Videogiochi a rischio preservazione: l’87% dei titoli pubblicati negli USA non sono più giocabili

Licenze scadute e progetti dimenticati

No One Lives Forever artwork preservazione

In un mondo videoludico sempre più orientato alla distribuzione digitale e ai servizi in abbonamento, spesso considerando la comodità di avere i giochi direttamente sulle nostre piattaforme come elemento di evoluzione e miglioramento per i videogiochi tutti, nessuno escluso. Il trend è talmente avviato che anche da realtà come GameStop è possibile trovare abbonamenti e card per i servizi digitali – disponibili a questo link.

Un lato negativo di questo “progresso” è stato però evidenziato da un recente studio della Video Game History Foundation, che riporta come ci sia un grave problema per quel che concerne la preservazione dei titoli, una volta che questi vengono pubblicati.

I dati infatti parlano chiaro: attualmente solo il 13% di titoli “classici” pubblicati negli USA (nello specifico prima del 2010) sono attualmente reperibili e/o disponibili per l’acquisto. Una cifra assolutamente ristretta, paragonabile ad altri medium a rischio, come le registrazioni audio della seconda guerra mondiale (<10%) o i film muti (14%).

Lo studio affronta le piattaforme e i titoli che, seppur di grande rilevanza storica, non hanno il giusto appeal a livello commerciale. La possibilità che un titolo classico antecedente al 1985 torni a disposizione del pubblico è inferiore al 3%, come nel caso delle produzioni del Commodore 64 – le quali registrano il più basso tasso di disponibilità e ridistribuzione tra tutti gli ecosistemi dedicati ai videogiochi.

Si parla anche della “volatilità” delle piattaforme digitali, che possono creare grossi scompensi per quel che concerne l’effettiva fruibilità legate alle librerie di determinate piattaforme. Uno degli esempi più eloquenti è relativo al Game Boy, che fino a qualche tempo fa permetteva di recuperare il 6,5% della sua libreria attraverso la Virtual Console di Wii U e 3DS. A seguito della recente chiusura dei due store, avvenuta a marzo, centinaia di giochi sono spariti tutti d’un colpo.

Ci sono inoltre casi in cui sembra che l’accesso ai videogiochi sia ancora solido, come nel caso di PlayStation 3 e PlayStation Vita, ma i cui store hanno visto una riduzione sempre più consistente di funzionalità, sia per quel che concerne l’accesso che degli strumenti utili ad effettuare le transazioni.

Inevitabilmente il pensiero va a quali possano essere le contromosse per garantire la preservazione di produzioni a cui, probabilmente, neanche gli stessi proprietari tengono davvero, e spesso si sente la mancanza di istituzioni il cui compito possa essere proprio quello di funzionare da archivio digitale che garantisca l’accesso a tutte le produzioni che hanno costellato PC e console nel corso degli anni, di cui però non abbiamo visto remaster o remake.

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