Deathloop – Anteprima

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Primo contatto col loop

Deathloop
Deathloop

Deathloop è un titolo d'azione in soggettiva che vede affrontarsi due letali assassini, Colt e Jules, in una lotta eterna sull’isola ghiacciata e senza legge di Blackreef: uno di loro vuole spezzare il ciclo eterno mentre l’altro intende mantenerlo.

Data di Uscita:Genere:PEGI:Sviluppatore:Editore:

Arkane Studios è uno degli studi più affascinanti in seno a Bethesda, con la sua storia decennale e il grande valore di aver ospitato (e di ospitare) alcuni veterani dell’industry che hanno fatto la storia del videogioco su PC. Nonostante la sua lunga storia e la moltitudine di progetti, il team è sicuramente finito sotto i riflettori per la serie Dishonored, un grande successo che ha anche ridato lustro al genere degli immersive sim, dimostrando che quelle idee e quella filosofia potevano essere traslate in una concezione di videogioco “moderna”.

Dopo l’eccellente e viscerale Prey, il team francese di Arkane Lyon ha deciso di riprovarci con Deathloop, una nuova IP costruita sulla fondazione delle precedenti, ma che si prende alcuni rischi. Uno su tutti, il solo fatto di essere un nome nuovo e di non avere alcun legame con i precedenti lavori del team. Una prospettiva che per alcuni (come il sottoscritto) può essere molto allettante, vista anche la voglia di novità che una nuova generazione di hardware porta con sé.

Per questo ho approcciato questo nuovo sguardo a Deathloop con grande curiosità, cercando di cogliere il più possibile ma anche di farmi trasportare dal mood dell’avventura, che dal nuovo gameplay mostratoci è decisamente differente da Dishonored o Prey.

Ma facciamo un passo indietro, che cos’è Deathloop? A guardare i trailer mostrati fino ad ora, ammetto di non essere riuscito subito a coglierne l’essenza, ma dopo averlo visto in anteprima per circa 30 minuti commentato da Dinga Bakaba (game director) e Sébastien Mitton (art director), molti dei miei dubbi sono svaniti. Deathloop vede il giocatore impersonare Colt, un personaggio misterioso e con una cocente amnesia che si risveglia sulla riva dell’isola di Blackreef. Quest’isola è molto particolare, perché “vive” in un loop, un continuo e inesorabile ripetersi dello stesso giorno.

Deathloop anteprima

Dopo un inizio decisamente scoppiettante e accattivante, Deathloop svela la sua reale natura. La premessa generale è che Colt deve uccidere otto personaggi, chiamati “Visionaries”, nello stesso giorno ed interrompere così il loop. Un’idea che ha indotto molti a immaginare Deathloop come un roguelike, una corsa contro il tempo e contro sfide sempre più difficili per poter interrompere il ciclo e finalmente liberare Colt. La realtà è che Deathloop non è affatto un roguelike, pur abbracciandone alcune idee di “design”. Non è pensato per essere giocato in quel modo e anzi, nella pratica è un titolo molto più classico di quel che sembra. Il suo focus principale è quello di raccontare una storia, dando però al giocatore i mezzi e le strade per sbrigliare questa interessante matassa.

Un concentrato di sparatorie, colori e dialoghi sferzanti che potrebbero rendere Deathloop il nuovo grande classico targato Arkane

Sarà infatti possibile visitare ad ogni loop uno dei quattro distretti di Blackreef, selezionando uno dei quattro momenti della giornata (mattina, mezzogiorno, pomeriggio, sera). Ognuno di essi ha delle missioni e degli elementi che saranno utili al giocatore per acquisire conoscenza, che sia delle mappe o degli ambienti o dei suoi bersagli. Ad ogni loop, le informazioni chiave verranno conservate, permettendo al giocatore di poter tornare sui suoi passi una volta acquisita un’informazione per lui rilevante. In questo senso il progresso non sembra essere scandito in modo lineare, vista la possibilità di scegliere dove “posizionarsi” in ogni loop e dove esplorare, dimostrando ancora una volta la grande cura per il dettaglio di Arkane. L’idea dell’immersive sim e l’importanza data alle azioni del giocatore ritornano prepotenti, ma declinate secondo nuove regole.

Una delle sezioni mostrate riguarda Alexis, uno dei Visionaries, che tiene un gigantesco party in uno dei distretti. Il gioco suggerisce un approccio più investigativo per poter scovare questo losco figuro, visto che ogni partecipante indossa una maschera. In questo senso le informazioni raccolte nei loop precedenti sono vitali. Ogni area cambia a seconda del momento del giorno in cui la visiterete, dal posizionamento dei nemici alle loro routine. La festa di Alexis, prima del suo effettivo inizio, viene preannunciata dagli organizzatori durante la giornata ad esempio.

Deathloop Julianna anteprima

Deathloop vi richiede di giocare con le sue regole e di scoprire o imbattervi nei mezzi che vi condurranno al successo. Nulla vieta però di lanciarsi ad armi spianate e tentare lo sterminio. Il risultato? Non scontato, visto che nella scena a cui ho assistito Colt è morto poco dopo. Altra morte, altra corsa: il loop ricomincia. Anche in questo caso però, potremmo dire che abbiamo imparato qualcosa. Fondamentale, visto la durata stimata tra le 15 e 20 ore di gioco.

