Indie Soul – Episodio #8

Nuova puntata della rubrica di GameSoul dedicata ai giochi indie

Indie Soul – Episodio #8

Il mondo degli indie corre velocissimo e, per nostra immensa gioia e fortuna, sforna a ritmo regolare nuove perle con cui giocare. Se i tripla A rallentano, a causa di costi e tempi di sviluppo sempre più dilatati, altrettanto non accade a produzioni dai valori produttivi certamente più contenuti, ma ugualmente fertili di divertimento, generose di idee innovative, voglia di stupire e lasciare il segno.

Non è un caso, insomma, che questa rubrica si aggiorni con una certa regolarità e con un buon ritmo. Così, dopo lo scorso episodio, che potete recuperare a questo link, Indie Soul torna giusto in tempo per il Natale, con una nuova infornata di piccoli e grandi giochi che per un motivo o l’altro dovete assolutamente conoscere.

L’ottavo appuntamento, come gli altri di questa rubrica, si presenta con un terzetto piuttosto variegato. Apre le danze The Talos Principle 2, sequel del già ottimo puzzle game che qualche anno fa attirò giustamente su di sé le attenzioni del pubblico di appassionati. La trafila prosegue poi con Ultros, promettente metrodivania dallo stile psichedelico che abbiamo testato in anteprima, in vista dell’uscita prevista per il 13 febbraio del 2024. Infine, potrete leggere il nostro parere su Astral Ascent, roguelike di cui finora se n’è parlato fin troppo poco vista l’estrema qualità del gioco in questione.

Vi ricordiamo che questi giochi sono disponibili solo in digitale, ma che da GameStop potete acquistare credito per PlayStation Store, Nintendo eShop, Microsoft Store e Steam, in negozio e online.

Ora è tempo di scoprire questo terzetto di indie, con l’ottavo appuntamento di Indie Soul!


The Talos Principle 2

Catalogare un prodotto come “indie” o meno a volte è difficile, e se l’originale The Talos Principle poteva esser considerato tale quando uscì, questa etichetta sta davvero molto stretta a The Talos Principle 2, sebbene sia rimasto sotto l’ala di Devolver Digital. Inutile girarci attorno: il lavoro svolto da Croteam è qualcosa di mastodontico, sia in termini contenutistici che tecnici ed artistici.

Siamo il millesimo robot, New Jerusalem ha raggiunto l’obiettivo prefissato per rifondare una “nuova umanità” fatta di robot senzienti. Tuttavia  di punto in bianco compare Prometheus, che ci dice che esiste una megastruttura altrove, qualcosa che va assolutamente esplorato e studiato e per cui viene organizzata una spedizione di ricerca, di cui noi ovviamente faremo parte.
E’ questo l’incipit di The Talos Principle 2, che segue direttamente gli eventi del primo capitolo (pubblicato ormai quasi 10 anni fa), ma che come il primo e ancor di più di esso nasconde una profondità filosofica che va al di là della trama principale, al di là dei tantissimi puzzle che rappresentano il cuore dell’esperienza ludica.

Per quanto stavolta la narrazione sia decisamente più invadente, tra social network e dialoghi con gli altri robot, starà a voi scegliere come vivere questa fantastica avventura, concentrandovi quindi principalmente sui puzzle o andando alla ricerca di ogni dettaglio che possa permettervi di avere il quadro completo della situazione.

Nel nostro caso abbiamo seguito la trama principale, ma senza fossilizzarci troppo su di essa, dedicandoci quindi ai puzzle, che sono davvero tanti: attorno alla megastruttura ci sono infatti ben 12 aree, al cui interno di ognuna troveremo 8 stanze puzzle, ma anche altre 2 stanze extra (molto difficili) e due “puzzle ambientali” da scovare. Se la matematica non ci inganna, parliamo di circa 150 puzzle da risolvere (non per forza tutti alla prima run), un piatto ricchissimo per i fan del genere, soprattutto considerando il design degli stessi.

Rispetto al primo capitolo è stato fatto un netto passo in avanti sui puzzle, non solo a livello di quantità, ma anche aggiungendo nuove meccaniche e marchingegni, con nuovi oggetti che caratterizzano ogni area/isola. Passeremo dai vecchi jammer a strumenti che sfrutteranno la tecnologia RGB per cambiare il colore dei raggi, fino ad altri che ci permetteranno di teletrasportarci. La varietà di sicuro non manca e per quanto siano tanti, non abbiamo mai avuto una sensazione di ripetitività.

L’esperienza è godibile e (quasi) mai frustrante, anche se abbiamo trovato il livello di difficoltà un po’ altalenante in alcuni casi: vi capiterà di risolvere “facilmente” alcuni puzzle avanzati, e bloccarvi su altri che sulla carta dovrebbero essere più semplici.  Ma c’è una novità che ci aiuta in questo senso, i gettoni di Prometheus: li troveremo esplorando le isole in lungo e in largo (non ce ne sono molti), ma grazie ad uno di questi potrete mettere in standby un puzzle, procedendo intanto nell’avventura e magari tornando a recuperare il gettone successivamente, risolvendo però il puzzle ovviamente.

