News 12 Apr 2016

République Remastered – Recensione

Vive la révolution!

Non tutti conosceranno République, videogioco innovativo, che dopo aver terminato una campagna di successo su Kickstarter appena 3 anni fa, è stato distribuito sulle principali piattaforme mobili, vale a dire Google Play e App Store di Apple.
Il concepimento dell’idea stessa alla base del titolo ed il successivo sviluppo sono opera di più software house, tra cui spicca Camouflaj e Logan Games. Entrambi gli studi hanno preso ispirazione da alcune delle saghe videoludiche più influenti dei nostri giorni, come Dark Souls, Metal Gear Solid e Resident Evil, aggiungendo anche un pizzico di narrazione moderna, come le evidenti citazioni di 1984 di Orwell.

Il positivo riscontro ottenuto sui dispositivi tascabili, ha convinto gli sviluppatori a portare République dapprima suSteam e successivamente anche su Playstation 4.
Oltre al restyling grafico obbligatorio e l’unificazione dei 5 episodi che compongono l’avventura, il team ha lavorato duramente per rendere il sistema di controllo quanto più agevole possibile su un joypad, con risultati però piuttosto altalenanti. Se infatti su smartphone e tablet il titolo basava la propria forza sull’intuitività dei comandi touchscreen, su console il controllo diventa più macchinoso; ciò non toglie che République sia una produzione innovativa, coraggiosa e senza dubbio intrigante.

 République Remastered

Piattaforma: Steam/PS4

Genere: Stealth-game

Sviluppatore: Camouflaj

Publisher: GungHo Online Entertainment

Giocatori: 1

Online: Assente

Lingua: Completamente in inglese

Versione Testata: Playstation 4

Cercare di sopravvivere giorno per giorno, mentre una dispotica dittatura senza alcuno scrupolo setaccia senza sosta l’intero paese con il solo scopo di catturare dissidenti o possibili sospettati non dev’essere affatto facile. Ed è proprio ciò che pensa Hope, la protagonista di République, catturata dopo i primi minuti di gioco e in attesa di essere “rieducata” secondo gli standard non proprio amichevoli del regime che occupa la sua nazione.

Grazie a Metamorphosis infatti, ogni cittadino viene scrupolosamente indottrinato, costretto a seguire il rigidoprogramma di sottomissione all’unico grande potere: nel caso qualcuno dovesse entrare in contatto con personalità ribelli o materiale propagandistico vietato, viene portato in una struttura segreta in cui subisce il lavaggio del cervello. Sfortunatamente la protagonista è stata colta in flagrante mentre leggeva uno dei tanti testi proibiti e quindi costretta ad un fato tutt’altro che roseo; ma la resistenza che aleggia attorno a questo dispotico sistema di controllo è molto più ramificata di ciò che si pensa e grazie alla nostra collaborazione a distanza e il supporto di misteriose personalità, Hope avrà l’occasione di evadere dalla struttura in cui è ingiustamente segregata.

Pur non impersonando Hope nel senso stretto del termine, il giocatore avrà la possibilità di controllarne i movimenti e le azioni

Pur non impersonando Hope nel senso stretto del termine, il giocatore avrà la possibilità di controllarne i movimenti e le azioni, bypassando il rigido sistema di sorveglianza dell’intera struttura e piegandolo sotto la sua volontà.
Appare chiaro infatti che il nostro alter-ego è un misterioso quanto dotato hacker, che infiltratosi senza problemi nel circuito chiuso delle telecamere interne, può controllarle senza alcun problema, spostandosi repentinamente da una all’altra per spiare i movimenti nemici e sfruttare tutti i “buchi” della vigilanza.

Grazie a questo sistema infatti, possiamo attivare e disattivare porte, sicurezza, armadietti e finanche allarmi antiuomo, favorendo la rocambolesca fuga di Hope; la quale però non si muoverà in autonomia, bensì controllata sempre dal giocatore, che deve quindi sdoppiarsi e alternare con estremo tempismo e precisione i controlli delle telecamere ai movimenti furtivi della ragazza.

Per fortuna gli oggetti con cui interagire saranno evidenziati e facilmente riconoscibili: il nostro alter-ego può gestire tutto attraverso la rete elettronica e con una semplice interazione può accedere ai dossier di tutti gli impiegati che lavorano nel governo, scovandone pregi e difetti, oppure informarsi (attraverso mail, ritagli di giornale o poster propagandistici) su quello che sta accadendo al di fuori della struttura di detenzione.

Ciò si  rivela particolarmente utile per il giocatore, che in modo indiretto può apprendere maggiori dettagli sulla trama di République, sul complesso mondo creato dagli sviluppatori, intuendo le mille sfaccettature chiaramente ispirate da capolavori del cinema contemporaneo e perché no, anche della fantascienza utopica del dopo-guerra (tra i primi, il già citato Orwell e Dick).

