Popcorn Time: Un Milione di Modi per Morire nel West

Popcorn Time: Un Milione di Modi per Morire nel West

C’era una volta il West, come ci insegnò qualche annetto fa (1968) Mr. Sergio Leone.
Durante gli ultimi decenni ci siamo sorbiti ogni genere di cocktail a base di polvere, sparatorie e tradimenti: per la maggior parte filmetti senz’anima, e le eccezioni sono davvero (troppo) poche. Già, perché il western non è rimasto un fenomeno italiano anni ’60/’70 ma ha continuato a “reincarnarsi” sotto ogni forma e dimensione. Dalla fantascienza trasheggiante di Cowboys & Aliens alla geniale ironia di Django, passando per Open Range, Rango e chi più ne ha più ne metta, il genere è tutt’altro che morto.
Eccoci giunti agli sgoccioli del 2014, quando Seth MacFarlane propone al pubblico mondiale il suo A Million Ways to Die in the West. Per essere precisi, il film è nelle sale italiane dal 16 Ottobre.
Ora, per chi non lo sapesse il signor MacFarlane è il creatore della pluripremiata, apprezzatissima, politicamente scorretta epopea de I Griffin, nonché del (contestato, dal sottoscritto in primis) instant-cult Ted.

La sua ultima fatica è ambientata proprio nell’universo degli assalti a cavallo e dei revolver dalle dimensioni improbabili.
La storia che ci racconta procede su binari abbastanza classici, abbiamo la dama di turno, uno sfigatissimo eroe che divide il proprio tempo tra pecore e… ancora pecore, che si innamora della suddetta dama, ed infine un bandito senza scrupoli e senza pietà che non ne vuol saperne di lasciarla cadere tra le braccia di una tale nullità.
Nel cast spiccano volti non esattamente sconosciuti: Charlize Theron, Liam Neeson, Amanda Seyfried, Neil Patrick Harris. L’intenzione è chiarissima, creare un fenomeno simil-Ted con cui strappare qualche risata ad un pubblico poco esigente… non la più nobile delle intenzioni in campo cinematografico, ma il risultato poteva comunque risultare apprezzabile, se non buono. “Poteva” è la parola chiave.
Non è facile giudicare cosa possa o non possa far divertire una persona, quindi non mi dilungherò nello spiegare perché ho trovato abbastanza noiose le gag disseminate qua e là nella pellicola, dirò solo che qualcosina in più MacFarlane la poteva ricavare a livello di script, di sceneggiatura. D’accordo, non uscirete dalla sala piangendo dalla disperazione, ma anni e anni di amore per il grande schermo mi hanno insegnato che una commedia – seppur volutamente demenziale – non deve per forza sfiorare livelli imbarazzanti di pochezza. Basti pensare ai capolavori di Mel Brooks, a Jim Abrahams, David Zucker (L’Aereo più Pazzo del Mondo, Una Pallottola Spuntata) e molti altri esempi cult.
Una mezza (abbondante) delusione, diciamo.

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A noi ricorda…

 Gun: le intenzione del videogame siglato Namco non sono esattamente le stesse del film recensito oggi, anzi, l’atmosfera che si respira aggirandosi per sentieri e cittadine in Gun è tutt’altro che comica… ma a livello estetico le somiglianze sono parecchie, e se vi piacciono le storie ambientate nel vecchio West, beh, è il gioco che fa per voi! Veloce, divertente, assai più profondo di quanto possa sembrare, se riuscite a recuperarlo non sarà difficile dedicargli qualche ora, parola mia.

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Appuntamento alla prossima, con la recensione de I Guardiani della Galassia!

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