The Red Strings Club – Recensione PC & Switch

Faccio drink, vedo gente, tutto molto divertente

The Red Strings Club – Recensione PC & Switch
The Red Strings Club
Data di Uscita:Genere:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:, Prezzo:

A Valencia, in Spagna, c’è una software house indipendente che ha stupito e convinto la critica e gli utenti con i suoi pochi ma ben realizzati lavori. Titoli che sanno di lavoro artigianale come pochi altri, di artwork disegnati con amore, di codici scritti a mano e di parole scelte con cura in anni di duro lavoro. Insomma Deconstructeam è come una piccola bottega delle meraviglie, un negozio di giocattoli virtuali che ti sembra di conoscere da una vita. Uno studio di sviluppo gestito da sole tre persone che, incredibilmente, riesce a stupire con racconti profondi e articolati, su uno sfondo cupo e credibile.

L’intelligenza artificiale, il transumanesimo e l’ambientazione distopica di The Red Strings Club sembrano quasi una scusa per costringere il giocatore a riflettere sulla condizione umana e sul proprio posto nel mondo in questo progetto complesso e avvincente. Dopotutto non poteva essere altrimenti, dato che The Red Strings Club è il prodotto di diversi concept sviluppati (e falliti) durante alcune sessioni di game jam. Lo studio non si è comunque arreso, anche perché Deconstructeam semplicemente non riusciva a separarsi dall’idea di creare un’avventura grafica cyberpunk dai temi profondi e dall’estetica retro. Così i tre ragazzi di Valencia hanno fuso i concept di Supercontinent Ltd e Zen and the Art of Transhumanism, due “parti” delle game jam passate (disponibili a questo link) per poi espanderli in maniera magistrale cercando di produrre esattamente il gioco che avevano in mente da anni. È una vera fortuna che non abbiano abbandonato i loro intenti, portando finalmente The Red Strings Club sui nostri schermi.

The Red Strings Club

Il miglior barman sa leggere le emozioni dei suoi clienti.

Il protagonista di questa avventura grafica è il barista Donovan, un uomo in grado di leggere gli stati d’animo dei suoi clienti per “giocare con loro” con dei cocktail personalizzati in grado di provocare diverse reazioni emotive. Donovan è anche un information dealer, ovvero una persona che vive vendendo informazioni: la sua abilità di barman e il suo innegabile carisma lo rendono perfetto per questo ruolo, e con la giusta misura di alcol e parole riesce spesso a far sbottonare anche il più riservato dei suoi clienti. E il suo pub, il Red Strings Club, è un posto magico, che sa di antico e affascinante esattamente come il suo atipico gestore. La mano di Donovan sarà ovviamente guidata dalla nostra abilità, e saremo noi a dover “tirare i fili” giusti per stimolare una o più emozioni nei nostri interessanti avventori.

Saremo proprio noi a mescolare sapientemente una quantità sempre più crescente di alcolici per riuscire a centrare (letteralmente) il bersaglio nel cuore dei nostri clienti, utilizzando gli strumenti di un barman (ghiaccio, un mixer e tante bottiglie) per creare il cocktail perfetto per ogni avventore. A livello pratico avremo a disposizione un bancone pieno di alcolici, una sorta di manuale di istruzioni e la sagoma del nostro cliente con alcuni punti del suo corpo in evidenza: piccoli cerchi che rappresentano una delle emozioni che dovremo stimolare per sciogliere la lingua al nostro astante. Mischiando i liquori faremo muovere un cursore verso il bersaglio emotivo desiderato, e quando lo avremo raggiunto potremo servire il drink e “gustarci” le conseguenze della nostra bomba emotiva alcolica.

Il Red Strings Club è un posto magico, che sa di antico ed affascinante

Sì, perché tra una sigaretta, un cocktail e un giro sul pianoforte, il nostro barista inizierà a scoprire quasi per caso uno dei complotti più pericolosi mai orditi da una classica megacorpozione in stile cyberpunk, la Supercontinent Limited. Il loro nuovo prodotto va ad incidere pesantemente sulla definizione stessa dell’essere umano, e potrebbe potenzialmente sconvolgere il mondo in maniera irreversibile. Donovan si trova quindi coinvolto in uno degli scontri più classici presenti nella letteratura e nella più generica idea del cyberpunk moderno: la lotta dell’uomo per rimanere tale, mentre l’avanzare della tecnologia rende il mondo più freddo e asettico ogni giorno che passa.

