Paper Mario: Color Splash – Recensione

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Un'esplosione di colori e humor

Paper Mario: Color Splash
Paper Mario: Color Splash – Recensione

Paper Mario: Color Splash riprende in mano il concetto della "colorazione spregiudicata" per portare allegria in una nuova dimensione parallela. Paper Mario continua la sua evoluzione, allontanandosi dal gioco originale uscito all'inizio degli anni 2000 e spingendosi sempre di più nella grafica futuristica.

Data di Uscita:Genere:PEGI:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:

Paper Mario: Color Splash, ultimo capitolo della serie Paper Mario che accompagna Wii U verso il suo pensionamento, è un titolo controverso: dopo l’enorme successo tuttora ineguagliato di Paper Mario e il Portale Millenario, uscito su Game Cube nel 2004, la saga prova a rinnovarsi con un’operazione che ha fatto discutere, se non proprio storcere il naso, i suoi fan più affezionati. Un progressivo abbandono di quelle meccaniche RPG che sono state il suo punto cardine.

Erede spirituale del precedente e sfortunato Paper Mario: Sticker Star, titolo davvero poco apprezzato con il quale condivide – rimescolandole – alcune caratteristiche, porta sì delle migliorie nel combat system ma rimane a tutti gli effetti un gioco d’avventura; condito di battaglie a turni, certo, però sempre avventura è. Di quale genere stiamo parlando, dunque? Considerata l’ibridazione avuta nel tempo è ormai impossibile incasellarlo in uno solo, soprattutto non in quel RPG che l’ha visto nascere. Diciamo allora che Paper Mario: Color Splash è un platform-adventure-RPG.

Queste premesse possono sembrare il preludio a una recensione negativa. In realtà non è così, anzi: il titolo ha i suoi difetti ma esortiamo i giocatori a deporre le armi e non partire prevenuti solamente perché non era ciò che ci si aspettava fosse. Soprattutto, li invitiamo a dare fiducia ai ragazzi di Intelligent System e al loro riuscitissimo tentativo di regalarci un mondo spensierato, divertente e ricercato nella sua cura per i dettagli, un design delicato che non potrà evitare di colpire chiunque ami osservare i dettagli. Paper Mario: Color Splash è adorabile in maniera quasi aggressiva eppure tutto questo, l’ambientazione nella sua bidimensionale bellezza, non è che metà del prodotto complessivo: l’altra colonna portante è la narrazione.

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Era una notte buia e tempestosa… No, non è un incipit cliché buttato qui tanto per fare, la nostra storia inizia davvero così: durante una notte di tempesta nel Regno dei Funghi, Mario riceve la visita della Principessa Peach che, scortata da un fedele Toad, è latrice di cattive notizie. Con sé porta una lettera, tuttavia a uno sguardo più approfondito scopriamo non essere una missiva bensì un Toad, decolorato, accartocciato e affrancato per essere spedito proprio a Mario! In un mondo interamente fatto di carta, questa è una crudeltà che il nostro baffuto eroe non può lasciare impunita, così eccoci salpare tutti e tre alla volta dell’Isola Prisma, un luogo noto per i suoi colori brillanti e l’infinita movida, ma una volta approdati siamo accolti da un piatto silenzio. Non si muove un foglio.

Come se l’insistenza e la petulanza di Navi in The Legend of Zelda non siano già abbastanza, ecco che Nintendo ci affianca un emule nelle spoglie di una latta di vernice che risponde al nome di Tinto: dopo aver rinunciato alla propria tridimensionalità per offrirci il potere del colore e trasformare così il nostro fidato martello in un Martellobaleno, eccolo spiegarci in cosa consiste la nostra missione. Qualcuno ha rubato le preziosissime vernistelle e scatenato un esercito di Tipi Timidi per deturpare la bellezza dell’Isola Prisma, assorbendone il colore e aggredendo gli stessi Toad che vi abitano. Spetta perciò a noi riportare l’ordine.

Se avete seguito notizie e anteprime, o anche solo dato uno sguardo ai trailer, avrete di certo notato come questa volta il mondo di gioco sia completamente fatto di carta. Sono stati acquistati e studiati tutti i tipi di carta e cartone esistenti, così da restituirne una perfetta riproduzione nel gioco non soltanto a livello di texture ma anche di assorbimento del colore, offrendo un realismo di tutto rispetto. In questa realtà bidimensionale muoviamo dunque i nostri passi secondo una struttura a livelli dove ciascuno è dotato di una rispettiva narrazione interna, un contesto e mini vernistelle da recuperare per passare al livello seguente e giungere così a ottenere quelle più grandi. Ricolorare le zone bianche all’interno di ogni stage ci permetterà di guadagnare monete, carte e in alcuni casi di sbloccare scorciatoie o segreti: vediamo dunque come il team di sviluppo abbia valorizzato l’esplorazione proponendo un’interazione con l’ambiente continua e stimolante ma senza renderlo un passaggio obbligato. Questo perché la strada per arrivare alle mini vernistelle è generalmente piuttosto lineare.

Come abbiamo detto, il colore è la risorsa primaria sull’Isola Prisma e laddove ogni albero, fiore, pietra o qualsiasi altro elemento “martellabile” ne fornisca sempre una certa quantità, mantenere le nostre cartucce sempre cariche potrebbe non essere così semplice soprattutto quando i nemici diventeranno più numerosi, con il progredire del gioco, o più forti. Perché il colore è anche l’elemento chiave del sistema di combattimento in Paper Mario: Color Splash.