Deathloop ha la malleabilità e la reattività che solo un grande immersive sim può restituire, presentandosi di fatto come un “Dishonored con le pistole”. Pur ponendo grande enfasi sulla componente shooter, conserva le diverse possibilità di scelta nell’esplorare il suo level design e le sue regole. C’è lo stealth, ma anche una serie di poteri soprannaturali che Colt potrà usare per muoversi negli ambienti o attaccare i suoi nemici. C’è Shift, che vi permette di teletrasportarvi rapidamente negli ambienti (come in Dishonored), ma anche qualcosa di più strambo come Nexus, con cui potrete “collegare” i nemici e condannarli allo stesso destino. Di solito: la morte.

Pur ponendo grande enfasi sulla componente shooter, Deathloop conserva le diverse possibilità di scelta nell’esplorare il suo level design e le sue regole

Ma l’equipaggiamento di Colt è anche più “tradizionale”. C’è l’Hackamajig, per poter hackerare alcuni elementi degli ambienti (come le torrette), e un arsenale piuttosto nutrito di strane e potenti armi. Ognuna di esse viene caratterizzata esteticamente ed ha una potenza di fuoco o una responsività diversa. Stando alle parole del game director, il DualSense è stato sfruttato al meglio in termini di trigger adattivi e feedback aptico, con ogni arma che avrà un feeling differente “nel palmo” del giocatore. Visto in sessioni di gameplay più lunghe, Deathloop si dimostra estremamente veloce e versatile.

I mezzi dati al giocatore sono tantissimi e il level design degli ambienti abbraccia totalmente questa filosofia, con tante strade secondarie e la sensazione di poter esplorare a fondo al di là dei soliti corridoi dritti. Il tutto viene bilanciato dalla meccanica del loop, che ad ogni morte obbliga a ricominciare. La sensazione di urgenza viene dettata più dalla facilità con cui si potrebbe morire che dal tempo, che anzi viene totalmente scandito dalle scelte del giocatore (non ci sono timer invisibili o diavolerie strane). Se vi sentite un po’ più Rambo, la morte potrà essere aggirata per un po’ con il potere Reprise, che vi concede due “riavvolgimenti” del tempo prima di iniziare un nuovo loop.

Deathloop è un gioco molto più tradizionale e familiare di quel che può sembrare (in senso buono)

Se anche per voi in Dark Souls la morte fa “parte del gioco”, è più che mai vero in Deathloop. La morte non è la fine ma un possibile nuovo inizio, magari verso qualcosa di nuovo. In questo senso non temete: non perderete necessariamente il vostro equipaggiamento, che potrà non solo essere potenziato attraverso oggetti chiamati “trinkets” ma anche conservato gelosamente ad ogni loop. Per farlo sarà richiesto di investire un po’ di residuum, una risorsa che va raccolta e che può essere perduta facilmente se si muore. L’elemento di disturbo più interessante è Julianna Blake, co-protagonista della storia impersonata da un giocatore online o dall’IA.

Di fatto nella vostra partita potreste ritrovarvi un vostro amico (senza saperlo!) che nei panni di Julianna proverà ad uccidervi in tutti i modi. Una gran bella idea, che non ha veri e propri risvolti narrativi ma di puro caos e divertimento. Scegliere di invadere la partita di qualcuno vi ricompenserà infatti solo con dei punti da investire nell’equipaggiamento di Julianna, lasciando a Colt il compito di raccontare una storia e immergervi nei segreti di Blackreef.


Dopo aver visto Deathloop in modo più approfondito, mi ritengo decisamente fiducioso del lavoro di Arkane Lyon. Il team ha un’idea ben precisa di quello che vuole fare e vuole proporre al giocatore, nonostante il concept poco tradizionale possa creare qualche grattacapo. Deathloop è un gioco molto più tradizionale e familiare di quel che può sembrare (in senso buono), stando a quanto ho potuto vedere in queste nuove sezioni di gameplay.

Un Dishonored con le pistole, ma anche un gioco narrativo che prende il concept del loop temporale per approcciarlo in modi nuovi. Un FPS stiloso, veloce e dinamico ambientato su un’isola misteriosa, uscita dagli anni 60 e pregna del grande level design a cui Arkane ci ha abituati. La narrazione mi è sembrata fresca e divertente, con una grande attenzione per la scrittura e la caratterizzazione di Colt e Julianna. Colt è ironico, pungente e commenta ciò che avviene intorno a lui con grande carisma.

La sua amnesia è anche quella del giocatore, il che dà vita a situazioni davvero esilaranti e comiche, pur non lesinando su momenti più “seriosi”. Questo, insieme alla grande cura per il gameplay e ai suoi elementi portano a credere che Deathloop sia molto più che un “Dishonored con le pistole”. Pur avendo visto poco, la sensazione è che abbia un’identità molto forte, anche visiva grazie al grandissimo lavoro artistico del team. Un concentrato di sparatorie, colori e dialoghi sferzanti che potrebbero rendere Deathloop il nuovo grande classico di Arkane, morte dopo morte.

Vi ricordiamo che Deathloop uscirà il 14 Settembre 2021, su PS5 e PC. Potete prenotarlo da GameStopZing.


Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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