Super Mario Bros. Wonder – Recensione

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Un capitolo di rottura?

Super Mario Bros. Wonder – Recensione
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Super Mario Bros. Wonder potrebbe essere l’araldo di una rivoluzione, vago eppur palese segnale della volontà di Nintendo di applicare nei confronti della sua mascotte simbolo la stessa strategia varata, con successo, con The Legend of Zelda. Non che l’idraulico italiano non abbia già conosciuto, nel corso della sua ultratrentennale carriera, rinnovamenti, nuovi corsi, prepotenti cambi di rotta. La mappa di Super Mario Bros. 3, l’avvento del 3D con Super Mario 64, l’apertura a spin-off e crossover, già dai tempi del Super Nintendo, sono lì a dimostrare il desiderio della Grande N a spingere un po’ più in là, un po’ più in alto, l’asticella delle potenzialità e capacità del suo paffuto campione.

Eppure, a ben vedere, l’impostazione generale dei platform 2D è rimasta pressocché invariata dai tempi del già citato terzo capitolo ufficiale pubblicato nel 1988 su NES. New Super Mario Bros., capitolo del 2006 per Nintendo DS, a conti fatti di “new” aveva ben poco, se non una grafica che avrebbe imposto il corso stilistico dei capitoli a venire. Non che fosse un brutto gioco, beninteso, esattamente come non lo sono i capitoli pubblicati su Wii, Wii U e Nintendo 3DS, ma era da un po’ che l’eroe del Mushroom Kingodm, se nelle tre dimensioni continuava a esplorare e proporre nuovi linguaggi ludici, nella sua veste più classica viveva di rendita, adagiandosi sugli allori di una struttura invero senza tempo, ma che forse, in certi ambiti, aveva già toccato la massima espressione possibile.

Super Mario Bros. Wonder, che potete acquistare sullo shop online di GameStop, ancor prima che un grandissimo platform 2D è un esperimento. Come tutti gli esperimenti è imperfetto, a tratti impreciso sino a dare fastidio. Allo stesso tempo, tuttavia, è una ventata d’aria fresca, una produzione per certi versi bizzarra, spiazzante, indomabile, che contravviene con compiaciuta sfacciataggine a certi canoni, a certe convenzioni, alle regole non scritte e pattuite con i videogiocatori più navigati.

Super Mario Bros. Wonder è il corrispettivo di The Legend of Zelda: Skyward Sword, capitolo tra i più deludenti dell’apprezzata saga nata dal genio di Shigeru Miyamoto, ma punto di svolta necessario per giungere allo splendore abbacinante di Breath of the Wild. Tuttavia, laddove il gioco diretto da Hidemaro Fujibayashi stravolgeva senza tenere fede alle linee guida della serie di riferimento, quel perfetto e delicato equilibrio tra esplorazione, combattimento e risoluzione di enigmi, il nuovo capolavoro di cui può fregiarsi Nintendo Switch si prende molte libertà, senza per questo strafare o arrancare.

Il compromesso è ben visibile in una lievissima imperfezione globale nel level design, ma è un baratto che anche il videogiocatore più esperto e pretenzioso sarà ben disposto a pagare, a fronte della completa realizzazione del vero obiettivo di questo capitolo, ben espresso e palesato già dal titolo: meravigliare, sorprendere, persino stordire.

Lo stupore, del resto, lo si prova già esplorando la mappa che collega un livello all’altro. Tutto è al suo posto, come nel 1988 con Super Mario Bros. 3. Eppure tutto è diverso. Non c’è più l’ormai arcinota e ferrea divisione in mondo d’acqua, di fuoco e così via. L’iniziale linearità del percorso da seguire, si apre quasi immediatamente a sentieri si biforcano e consentono variazioni itinerario non solo effettive, ma anche in termini di art e level design, a tutto vantaggio di una maggior varietà che, come vedremo meglio in seguito, tra l’altro incentiva l’uso ragionato delle Spille che donano a Mario e soci bonus di vario genere.

