The Crew Motorfest – Recensione

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La saga di Ubisoft va in vacanza alle Hawaii

The Crew Motorfest – Recensione
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The Crew Motorfest è senza alcun’ombra di dubbio il picco più alto raggiunto dalla serie di Ubisoft. Dopo due capitoli appena discreti, mortificati ora da una gestione della fisica rivedibile, ora da un sistema di guida non proprio eccelso, ispirandosi ancora più dichiaratamente a Forza Horizon, l’IP paradossalmente ha finalmente trovato una propria identità, il proprio posto nel mondo da cui rivolgersi ad un pubblico ora ben definito e circoscritto.

Se il debito nei confronti del brand di Microsoft è innegabile, in questo processo di evoluzione ha sicuramente concorso anche l’esperienza maturata dal publisher francese con Riders Republic, gioco che potete recuperare sullo shop online di GameStop, in cui l’idea di un festival di sport estremi permanente, fungeva da scusa ideale per riempire una mappa di discrete dimensioni di eventi, luoghi da raggiungere, collezionabili, salti mozzafiato e punti panoramici.

Da questo punto di vista, The Crew Motorfest non si inventa assolutamente nulla, proponendo una progressione ormai standard per le produzioni corsistiche di stampo arcade. L’isola hawaiana O’ahu, ridotta nelle dimensioni e pesantemente riletta attraverso gli occhi degli artisti del team di sviluppo, funge da open world in cui sfrecciare in qualsiasi direzione a bordo di uno dei bolidi sbloccati, regalati o acquistati tra gli oltre cinquecento che compongono il roster della produzione che oltre alle auto, come da tradizione per il brand Ubisoft, si allarga comprendendo moto, barche e aerei.

Memori delle decine e decine di ore spese con Forza Horizon 5, forgiati dall’esperienze vissute con i due capitoli precedenti della saga, ci siamo sentiti a casa già durante lo spettacolare tutorial che, alternando i veicoli controllabili, fornisce immediatamente una riuscita carrellata sul genere e varietà di eventi, mezzi e situazioni che si vivranno con The Crew Motorfest.

Giocando su PlayStation 5, abbiamo apprezzato sin da subito l’ottima fluidità del motore grafico in modalità prestazioni, impostazione che vi consigliamo caldamente di utilizzare, nonché la vivacità dei colori utilizzati. Sfrecciando a centinaia di chilometri all’ora, ci siamo innamorati dei panorami da sogno offerti dalle Hawaii, nonostante una relativa scarsità di biomi presenti nella mappa rispetto alle edizioni precedenti, un risvolto di medaglia comunque comprensibile ed accettabile.

Se il colpo d’occhio regala quindi gioie, aguzzando un po’ la vista purtroppo si palesa la natura cross generazionale della produzione, dal momento che il titolo è disponibile anche su PlayStation 4 e Xbox One, edizioni che potete acquistare sullo shop online di GameStop. L’effettistica non è eccelsa, non mancano texture poco definite, alcuni modelli poligonali delle auto non denotano la stessa cura delle super car più rinomate. Più di ogni altra cosa infastidisce il pop-up, nonché una pesante sfocatura degli elementi più vicini alla linea d’orizzonte. The Crew Motorfest, insomma, non può definirsi completamente al passo con i tempi in termini grafici, sebbene globalmente non ci si possa lamentare.

Anche guardando al comparto audio il giudizio è positivo, pur con qualche reticenza. La selezione musicale è in linea con quelli che ormai sono gli standard del genere, tutte tracce generalmente orecchiabili e che infondo il giusto grado di adrenalina. Altalenanti invece di effetti, con alcune auto il cui rombo non è affatto simile a quello delle controparti reali.

Se sin dal tutorial abbiamo potuto farci un’idea piuttosto precisa delle coordinate visive e sonore della produzione Ubisoft, un giudizio che si è cementificato nelle oltre quaranta ore passate a giocare, per il sistema di guida ci è voluto molto più tempo per farci un’idea precisa. Sì, perché sebbene non ci voglia molto ad addomesticare le auto presenti nel roster, è anche vero che la varietà di eventi, nonché la presenza di moto, barche e aerei, ha preteso un’analisi molto più approfondita della situazione.

