L’acquisizione di Bethesda da parte di Microsoft è una delle cause della chiusura degli studi interni di Stadia

La poco chiara fine degli studi interni di Stadia.

Stadia Makers

Gli ultimi giorni degli studi di produzione di giochi di Google Stadia potrebbero essere stati peggiori di quanto pensassimo. Se la decisione del gigante di internet di chiudere tutti gli studi di sviluppo interni di Stadia senza realizzare un solo gioco sembrava improvvisa, probabilmente è stato così anche per le persone che Google ha lasciato a casa dopo questo “esperimento” nel mondo del gaming.

Un recente rapporto sugli ultimi giorni dei team di sviluppo di Stadia ha rivelato che solo una settimana prima della chiusura, il GM di Stadia nonché dirigente Phil Harrison, aveva dichiarato tramite email a tutti i collaboratori quanto segue:

[Stadia Games and Entertainment] ha fatto grandi progressi nella costruzione di un squadra di talento e nel creare una solida lineup di giochi esclusivi per Stadia. Confermeremo a breve la l’arrivo di investimenti SG&E, che a sua volta vi informerà sulla strategia SG&E e gli obiettivi e risultati chiave per il 2021.

L’investimento a cui Harrison si riferiva qui non esisteva affatto, perché cinque giorni dopo è stata data al mondo la notizia che Stadia ha chiuso tutti gli studio di sviluppo interni, mentre riposiziona il business attorno alla tecnologia in streaming. Questo è anche il momento in cui i team hanno scoperto la decisione di Google di lasciarli a casa. In una teleconferenza di follow-up con i team interessati, ad Harrison è stato specificamente chiesto cosa fosse cambiato tra il momento della sua e-mail e la decisione di chiudere gli studi. Secondo il rapporto, Harrison ha detto agli sviluppatori che la direzione era a conoscenza della decisione di Google e si è scusato per l’email fuorviante della settimana precedente. Una magra consolazione.

Secondo quanto riferito, Harrison ha anche affermato che la mossa di Microsoft di acquisire la società madre di Bethesda, Zenimax, è stata una delle ragioni alla base della decisione di Google, anche se non è chiaro cosa significhi effettivamente.

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Fonte

Nato nel medioevo videoludico, i fantastici anni ’80, Amedeo è cresciuto con i grandi classici del gaming, passando per tutte le console sulle quali riuscisse a mettere le mani. Appassionato fino alla morte di Star Wars e The Witcher, vive fra mondi fatti di LEGO e GDR cartacei. Nel tempo libero gli piace dare legnate in palestra e leggere libri.

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