Dead or Alive 6 – Recensione

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Sensualità sul ring

Dead or Alive 6
Dead or Alive 6 – Recensione

Dead or Alive 6 è in nuovo avvincente picchiaduro dei ragazzi di Team Ninja. Tra gli altri combattenti degni di nota si ritrova il diciottesimo maestro del clan Mugen Tenshin, Hayate e i vincitori dei tornei di DEAD OR ALIVE (DOA): Kasumi del clan Mugen Tenshin, il ninja definitivo, Ryu Hayabusa, il presentatore sempre divertente, Zack e il vincitore dell’ultimo torneo, l'anima rovente Jann Lee.

Data di Uscita:Genere:PEGI:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:

A dispetto dell’enorme potenziale capace di offrire non solo scontri all’ultimo pollice ma spettacoli mozzafiato da guardare per i fan, Dead or Alive non ha mai voluto spingersi troppo oltre rimanendo nell’amnio sicuro fanservice e di una sua formula consolidata. Questa volta però sarà diverso. Il 2019 vuole essere l’anno in cui Dead or Alive 6 ripaga gli sviluppatori degli sforzi trasformando il franchise in un concorrente dei pesi massimi sul palcoscenico mondiale degli eSport – questo senza scordare chi preferisce la tranquillità di casa al caos di un’arena.

Anzitutto, la componente sensuale è stata ridotta ma non certo eliminata, ce n’è più che abbastanza per ritenervi soddisfatti – ad esempio Nyotengu e il suo costume simil Catwoman vi conquisteranno a suon di fusa. Tuttavia molti altri personaggi sono stati uniformati al loro ruolo, con outfit che lasciano più spazio all’immaginazione. Kasumi ad esempio indossa la sua divisa ninja al completo, che ne rimarca lo status e al tempo stesso risulta più calzante di una semplice magliettina. Sono abiti che sembrano adattarsi meglio ai personaggi questa volta, ma ce ne sono comunque alcuni che puntano molto sull’eccentrico, come la wrestler Tina che non delude le aspettative.

Al di là di questo, due parole sugli stage, che mantengono quella vena di follia infusa dal quinto capitolo e dalla sua interattività: dalla nave pirata con il tentacolo di un kraken (senza alcun doppio significato) a un’arena in stile Jurassic Park dove rompere l’uovo sbagliato porta alle ire dello pterodattilo di turno, è tutto incredibilmente ridicolo. Ma non sarebbe Dead or Alive se non avessimo momenti come questi. A questi fanno però da contraltare stage più con i piedi per terra e ben curati. Ce n’è uno che ritrae i bassifondi cittadini, dove potete scaraventare gli avversari contro diversi oggetti e persino la folla attorno a voi, che provvederà a rimandarveli indietro consentendovi un leggero vantaggio. Anche il ring del wrestling è spettacolare e si pone come il rinnovamento dello stage di un precedente capitolo, completo di corde elettrificate e luci lampeggianti. Folle, divertente e ricco di possibilità, soprattutto quando dovete mostrare le vostre combo migliori a una folla in visibilio che chiama a gran voce (si fa per dire) il vostro nome.

Passiamo ora ai controlli, che sono semplicemente fantastici: i comandi tradizionali del gioco sono tornati in azione, accompagnati da alcune funzionalità inedite per la serie e atte a rendere il gioco più accessibile per i nuovi arrivati. Novità assoluta è il pulsante “Speciale”, che più di tutti incarna il concetto di accessibilità: sebbene sia infatti complesso e ricco di sfumature, Yohei Shimbori e il suo team hanno pensato a come rendere possibile giocare Dead or Alive 6 solo con l’eventuale pressione di un tasto. Da qui l’introduzione del comando “Speciale”, grazie al quale si può eseguire un “Assalto Fatale”: si tratta di un potente colpo alto che può infliggere all’avversario uno Stordimento Fatale e può essere esteso fino a quattro colpi, al termine dei quali l’avversario verrà scaraventato indietro. Indubbio che il primo pensiero di molti possa non essere positivo a riguardo, perché tutto in questa implementazione sembra suggerire un abuso del button mashing: bisogna però ricordare che fra controprese, contrattacchi e prese devastanti, tutto in Dead or Alive 6 può essere bloccato per reagire e rendere tutto indietro con gli interessi.

La componente sensuale è stata ridotta ma non certo eliminata

Lo “Speciale” è però legato a doppio filo anche a un’altra meccanica, l’Indicatore di Devastazione: anche questa inedita, porta nel gioco la gestione delle barre energia e apre le porte a nuove tecniche sia offensive sia difensive. In particolare è possibile consumare l’intero indicatore per per eseguire una super mossa, Colpo Devastante, che come suggerisce il nome supera tutte le difese avversarie per mettere a segno una presa unica per ciascun personaggio e scrupolosamente animata. Esistono poi altri utilizzi dell’Indicatore di Devastazione, a volte difensivi per aiutarvi a uscire da una difficile situazione mentre altri utili ad aggiungere quel tocco in più alle combo.

La modalità Storia è quella predominante nel menu principale assieme a “Missioni DOA”, ma non possiamo dire di esserne soddisfatti: il sesto capitolo mutua da Dead or Alive 5 la struttura narrativa interconnessa, con un filone principale che si sblocca mano a mano completandone i capitoli e le singole sottotrame alle quali invece si accede in maniera più casuale – non per forza portando avanti la storia del personaggio scelto. Questo crea una certa confusione nel capire il susseguirsi degli eventi, per quanto la maggior parte siano marginali rispetto alla storia principale e più legati al filone del torneo DOA, creando piuttosto una disconnessione che porta la narrazione a essere poco chiara e nel complesso priva di mordente.