Il divertimento è immediato, alla portata di tutti, determinato dalla possibilità di testare un gran numero di auto diverse

Se avete giocato i prequel, se siete reduci da decine di ore in compagnia di Forza Horizon 5, impiegherete pochi secondi per sentirvi immediatamente a casa. Anche con tutti gli aiuti disattivati, persino le potentissime hyper car non cercheranno di uccidervi ad ogni pressione sull’acceleratore. Certo, bisogna avere un minimo di sensibilità, soprattutto sull’asfalto bagnato o sullo sterrato, ma anche il mezzo più dotato di cavalli è perfettamente controllabile anche senza una grande esperienza con auto reali o virtuali. Inoltre, come suggerito, ai neofiti basterà affidarsi al controllo di trazione, alla frenata automatica, alla scia che indica la traiettoria ideale per raggiungere in scioltezza il traguardo.

Come in ogni arcade che si rispetti, il divertimento è immediato, alla portata di tutti, determinato in buona parte anche dalla possibilità di testare in un periodo relativamente contenuto un gran numero di auto diverse. Ciò, tuttavia, ha un costo in termini di profondità. Le condizioni meteo, lo stato della strada che si sta percorrendo, ovviamente il tipo di vettura, ma anche le condizioni delle gomme, in quelle gare in cui è attivata quest’ulteriore variabile, sono tutti parametri che influenzano la guidabilità. The Crew Motorfest, da questo punto di vista, ci ha quasi sorpreso paragonandolo al diretto prequel. Laddove una volta un’auto era del tutto simile ad un’altra, i passi avanti compiuti dal sistema di guida, in combo con il motore fisico, sono innegabili ed evidenti.

Purtroppo, si palesa un certo appiattimento di fondo dell’esperienza di guida. Alcune auto si somigliano tra loro quanto a comportamento in strada, l’accondiscendenza verso i giocatori in termini di tenuta di strada rende le gare più prevedibili, si evidenzia particolarmente la sensazione di pattinamento delle auto sul manto stradale. Il perfetto compromesso tra arcade e simulazione di Forza Horizon 5, insomma, non è stato raggiunto, soprattutto considerando moto, barche e aerei. Se questi ultimi due mezzi di trasporto sono per lo più un comodo strumento per raggiungere velocemente punti distanti della mappa, dimenticabili per lo più gli eventi che li vedono coinvolti, con le moto la situazione si fa molto più scoraggiante. Se già è molto difficile riprodurre il movimento e gli spostamenti di peso in un mezzo dotato di due ruote anche nelle simulazioni più raffinate, suonare a Milestone per avere un responso, in The Crew Motorfest il tutto è riprodotto con poca convinzione e fin troppa poca aderenza al reale.

Se considerando il sistema di guida, la bilancia pesa sensibilmente verso la produzione di Microsoft, il gioco di Ubisoft ha ben poco da invidiargli per quanto concerne la progressione, nonché la quantità di gare, eventi e sfide presenti nell’isola di O’ahu.

Da questo punto di vista, il gioco procede su due binari quasi separati, ma intimamente interconnessi. Da una parte abbiamo le playlist, una serie di eventi, che si attivano una volta raggiunto un punto specifico della mappa, introdotti da cinematiche e dedicate a specifici costruttori o tipologie d’auto. In queste competizioni vi capiterà di dover tagliare per primi il traguardo, accumulare più punti tramite le derapate, bruciare l’avversario nei drag racing effettuando cambiate perfette, un po’ come avveniva nei vecchi Need For Speed Underground. Oltre a ricevere ricompense di ogni genere al termine di ogni playlist, da nuove macchine, a credito, passando per oggetti estetici con cui personalizzare il proprio avatar, questo genere di eventi arricchiranno l’appassionato d’auto con una narrazione, prima, durante e dopo le gare, che si prenderà la briga di elargire curiosità e aneddoti sulle auto in gara.

