Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin – Recensione

Acquista Ora

Un seguito valido, ma poco coraggioso

Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin – Recensione
Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin – Recensione

Schiudi, accudisci e vivi al fianco dei mostri come un vero Rider in questo divertentissimo RPG ambientato nel mondo di Monster Hunter. Questo incredibile racconto comincia con la scomparsa di tutti i Rathalos del mondo. All'inizio della storia incontri una ragazza wyverniana che conosceva tuo nonno, il celebre Red. Le è stato affidato un uovo, ma nessuno sa cosa contenga. Mentre il destino del mondo è appeso a un filo, l'appassionante storia sulle Ali della distruzione comincia a diventare chiara.

Data di Uscita:Genere:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:,

Il franchise di Monster Hunter sta vivendo un periodo d’oro dal lancio di Monster Hunter: World, che ha sdoganato la serie aprendola anche ai giocatori meno esperti: dal 2018, dunque, abbiamo visto una rinascita che non sembra aver intenzione di rallentare. Dopo l’espansione Iceborne, abbiamo assistito al debutto stellare di Monster Hunter Rise che su Nintendo Switch ha brillato grazie a quella piccola meraviglia del RE Engine; a seguire, nell’arco di pochi mesi, ci siamo trovati di fronte a Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin, seguito del fortunato JRPG di stampo più classico introdotto per la prima volta nel 2017 (qui trovate la recensione del capitolo originale).

Monster Hunter Stories è piaciuto per la sua innegabile capacità di mescolare il gioco di ruolo con i pilastri portanti del franchise, arrivando persino a introdurre un gameplay simil Pokémon senza per questo risultarne una copia: dobbiamo anzi dire che sarebbe Game Freak a dover prendere spunto, per migliorare una saga che avrebbe davvero bisogno di essere svecchiata sotto diversi aspetti – e chissà che Leggende Pokémon: Arceus non voglia iniziare a provarci. Da un paio di settimane a questa parte abbiamo di nuovo vestito i panni del Rider, cavalcato Monstie ed evitato l’ennesima calamità pronta ad abbattersi sul mondo: l’abbiamo fatto da PC perché, a differenza di Rise, Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin verrà lanciato in contemporanea sia su Nintendo Switch sia su Steam.

Come sono le nostre sensazioni, arrivati alla fine del viaggio? Positive ma con riserva: il gioco si rivela come sempre piacevole, manca però di quel coraggio che ci saremmo aspettati dopo un primo capitolo scoppiettante seppur non esente da imperfezioni. Scopriamo assieme Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin nella recensione della versione PC.

Partiamo, come sempre, dalla storia. Gli eventi del gioco seguono quelli del capitolo precedente e sebbene non siano direttamente collegati, troverete diversi riferimenti a quanto occorso durante la lotta al Flagello Nero: rivedrete facce familiari e sentirete spesso parlare di quegli eventi. In questo caso vestiremo i panni del Rider di un piccolo villaggio sul mare, nipote del leggendario Rider Red e sulle cui spalle grava il peso di un’eredità difficile: riuscire a eguagliare, se non addirittura superare, il nonno da tutti riconosciuto come eroe. Come da tradizione non solo per Monster Hunter ma anche per videogiochi in cui il protagonista viene personalizzato dal giocatore prima di cominciare la partita, siamo muti: una condizione che inizia a essere un peccato, a dispetto del viaggio dell’eroe che vuole rappresentare, e di cui spesso si notano le stonature quando narrativamente si potrebbero avere dei risvolti molto d’impatto ma il silenzio del protagonista smorza tutto.

Durante quella che sembra una serata di festeggiamenti, una misteriosa luce colora il cielo di un rosso cupo e il Ratha guardiano che protegge l’isola scompare senza una ragione apparente. Da quel momento, i mostri iniziano a comportarsi in maniera anomala dimostrando un’aggressività mai vista prima: qualsiasi cosa abbia alterato il loro comportamento, non si limita all’isola dove abita il protagonista ma si estende su tutto il territorio, andando indiscriminatamente a colpire dovunque ci sia possibilità. Nonostante la nostra nomina a Rider sia freschissima, ci viene affidato il compito di indagare sulla faccenda forti del fatto che, in quanto nipoti di Red, nel nostro sangue si nasconde un potenziale tutto da scoprire. Wings of Ruin non è un titolo messo a caso, poiché narra la leggenda che un Rathalos nato incapace di volare porterà distruzione in tutto il mondo: nascerà forse dall’uovo che ci è stato affidato, questa minaccia inarrestabile? Se così fosse, cosa faremo?