A livello tecnico lo step è evidente, non solo in termini puramente grafici, quanto architettonici: più di una volta siamo rimasti a bocca aperta davanti ad una delle tante strutture imponenti presenti nel mondo di gioco e, nonostante abbiamo optato per la modalità “performance”, per avere i 60 FPS granitici, possiamo affermare che The Talos Principle 2 è una vera e propria gioia per gli occhi. Lo abbiamo giocato su PS5, su una TV da 65 pollici ed in alcuni momenti ci siamo letteralmente sentiti parte di quel mondo, così alieno ma al contempo così umano.

Vista la mole di dialoghi e le tante digressioni filosofiche, ci spiace per la mancata localizzazione in italiano, che però anche nel primo capitolo fu aggiunta successivamente e su cui quindi nutriamo qualche speranza per il futuro. Tuttavia l’esperienza generale di The Talos Principle 2 resta fruibilissima e vi terrà incollati allo schermo fino alla fine anche se preferirete ignorare (quasi) del tutto la parte narrativa; non potrete prescindere del tutto da essa, anche perché le vostre scelte conteranno e porteranno a diversi finali.

Se avete amato il primo capitolo, ma anche altri giochi ispirati alle meccaniche di Portal, non dovreste lasciarvi sfuggire quest’opera d’arte capace di farvi riflettere non solo nella risoluzione dei puzzle, ma anche sul senso stesso dell’umanità.

Trovate The Talos Principle 2 su Steam, Epic Games Store, PS5 ed Xbox Series X/S. 


Ultros

Ultros sarà senza alcun dubbio un metroidvania bidimensionale divisivo, un’opera che farà innamorare all’istante un’ampia fetta di pubblico, disorientando ed alienandone un’altra. Del resto, succede sempre così con le produzioni che puntano su un art design estremamente caratteristico, nonché su una narrazione particolare, bizzarra, unica nel suo genere o quasi.

Nella prova concessaci in anteprima, lo ammettiamo, abbiamo capito pochissimo della suggestiva e affascinante trama che faceva da sfondo al nostro esplorare e battagliare contro creature aliene ora pacifiche, ora più inclini agli alterchi. Nei panni di una non meglio precisata guerriera aliena, ci siamo mossi, confusi e allo stesso tempo tremendamente eccitati, all’interno del carapace del Sarcophagus, una gigantesca stazione spaziale che fluttua nel vuoto dello spazio siderale. Un po’ Arca di Noé, un po’ incubatrice in cui si rifugiano e prosperano esotiche creature e piante accomunata da un cromatismo eccentrico, abbiamo mosso i primi passi senza conoscere il nostro scopo, l’obiettivo, il motivo per cui abbiamo iniziato a combattere, e spesso semplicemente attaccare senza motivo, gli esseri in cui ci siamo imbattuti esplorando.

Ultros ci ha messo pochi minuti per conquistarci completamente. I dialoghi con i pochi esseri senzienti incontrati nel nostro vagare hanno introdotto ora tematiche filosofiche, ora cosmogoniche, ampliando con poche frasi i confini narrativi di un gioco che proporrà sicuramente una lore intricata e per buona parte imperscrutabile. L’art design, coloratissimo, sgargiante, psichedelico, dipinge scenari trasbordanti di dettagli, di creature dalle fattezze curiose, di elementi che si confondono e si incastrano sullo sfondo. La colonna sonora concorre a creare un’atmosfera di ovattata solennità, quasi si fosse in procinto di distruggere e ricostruire l’intero cosmo a partire da un gigantesco utero meccanico che isola da tutto ciò che esiste all’esterno.

Poi, naturalmente, c’è anche il gameplay, che solo in un primo momento sembra accontentarsi di meccaniche derivative. L’eroina può saltare, scivolare, schivare, attaccare e contrattaccare prendendo bene il tempo. Sulle prime si scovano sentieri segreti, si procede muovendosi verso l’obiettivo segnato sulla mappa, ci si ritrova persino a sconfiggere una gigantesca mosca in una boss battle non particolarmente adrenalinica né sorprendente, a dirla tutta. C’è persino uno skill tree le cui tecniche possono essere apprese mangiando i resti dei nemici sconfitti, così da riempire delle barre di colore differente divise in base alle sostante nutritive ingerite. Sembra tutto molto vistoso, certo, ma tremendamente classico.

Poi, la vera magia del gameplay di Ultros si dischiude quasi all’improvviso: giunti in quello che è effettivamente l’utero meccanico protetto nei recessi del Sarcophagus, l’avventura si riavvia da capo. Apparentemente identica, eppure sostanzialmente differente da prima. Laddove lo skill tree si è quasi del tutto azzerato, preservando solo quelle tecniche su cui si è utilizzato un particolare oggetto, la mappa presenta specifiche modifiche. Nei luoghi in cui nel precedente loop avevamo piantato un seme, ora si ergono rigogliose piante che consentono il passaggio verso piattaforme prima inaccessibili. Porte poc’anzi sbarrate, ora consentono il passaggio. Zone inesplorate, svelano nuove sezioni della stazione spaziali, a loro volta ricche di segreti e oggetti da recuperare.

