Call Of Duty: Advanced Warfare – Recensione

Call Of Duty: Advanced Warfare – Recensione

Puntuale come ogni anno, arriva la stagione autunnale, che per un videogiocatore quasi sempre si traduce in uno scialacquo di denaro senza precedenti a causa della mole di novità che impattano il mercato, affollandolo di “occasioni imperdibili”. Oltre alle interessanti novità sulle console di nuova generazione (Sunset OverdriveShadow Of Mordor ed Alien Isolation, solo per citarne alcune), hanno trovato conferma anche le saghe annuali più famose, tra le quali spicca ovviamente Call Of Duty.

Arrivato ormai alla sua undicesima incarnazione, il popolare sparatutto è questa volta sviluppato interamente da Sledgehammer Games, la software house californiana che in alcuni dei precedenti capitoli si era limitata a curare la modalità multiplayer. I dubbi su questo nuovo episodio erano tanti, soprattutto a causa del deludente Ghosts (2013), incapace di coinvolgere realmente i giocatori e limitato da una componente tecnica indietro anni luce rispetto gli standard.

Quest’anno, grazie ad un nuovo motore grafico, ad un comparto online rinnovato e ad una trama articolata che vanta, tra le altre cose, la colossale presenza scenica di Kevin Spacey nei panni del cattivissimo di turno, Advanced Warfare si pone l’arduo obiettivo di riconquistare il dominio sul genere dei first person shooter, su cui per anni ha regnato incontrastato.

In un mondo dove le guerre sono vinte dagli eserciti più addestrati e meglio equipaggiati, è naturale che si sviluppi un mercato importante tra le fila di chi possiede milizie private. Ne è un fulgido esempio la ATLAS, compagnia statunitense che, grazie a tecnologia futuristica e addestramenti mirati, è riuscita ad imporsi come la principale potenza bellica del mondo civilizzato. Per Jack Mitchell, ex ufficiale della marina in congedo e protagonista assoluto di Advanced Warfare, l’occasione è irripetibile: quando il capo di Atlas – Jonathan Irons– lo ha voluto nel suo esercito privato, lui non ci ha pensato due volte ed ha abbracciato totalmente la causa della multinazionale, sicuro di poter fare del bene e fermare i continui attacchi terroristici che minano la pace internazionale.

Ma ben presto si scoprirà che la minaccia più grande per il pianeta si nasconde proprio dietro la rassicurante facciata delle industrie Atlas e del suo fondatore; una minaccia che Mitchell dovrà sventare prima che sia troppo tardi.

Una trama che aldilà dei guizzi narrativi che staremo ben attenti a non svelare, non lascia molto all’immaginazione, complice anche lo stesso Kevin Spacey, che a causa del suo machiavellico ruolo nella recente serie televisiva House Of Cards, non riesce proprio a vestire gli scomodi panni di un onesto uomo d’affari. Il principale colpo di scena dell’intero arco narrativo è stato in realtà già rivelato mesi addietro, quando lo stesso attore chiarì il suo ruolo “malvagio” all’interno della produzione. Poco male, perché a conti fatti la trama di Advanced Warfare scorre in maniera discreta, trascinando il giocatore quanto basta all’interno di un mondo futuristico (parliamo del 2055) dalle tinte iper-realistiche, senza tuttavia infarcirgli la testa con fastidiose e inutili congetture pseudo-militari. La presenza del premio Oscar inoltre, dona uno spessore senza precedenti durante le scene d’intermezzo e i dialoghi, da troppo tempo uno dei punti deboli della serie. Senza dubbio un bel passo in avanti rispetto allo scorso capitolo, incredibilmente scialbo anche sotto questo punto di vista.

Nessun cambiamento radicale però: Advanced Warfare è pur sempre l’ultimo esponente di una saga che negli non ha fatto altro che ripetersi (con le dovute migliorie, s’intende) e questo capitolo non fa eccezioni. Ritroviamo quindi i quick time event –di cui forse si abusa un po’ troppo- le sessioni adrenaliniche in sella ai più strani veicoli e gli spettacolari scontri a fuoco, fino ad arrivare al roboante finale eroico e pieno di morale.