Quello di Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin è un viaggio più maturo del precedente

Quello di Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin è un viaggio più maturo del precedente, a dispetto di una minaccia simile nella sua pericolosità, che si spoglia di alcuni degli infantilismi del predecessore pur mantenendo qua e là toni leggeri che aiutano a smorzare la tensione di un gioco altrimenti fin troppo cupo – per gli standard cui ci ha abituato la serie. È bene ricordare che Rider e Cacciatori sono due figure ben distinte: le ultime ci sono più familiari, essendo quelle principali di ogni capitolo finora conosciuto; i Rider sono invece esseri umani che hanno stretto amicizia con i mostri (Monstie, dalla fusione di monster e bestie, inteso come miglior amico) e grazie al loro legame vivono in armonia. Inoltre queste persone sono in grado di far combattere i Monstie al loro fianco ed è qui che questa neonata saga spin-off ricorda Pokémon: la struttura è molto diversa, come abbiamo scritto, ma il concetto di avere delle creature addomesticate che lottano al fianco del loro “padrone” è chiaramente preso dall’intramontabile franchise dei piccoli mostri.

Nel complesso ci siamo trovati davanti a una narrazione soddisfacente, valorizzata da un comparto grafico che su PC fa faville e dona al gioco una vivacità unica. Non sorprende una simile differenza, se pensiamo che il capitolo originale appartiene al 3DS, ciononostante l’impatto visivo è bellissimo a vedersi e i 60fps non possono che migliorare il tutto. Ad appesantire l’esperienza è una costruzione delle missioni molto standard e simile da zona a zona, con le dovute differenze in base al villaggio principale che visiteremo: si aiutano gli abitanti contro qualche mostro impazzito all’improvviso, si cercano tracce con gli insetti guida (una novità presa da Monster Hunter: World), ci si confronta con la misteriosa fonte di luce e la sua influenza sui mostri, e così via. Se la storia vanta dunque una scrittura più che buona, la messa in scena è ostacolata e Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin soffre di una certa ripetitività che va a intaccare la narrazione.

Dal punto di vista del gameplay, non c’è pressoché distacco dal gioco originale. È stato fatto qualche ritocco ma, lo ammettiamo, ci saremmo aspettati un po’ più di coraggio in questo senso, soprattutto per limare le imperfezioni. Per chi non conoscesse la serie, Monster Hunter Stories adotta un approccio a turni per quanto riguarda i combattimenti e mette a disposizione del giocatore una open map da esplorare, caratterizzata da aree specifiche separate dal resto da un brevissimo caricamento. Obiettivo principale del gioco, al di là del seguire la storia principale, è raccogliere e schiudere le uova di Monstie, sottraendole ai nidi esattamente come si fa nei capitoli principali della serie, per poi addestrare i nascituri e farli lottare al nostro fianco. Insomma, molto vicino a Pokémon come concetto, sebbene per certi versi più semplificato e capace di costruirsi una propria strada – manca il concetto del breeding, per esempio, pur avendo una distinzione tra Monstie di serie A e serie B in base al loro corredo genetico.

