15 Dic 2020

Doom: Eternal – Recensione Nintendo Switch

È incredibile come certi team riescano a rinnovare ed attualizzare i loro capolavori del passato, risultando freschi e credibili anche dopo quasi tre decenni dalla loro uscita originale. Sia chiaro, non riesce a tutti, e quando le cose vanno per il verso storto, il tonfo è ancor più fragoroso. Ma il caso id Software e Doom è l’eccezione che conferma la regola, ed è il più brillante esempio non solo di come vada riesumata una IP, ma anche di come la si possa ringiovanire senza necessariamente snaturarla. Il reboot del 2016 (chiamato semplicemente “Doom) ci ha dimostrato che dello sparatutto più satanico della storia ce n’era ancora tanto bisogno, mentre con Doom: Eternal, uscito quest’anno e candidato non solo a shooter del 2020, ma per molti anche GOTY a tutto tondo, le cose sono andate ancora meglio.

Il team ha infatti stravolto la formula, mantenendone comunque intatta la natura frenetica e veloce, ma aggiungendo una peculiare anima platform che ha reso l’incredibile level design un vero e proprio co-protagonista, un compagno di ballo imprescindibile in un valzer della morte da manuale. Il risultato è un’opera monumentale, che abbiamo premiato con un 9.3 nella nostra recensione (a cura della nostra Alessandra Borgonovo), bella tanto su PS4, quanto sull’ancor più incredibile, dal punto di vista tecnico, versione PC.

Lava infernale a bassa risoluzione, ma ad alto tasso di adrenalina

Perché siamo tornati a parlarvene dopo più di 8 mesi? Semplice: perché come con il predecessore, anche questo ottimo sequel sceglie la strada della multipiattaforma, arrivando non solo su PS4, Xbox One e PC, ma anche su Nintendo Switch, con un porting che ancora una volta porta con sé i suoi indubbi compromessi, ma anche dei vantaggi niente male. In cabina di regia ci sono sempre loro, i ragazzi di Panic Button Games, ormai una vera e propria garanzia quando c’è da portare titoli impegnativi su una console indubbiamente meno performante rispetto alla concorrenza.

Partiamo con le buone notizie. Per quanto riguarda la trama e il gameplay vi reindirizziamo alla recensione originale, in quanto davanti vi troverete lo stesso tipo di esperienza, senza se e senza ma, ed è già di per sé un trionfo, vista la mole contenutistica, la dimensione generosa dei livelli e la massa informe di demoni che vi si pareranno davanti. Da quel punto di vista, insomma, se lo avete già giocato non noterete differenze, mentre se è la prima volta che vi ci avvicinate, sappiate che non vi mancherà davvero nulla. Stessa adrenalina, stessa quantità di sangue e segreti, stessi demoni interdimensionali da rispedire al mittente.

I demoni saranno spietati come sulle altre piattaforme, tranquilli

Lo stesso vale sia in single player che nella peculiare Battlemode, modalità multiplayer asimmetrica che ci vede interpretare a targhe alterne il DOOM Slayer e demoni, in base allo schieramento a cui verremo assegnati. Il matchmaking, al momento di scrivere, è discretamente rapido, mentre per il netcode non abbiamo riscontrato problemi di sorta: è solido quanto basta per estendere la già ottima longevità offerta dalla ricchissima campagna.

Tornando alle performance pure e semplici, il frame-rate si ferma a 30 FPS, che sono solidissimi in-game, lievemente meno nelle cutscene (che sono peraltro rovinate da delle fastidiose bande nere assenti nelle altre versioni), e misteriosamente sono le clip del tutorial a essere quelle più penalizzate, con vistosi zoppicamenti (ma appunto, limitati alle prime ore di gioco). Il motion blur qui è totalmente assente rispetto al porting del predecessore, e se il risultato finale è meno fluido a vedersi, la stabilità che Doom: Eternal mantiene su Switch riesce comunque a restituire egregiamente il feeling e il ritmo vorticosi di quanto visto su console e PC. Discreti anche alcuni effetti particellari e riflessi, nonostante l’illuminazione sia stata palesemente tarata al ribasso, quasi a voler nascondere i non pochi compromessi grafici a cui il team è dovuto scendere.

Inutile negarlo, scordatevi scorci suggestivi

Quello maggiore riguarda la risoluzione, che è ridotta al minimo: una mossa quasi necessaria per poter far girare un gioco del genere sulla console ibrida di Nintendo. Sia docked che handheld non supera i 720p e anzi, in alcuni frangenti arriva persino a scendere, una soluzione che si traduce in contorni poco nitidi e texture slavate che rendono l’impatto visivo davvero povero e poco entusiasmante. Dovendo mantenere un certo livello di performance, alla luce del genere di riferimento e dell’essenza frenetica del titolo, la scelta di Panic Button è sofferta e richiede ai giocatori di scendere a patti con un comparto grafico non così gradevole, che rinuncia a dettagli e finezze grafiche nel nome della giocabilità. Segnaliamo però che sul nostro TV 4K, complice forse l’upscale del televisore, l’impatto è stranamente più piacevole rispetto al monitor 1080p da cui lo abbiamo testato.

Il risultato è bello da giocare, anche in handeld, ma meno da vedere

Lato comandi, la scelta migliore resta per forza di cose il Pro Controller, con i Joy-Con che richiedono sempre non poco tempo e sforzo per prendere dimestichezza, soprattutto in un titolo veloce e frenetico come Doom: Eternal. Abbiamo comunque apprezzata e non poco la possibilità di mirare con il giroscopio, una valida aggiunta quando la situazione richiede maggior precisione (soprattutto con le mod che aggiungono il mirino di precisione alle armi).

Conclusioni

Altro giro, altra corsa, altro porting che, in cambio di compromessi grafici, permette di poter portare sempre con sé un gioiello del gaming. Doom: Eternal è uno dei migliori shooter degli ultimi anni e poterlo giocare ovunque, in mobilità, o semplicemente su una console in più (che per qualcuno è l’unica) è una comodità non indifferente.

Soppesando estetica e performance, il team ha aggirato i limiti tecnici di Nintendo Switch prediligendo la stabilità del frame-rate (30 fps solidissimi) e l’integrità di contenuti, meccaniche e maestoso level design, a scapito di una risoluzione dinamica che va dai 720p in giù, con una definizione generale bassa e texture di scarsa qualità. Il risultato è bello da giocare, anche in handeld (complici i sensori di movimento), meno da vedere, ma ancora una volta Panic Button ha dimostrato di poter realizzare piccoli miracoli di tecnologia.

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