Il sistema di comandi, intuitivo e rapido sui dispositivi mobili e PC, risulta purtroppo non così immediato sul DualShock della PS4. Le levette analogiche non hanno infatti la stessa sensibilità e precisione delle nostre dita o di un mouse e ciò implica un maggior impiego di tempo nella comprensione del corretto utilizzo dell’interfaccia di gioco, spesso accompagnato da qualche involontario strafalcione che porta ad un prematuro game over.
La Omniview, capacità che ci consente di analizzare accuratamente l’ambiente attorno a noi, mette in pausa lo scorrere naturale del tempo, consentendo quindi di prendere le decisioni senza troppa fretta e ponderare bene i possibili movimenti di Hope.

Il sistema di comandi, intuitivo e rapido sui dispositivi mobili e PC, risulta purtroppo non così immediato sul DualShock della PS4

L’utilizzo forzato delle telecamere però, non è infinito, ed occorrerà passare del tempo fuori dal circuito per consentire un’adeguata ricarica delle batterie. In questi momenti si nota la grande dualità che permea l’intera produzione: da un lato la sicurezza di star dietro uno schermo, che come uno scudo ci protegge da qualsiasi pericolo evidenziato dal nostro esperto occhio cibernetico, dall’altra, nei panni di Hope, si sperimenta la paura di essere braccati e scoperti, il doversi affidare totalmente ad un misterioso salvatore virtuale che, come un dio dell’era digitale, calibra e prevede alla perfezione ogni nostra mossa.

Purtroppo i movimenti della protagonista non sono così precisi come si potrebbe immaginare, a causa anche delle anomale inquadrature (frutto della disposizione delle telecamere a circuito chiuso) che talvolta possono indurre in errore in giocatore. Inoltre, quando Hope supera una determinata zona ed esce fuori dal campo visivo,esso dovrà essere aggiornato manualmente, col rischio quindi di lasciare la ragazza in balia di qualche pericolo non previsto, anche se per pochi secondi.
Nel caso dovesse essere scoperta o i suoi passi dovessero attirare l’attenzione di qualche nemico, Hope può contare su alcuni ingegnosi nascondigli o in casi estremi, sull’utilizzo di alcune armi stordenti, come gli spray al peperoncino o i taser, che può facilmente sottrarre alle guardie o trovare in apposite casse.

Il bilanciamento della difficoltà è senza dubbio uno dei maggiori pregi della produzione, che nel corso dei cinque capitoli che compongono il gioco, ci mette costantemente alla prova, consentendoci di adoperare quanto di buono abbiamo appreso in passato.
Come ogni stealth-game che si rispetti, anche République non dev’essere preso sottogamba ed è indispensabile saper dosare le energie cibernetiche e le qualità di Hope, onde evitare di trovarsene sprovvisti nei momenti del bisogno.
Il rischio a cui si va incontro è infatti quello di ripetere fino allo stremo le stesse sessioni, proprio perché si tenta di procedere in un modo diretto, ignorando magari quella che è la vera natura del titolo.
Individuare i punti deboli della sorveglianza, imparare i percorsi delle guardie e saper sfruttare al meglio le svariate distrazioni presenti, sono tutti suggerimenti indispensabili per riuscire ad apprezzare appieno la produzione targata Camouflaj. Anche gli enigmi, presenti in discreta quantità soprattutto dopo il primo episodio, forniscono una buona dose di sfida ed occorre aguzzare l’ingegno più di una volta per sbloccare alcune situazioni particolarmente ostiche.

Anche dal punto di vista tecnico, République si difende piuttosto bene per essere un porting, nonostante non possa essere annoverato tra le sorprese visive del 2016.
I modelli poligonali dei protagonisti sono tutti ben definiti e ricchi di dettagli, apprezzabili soprattutto durante i dialoghi, grazie ai quali emerge tutta la qualità del doppiaggio (purtroppo solo in lingua inglese, così come i sottotitoli) supportata da un’ottima realizzazione della mimica facciale. In-game queste qualità tendono ed essere oscurate, sia per le atipiche inquadrature –sempre distanti dalla protagonista- sia per l’asetticità e la poca caratterizzazione degli ambienti, a cui va comunque il merito di risultare estranianti quanto occorre.

In conclusione…

République è uno dei quei giochi che escono una volta ogni 5 anni, se non di più. Un titolo dalla caratterizzazione forte, dalla narrazione immersiva e potente e dalla genuina volontà di sorprendere. Il successo ottenuto negli anni passati su diverse piattaforme è del tutto meritato e siamo sicuri arriverà anche su Playstation 4; peccato per una calibrazione non eccellente dei comandi di gioco (che purtroppo non trovano sul joypad il loro habitat naturale) che alla lunga pesa più di quanto si immagini e per alcuni momenti privi di mordente e leggermente stereotipati, che stridono con l’ottimo materiale restante.

I 5 capitoli che compongono l’opera sono tutti estremamente godibili e dotati di una longevità rispettabile (2 ore di media ognuno) che culminano in un finale tutt’altro che scontato. Gli amanti del gaming puramente stealth non potrebbero desiderare di meglio.

Voto: 8/10

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