Ori and the Blind Forest – Recensione

Ori and the Blind Forest – Recensione

Ci sono così tanti giochi che puntano su uno stile 2D accattivante e sull’aspetto “indie” che ormai non li riusciamo neanche più a contare. Per certi versi, Ori and the Blind Forest potrebbe rischiare di finire in questo calderone, ma due aspetti lo salvano: innanzitutto il gioco è prodotto da Microsoft, che ha intravisto in questo progetto un immenso potenziale e ne ha fatto (almeno su console) un’esclusiva per le sue piattaforme.

Il secondo, e ben più importante, elemento che fa spiccare Ori and the Blind Forest dalla massa è uno dei level design migliori mai visti in un titolo del genere. Vi sembra un’esagerazione? Vi spieghiamo, passo per passo in questa recensione, perché ci troviamo di fronte ad un piccolo capolavoro.

Ori è uno spirito di luce: una folata di vento lo porta via dall’albero che infonde vita alla foresta e lo trascina lontano dalla sua casa. Solo e sperduto, viene ritrovato e curato da Naru che lo cresce e lo adotta come se fosse suo figlio. I primi secondi di Ori and the Blind Forest possono essere paragonati forse all’inizio di Up della Pixar: dopo un’iniziale commozione per la dolcissima relazione che si instaura tra i due spiriti, un cataclisma si abbatte sulla foresta, lasciandola arida e priva di cibo. L’ultimo frutto Naru lo donerà ad Ori che avrà quindi il compito di risvegliare e curare l’essenza della foresta. A questo punto (e sono passati all’incirca 5 minuti) avrete pianto già due volte, una per la magnificenza della grafica e un’altra per la tragica sorte di un personaggio che conoscete da pochissimo ma a cui volete già un bene assurdo. Proprio come in Up.

Ori si fa quindi coraggio, si rialza per iniziare l’esplorazione della foresta e l’incontro con Sein (un altro spiritello) cambierà tutto: quest’ultimo infatti può convogliare l’energia della luce in molti modi, tutti utili per Ori. L’energia consumata da Ori attraverso Sein è rappresentata da delle icone blu, mentre la vita da delle icone verdi. Le due energie sono strettamente collegate tra loro, visto che il “mana” (passatemi così la definizione dell’energia blu) serve sia per attaccare che per creare i punti di salvataggio che vi salveranno (letteralmente!) la vita. Ori and the Blind Forest è infatti un gioco di una difficoltà mostruosa, tanto più sconvolgente considerando il suo (ingannevole) aspetto così tenero.

I salvataggi saranno i vostri migliori amici, soprattutto all’inizio, quando il mana a vostra disposizione sarà poco e dovrete scegliere attentamente dove salvare, anche perché i nemici che vi lascerete alle spalle rilasciano solo punti esperienza e (ogni tanto) qualche punto curativo.
La possibilità di poter creare in (quasi) qualsiasi posto dei punti di salvataggio e di collegare l’energia necessaria per la loro creazione all’attacco del personaggio crea una dinamica di gameplay sicuramente innovativa e avvincente che porta il giocatore ad andarci coi piedi di piombo, ponderando sempre a lungo sul da farsi: meglio un approccio aggressivo con rari salvataggi o meglio attaccare poco, dalla distanza e salvare spesso? Inutile dire che le 360 morti segnate verso la fine del gioco nel menu di pausa potrebbero farvi propendere verso la seconda opzione.

Alcuni titoli (specialmente quelli indie) si fermerebbero qui e del resto spesso uno buon stile grafico e un’ottima idea, magari innovativa come in questo caso, bastano per decretare il successo di questi progetti. Ma Ori è diverso, molto diverso: il titolo dei Moon Studios è una fucina di idee che propone ai giocatori una mole impressionante di situazioni nuove, sempre più difficili, con costanza e tanta genialità.

Ad ogni zona nuova sbloccata Ori and the Blind Forest introduce nuove abilità per il simpatico protagonista, che vi permetteranno non solo di attaccare in maniera sempre più brutale i nemici, ma che vanno a creare veri e propri elementi del gameplay, sfruttati a 360° e che si integrano con le altre abilità. Prendiamo per esempio la possibilità di compiere un balzo a mezz’aria: il tempo si ferma per qualche secondo e il giocatore può scegliere in che direzione far sfrecciare Ori, ma al tempo stesso, se nell’area dello spirito c’è un colpo nemico, Ori può scagliarlo nella direzione opposta a quella del salto, ovvero la classica feature più facile da spiegare con un video piuttosto che a parole.