Dall’altra parte, The Crew Motorfest mette a disposizione la già citata isola hawaiana come immenso scenario liberamente esplorabile, ricco di collezionabili, ma anche di gare a cui partecipare insieme alla propria crew. La produzione Ubisoft, difatti, pretende una continua connessione alla rete, certo una limitazione non da poco, soprattutto se si ama il gioco in solitaria, ma perfettamente in linea con lo spirito della saga. Con pochi passaggi, difatti, è possibile dare vita a una squadra con cui affrontare gare e vincere premi. Da questo punto di vista, il gioco è inappuntabile, garantendo un netcode solido e tempi di matchmaking davvero ristretti. Anche in assenza di un vero e proprio gruppo con cui condividere l’esperienza, è comunque possibile sfidare i ghost degli altri utenti, nonché prendere parte a tornei o gare singole.

In tutto questo, non bisogna nemmeno dimenticarsi la possibilità di personalizzare ogni auto, sia da un punto di vista estetico, creando decalcomanie personalizzate, sia da quello prestazionale, con pezzi e potenziamenti sbloccabili ed eventualmente utilizzabili.

A questo proposito, una nota a margine bisogna spenderla anche per le microtransazioni. Purtroppo, il costo di molte auto è davvero altissimo. Senza mettere mano al portafogli, difatti, bisogna inevitabilmente fare delle scelte e centellinare le spese. Vincere tutte le gare, completare al cento per cento il gioco vi permetterà di sbloccare una buona fetta di veicoli, non c’è dubbio, ma è innegabile che Ubisoft abbia voluto prendere per la gola i veri appassionati. Si può sempre ignorare quest’anima del gioco, certo, ma fa parte indubbiamente del pacchetto.

The Crew Motorfest, tutto considerato, non lascia a desiderare in termini contenutistici. Oltre al parco auto davvero enorme, e che si amplierà ulteriormente a suon di aggiornamenti e DLC, gli eventi, le playlist, le gare e sfide a cui prendere parte sono davvero tantissime. O’ahu è sensibilmente più contenuta in dimensioni rispetto alla mappa del prequel, ma la sua densità di luoghi d’interesse è altissima. Tenendo conto anche del multiplayer online, capite da soli come il quantitativo di ore promesso dalla produzione Ubisoft sia senza mezzi termini esorbitante.

Conclusioni

Se nel confronto diretto con Forza Horizon 5, The Crew Motorfest ne esce perdente praticamente in ogni ambito, reggendo il confronto solo in termini contenutistici, la produzione di Ubisoft è indiscutibilmente un più che discreto racing game arcade.

Oltre ad una mappa densa di eventi, un parco auto enorme e un buon livello di personalizzazione, il gioco mette in mostra anche una sovrastruttura online solida, comparto grafico di tutto rispetto, nonché un sistema di guida malleabile e profondo quanto basta.

All’eccellenza mancano i famigerati dettagli, capaci da soli di fare davvero la differenza. Sì, perché il colpo d’occhio soddisfa, ma stando ben a guardare il gioco mostra il fianco a diverse imperfezioni estetiche. Fin troppe auto si guidano nello stesso modo. Manca quel pizzico di spettacolarità e spettacolarizzazione in più che invece ci aveva fatto follemente innamorare di Forza Horizon 5.

Un buon gioco di corse arcade, indicato a chi vuole esplorare uno scenario da favola, al volante di meravigliosi bolidi da personalizzare e con cui vincere una marea di gare. Se vi aspettavate un prodotto all’altezza di Forza Horizon 5, tuttavia, resterete delusi.

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Good

  • Mappa densa di punti d’interesse
  • Un parco auto enorme
  • Sistema di guida malleabile

Bad

  • Graficamente qualche alto e basso di troppo
  • Troppe auto che si guidano allo stesso modo
7.5

Niente male

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