Detto questo, difficile non giustificare la scelta degli sviluppatori: il brand di Call Of Duty è immenso, la pressione altissima ed ogni anno i giocatori si aspettano di più. È probabilmente questo fattore ad aver intimoritogli sviluppatori, che hanno preferito schierarsi a favore di un gameplay rodato ma rassicurante, anche se non troppo innovativo, che negli anni ha comunque ottenuto larghi consensi.

Gli 11 capitoli che compongono la campagna single-player possono essere terminati in poco più di 6 ore (settando una difficoltà media), dopodiché è possibile ripetere le singole missioni per raccogliere i collezionabili persi o completare gli achievement tematici. Nonostante in Advanced Warfare non manchino le tanto apprezzate missioni tattiche durante le quali agire nell’ombra rappresenta l’unica alternativa possibile, l’eccessiva semplicità di certi passaggi unità ad un equipaggiamento senza paragoni (granate intelligenti, invisibilità, bullet-time) determinano una facilità spesso eccessiva, coadiuvata da una progressione scriptata come da tradizione e da un’assistenza costante di immortali NPC al nostro fianco.

La principale novità che si porta dietro un setting temporale del genere è la possibilità di utilizzare tutta una serie di gadget ultra tecnologici, ognuno con una precisa funzione ed un mirato utilizzo, primo tra tutti, l’esoscheletro in dotazione alla fanteria Atlas, vero e proprio miracolo di ingegneria meccanica, capace di migliorare sensibilmente agilità e resistenza del soldato, oltre che supportarlo tra le altre cose, con sistemi di occultamento, scudo antiproiettile e riflessi potenziati. A fine missione potrete investire i punti esperienza guadagnati nello sviluppo di queste abilità, rendendo il vostro personaggio un’arma micidiale e inarrestabile; peccato però che non avrete alcun modo di scegliere quale dei tanti potenziamenti portarvi in battaglia, giacché il gioco provvederà automaticamente a selezionarne tre, in base al possibile utilizzo una volta scesi sul campo.

Questo è uno dei grandi errori di questa produzione, che preferisce ignorare la possibilità della libera scelta per decidere in autonomia cosa e quanto è meglio per il giocatore. Non che la cosa influisca in modo tragico sul gameplay, anzi, le abilità proposte si rivelano sempre vincenti e azzeccate, tant’è che le userete spesso e volentieri per avere la meglio durante gli scontri più efferati, ma dal canto nostro sembra logico poter decidere che EXO implementare all’attrezzatura, in modo da poter optare per un approccio sempre diverso e magari rigiocare con maggior passione le missioni già affrontate.

Sotto questo punto di vista, la campagna di Advanced Warfare è troppo ancorata alle meccaniche piatte dei suoi predecessori e nonostante qualche sporadico dettaglio che si lascia apprezzare, rischia concretamente di perdersi nell’indifferenza generale, soprattutto agli occhi di chi ha già dimestichezza con il brand.

Fortunatamente le cose cambiano sul fronte del multiplayer, ovvero la reale anima di tutta produzione e motivo principale per cui Call Of Duty è ancora oggi uno dei giochi più venduti di sempre. Ben consci che occorreva più di un semplice restyling per far contenti i fan, gli sviluppatori di Sledgehammer sono ripartiti da zero, cancellando ciò che di male era stato fatto in Ghosts ed apportando significativi cambiamenti alla struttura di gioco, senza falsarne i pilastri considerati ormai inamovibili. Ciò che salta subito all’occhio è la riscoperta della verticalità degli ambienti giocabili, grazie all’introduzione dell’EXO che permette a tutti i giocatori di effettuare vertiginosi doppi salti (sulla falsariga di Titanfall) ed arrivare ad altezze prima considerate impensabili.

Sul fronte strategico questa implementazione stravolge le dinamiche di gioco, rendendole più imprevedibili e forsennate e inducendo i giocatori a variare il proprio stile di gioco in base alle potenziali nuove minacce dall’alto. Ma non solo, perché l’EXO in realtà non concede unicamente la possibilità di saltare, ma una volta sbloccati, permette di scegliere tra una vasta gamma di potenziamenti, tra cui l’occultamento temporaneo, lo scudo antiproiettile o un surplus di energia vitale.

