Yakuza Kiwami – Recensione

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Il Dragone e la Carpa

Yakuza Kiwami
Yakuza Kiwami – Recensione

Sono passati 12 lunghi anni da quando il leggendario Kazuma Kiryu, il Dragone di Dojima, ha fatto il suo debutto su PlayStation 2 in Yakuza, ma è tempo di ritornare dove tutto è cominciato. Yakuza Kiwami è "ricostruito da zero" con nuovi asset in HD, con la voce giapponese del cast originale ri-registrata e molto altro. Il titolo è ottimizzato per PlayStation 4 garantendo 1080p/60fps.

Data di Uscita:Genere:PEGI:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:

Yakuza Kiwami arriva dopo l’uscita ad inizio anno di Yakuza 0, e non lo fa solo in quanto a tempistiche, ma anche cronologicamente all’interno della gigantesca trama imbastita su Kazuma Kiryu e sulla sua ascesa nella Yakuza di Tokyo in tutti questi anni, e nei 6 capitoli principali che ad oggi ne costituiscono il fulcro principale.

Yakuza Kiwami è però, rispetto allo 0 e alla sua volontà di raccontare qualcosa di nuovo all’interno della narrazione, un remake a tutti gli effetti: si tratta infatti del primo storico capitolo uscito su Playstation 2, che viene messo “sotto i ferri” e trasformato dallo stesso engine che muove il capitolo 0, con una serie di significative novità che migliorano l’esperienza, ridando vita ad un titolo altrimenti soggetto all’inesorabile scorrere del tempo. Dopo essere rimasti estasiati da Yakuza 0, ci siamo quindi gettati a capofitto nella Kamurocho degli anni 2000, molti anni dopo la prima avventura di Kiryu e Goro: e molte cose sono cambiate.

Come ogni storia criminale che si rispetti, Yakuza Kiwami parte subito in quarta, con un susseguirsi di eventi nel prologo che danno il via ad un intreccio estremamente violento e inaspettato. La Kamurocho del nuovo millennio è diversa da quella degli anni ’80, e lo stesso si può dire per Kiryu, Goro e per alcune figure chiave nella vita del nostro protagonista. Stavolta è lui, Kiryu, l’assoluto protagonista della vicenda. In un susseguirsi di 13 capitoli, il destino della famiglia Kazama e dei clan più importanti della criminalità locale verranno decisi: l’avventura di Kiryu è, a conti fatti, un vero e proprio sequel di quanto visto nel capitolo 0; nonostante sia il primo capitolo concepito in origine, in Yakuza Kiwami sono state aggiunte cutscene per un totale di 30 minuti inediti, che vanno ad arricchirne il legame con la precedente avventura, aggiungendo spessore e chiavi di lettura più determinanti rispetto al passato.

Yakuza Kiwami è ancora una volta un titolo intenso, violento ed estremamente cinematografico

Fin dall’inizio infatti abbiamo trovato una potenza narrativa, nell’aver vissuto Yakuza 0 e poi Kiwami, sia nel destino di alcuni personaggi che nell’evoluzione di altri, in un faccia a faccia che nel corso dell’avventura regala un pathos ed un’intensità senza pari. Yakuza Kiwami è ancora una volta un titolo intenso, violento ed estremamente cinematografico, con una scrittura sempre all’altezza, nonostante un gusto prepotentemente giapponese e, in generale, un’atmosfera che nessun altro titolo è riuscito a regalarci.

Non possiamo, ovviamente, scendere nel dettaglio (causa spoiler), ma Yakuza Kiwami si pone ancora una volta come il perfetto punto di partenza dove iniziare ad avvicinarsi alla figura del dragone Kiryu, e agli intrecci che volente o nolente si pongono da sfondo alla sua vita di criminale, tra la sete di vendetta e la nobiltà d’animo di un uomo che nonostante tutto ha i piedi ben saldi su una morale, e un’etica ben precisa. Chi ha giocato Yakuza 0 troverà un’intensità ed un pathos maggiori, ma in ogni caso questa “prima” avventura in solitaria di Kiryu vale la pena di essere vissuta in tutta la sua interezza. Ecco, forse proprio rispetto al capitolo 0 si avverte una generale “semplicità” della narrazione, che a tratti risulta più diluita in avvenimenti a volte marginali e meno stratificata, non avendo ovviamente un intreccio basato su due personaggi differenti. Due misteriose donne, una bambina e il tradimento di un uomo ormai cambiato sono comunque ingredienti sufficienti a rendere Yakuza Kiwami un’esperienza narrativamente appagante.