Ultros sarà disponibile dal 13 febbraio su Steam, Epic Games Store e PSN. La prova di circa tre ore concessaci ci ha completamente conquistato e convinti. Se tutto andrà bene, non si tratterà solo di un gioco suggestivo e dal comparto visivo d’impatto. Sarà un metroidvania certo classico, ma con una meccanica ludica, legata ai loop, che potrà far evolvere continuamente il level design. Attendiamo con estrema trepidazione l’uscita di questo promettente indie.


Astral Ascent

Astral Ascent arriva in coda a un 2023 in cui non sono certo mancati esponenti di livello nel genere roguelike (Wizard with a Gun e Risk of Rain Returns per citarne un paio), riuscendo a proporre un’esperienza che per visione e qualità va a rimettere in discussione tanti dogmi del genere. Il tutto con semplicità.

Partiamo dalle basi, però: in Astral Ascent impersoniamo Ayla, una dei prigionieri del misterioso Giardino intenta a trovare una via di fuga. Già, perché pur essendo il nome rassicurante, questo luogo accoglie numerose entità ormai rassegnate a vivere richiuse fino alla fine dei loro giorni, come ultimi sopravvissuti di mondi distrutti dal Maestro.

Ed è proprio la caccia al Maestro l’innesco degli eventi, che ci vedrà affrontare 12 potentissimi guardiani chiamati Zodiaco. Questi boss dalle abilità formidabili saranno l’ostacolo attraverso cui passare prima della sfida finale, e rappresenteranno il necessario skill-check per prepararci a quello che ci attende.

Fin qui, nulla di tremendamente diverso dal consueto. Ed è proprio questa la forza di Astral Ascent: il titolo di Hibernian Workshop è essenza pura di roguelite, che non reinventa il modello e va invece a rifinire al limite alcuni degli aspetti fondamentali del genere.

Si parte da un eccellente utilizzo della pixel art, che riproduce ambienti a scorrimento laterale in modo leggibile e funzionale (con tanto di opzione per attivare i contorni degli sprite, utile ad aumentare la visibilità) e scoppia poi di personalità negli hub o nei livelli di transizione. I personaggi raccolti dai diversi mondi variano non solo per estetica, ma anche per natura, e si passa dalle piccole creature agli umani con la stessa facilità con cui ci troviamo a parlare con un licantropo o una gigantesca testuggine che occupa tutto lo schermo. Prendere confidenza con l’immaginario è già un’esperienza valida in sé, in particolare per quanti i vari comprimari risultino estremamente accattivanti.

In gioco tutto sembra funzionare come un orologio: ci si tuffa nella classica sequenza di livelli da affrontare, scegliendo ogni volta alla fine degli stessi tra due diverse destinazioni, per arrivare a una delle spettacolari boss fight. Il gameplay flow è strepitosamente conciso: i livelli si dividono tra combattimenti ed esplorazioni, ognuno con difficoltà e ricompense diverse, e risultano abbastanza contenuti. 

Questa compattezza è perfetta per il sistema di gioco proposto, che fa della velocità e della reattività i suoi cardini, anche nel movimento in esplorazione. La grande enfasi riposta in  schivate e doppi salti, con la possibilità di recuperare il salto in aria colpendo un nemico o oggetto ugualmente funzionale, permette di avere tra le mani un gioco frizzante e divertente fin da subito.

Il sistema di acquisizione delle skill è ovviamente randomico, ma permette di ottenere in fretta un set di mosse piuttosto vario il cui unico vincolo è la rigida sequenzialità (l’ordine è personalizzabile). Ogni abilità può essere potenziata con dei perk specifici (fino a quattro) e vanno a completare le skill naturali del personaggio per offrire in breve una sensazione di potenza niente male. In Astral Ascent non si scherza, non si perde tempo e si cresce per statistiche e abilità in modo tangibile, con un ritmo invidiabile per tantissime altre produzioni.

In battaglia si può affrontare ogni sfida con la consapevolezza di avere (quasi) sempre tutti gli strumenti utili a superare le avversità, anche contro tanti nemici. Gli alert visivi sono chiari e mai troppo invadenti e non c’è nulla che non si possa gestire con un po’ di studio dei pattern. Le sconfitte si accettano, le vittorie si godono e tutto contribuisce a creare il cammino per completare la propria storia e aprire, come lecito aspettarsi, la strada a run sempre più complesse e appassionanti. Astral Ascent non è solo bellissimo, ma è anche il maestro della concretezza in salsa roguelite.

Potete acquistarlo su PSN, Steam, GOG e sullo shop online di Nintendo Switch.


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