Il lato umano della vicenda è ben rappresentato dai personaggi comprimari della nostra avventura, quasi tutti membri di un’organizzazione anarchica che prende il nome di Proxyma. In particolare, due di loro spiccano sia come character design che come presenza a livello narrativo: stiamo parlando del nichilista Brandeis, un hacker etico e tormentato dai suoi stessi impianti cibernetici, che instilla in Donovan l’idea di ribellarsi al lavoro della Supercontinent quando mette le mani sulla povera Akara-184, una androide antropomorfa dotata di libero arbitrio che arriva trascinandosi quasi a pezzi sull’uscio del Red Strings Club.

Su quest’ultima c’è molto di cui discutere, perché la particolarità di questa ragazza cibernetica è quella di essere esperta e allo stesso tempo estranea al comportamento umano: Akara è in grado di “leggere” le persone, comprenderne i meccanismi che li spingono a vivere, analizzare i loro difetti. Allo stesso tempo è nuova alla natura umana, come un bambino che non sa ancora gestire le sue emozioni. Inutile dire quanto un personaggio del genere sia affascinante: Deconstructeam ha scritto una sceneggiatura memorabile per Akara-184, una storia che vi farà riflettere e che vi porterete dentro per parecchio tempo. Al livello di gameplay invece utilizzeremo le mani della nostra androide nel prologo per creare alcuni impianti cibernetici scolpendoli nella biomassa con una specie di tornio, e questo “compito” ci aiuterà a comprendere la natura e lo scopo di questa IA incarnata al momento della sua creazione.

Successivamente invece sarà Akara stessa a mettere alla prova Donovan con delle domande mirate su tutti gli ospiti che mettono piede nel Red Strings Club. In pratica, ogni volta che un avventore si siederà sui logori sgabelli del pub, la nostra cyber amica scansionerà il suo comportamento e i suoi intenti grazie ai suoi avanzati sistemi analitici, per poi confrontarsi con Donovan facendogli dieci domande mirate sulle vere intenzioni dei nostri clienti. Se ne indovineremo almeno sette su dieci, Akara ci darà un piccolo premio che avrà la funzione di facilitare il nostro lavoro di barman. Questo piccolo stratagemma costringe il giocatore a prestare estrema attenzione ai dialoghi con i suoi clienti, e a carpire i significati più reconditi di ogni frase sussurrata sotto gli effetti dell’alcol.

Deconstructeam ha scritto una sceneggiatura memorabile

Il rivoluzionario Brandeis invece ci graverà del peso di alcune scelte più o meno incidenti sull’intera trama, essendo lui il vero collegamento che abbiamo con l’organizzazione rivoluzionaria che prende il nome di Proxyma. Il nostro partner agirà più o meno nell’ombra e vedremo i risultati delle sue opere solamente nei dialoghi che condivideremo con lui: non sono infatti presenti scene di azione attive, perché l’intero gameplay di The Red Strings Club è incentrato principalmente sui dialoghi e sulle sulle scelte che faremo per arrivare alla nostra personalissima rivoluzione. A ricordare l’importanza delle nostre scelte ci pensa un indicatore presente in alto a sinistra, che se selezionato mostra una piccola mappa concettuale con un filo rosso (red string, appunto) che lega i personaggi e il nostro comportamento che ha influito sul loro destino.