Scenari subacquei, si susseguono ad altri ambientati tra le nuvole, mentre castelli e veri e propri stage dal corto e cortissimo respiro, spesso persino ridotti ad una singola schermata nemmeno si trattasse di una prova a tempo di un qualsiasi Wario Ware, infondono ulteriore brio ad una progressione quanto mai sorprendente, per l’appunto, anche sul fronte della semplice successione tra i livelli. Come se non bastasse, inoltre, strade nascoste nei livelli conducono ad aree segrete, scenari ricchi di bonus, zone insomma che non fanno altro che aumentare ulteriormente la longevità della produzione.

Nintendo ha preferito l’anarchica gioia, all’asettica precisione e perfezione, a tutto vantaggio di un gioco che acquisisce personalità a mano a mano che si procede verso lo scontro finale con Bowser

Il senso di meraviglia, in ogni caso, è palpabile ad ogni passo compiuto proprio a partire dalla grafica, che certamente si rifà allo stile imposto dal già citato New Super Mario Bros., ma esaltandolo in ogni senso possibile, in primis quello legato alle splendide animazioni. Esibirsi in un salto contro al muro, calarsi giù per un tubo, attivare lo scatto, precipitare nel vuoto sono tutte azioni accompagnate da movimenti dei protagonisti coinvolti caratteristici, buffi, curati nei dettagli. Il naso di Yoshi che si gonfia per lo sforzo, quando fluttua per pochi secondi dopo un salto; la grazia con cui Daisy lancia le palle di fuoco; il modo con cui Mario afferra il cappello ogni volta che si abbassa; tutti dettagli che, pur nel loro piccolo, noterete e vi regaleranno un divertito sorriso.

Anche il resto, ovviamente, è all’altezza delle migliori produzioni Nintendo. Non c’è traccia di rallentamenti. Tutti i personaggi, nemici compresi, sono ottimamente modellati. I livelli di parallasse dipingono mondi quanto mai vivi, suggestivi, densi di dettagli. I colori vibrano, splendono, quasi abbagliano soprattutto sullo splendido schermo OLED della versione più aggiornata di Nintendo Switch (che potete acquistare a questo link). La pulizia dello schermo è massima e a livello artistico gli sviluppatori hanno dato fondo alla loro immaginazione, includendo ma anche uscendo dai soliti stilemi visti in questi anni nel Mushroom Kingdom e dintorni.

Visivamente, Super Mario Bros. Wonder è un’autentica perla, uno dei picchi più alti raggiunti nella serie, nel genere, su Nintendo Switch e non solo.

Anche l’orecchio gode costantemente di motivi non solo orecchiabili, ma che accompagnano costantemente l’azione. Non ci sono più i balletti di Goomba e Koopa che si muovono, e cambiano direzione, a tempo. Eppure, ogni movimento, ogni salto, ogni ondeggiamento dei collezionabili nello scenario rispetta la partitura disegnata dei compositori del gioco, donando ad ogni schermata un movimento sonoro percepibile, in una sinestesia che in alcuni livelli diventa parte integrante del gameplay, imponendo il ritmo con cui le dita devono muoversi sui Joy-Con per raggiungere sani e salvi il traguardo.

Proprio a questo proposito, di tanto in tanto Super Mario Bros. Wonder mostra il fianco a qualche minuscolo scivolone. Non tutti i livelli convincono allo stesso modo. Quel level design perentorio, rigoroso, a tratti calcolato al millimetro, tanto caro a buona parte della produzione 2D legata a Super Mario, ha in parte lasciato spazio ad una frenesia anarchica meno accorta ed efficace in certi scorci dell’avventura. Eppure, anche in questo caso, si tratta di una concessione quanto mai ragionata, figlia di una scelta consapevole degli sviluppatori, che hanno sacrificato qualcosa in termini di puro tecnicismo, per inseguire, anche in questo caso, l’ideale della costante sorpresa e disorientamento del giocatore.

