Battlefield Hardline – Recensione

Battlefield Hardline – Recensione

Non è mai facile rinnovare un brand di successo, soprattutto quando si parla di un videogioco che ha venduto complessivamente milioni di copie, affermandosi spesso come una delle più complete e appaganti esperienze multiplayer di sempre. Ma talvolta è necessario invertire la rotta, trovando il coraggio di reinventarsi per non soccombere ai propri errori; lo deve aver capito bene Electronic Arts, che dopo il mezzo passo falso di Battlefield 4 (uscito più di un anno fa sugli scaffali pieno zeppo di bug e glitch, tuttora irrisolti) ha deciso di passare (momentaneamente) l’ingombrante eredità del franchise nelle mani di Visceral Games, software house che ha dato i natali all’orrorifica trilogia di Dead Space.

Così è nato Battlefield Hardline, più uno spin-off della saga principale che un vero e proprio sequel, un po’ come fu per i due Bad Company su old-gen.
Con Hardline, gli sviluppatori recidono di netto i ponti con il passato, settando tutta una serie di nuove meccaniche di gioco ed un filone narrativo episodico, che ricorda molto le serie tv poliziesche degli anni ’90. I fan di vecchia data proveranno un iniziale senso di smarrimento, complice non solo una campagna single-player che ruota attorno ai poliziotti corrotti di Miami, ma anche per lo stravolgimento della massiccia componente multigiocatore, immersiva e spettacolare come sempre, ma sostanzialmente diversa rispetto ai precedenti capitoli della serie.
Battlefield Hardline si trova quindi in perfetto equilibrio sulla linea che passa tra una scommessa azzardata ed un colpo di genio.

Non c’è posto migliore dell’assolata Florida per imbastire un’avvincente storia di narcotrafficanti, uomini di legge corrotti ed inseguimenti al cardiopalma: la software house dedita al progetto ha avuto un’ottima intuizione ed è riuscita a dipanare in modo solido e continuo la trama di Hardline per tutte le 10 ore necessarie al suo completamento.
Il giocatore veste i panni del detective Nick Mendoza, figlio di immigrati cubani clandestini con fortissimo senso di giustizia e lealtà, grazie al quale si è fatto un nome nel distretto, nonostante la sua giovane età. Durante una normale operazione investigativa, Mendoza incappa in una brutta storia di corruzione e droga, in cui sono invischiati alcuni dei suoi più cari colleghi; un’indagine delicata, infarcita di tradimenti, omicidi e colpi di scena, che il giovane poliziotto cercherà di portare a termine con ogni mezzo possibile.
Da qui è lampante il cambio di rotta  rispetto ai precedenti capitoli di Battlefield: niente più operazioni militari, niente squadre speciali, né tantomeno pericolosi attacchi terroristici che minano la sicurezza globale. Le ambientazioni di Hardline sono molto più compatte, disegnate da precise linee guida in base agli obiettivi di missione, raggiungibili comunque con una certa libertà d’azione.

Desiderosi probabilmente di seguire il successo delle recenti trame episodiche nei videogiochi, i ragazzi di Visceral hanno adottato qui lo stesso sistema, con un discreto successo. Difatti i toni da serie tv poliziesca ben si sposano con il taglio cinematografico di certe cut-scene e con i dialoghi taglienti e stereotipati. Pieno di alti e bassi, il filone narrativo riesce in ogni caso a reggere fino alla fine del gioco, nonostante in più di un’occasione è possibile notare plateali riferimenti a film, serie tv o addirittura altri videogames, palese segno dell’inesperienza di un team di sviluppo che per la prima volta si avvicina ad un progetto simile.