Cominciando dall’esplorazione, la troviamo il lato più debole e meno coinvolgente del gioco. Bizzarro per un GdR, che fa proprio dell’esplorazione una delle sue punte di diamante: la voglia di spingersi sempre più in là, raggiungere quell’area segreta o quel forziere nascosto nella speranza di trovare qualcosa di utile a ripagare i nostri sforzi. Eppure Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin, similmente al precedente, non riesce a veicolare le stesse sensazioni proprio in virtù della sua struttura: come ben sa chi è appassionato della serie, armi e armature non si ottengono ma si costruiscono dal fabbro consegnando i materiali ricavati soprattutto dai mostri. È tutta una grande questione di farming, quella che costituisce la progressione del giocatore, e questo spin-off ne ha ripreso l’essenza unendola a un sistema di level up tipico dei giochi di ruolo. Questo fa sì che i forzieri, disseminati ovunque nel mondo di gioco e persino in punti che si possono raggiungere solo impiegando uno specifico Monstie, perdano presto il loro appeal: raramente contengono qualcosa di davvero utile, come potenziamenti permanenti per i Monstie o ciondoli per il Rider, e molto spesso il gioco non vale la candela.

L’esplorazione è il lato più debole e meno coinvolgente di Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin

Dopo le primissime ore dedicate a ripulire ogni angolo delle mappe, fossero quella principale o quelle più piccole delle tane, ci siamo resi conto che non era necessario spendersi tanto e che se un forziere si fosse trovato nelle immediate vicinanze allora avremmo potuto spenderci del tempo. Per il resto, abbiamo presto imparato a tirare dritto fino all’obiettivo, perdendo quel fattore tentazione tipico dei GdR e che ci porta spesso a prendere tortuose deviazioni raggiungendo la meta solo all’ultimo. Un peccato che non si sia voluta cercare una soluzione più accattivante per spingere all’esplorazione, questione che peraltro emerge anche con le tane dei Monstie.

Al loro interno, come già scritto, dobbiamo raccogliere un uovo di mostro e darcela a gambe. Al di là di un level design che non troppo alla lunga risulta ripetitivo, persino a prescindere dai vari e apprezzabili biomi a disposizione, dopo le prime spedizioni per mettere su una squadra omogenea e in grado di ricoprire bene o male ogni ruolo l’interesse inizia a scemare. A spingerci rimane la voglia di ampliare il proprio bestiario cercando il Monstie più di nostro gradimento ma nelle aree iniziali non troverete quelle bellezze mastodontiche come il Barioth o la Legiana, per citare un paio di esempi: il tutto quindi si riduce a un insieme di necessità e preferenza personale, soddisfatte le quali difficilmente torneremo all’interno di una tana – persino di quelle rare dorate. È solo verso le fasi finali che si riprende un po’ di interesse, quando i Monstie si presentano esteticamente meritevoli. Di nuovo, rispetto al primo capitolo ci saremmo aspettati una soluzione che rendesse le tane più coinvolgenti da esplorare.

Potrebbe essere il peso di meccaniche sviluppate e portate avanti da Pokémon venticinque anni fa ma un videogioco che, pur con i suoi ritocchi, ne ricalca il concetto di fondo inizia a sentirsi pesante: è capitato con TemTem, un altro emule del franchise, e purtroppo si sente anche in Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin. Non è colpa del gioco in sé ma occorre un cambio di direzione netto nella formula, qualcosa che proprio lo spin-off di Capcom avrebbe potuto osare proprio perché meno conservativo del colosso di Game Freak.

Passando al sistema di combattimento, siamo bene o male sugli stessi livelli del 2017 salvo qualche aggiunta che è opportuno menzionare: a cominciare dal compagno di combattimento, o socio/a come tanto piace dire a Navirou, che come potete intuire è un NPC ospite nella squadra assieme al suo Monstie. Ciò significa una totale gestione da parte dell’intelligenza artificiale per quanto riguarda le azioni da compiere, con tutti i pro ma soprattutto i contro del caso: i nostri eventuali alleati non sono infatti in grado di rispondere nei dovuti modi agli attacchi nemici, sfruttando la triangolazione delle debolezze per mettere a segno la tipologia di attacco giusto al momento giusto.