Il finale di The Red Strings Club è come l’ultimo sorso di un cocktail perfetto: più amaro, sicuramente, ma carico di un ottimo retrogusto che ci terrà compagnia per la via di ritorno a casa. La storia che Deconstructeam ha creato vale la pena di essere giocata fino alla fine, e probabilmente vi ritroverete (come il sottoscritto) al bancone del Red Strings a chiedere un altro giro: sia per vedere se alla seconda run siete più abili nel leggere le persone con Akara, sia per provare a cambiare il percorso di quel filo rosso che avete tessuto la prima volta. Aiuta anche il comparto musicale, che con una giusta dose di toni retro e sintetizzatori sa parlare al cuore del giocatore. Analizzare invece il comparto grafico può sembrare superfluo in un gioco come questo, ma devo ammettere che la pixel art di The Red Strings Club si sposa alla perfezione con l’ambientazione e la storia che Deconstructeam ha realizzato.

The Red Strings Club

Versione Nintendo Switch

Dopo l’avvento (e l’enorme successo) di Thimbleweed Park, sono diverse le avventure grafiche che stanno approdando sulla console ibrida di Nintendo. L’ultima è quel Red Strings Club che mi aveva attratto sin dal suo lancio (più di un anno fa), ma che continuava a stazionare nella mia lista dei desideri di Steam; così ho pensato che la “portabilità” di Switch potesse finalmente farmi giocare quest’avventura in salsa cyberpunk, come è stato per il gioco di sua maestà Ron Gilbert.

Il gioco è praticamente identico a quello uscito su PC, il che potrebbe sembrare un pregio, ma invece si rivela un’arma a doppio taglio: infatti la sua interfaccia non si sposa né con i controlli della console, né tantomeno con il touchscreen. Oltre ai dialoghi, agli spostamenti dei personaggi e agli oggetti con cui interagire, ci sono diversi “mini giochi” che sono pensati per il mouse e che rendono lenta e frustrante l’esperienza. Nulla che non si possa rimediare con la pratica e qualche errore involontario, ma fatto sta che l’impatto iniziale non sarà dei migliori.

Altra cosa che dobbiamo sottolineare è il fatto che il gioco non sia tuttora stato localizzato in italiano e, vista anche la profondità dei dialoghi, è un peccato perché ne limita la completa fruibilità a coloro che masticano bene l’inglese.

Il mio giudizio riprende in tutto e per tutto quello della recensione originale: si tratta di un’avventura cyberpunk che pesca una serie di elementi affascinanti e li mescola in un cocktail che manderete giù tutto d’un sorso, non senza lasciarvi interdetti sulle vostre scelte; e che quindi merita di essere giocata.

Tuttavia se avete l’opportunità di giocarlo su PC, è quella la versione che ci sentiamo di consigliarvi, altrimenti fatelo comunque su Switch, non ve ne pentirete.

A cura di Pasquale Lello

Conclusioni

Deconstructeam ci ha servito un cocktail fantastico, mescolando la più classica delle ambientazioni cyberpunk e i temi più interessanti di un futuro da cronofobia, aggiungendo personaggi interessanti e scelte morali difficili e mai scontate. Pur amalgamando elementi conosciuti, il risultato è comunque notevole: The Red Strings Club è un’ottima avventura grafica sotto tutti i punti di vista, che vi terrà incollati allo schermo, e al contempo vi coinvolgerà facendovi riflettere sulle condizioni dell’animo umano.

Purtroppo per noi, il titolo non è localizzato in italiano, pertanto siamo costretti a sconsigliare l’acquisto a tutti coloro poco a loro agio con l’idioma anglosassone. Per tutti gli altri, complice il prezzo davvero modesto, sarebbe un vero peccato lasciarselo sfuggire. D’altronde, per un buon cocktail si paga anche di più.


Good

  • Sceneggiatura davvero eccellente
  • Ambientazione ben curata e intrigante
  • Gameplay interessante e diverso
  • Ottima caratterizzazione dei personaggi

Bad

  • Gioco non localizzato in italiano
  • Alcune scene tendono al ripetitivo
8.5

Imperdibile

Nato nel medioevo videoludico, i fantastici anni ’80, Amedeo è cresciuto con i grandi classici del gaming, passando per tutte le console sulle quali riuscisse a mettere le mani. Appassionato fino alla morte di Star Wars e The Witcher, vive fra mondi fatti di LEGO e GDR cartacei. Nel tempo libero gli piace dare legnate in palestra e leggere libri.

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