Yakuza Kiwami recensione

A livello di gameplay, siamo di fronte a qualcosa di già noto, in quanto Yakuza Kiwami resta un brawler con tutti i crismi del caso: si picchia gente in giro per la mappa o in eventi scriptati, collegando attacchi leggeri e pesanti in combo devastanti, magari usando oggetti della mappa come armi improvvisate per infliggere devastanti colpi finali. Sono ben quattro gli stili di combattimento, ognuno adattabile alla situazione, dallo stile pesante e violento da “Bestia” o quello veloce e rapido di “Rush”, le possibilità offerte dal sistema di combattimento sono anche questa volta molteplici, sebbene il titolo non faccia della complessità del sistema di combattimento uno dei suoi motivi di vanto.

C’è tanto, tantissimo da vivere in Yakuza Kiwami rispetto a quello che ci è dato raccontarvi

Eppure, con un sistema di esperienza piuttosto semplice, sarà possibile spendere i punti ottenuti combattendo o sfidando particolari “boss di fine livello” in dei ricchi alberi di abilità, per migliorare le abilità fisiche, spirituali e di combattimento di Kiryu. Una delle novità introdotte in Yakuza Kiwami è la possibilità di ottenere l’arte di combattimento “perduta” di Kiryu, quella del Dragone. Come? Semplicemente sfidando il leggendario e folle Goro Majima, che nelle nostre traversate per Kamurocho apparirà in vesti e modi sempre diversi per mettere alla prova la nostra determinazione e capacità di combattimento.

“Majima Everywhere”, ribattezzato in questo modo bizzarro, è solo una delle attività secondarie che potranno tenere impegnato il nostro Kiryu tra una missione e l’altra: le attività a Kamurocho sono tantissime, e spaziano dai combattimenti clandestini, alle gare di macchinine o a cose più inusuali come le host che potranno “intrattenerci” in modi diversi. Inutile dire che tanto del fascino di un titolo come Yakuza Kiwami risiede non solo nella sua narrazione principale, ma anche nelle varie sotto-trame degli individui che popolano le strade illuminate e appariscenti di Kamurocho. C’è chi truffa il nostro Kiryu attribuendogli debiti inesistenti, o una prosperosa ragazza che dopo qualche drink di troppo gli ruberà tutti i soldi. C’è tanto, tantissimo da vivere in Yakuza Kiwami rispetto a quello che ci è dato raccontarvi o che abbiamo avuto modo di vivere noi stessi, e il fascino della serie Sega sta proprio lì.

Conclusioni

Yakuza Kiwami è un gran titolo, e aver ricevuto in Europa una versione ritoccata e rivista è l’ennesima occasione dopo Yakuza 0 per avvicinarsi a questa grande saga. Il lavoro di Sega in termini di rimasterizzazione è fenomenale: lo Yakuza originale è stato completamente ricostruito sull’engine del prequel, che nonostante non sia il top dell’avanguardia tecnologica regala una presentazione visiva notevole, soprattutto nelle cutscene. Ma la miglioria grafica giova soprattutto alla giocabilità, con i suoi 1080p e 60fps fissi, l’azione al cardiopalma e le botte da orbi per le strade di Kamurocho hanno un sapore tutto nuovo, c’è chi direbbe “moderno”, probabilmente.

Ma per le strade di Kamurocho si respira anche una narrazione accattivante e intensa, ancora una volta con Kiryu e la famiglia Kazama come protagonista: è una racconto estremamente personale stavolta, a dispetto delle apparenze, il passato e il futuro del nostro Kiryu si scontrano e gli esiti sono tutt’altro che certi. Yakuza Kiwami conferma quindi la serie come la perfetta unione tra un “picchiaduro” e il fine ultimo di raccontare una storia cruda, reale e che riesca ad attrarre il giocatore a sé con un fascino assolutamente unico. Poco male per qualche inciampo di ritmo in alcuni capitoli e per una generale ripetitività di fondo: Yakuza Kiwami merita la vostra attenzione.

Good

  • Yakuza 0 si inserisce perfettamente nella narrazione di Kiwami
  • Violento, intenso e cinematografico
  • Kamurocho regala sempre tante attività
  • Una nuova veste grafica

Bad

  • La narrazione principale è spesso diluita in eventi "secondari"
  • Più lineare e ripetitivo del prequel
8.5

Imperdibile

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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