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Contro ogni aspettativa, il gioco cala i suoi assi e ripropone il medesimo sistema a carte di Sticker Star, semplificandolo ancora di più: con uno stock massimo di 99 carte a disposizione, lo scontro si svolge per turni e quando tocca a Mario siamo chiamati, senza alcuna fretta, a scegliere dal pad le carte da posizionare su una plancia a slot variabili. Ciascuna ha un effetto diverso, perciò starà a noi impostare la strategia migliore a seconda dell’avversario. Segue poi la fase di colorazione, la cui intensità stabilirà la potenza d’attacco, e infine la messa in gioco vera e propria, durante la quale dovremo premere con tempismo il tasto azione affinché la carta non infligga danni minimi o sia del tutto sprecata. Esistono inoltre particolari tipi di carte, chiamiamole carte-oggetto, che all’interno dell’ambientazione sono rappresentate da oggetti tridimensionali, stonati nel contesto e proprio per questo individuabili: una volta strizzati per liberarli della loro terza dimensione, entreranno a far parte del nostro mazzo e daranno il via, se giocate, ad animazioni esilaranti con evidenti richiami a film hollywoodiani.

Le carte possono essere comprate, trovate o vinte in battaglia, e non vi è mai carenza. Non ci siamo mai ritrovati senza quella di cui avevamo bisogno, complice anche il fatto di poter effettuare una pesca per turno al costo di dieci monete, che potrà diventare più mirata aggiungendone altre cinquanta. Sebbene divertente, questo sistema di combattimento pecca di profondità e complessità: dopo aver aspettato che la sfida si facesse più interessante, ci siamo trovati con un eccesso di carte, monete e punti vita bene o male per quasi tutto il gioco, e la sensazione che il combattimento fosse oramai privo di un effettivo scopo.

Il difetto principale è proprio la mancanza di una vera ragione per lottare. Tolta la progressione del personaggio, al di là della necessità di aumentare la capienza del martello grazie ai power-up lasciati dai nemici, non esiste davvero un motivo per farlo e la tendenza a evitare gli scontri per non interrompere l’esplorazione inizia a diventare frequente. Questo fatto o addirittura, per quanto soggettivo, il viverli come una spina nel fianco anche quando la presenza dei nemici non è estenuante, non rappresenta certo un punto a favore; anzi, rende questa una parte accessoria, costringendo Paper Mario: Color Splash ad affidare il proprio fulcro ludico all’esplorazione e al backtracking, che si dimostrano all’altezza del peso lasciato loro dal discutibile sistema di combattimento.

Non è però solo infamia quella che vogliamo gettare, perché gli scontri con i boss dimostrano quel guizzo in più, quel senso di sfida che aspettavamo: già dal primo, infatti, l’utilizzo delle carte-oggetto diventa essenziale per sopravvivere ma senza il suggerimento corretto, e qui entra in gioco l’esplorazione, potremmo ritrovarci senza e dunque esposti ad una inevitabile sconfitta. Certo, possiamo sempre affidarci al Toad che vive nel bidone della spazzatura a Porto Prisma e ha sempre il suggerimento giusto al momento giusto, per sapere di quale oggetto avremo bisogno per continuare, ma questa è tutta un’altra storia.

Color Splash non è il migliore ma è un ottimo Paper Mario.

L’estetica è uno dei fiori all”occhiello di questo titolo. Un comparto artistico che va oltre l’età del fruitore e offre una quantità di elementi che funzionano se assaporati singolarmente e dipingono un quadro eccellente se messi assieme, accompagnando una narrazione e ancora di più un umorismo che rappresentano la proverbiale ciliegina sulla torta: non possiamo infatti chiudere questa recensione senza fare un meritatissimo plauso alla localizzazione, che ci restituisce in italiano dialoghi piacevoli, briosi, giochi di parole intelligenti e banali sempre in grado di strapparci un sorriso – sebbene alle volte di divertita esasperazione. I personaggi ottengono una personalità viva e pulsante e se combinata alla proposta visiva, è davvero difficile non affezionarsi a tutti loro, nemici compresi.

Conclusioni

Paper Mario: Color Splash è dannatamente fantasioso, bello, colorato e divertente. Persino nei momenti in cui ci ha annoiato e frustrato, è stato solo per brevi momenti perché dietro l’angolo c’era sempre un nuovo livello da esplorare, nuove narrazioni interne da sviscerare. Sicuramente non lo si può definire un titolo perfetto, ostacolato da un sistema di combattimento che già aveva mostrato problemi in Sticker Star, ma è davvero un ottimo elemento della saga.

Sogniamo o siam desti? Un’avventura di Mario nella quale la Principessa Peach è sana e salva? Vi piacerebbe, ammettetelo. Con la sua longevità e un intreccio narrativo più ricco rispetto a quanto siamo stati generalmente abituati, Paper Mario: Color Splash è l’acquisto ideale se siete alla ricerca di un gioco scanzonato sul quale passare almeno una ventina di ore. Non ne rimarrete delusi.

Good

  • Divertimento immediato e assicurato
  • Ottima differenziazione dei livelli
  • Esteticamente curato e affascinante
  • Buono il sistema di combattimento...

Bad

  • ... ma alla lunga diventa superfluo
  • Un po' troppo semplice
8.2

Imperdibile

Cresciuta negli anni ’90 con un Game Boy e un Nintendo 64, è poi diventata ancora bambina un’adepta Sony a tempo pieno, ma appena può si dedica anche ad altre console.

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