Vuoi per una sessualizzazione che ancora in parte influenza la credibilità dei personaggi femminili persino nelle situazioni più drammatiche, vuoi per una trama che pur introducendo la figura di NiCO non riesce mai a decollare, qualunque cosa il gioco volesse raccontare non ci è riuscito. Lo diciamo consapevoli che la storia in un picchiaduro è un elemento molto marginale, ma in altri casi Dead or Alive era riuscito a portare su schermo un risultato discreto, ed essendo in ogni caso presente va analizzato come tale. Senza pretendere narrazioni impegnate, ci saremmo comunque aspettati qualcosa di meno frammentato: l’idea dei molteplici punti di vista è buona ma poteva essere sviluppata meglio.

Diversa invece la situazione quando si parla di “Missioni DOA”, l’inedito contenuto single player strettamente collegato all’ottenimento dei costumi aggiuntivi per ciascun personaggio. La sua struttura è molto semplice e, proprio per questo, efficace: bisogna aiutare NiCO a riparare un simulatore di lotta virtuale attraverso un lungo percorso di missioni, ciascuna delle quali con tre diversi obiettivi da soddisfare che – se completati – elargiranno una cospicua quantità di “punti costume”, come dice il nome stesso necessari a sbloccare un determinato oggetto prima di acquistarlo con la valuta in game.

“Missioni DOA” crea il perfetto equilibrio tra divertimento, apprendimento e guadagno

Più si procede, più le richieste si fanno complesse ed è a questo punto che emerge l’altro aspetto di questa modalità: opera infatti come un eccellente tutorial per insegnarci sia le basi sia le tecniche più complesse da mettere in pratica, poiché di molti obiettivi possiamo vedere un tutorial per capire come soddisfare la richiesta. Questo succede anche se non doveste riuscire a ottenerne uno (o più di uno), anziché ritornare alla schermata delle missioni potete scegliere di farvi aiutare e poi riprovare; non preoccupatevi degli obiettivi già risolti, verranno registrati in memoria. In breve siamo di fronte a un contenuto elargito a piccole dosi, utile a sbloccare i vari contenuti extra e al contempo utile per imparare i fondamentali e non solo. Koei Tecmo ha creato la ricetta perfetta per bilanciare divertimento, apprendimento e guadagno.

Ci sono anche altre modalità, soprattutto single player poiché per quanto riguarda l’online è necessario aspettare la patch D1 che ne sbloccherà i contenuti, e già solo queste concorrono a rendere Dead or Alive 6 un gioco meritevole del vostro tempo. Non è ancora chiaro quali saranno i piani a lungo termine parlando di DLC, che sappiamo vedranno l’introduzione di Mai Shiranui da Fatal Fury 2 e diversi personaggi dal brand The King of Fighters XIV, ma già così c’è molto per cui divertirsi e sfidare se stessi.

Dead or Alive 6 sembra essere un gioco che si rivolge a tutti i tipi di giocatori più di quanto abbiano fatto i suoi predecessori. La sensualità è ancora una sua componente fondamentale ma non più così predominante, assieme al dovuto livello di assurdità che la serie da sempre affianca a una trama di fondo più articolata, e al contempo Team Ninja si è impegnato per restituire al giocatore un’esperienza che sia tanto hardcore quanto accessibile. È uno di quei giochi nei quali chiunque si può buttare per passare una giornata all’insegna delle botte da orbi, approfittandone per diventare sempre più bravi: dopotutto è la pratica a rendere perfetti e Dead or Alive 6 ha molto da offrire.

Conclusioni

Dead or Alive 6 è un gioco che senza reinventare alcuna ruota si rinnova dandoci esattamente quello di cui sentivamo il bisogno: un sistema di combattimento ancora sviluppato attorno al suo aspetto prettamente tecnico e ragionato ma aperto anche a una strategia più di pancia che di testa, perfetta per accogliere nuovi giocatori. Ricco dal punto di vista del single player, spicca soprattutto per le “Missioni DOA” che creano il perfetto equilibrio tra divertimento, apprendimento e guadagno, garantendo diverse ore di gioco in aggiunta alla trama principale. Quest’ultima soffre purtroppo di un’impostazione fin troppo dispersiva e uno svolgimento sottotono che va a intaccare la valutazione finale, pur con la consapevolezza che nei picchiaduro la trama ricopre un ruolo marginale. Il comparto online per ora si riduce a dei semplici scontri 1vs1 perciò rimaniamo in attesa della patch per aggiornarvi a riguardo.

Good

  • Tecnico ma accessibile anche ai neofiti
  • Meccaniche di combattimento rifinite
  • "Missioni DOA" è una graditissima novità
  • Molti contenuti estetici e non da sbloccare
  • Il fanservice nei costumi è stato ridotto...

Bad

  • ... ma le taglie e la fisica del seno sono spesso di troppo
  • Trama inconcludente e confusionaria
8

Imperdibile

Cresciuta negli anni ’90 con un Game Boy e un Nintendo 64, è poi diventata ancora bambina un’adepta Sony a tempo pieno, ma appena può si dedica anche ad altre console.

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