Super Ultra Dead Rising 3 Arcade Remix Hyper Edition EX Plus Alpha – Recensione

Super Ultra Dead Rising 3 Arcade Remix Hyper Edition EX Plus Alpha – Recensione

Capcom ha intasato i marketplace digitali di mezzo mondo con riedizioni delle riedizioni delle riedizioni dei suoi titoli, “brillantemente” riproposti con appendici pompose ed altisonanti attaccate al titolo originale, quasi a voler timidamente far credere che quell’ X Alpha , quel Y Remix o quell’Ultra Z fossero prodotti nuovi di zecca. Operazioni che hanno spesso incontrato il favore dei fan adoranti, sempre pronti a sborsare i loro sudati risparmi in occasione dell’uscita di una terza o una quarta versione del proprio titolo preferito, ma anche l’astio e le critiche della stampa, sempre più restia a supportarle.

Con una mossa che di nipponico ha ben poco, ci ritroviamo a sorpresa con un DLC per Dead Rising 3 che si prende gioco proprio di questo vizietto di una delle software house più rispettate (almeno in passato), ma anche delle regole ludiche, il tutto nel nome del tributo ad un’era indimenticabile, almeno per chi l’ha vissuta, del gaming. E il folle nome, Super Ultra Dead Rising 3 Arcade Remix Hyper Edition EX Plus Alpha, è solo un antipasto del delirio che gli sviluppatori hanno in serbo per noi.

Questo folle DLC, venduto separatamente dal Season Pass, non ha davvero nulla in comune con i contenuti aggiuntivi di Dead Rising 3 usciti negli ultimi mesi: non c’è una storia da seguire, non aggiunge nulla all’apparato narrativo del titolo, e pur mantenendo la struttura a base di milioni di zombie da massacrare, perde elementi come la creazione di armi e veicoli, e persino la stessa natura free-roaming. “Folle” perché, come avete potuto dedurre dall’introduzione della recensione, ma anche dal titolo del DLC stesso, non è altro che un tributo carico di passione ed amore incondizionato verso gli oltre 30 anni di storia di Capcom: il focus è sulla modalità cooperativa, ora aperta a quattro giocatori, i quali in un primo momento potranno scegliere tra i protagonisti dell’intera saga (Frank, Chuck, Nick ed Annie), e il flusso continuo di avvenimenti e gameplay è ora suddiviso in gruppi di missioni, chiamati “Round” (per un totale di cinque), spalmati lungo i quattro distretti che compongono la Los Perdidos del capitolo originale, non più liberamente esplorabili ma ridotti a location nelle quali portare a termine i compiti assegnati.

E il tributo dove sta? In primis nella grafica, meno realistica e con una punta di cel shading che dona un tocco retrò dannatamente accattivante al tutto, ma anche nei numerosi cartelloni pubblicitari con i loghi delle più grandi produzioni Capcom, e soprattutto nella struttura delle ambientazioni, ora percorsi da seguire a piedi o a bordo di veicoli predefiniti (tra i migliori di Dead Rising 3), con tanto di indicazioni luminose in stile picchiaduro a scorrimento vecchia scuola e “GO” ad ogni piè sospinto. La vera chicca sono però i costumi da sbloccare: ogni personaggio avrà ben quattro varianti, tutte ispirate alle grandi saghe del passato (remoto) ad opera della gloriosa software house, non senza disdegnare ironiche esagerazioni (come il buon Nick nei ripugnanti panni della gattona Felicia di DarkStalkers).

Ed ecco scorrere davanti agli occhi, inevitabilmente bagnati da lacrime nostalgiche, Ryu e Chun Li da Street FigherShoma da Rival SchoolsSigma da Megaman X, ed altri eroi provenienti da Breath of FireOnimusha e Final Fight… peccato che all’inizio, in piena tradizione picchiaduro, saranno solo delle nere sagome. Ognuno di essi (20 totali, inclusi i 4 costumi base e varianti degli stessi) dovrà infatti essere sbloccato sganciando zenny, che troverete sotto forma di monete giganti sparse per ogni angolo della città (in giro, in scatole e scrigni da distruggere, o anche lasciate dai nemici), ma anche e soprattutto soddisfacendo determinate condizioni, le più disparate: scovare uno dei cabinati sparsi nelle zone di gioco in primis, uccidere un certo numero di zombie con uno dei protagonisti, ottenere un determinato grado (à la arcade maniera) in uno specifico distretto (influenzato dal tempo impiegato, dai punti ottenuti uccidendo o portando a termine gli obiettivi e da eventuali morti) e così via.