Prima dell’avvio di ogni “episodio”, il giocatore può scegliere il proprio equipaggiamento tra una miriade di armi, gadget e accessori extra; alcuni di essi possono essere sbloccati solo con l’avanzare del grado di esperienza, che aumenterà in base alle azioni compiute nel corso dell’avventura. Dopotutto Nick non è un soldato, ma un semplice detective e in molte occasioni può far sfoggio dei suoi trucchi da sbirro. Mantenendo un basso profilo ad esempio, o eseguendo un certo numero di arresti e catturando i ricercati, i punti accumulati saranno molti di più rispetto ad un approccio ad armi spianate, che comporta comunque un rischio più alto.

La presunta libertà d’azione tanto decantata da EA sta proprio nella possibilità di intraprendere una via “silenziosa”, arrestando i malviventi o mettendoli fuori gioco con attacchi ravvicinati, oppure buttandosi a capofitto in uno scontro a fuoco senza esclusione di colpi. Purtroppo entrambe le scelte soffrono di evidenti problemi tecnici, legati principalmente alla veridicità di certe azioni e ad un’intelligenza artificiale ben al di sotto della media.

Il compito del protagonista è piuttosto semplice, nonché ripetitivo se si escludono alcuni scenari molto ispirati: raggiungere l’obbiettivo sulla mappa, eliminando in un modo o nell’altro tutti i pericoli nel mezzo. Se si esclude il faccia a faccia (che lascia poco spazio a qualsivoglia tatticismo), Nick può sfruttare il suo distintivo per affrontare uno o più nemici e arrestarli; durante questa manovra bisogna tenere ben d’occhio tutti i sospetti, nel caso uno di loro volesse imbracciare nuovamente l’arma e sparare. Una volta messe le manette, il giocatore potrà procedere per la sua strada indisturbato.

Peccato che la scarsa autenticità di uno scenario del genere, metta in discussione la buona idea di Visceral, in quanto appare incredibilmente sospetto che nessun altro criminale nei paraggi si accorga dell’arresto in atto –eseguito senza particolari precauzioni- oppure che nessun criminale colto in flagrante tenti di reagire proprio nel momento in cui Mendoza è più vulnerabile. Siamo ben consci che troppe restrizioni per amor di realtà avrebbero minato l’esperienza di Hardline nella sua interezza, ma siamo altrettanto sicuri che qualche piccolo aggiustamento sarebbe stato possibile, se non doveroso nei confronti di una serie che si è sempre mantenuta su eccellenti livelli di realismo e spettacolarità.

Al di là della manovra d’arresto, Nick può distrarre le pattuglie nemiche lanciando dei bossoli in una precisa direzione, in modo da costringere almeno una guardia ad andare a controllare: anche in questo caso l’IA mostra il fianco ad una situazione improbabile, non tanto per una meccanica di gioco in fin dei conti funzionale (seppur non innovativa), ma perché sembra assurdo che l’udito degli avversari sia così formidabile per i bossoli e un po’ meno per grida di avvertimento della polizia.

Durante le sparatorie fortunatamente il discorso cambia, grazie a riflessi e precisione avversaria che non lasciano scampo ai più sprovveduti, soprattutto in situazioni di inferiorità numerica, dove il massiccio utilizzo nemico di granate e molotov, obbliga il protagonista ad allontanarsi dalle coperture, rendendosi però vulnerabile al fuoco diretto.
In generale quindi, il senso di sfida è nettamente maggiore durante le sparatorie, che abbandonate le vaste ambientazioni del passato, appaiono frenetiche soprattutto in posti al chiuso come gli angusti corridoi di un vecchio magazzino, oppure nelle diroccate baracche della periferia californiana. L’utilizzo della forza è anche il modo più appagante di affrontare l’avventura single-player, che pur non mantenendo il paragone con altre produzioni dello stesso genere, riesce comunque a regalare momenti soddisfacenti, mentre le fasi stealth, alla fine troppo ripetitive e prive di mordente, finiscono solo per essere l’espediente che garantisce un accumulo più rapido di punti.