Per chi non ne fosse a conoscenza, Monster Hunter Stories basa parte del suo sistema di combattimento sulla citata triangolazione delle debolezze: Attacco Potenza batte Attacco Tecnica, Attacco Tecnica batte Attacco Velocità e Attacco Velocità batte Attacco Potenza. Ciascun personaggio, sia esso Monstie o Rider, può scegliere di effettuare un attacco base secondo queste tipologie oppure affidarsi ad abilità che in parte seguono questo sistema; esistono poi abilità slegate dalla triangolazioni e che dunque non danno vita al cosiddetto Testa a Testa. Quest’ultima è una situazione che occorre quando un Monstie punta un determinato personaggio utilizzando una delle tre tipologie di attacco: se il bersaglio risponde a sua volta con un attacco simile, si viene a creare un testa a testa dal quale uscirà vittorioso chi ha contrapposto la tipologia dominante tra le due.

Il sistema di combattimento vanta pochissime aggiunte rispetto al 2017

La vittoria non impedisce di subire danni, e anzi se ne prendono comunque parecchi a volte, quindi è un sistema di continua a lasciarci in parte perplessi, ma il suo funzionamento ha una logica e soprattutto deve tenere conto dell’attacco di coppia: quando un Rider e un Monstie rispondono a un attacco utilizzando la medesima tipologia (ad esempio Potenza vs Tecnica), eseguono un attacco potenziato che inibisce l’avversario facendogli saltare il turno. La soluzione ideale sarebbe mettere sempre a segno un attacco di coppia, laddove possibile, così da evitare di subire danni: in questo fa molto gioco un corretto bilanciamento della squadra, con Monstie in grado di rispondere a ogni esigenza. Questo perché, dal lato nostro, possiamo comandare il nostro Monstie solo in parte – ovvero possiamo impartirgli l’ordine di utilizzare una specifica abilità ma non un attacco base. Mettere in campo un Monstie sbagliato al momento sbagliato, considerato che potete effettuare un solo cambio a turno, potrebbe rivelarsi fatale.

Tornando alla questione dell’intelligenza artificiale, difetta anche con i nostri Monstie ma almeno a questo possiamo porre rimedio intervenendo in prima persona. Per quanto riguarda gli alleati, invece, è tutta una questione di casualità e troviamo bizzarro che non si sia pensato di adattare l’intelligenza artificiale allo svolgimento dello scontro: i Monstie nemici infatti usano determinate tipologie di attacco a seconda della fase in cui si trovano, risultando per questo molto leggibili e facilmente prevedibili (fatta eccezione per attacchi extra, che alla lunga diventano a loro volta prevedibili). Invece ci siamo trovati spesso a vedere l’alleato insistere con un attacco Potenza contro un Velocità, o qualsiasi altro esempio sbagliato possa venirvi in mente. Se pensiamo al fatto che il game over occorre anche quando l’ospite subisce il massimo dei suoi k.o. disponibili (tre), è abbastanza frustrante vedere una potenziale strategia non funzionare per colpe non nostre.

Altra novità rispetto al passato è l’aumento delle armi: a spada e scudo, spadone, martello e corno da caccia vanno ad aggiungersi arco e lancia-fucile. La presenza di armi da taglio, contundenti e perforanti fa ora sì che il sistema di combattimento sia arricchito con le rispettive resistenze: le tre piccole icone sopra il mostro indicano a quali tipologie è più o meno resistente e non solo, le sue stesse parti del corpo possono avere resistenze differenti. Per fare un esempio, la coda di uno stesso mostro può essere debole a un’arma da taglio mentre le zampe a un’arma contundente e la testa a una perforante. Questo dona un pizzico di strategia in più alle battaglie, che tuttavia sono agevolate dal fatto di poter cambiare arma in qualunque momento senza perdere il turno. Va da sé che, avendo tre soli spazi a disposizione, strutturare il proprio arsenale di conseguenza è d’obbligo.

Ciascuna arma gode di statistiche differenti e godono persino di proprietà che le rendono più o meno preferibili, alcune delle quali infliggono stati alterati ai nemici. Potete costruirle dal fabbro (e migliorarle), oppure verificare che un particolare mercante non abbia qualcosa di interessante da offrirvi in cambio di tappi di bottiglia. Molto Fallout, come cosa. Per il resto, il sistema di combattimento comprende ancora una volta la possibilità di salire in sella al proprio Monstie, quando la barra legame lo permette, e combattere fino a riempire l’indicatore dell’attacco speciale, in grado di ribaltare le sorti della battaglia.