Tutto ciò è possibile grazie all’ottimo editor di gioco: per la seconda volta in COD, il protagonista ora può contare su decine di abiti, protezioni ed EXO differenti –alcuni dei quali sbloccabili come premi dopo aver conseguito specifiche sfide- creando una diversificazione tra i vari avatar senza precedenti, supportata dal Pick 13, variante aggiornata del già ottimo Pick 10 ammirato in Black Ops. Grazie alla nuova interfaccia ogni giocatore può riempire i tredici slot a disposizione nel modo che reputa più opportuno e consono al proprio stile, ad esempio inserendo più granate tattiche a scapito del mirino per l’arma principale o sacrificare un perk per equipaggiare l’EXO con due abilità differenti.

E proprio dal punto di vista dei perks sono stati fatti ulteriori aggiustamenti, atti a rendere il gameplay di Advanced Warfare più bilanciato e meno instabile degli scorsi anni. Anche se in minor quantità rispetto alle passate edizioni e sensibilmente più equi, questi bonus vi garantiranno specifiche attitudini passive (invisibilità ai droni meccanici, EXO silenzioso, prelievo delle munizioni dai cadaveri nemici e tante altre) tutte con la propria utilità una volta entrati in partita. Le stesse Scorestreak sono state modificate, andando ad eliminare le classi Supporto e Specialista e mantenendo esclusivamente quella base, che permette di usufruire di svariati aiuti durante i match online a seconda della propria serie di uccisioni consecutive. Attraverso i crediti ottenuti in battaglia è poi possibile sbloccare i diversi potenziamenti –i più devastanti avranno un costo molto alto-  per scegliere quello più idoneo.

È lampante la cura con cui Sledgehammer Games ha sviluppato la personalizzazione del nuovo Call Of Duty; una scelta più che appropriata, cui oltre a portare una ventata d’aria fresca in un multiplayer negli ultimi anni molto statico, riesce a prendere spunto con successo da altri brand, adottando persino la politica delle ricompense a fine partita. Le cosiddette Casse Rifornimenti saranno recapitate al giocatore pochi istanti dopo la fine dei match online ed il loro contenuto sarà casuale, variando in termini di rarità e utilità. Al suo interno è possibile trovare armi modificate ed equipaggiamento con cui personalizzare il proprio avatar, proprio come succede ad esempio in Destiny, pubblicato sempre da Activision. Un’introduzione sicuramente positiva che aggiunge una profondità insperata nel multiplayer della serie e in caso di loot prestigioso riesce ad accontentare anche chi esce sconfitto dallo scontro.

Le tredici mappe che fanno da padrone alle varie modalità di gioco sono tutte ben realizzate, con alcuni spunti davvero interessanti, come gli stravolgimenti in tempo reale,  che vanno ad intaccare in modo sostanziale la morfologia stessa dell’ambiente di gioco, obbligando il giocatore a reagire con prontezza ai rapidi cambiamenti che accadono davanti ai suoi occhi. Alcuni spazi però ci sono sembrati troppo scoperti e rischiosi soprattutto per chi è alle prime armi. Con la scusa delle Exo Suit, i programmatori hanno ampliato la grandezza delle mappe, riducendo però in alcune di esse gli ambienti al chiuso: ne consegue un’esposizione esagerata al fuoco nemico da cui non c’è quasi mai scampo. Siamo però consci che un’evoluzione del genere fosse inevitabile, soprattutto con l’introduzione del doppio salto.

Oltre alle ben note modalità di gioco, in Advanced Warfare fa il suo debutto Uplink, inedito scontro a squadre dove per vincere è necessario catturare un satellite al centro della mappa e lanciarlo nel tabellone olografico avversario. A conti fatti, Uplink risulta essere senza dubbio una delle modalità multigiocatore più divertenti degli ultimi anni, grazie alla sentita componente cooperativa e alle innumerevoli possibilità tattiche che ne conseguono.

