi. A voler essere pignoli, potremmo sperare in una patch che velocizzi dei tempi di attesa all’incontro non sempre istantanei: tuttavia, l’organizzazione dell’apparato di rete di Konami compie più che egregiamente il proprio compito, in modo indipendente dalla modalità di gioco prescelta. Posto di avere una connessione dignitosa con cui connettersi ai server di PES (un fattore che, per ovvi motivi, non può certo dipendere da Publisher o sviluppatore), i match disputati online si svolgono in modo fluido e naturale, senza evidenti fenomeni di lag o disconnessioni casuali che ne pregiudichino il risultato finale. PES 2016 è dunque un’ottima simulazione calcistica anche connessi alla rete, con piccoli margini per divenire ancora migliore.


FIFA 6 – PES 6
Matchmaking fulmineo in gran parte delle modalità  Matchmaking affidabile, evidenti progressi dalla passata stagione.
Gli incontri online scivolano via lisci come l’olio senza intoppi.  Lag e disconnessioni casuali davvero infrequenti.

 


Quest’anno è stata davvero dura. Ve ne sarete accorti voi stessi, se siete stati così bravi da raggiungere l’epilogo di questo lunghissimo confronto tra i due pesi massimi della simulazione calcistica da salotto. FIFA e PES, due filosofie contrapposte ormai da due decenni, ma che mai come quest’anno hanno saputo evolversi, migliorarsi e compiere passi avanti nel cammino della simulazione perfetta al punto da renderci difficile scegliere chi, tra i due, possa effettivamente fregiarsi del titolo di Migliore in Campo.

Ebbene, vi starete chiedendo, chi ha vinto? Secondo la redazione di GameSoul.it, seppur di misura il premio va a PES 2016. Un traguardo meritatissimo per l’ultima fatica di Konami e PES Productions, che ha saputo far tesoro dei propri errori storici per approdare ad un risultato encomiabile sotto svariati punti di vista. Giocabilità, innanzitutto, tornata ai fasti quasi sopiti dei capitoli più storici del franchise, ma anche intelligenza artificiale, la sublime fisica in campo (di giocatori e pallone) e, non ultimo, un parco di animazioni strepitoso e davvero “next”.

Non che FIFA 16 pecchi in questi campi: al contrario, il titolo EA Sports ha mostrato grinta e carattere in ciascuno di essi, grafica e tecnologia inclusi. Tuttavia, il feeling del gioco pad alla mano, a nostro modo di vedere, è stato ottimo, ma meno convincente rispetto a quello del diretto rivale. Inutile sottolineare come FIFA 16 rimanga irraggiungibile in termini di licenze, e come la presenza della sola FUT possa da sola giustificare l’acquisto del titolo stesso. Tuttavia, in una situazione di estrema parità come questa, riteniamo la componente più prettamente videoludica, la giocabilità, la discriminante più importate da adottare.

E sotto questa luce, PES 2016 merita la nostra corona.