Imprese che vi porteranno a ripetere un gran numero di volte le missioni proposte, andando a stemperare, a patto che siano la passione e la nostalgia a trionfare, la ripetitività di fondo ereditata dal titolo originale (insieme a qualche fastidioso caricamento di troppo): per quanto concettualmente differente, con la sua struttura a compartimenti stagni, il timer onnipresente (cinque / sette minuti a round) e il focus su particolari compiti, Super Ultra Dead Rising (CTRL+C / CTRL+V è da perdenti – ndr) si ritrova con delle missioni divertenti e frenetiche, ma che si ripetono con cadenza troppo regolare, lasciandosi piacevolmente gustare (non senza sopresa) nelle prime battute, risultando un po’ pesanti alla terza/quarta riproposizione dello stesso schema (seppur in location differenti). E data la scarsa longevità di base (due orette circa per portare a termine ogni singola quest), la scelta di offrire un così basso numero di tipologie di missione lascia l’amaro in bocca: il criticato/amato button mashing viene proposto meno frequentemente che in passato, con il classico “Uccidi X Zombie” alternato alla distruzione di specifici obiettivi (come generatori e porte), alla ricerca di ostaggi sparsi qua e là (tutti in grafica 8 bit) o al recupero di oggetti, il tutto coronato dal combattimento con i Super Zombie, non-morti decisamente più grandi del normale, ma tutti uguali tra loro.

A variare un minimo le cose ci pensano i round bonus casuali (con tanto di “cambio genere”), dei mid-boss più coriacei e impegnativi da sconfiggere, e gli esilaranti power-up, anch’essi tributo all’antichità videoludica, dall’attacco aereo al POW, dall’armatura al ripristino della salute, da armi temporanee come i lanciamissili alla ricarica della barra Super, che una volta riempita permetterà di scatenare un attacco più potente e coreografico rispetto alle classiche combo già viste in Dead Rising 3, le quali offriranno inevitabilmente ancor meno varietà, dato che per motivi “logistici” è stato anche rimosso il crafting, costringendo ad utilizzare una sola arma, una per personaggio, per l’intera partita.

Una ripetitività costante, insomma, accompagnata da uno sbilanciamento abbastanza marcato tra l’approccio in single player (dal Game Over facile) e quello in multiplayer, dove la presenza di un altro solo giocatore semplifica drasticamente le cose, per non parlare di altri tre, con i quali vi avanzerà una quantità imbarazzante di tempo, da investire in monete da raccattare e zombie da massacrare per aumentare il contatore dei punti. A tal proposito, il netcode ci è parso stabile, con partite fluide e rare incertezze, le quali han piuttosto fatto capolino durante il matchmaking, lento ma efficace, mentre l’intero comparto tecnico/artistico, salvo qualche problemino con le collisioni (legato principalmente ai veicoli, e al caricamento delle texture degli stessi) può dirsi nostalgicamente promosso a pieni voti, con la grafica rivista in chiave old school, un gran numero di elementi di gioco dal sapore vintage e una colonna sonora che attinge a piene mani dai theme più iconici e memorabili delle serie Capcom, incluso quello di Guile.

In conclusione…

Capcom Vancouver abbandona la strada dei canonici e noiosi DLC story-driven in favore di qualcosa di atipico, originale e “fresco”, nonostante l’intento sia quello di pescare a piene mani dalla polvere videoludica e dalle banconote intrise di lacrime dei nostalgici. Super Ultra Dead Rising 3 Arcade Remix Hyper Edition EX Plus Alpha non solo possiede il nome più figo dell’intera industry (sonoramente spernacchiata), ma anche il roster di personaggi a disposizione (che francamente poteva essere più fornito) e sopratutto la colonna sonora, che come un vecchio amico che non si vede da tempo, scalderà il cuore di tanti giocatori, non scherzano mica.

Nonostante le differenze con il capitolo base non siano poche, questo folle contenuto aggiuntivo ha purtroppo ereditato da quest’ultimo ben più di un problema, dai lenti caricamenti alla spiazzante ripetitività di fondo, con missioni divertenti ma riproposte più del sopportabile, aggiungendo inoltre alla lista delle cattive azioni una longevità clamorosamente bassa per i 10 € richiesti (sappiate che non è incluso nel Season Pass – ndr), giustificati unicamente, oltre che dal valore affettivo, dall’elevata rigiocabilità necessaria per ottenere tutti i costumi, un’attività che i fan più sfegatati e i completisti troveranno appagante (chiudendo un occhio sulla varietà) tanto in singolo quanto, soprattutto, in multiplayer.

Voto: 6,5/10

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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