Occasionalmente Mendoza dovrà risolvere delle vere e proprie indagini di polizia, investigando su luoghi sospetti grazie all’ausilio di uno scanner che lo indirizzerà verso le prove da analizzare (in pieno stile Batman). Anche questo si rivela essere nient’altro che un proposito appena abbozzato e mal sviluppato, poiché la raccolta delle prove è sin troppo facile con lo scanner attivo e priva di qualsivoglia deduzione a carico del giocatore, che si ritroverà passivamente ad ascoltare le brillanti osservazioni ipotizzate da Nick.
Inutile negare che la campagna offline di Battlefield Hardline, pur offrendo qualche valido spunto, non si avvicina neanche a ciò che ci si aspettava dopo il massiccio carico di hype ad opera di Electronic Arts; ha il sapore di una ghiotta occasione mancata, ricolma di tante buone idee rimaste però ad una mera fase embrionale.

Tutti sappiamo bene che il cuore pulsante della saga è da sempre la titanica componente multiplayer, che anche in questo caso occupa un posto di prim’ordine tra le modalità offerte dal pacchetto. Ovviamente Visceral ha apportato pesanti modifiche anche sotto questo punto di vista, per rendere l’online più attiguo a ciò che accade durante l’avventura in singolo e quindi i grandiosi combattimenti a bordo di elicotteri militari e mezzi corazzati lasciano il posto a velocissime scorribande tra guardie e ladri a bordo di macchine sportive.
Tutto, dalle mappe ai mezzi, fino ad arrivare alle possibilità di modificare il proprio outfit, è stato pesantemente ridimensionato, senza tuttavia scalfire la progressione del proprio alter-ego e la ricercata immediatezza dei comandi di gioco.

Le ben 7 modalità multiplayer presenti in Hardline sono tutte più o meno spassose, ma senza dubbio la menzione d’onore va a Rapina e Corto Circuito.
La prima prende a piene mani dalla serie Payday e vede la squadra di criminali violare uno o più depositi della banca, rubare le borse con il denaro e fuggire il più lontano possibile, mentre le forze dell’ordine impersonate dalla fazione opposta cercano di impedire che il colpo abbia successo. Nonostante la grandezza della mappa sia più contenuta, la sua complessità generale riesce a rendere gli scontri sempre entusiasmanti. Votato quasi esclusivamente al combattimento ravvicinato –anche se i cecchini potranno sempre trovare un trespolo adeguato- Hardline non rinuncia alla spettacolarità che ha reso famosa la serie e lascia ai giocatori piena libertà su come agire per conseguire i diversi obiettivi del match. Il grande assortimento dell’attrezzatura in dotazione permette di adottare tattiche sempre diverse e all’occorrenza di cooperare intensamente con gli altri giocatori per creare strategie vincenti, dati i repentini capovolgimenti di fronte, spesso e volentieri a favore dei poliziotti.

Corto Circuito è forse una delle modalità cerebralmente meno impegnative, ma pad alla mano risulta essere una delle più divertenti. Le due squadre in gioco devono raggiungere i veicoli marcati, disseminati un po’ ovunque per la mappa e guidarli a velocità estreme per esaurire i ticket avversari ed aumentare il proprio punteggio. Piuttosto atipica in uno sparatutto, questa variante di Conquista Grande su “ruote” entusiasma fin da subito nonostante la guida degli autoveicoli non sia sempre ottimale. I punti di controllo dinamici sono una variante apprezzabile che forse può non piacere ai puristi del genere, ma che senza dubbio conferma l’impegno di Visceral a pubblicare qualcosa di inedito.