Dal punto di vista della gestione dello scontro Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin è molto più strategico di quanto si possa credere

Dal punto di vista della gestione dello scontro, fatta eccezione per l’intelligenza artificiale e per la dinamica del testa a testa che spesso porta più danni del previsto, Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin è molto più strategico di quanto si possa credere: occorre avere una squadra bilanciata e sapere quando prendersi dei rischi ma soprattutto imparare ad adattarsi, perché ci siamo accorti che alcune azioni alleate o nemiche possono cambiare in base alle nostre scelte. Parlando di nuovo per esempi, un compagno di squadra che tendeva a usare il corno guaritore ha cambiato strategia nel momento in cui abbiamo sostituito sul campo il Monstie ferito con uno in ottima forma; essendoci meno unità in bisogno di cure, ha optato per attaccare il nemico. Una cosa simile è occorsa dal punto di vista del nemico: dopo aver puntato il nostro Monstie, ha cambiato idea quando l’abbiamo sostituito con un altro. Prestate attenzione anche a questo.

L’introduzione della componente multigiocatore è interessante e piacevole soprattutto per quanto riguarda le missioni da svolgere in co-op, che rimandano con la mente ai Monster Hunter principali; per quanto riguarda invece gli scontri o addirittura la modalità torneo, non abbiamo incontrato abbastanza persone online per farci un’idea precisa soprattutto in merito a questi ultimi. Combattere contro altri Rider ricorda molto da vicino Pokémon, e senza dubbio farà la felicità degli allevatori provetti che cercheranno in ogni dove il Monstie dai geni perfetti, sfruttando il ritorno del Rituale Sciamanico per creare l’esemplare perfetto, ma al di là di questo non è una novità di troppo peso.

Nel complesso, questo secondo viaggio con la serie spin-off GdR di Monster Hunter ci ha convinto ma ci ha anche lasciato un po’ di amaro in bocca. C’erano alcuni aspetti che potevano essere rivisti rispetto a capitolo originale ed è venuto a mancare quel coraggio di osare, uscire dalla propria zona sicura per provare a strutturare un gioco che non fosse troppo simile al suo predecessore.


Conclusioni

Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin si conferma un videogioco molto valido, un’intraprendente rivisitazione della formula Pokémon da un lato e, dall’altro, delle meccaniche classiche GdR fuse con i pilastri portanti del franchise Monster Hunter. Viene però a mancare quel coraggio che ci saremmo aspettati, la volontà di affrancarsi da certezze un po’ troppo conservative e osare, uscire dal proprio nido sicuro – o tana, in questo caso – per rivedere alcuni aspetti un po’ farraginosi e magari implementarne di nuovi.

Soprattutto dal punto di vista delle imperfezioni, alcune potevano evidentemente essere rifinite e corrette, invece le ritroviamo anche qui, pronte a lasciarci perplessi una volta di più. Il sistema di combattimento rimane apprezzabile nel complesso e abbiamo accolto con piacere l’introduzione dei compagni di squadra: peccato solo per un’intelligenza artificiale imperfetta, che tende spesso a errori evitabili. Tirando le somme, Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin segue un po’ troppo da vicino le orme del predecessore e le pochissime novità introdotte non bastano a fargli compiere il salto di qualità. Resta comunque un titolo assolutamente valido, imperdibile per i fan del franchise.

Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin è prenotabile in versione Nintendo Switch da GameStopZing Italia.

È inoltre disponibile su PC in versione digitale.

Good

  • Storia più matura del precedente
  • Introduzione della modalità multigiocatore
  • Ancora una volta c'è molta diversità nei biomi
  • Sistema di combattimento semplice da apprendere

Bad

  • Alla lunga risulta ripetitivo
  • L'esplorazione non è molto incentivata
  • Gli è mancato il coraggio per osare di più
  • L'intelligenza artificiale poteva essere migliorata
8

Imperdibile

Cresciuta negli anni ’90 con un Game Boy e un Nintendo 64, è poi diventata ancora bambina un’adepta Sony a tempo pieno, ma appena può si dedica anche ad altre console.

Lost Password