Popcorn Time: Annabelle

Popcorn Time: Annabelle

Era il 1988 ed il sottoscritto non era nemmeno al mondo quando Child’s Play invase gli schermoni cinematografici internazionali portando con sé un’ondata di critiche, apprezzamenti e – soprattutto – sangue. Se il titolo inglese non vi dice nulla posso aiutarvi citando quello italiano: La Bambola Assassina. Proprio così, sto parlando del capostipite che diede inizio alla prolifica, trasheggiante saga con protagonista Chucky, un vero e proprio cult senza tempo il cui ultimo capitolo risale ad appena un annetto fa, se non sbaglio (La Maledizione di Chucky).
Cosa c’entra il sadico bambolotto con la recensione di oggi? Direi molto, forse troppo: Annabelle, per la regia di John R. Leonetti, è un film horror che vede come protagonista assoluta proprio una grande, brutta e cattiva bambola.
La “cara” Annabelle compare per la prima volta in The Conjuring, film datato 2013 che è senza dubbio riuscito a radunare un discreto manipolo di fan grazie ad un impianto scenografico da urlo e fortemente improntato sulla spettacolarizzazione dell’orrore. Si potrebbe dire – quindi – che le premesse (pur non solidissime) per realizzare un prodotto interessante c’erano.
Sono state sfruttate al meglio? Beh… no, e vediamo perché.

La storia è delle più banali, in perfetto stile “unisci i puntini” e senza deviazioni ispirate, nemmeno brevi. Una “perfetta” coppia di sposini (la moglie è incinta) si trova per le mani l’ennesima bambola della già nutrita collezione domestica… ma questa è  diversa, c’è decisamente qualcosa che non va nel suo sguardo vitreo, e i due non tarderanno a scoprirlo nel solito climax di urla e colpi di cassa.
Purtroppo – signori – non c’è altro. Dietro allo sfilare delle sequenze (nemmeno una davvero coinvolgente o spaventosa) non si nasconde un demone infernale ma il Nulla Cosmico, o la noia se preferite. La maledizione peggiore per una pellicola è non colmare il vuoto tra lo schermo e lo spettatore, e in questo caso è un abisso. Non c’è un messaggio, un’intenzione di fondo, un motivo, un’estetica particolare, persino la soundtrack non ha frecce al proprio arco, e per un horror è una carenza imperdonabile.
Peccato, occasione sprecata di rappresentare degnamente Halloween nei multisala.

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A noi ricorda…

 Condemned: ho cercato nella memoria un titolo capace di regalare un reale senso di angoscia ed oppressione (oltre che genuino terrore, ovvio) ed ho trovato questo. I due capitoli della serie sono nettamente superiori al film recensito oggi, è giusto specificarlo, ma ci sono parecchi punti in comune: uno degli scenari del gioco, tra l’altro, era proprio una fabbrica di bambole abbandonata e sinistra come pochi altri luoghi al mondo… virtuali e non!

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L’appuntamento è per venerdì prossimo con un’altra novità di questo autunno 2014… stay tuned!

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