Non poteva mancare la consueta modalità cooperativa, quest’anno chiamata EXO Survival. Purtroppo siamo ben distanti dai fasti delle precedenti Extinction (vista in Ghosts) o Zombie; Sledgehammer propone nient’altro che una modalità orda molto canonica, che vede 4 giocatori affrontare insieme gruppi sempre più nutriti e pericolosi di nemici. Tra un’ondata e l’altra è possibile ricaricare le proprie armi, acquistarne di nuove e potenziare le abilità personali, in base ai punti guadagnati in precedenza. Survival fa il proprio dovere, ma purtroppo –anche a causa di un inesistente filone narrativo- stanca presto i giocatori, che soddisfano le proprie esigenze tornando sul ben più completo comparto PVP.

Tecnicamente Advanced Warfare è molto più avanzato rispetto all’anno passato. Il confronto con Ghosts semplicemente perde di valore ed il nuovo motore grafico compie il proprio dovere senza nessuna sbavatura. L’utilizzo di filmati in CG per intervallare i caricamenti tra una missione e l’altra risulta una scelta più che indovinata, considerando la grande qualità di questi ultimi. Nel vivo del gioco la pulizia grafica è impressionante e pur non raggiungendo il livello visivo che forse ci si aspettava, il frame rate costante e 60fps e l’assenza totale di aliasing compensano ogni mancanza.

Anche il sistema di illuminazione compie passi in avanti e si ripercuote in modo realistico sui dettagliatissimi modelli poligonali che affollano lo schermo. Di sicuro la staticità ambientale -a parte poche scene pre-scriptate- e i pochi spazi aperti aiutano nella generale buona riuscita e solidità del comparto grafico, ma nulla di tutto questo rappresenta una novità per il franchise. Persino il calo visivo che si nota passando al multiplayer non è così tremendo e dopo poche partite non se ne avvertirà neanche la presenza.

Insomma, non è il Call Of Duty dei miracoli, ma si incominciano ad intravedere i primi passi nella giusta direzione del rinnovamento.

Le musiche, sempre tornite di forti toni epici e solenni, garantiscono un accompagnamento degno della massiccia produzione, adatto ad ogni situazione di gioco. Particolare plauso va al doppiaggio italiano che data la presenza di un’imponente figura di Hollywood come Kevin Spacey, non si è esentato dal riproporre Roberto Pedicini, storica voce dell’attore (anche nel recente House Of Cards) e rispettata figura del panorama del doppiaggio nazionale. Ovviamente la presenza nostrana di Pedicini è supportata da un cast di eccezione, che è riuscito a svolgere un lavoro encomiabile in ogni fase, in modo da non farci rimpiangere la versione originale. Una volta tanto.

In conclusione…

Call Of Duty: Advanced Warfare rappresenta il primo coraggioso passo verso una nuova promettente direzione. Pur non confermandosi il cambiamento epocale annunciato nel corso dell’anno ai diversi appuntamenti internazionali, lo sparatutto Activision convince soprattutto da un rinnovato punto di vista del multiplayer, che anche quest’anno farà la felicità di chi è fedele alla saga. Sledgehammer Games punta tutto sull’online e di fatto molti dei cambiamenti che impone sono implementati  alla perfezione e svecchiano un sistema ancora molto legato alla passata generazione.

La presenza di Kevin Spacey però, da sola non basta a far emergere un’avventura in singolo che, seppur godibile e divertente, ha il sapore di qualcosa a cui siamo abituati da troppo tempo.

Anche dal punto di vista tecnico i progressi sono evidenti, sintomo di una consapevolezza interna (e chissà magari frutto delle numerose critiche pervenute l’anno scorso) che sta lentamente scardinando le meccaniche obsolete di cui COD sembra essere schiavo.

La rivoluzione è quindi rimandata a data da destinarsi, ma le premesse per un ritorno in grande stile questa volta ci sono tutte.

Voto: 7,5/10

Amante dei tatuaggi e del buon vino, crede fermamente nella vita extraterrestre. Ha una passione viscerale per i videogames maturata nel tempo, che lo ha portato a scrivere per molte riviste italiane e siti web specializzati nel settore.

Lost Password