Anche Soldi Sporchi, dove i giocatori divisi in due squadre devono rubare denaro da un caveau in comune, si è palesata come una delle varianti multiplayer più intriganti di Hardline. Qui avere una precisa strategia d’attacco è d’obbligo ed il lavoro di gruppo è fondamentale per il buon esito della partita. Dato che anche il proprio malloppo è a rischio di intercettazione nemica, ogni giocatore dovrà prestare la massima attenzione, supportando gli altri componenti in ogni modo.
Deathmatch a squadre, presente in ogni sparatutto che si rispetti, è invece in questa edizione inspiegabilmente sottotono, non tanto per la modalità in sé, ma per la particolare impostazione del titolo che penalizza un ritmo di gioco così forsennato, più adatto al Call Of Duty di turno. Per il deathmatch, mappe del genere sono ancora troppo vaste ed il senso di spaesamento che ne deriva di certo non giova all’esperienza globale. A questo si aggiunge un respawn non immediato, che anche se di pochi secondi, toglie cadenza al gioco e un’eccessiva approssimazione dei punti di rinascita, purtroppo mal calibrati.

Nel complesso però, la desinenza multiplayer di Battlefield Hardline è nettamente superiore della compagine offline, ricca come non mai anche dal punto di vista della longevità, con un numero spropositato di gadget, accessori, mostrine e skin personalizzate da sbloccare con l’avanzamento del proprio grado o con il completamento di specifiche sfide. Electronic Arts ci ha inoltre abituato a sontuosi DLC ed è quindi lecito aspettarsi grandi espansioni anche quest’anno, si spera non troppo costose.

Dal punto di vista prettamente tecnico Hardline non delude, ma di certo non stupisce più di tanto: su console il frame rate è stabile sui 60 FPS, calando in rarissimi casi solo durante alcuni filmati d’intermezzo. La distruttibilità ambientale, anch’essa ridimensionata per l’occasione, fa il proprio dovere negli ambienti chiusi con effetti particellari notevoli e di grande impatto, anche con 64 giocatori in contemporanea. Penalizzato molto il Frostbite 3, che Visceral non è riuscita ad utilizzare al top, presentando spesso e volentieri textures non troppo definite, modelli poligonali incerti e ambienti generalmente spogli di particolari.

Il doppiaggio in italiano si attesta su buoni livelli: i videogiocatori più appassionati non faticheranno a riconoscere alcuni dei più famosi doppiatori videoludici del panorama italiano (tra cui figura Matteo Zanotti, voce di Nathan Drake) che complessivamente svolgono un buon lavoro, donando realismo e pathos necessari in un titolo che tanto vuole assomigliare a un serial poliziesco.
Nessun problema neanche online, grazie un netcode molto stabile (niente a che vedere con Battlefield 4) sia su console di nuova generazione che su PC, che durante la nostra prova ha evitato problemi di latenza o lag.

In conclusione…

Ci duole ammettere di essere rimasti leggermente delusi da Battlefield Hardline, soprattutto dalla campagna principale, priva di quella scintilla che avrebbe invece dovuto scuotere la serie. L’avventura del carismatico Nick Mendoza è in realtà molto più limitata di quanto il gioco faccia credere e basteranno non più di un paio d’ore per rendersene conto. Ciò ovviamente ne compromette l’esperienza totale, che però non si attesta sui minimi storici e anzi, offre momenti divertenti e adrenalinici, come ogni buon sparatutto.

Sul fronte multiplayer Visceral non commette lo stesso errore e confeziona un pacchetto davvero invitante, ricco di modalità nuove e stimolanti extra con cui abbellire il nostro avatar. La complessità di Battlefield è in parte stata sacrificata per fare spazio a ritmi di gioco più immediati e ad un maggior numero di scontri sulla corta distanza, prediletti da buona parte degli affezionati al genere.

Hardline non riesce quindi ad imporsi nella sua categoria, mai come ora ricca di illustri esponenti, ma rimane un FPS divertente e sotto alcuni aspetti accattivante, in particolar modo per gli irriducibili fan di Battlefield online e per chi è rimasto digiuno di sparatutto da qualche tempo.

Voto: 7/10

Amante dei tatuaggi e del buon vino, crede fermamente nella vita extraterrestre. Ha una passione viscerale per i videogames maturata nel tempo, che lo ha portato a scrivere per molte riviste italiane e siti web specializzati nel settore.

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