I diabolici sviluppatori sfruttano abilità del genere per creare frenetiche sezioni di gioco in cui dovrete letteralmente volare, sfruttando i balzi di Ori e colpendo i nemici con i loro stessi colpi, il tutto senza mai fermarsi. Un aspetto fondamentale da sottolineare è come le morti frequenti non siano da imputare solitamente ad un banale trial and error: si muore tanto, ma spesso perché bisogna capire cosa fare e come farlo. Una volta svelato l’arcano, ovvero quando si riesce ad entrare in sincronia con la perversa fantasia dei level designer, si supera la sezione di gioco facilmente. Bisogna inoltre sottolineare che i rapidissimi caricamenti non ci hanno mai fatto aspettare più di un secondo per ritornare a giocare dopo una morte.

Le macro-areee che visiterete sono tre e al termine di ognuna di queste ci saranno delle adrenalinche e spettacolari fughe dove in effetti regna un frustrante trial & error, ma ad eccezione di queste parti (rare e brevi) in Ori and the Blind Forest vi troverete di fronte ad uno dei level design più raffinati e intricati che vi capiterà mai di trovare in un platform. Un level design di qualità è anche necessario considerando la natura intricata da metroidvania di Ori and the Blind Forest: spesso per proseguire nel gioco dovrete tornare indietro e sbloccare nuove vie con le ultime abilità acquisite.

Inoltre, come nella tradizione instaurata dal capolavoro Nintendo, potrete usare i poteri crescenti di Ori per scovare i segreti celati negli anfratti più remoti della foresta. Gli oggetti che potrete raccogliere sono sfere luminose che andranno ad ampliare il mana e la vita o che vi daranno punti abilità. Dai punti di salvataggio si accede infatti ad un albero delle abilità diviso in tre rami che potrete sviluppare con i punti esperienza raccolti dai nemici o con le sfere sopracitate: scegliere le abilità giuste da potenziare, soprattutto nelle prime fasi del gioco, può cambiare l’approccio all’esplorazione, ad esempio si può scegliere di attivare un potere che cura Ori ogni volta che si salva o aumentare la potenza di attacco. Come prima, a voi la scelta, ma sappiate che vi ci vorrà molto del vostro impegno per sbloccare tutte le abilità dell’albero.

Una volta appurato che di sostanza ce n’è davvero tanta in Ori and The Blind Forest, passiamo al contorno, ovvero quella splendida confezione in cui si presenta il titolo di Moon Studios. Ori and the Blind Forest sembra un acquarello in movimento le cui animazioni sono così fluide da risultare incredibili, nel senso che non crederete ai vostri occhi.

Per chi vi scrive, era da quando ero bambino che non mi capitava di avvicinarmi allo schermo per chiedermi “Ma questa cosa come l’hanno fatta?!”: questo è, più o meno, il livello di dettaglio e di bellezza raggiunto. L’art direction supporta questo ben di Dio tecnologico con una caratterizzazione degli ambienti molto varia e assolutamente poetica: ogni zona è molto diversa dalla precedente e anche in quella più tetra troverete un pizzico di magia. Ovviamente altrettanto curato è il comparto audio con delle musiche così belle che vale assolutamente la pena di recuperare la colonna sonora anche al di fuori della partita (trovate la raccolta sui vari servizi come Spotify e Deezer, l’ascolto è caldamente consigliato, ndr).

Fino ad ora abbiamo messo in luce tutti i pregi di Ori and the Blind Forest, ma questo non vuol dire che il titolo di Moon Studios sia esente da difetti. Oltre alle sopracitate e frustranti (ma, ricordiamolo, brevi e rare) sezioni di fuga in cui domina il trial and error, c’è un altro problema che renderà tristi molti giocatori: dopo i titoli di coda il vostro salvataggio diventerà un bel soprammobile virtuale.

Non potrete infatti continuare ad esplorare la mappa per trovare gli ultimi potenziamenti, né tanto meno iniziare una nuova partita con le abilità già acquisite. Considerando la natura da metroidvania, si tratta per Ori and the Blind Forest di un colpo di zappa dato sui piedi: giocatori, siete quindi avvisati!

In conclusione… 

Ori and the Bind Forest è un titolo che nessun fan dei platform o dei metroidvania dovrebbe lasciarsi sfuggire. Il livello così sopraffino raggiunto dal level design ne fa un piccolo capolavoro nel suo genere, capace di appassionare per circa otto ore chi deciderà di addentrarsi nella foresta con Ori.

A sorprendere sono quindi non solo l’aspetto grafico e la cura riposta nei dettagli, ma soprattutto la mole di idee alla base del gameplay sfruttate al massimo dagli sviluppatori. Per chi vi scrive, questo gioiello è il primo ed inaspettato capolavoro del 2015. Ora, scusate ma ho un altro salvataggio da creare per tornare a correre tra monti, laghi, vulcani e foreste con Ori, Naru, Sein e tutti gli altri (tristissimi) personaggi di questa avventura.

Voto: 9/10

Da quando ho scoperto che i piaceri che i miei pollici opponibili potevano darmi con un joypad erano pressoché infiniti non ho mai smesso di videogiocare. Appassionato di cinema e musica, sempre e solo a livello maniacale.

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