Sia chiaro, la Grande N ha dato ancora una volta prova di essere imbattibile quando c’è da creare un livello zeppo di meccaniche che introducono ad elementi ludici inediti, nonché trasversale, cioè adatto sia a chi vuole semplicemente raggiungere il traguardo, sia a chi invece ha tutte le intenzioni di dare il meglio di sé scovando tutti i segreti e raccogliendo ogni collezionabile. Super Mario Bros. Wonder, tuttavia, baratta il ragionato equilibrio dell’intera avventura, con dei picchi di genialità che, di contro, lasciano intravedere la maggior debolezza di alcune fasi del gioco.

Visivamente, Super Mario Bros. Wonder è un’autentica perla

Anche in termini di giocabilità, difatti, la produzione di Nintendo, è stratificata, approcciabile in più modi. Complici le stelle che indicano il grado di difficoltà di ogni livello, il videogiocatore forgiato da decine di platform completati con successo avrà pane per i suoi denti, tra sfide che richiedono una precisione maniacale nell’inserimento degli input e collezionabili nascosti nei punti più impensabili dello scenario. Al tempo stesso, i più giovani o chi desidera semplicemente raggiungere i titoli di coda, potrà ignorare del tutto alcune ambientazioni e accontentarsi dei Semi Meraviglia sufficienti per raggiungere lo scontro finale con Bowser.

C’è tuttavia un altro strato di Super Mario Bros. Wonder da scoprire, ovvero quello legato ai Fiori Meraviglia, feature la cui attivazione è facoltativa e che più altre caratterizza questo capitolo. Una volta raccolti, questi oggetti sono in grado di stravolgere non solo il level design, ma anche le meccaniche che determinano il raggiungimento del traguardo. Può capitare, per esempio, che gli elementi dello scenario prendano vita, consentendovi così di raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili. Di essere graziati da una pioggia di stelle che aumenteranno a dismisura le vostre potenzialità atletiche, oltre che donarvi la consueta imbattibilità. Di dovervi aggrappare ad una mandria di animali simili a triceratopi, che grazie al loro slancio possono raggiungere persino le nuvole. Di muovere un Mario tramutato in una sagoma dal busto allungato, in un livello fatto solo di ombre.

Non tutti i Fiori Meraviglia propongono cambiamenti radicali al gameplay, è vero, ma sono sempre perfettamente in grado di creare quel lungo attimo di disorientamento, di sorpresa, di magia. Anche in questo caso, difatti, Nintendo ha preferito l’anarchica gioia, all’asettica precisione e perfezione, a tutto vantaggio di un gioco che acquisisce personalità a mano a mano che si procede verso lo scontro finale con Bowser.

Il gioco, tra l’altro, ha anche altri assi nella manica. Le già citate Spille, tanto per cominciare, ovvero bonus di varia natura che possono ora rendere la vita più semplice al giocatore, ora permettergli di recuperare collezionabili altrimenti irraggiungibili. Se ne può indossare una per livello e i poteri offerti variano dal prolungamento del salto, ad uno scatto effettuabile sott’acqua, all’ottenimento di monete per ogni nemico eliminato. Non tutte sono utili allo stesso modo, altra piccola sbavatura che non ci si sarebbe aspettati da un gioco Nintendo, ma hanno indiscutibilmente la capacità di dare ulteriore brio al gameplay ed introducono una pur sottilissima anima strategica al gioco.

Super Mario Bros. Wonder in multiplayer è ancora più divertente, soprattutto con gli amici giusti

L’altra caratteristica tutt’altro che secondaria di Super Mario Bros. Wonder è ovviamente il multiplayer fino a 4 giocatori in locale. Diversamente dai passati episodi della saga, questa volta Mario, Luigi, Toad, Peach e Daisy non possono interagire direttamente tra loro. Nessuna morte accidentale o per “fuoco amico”, insomma, scelta di design che ci sentiamo di approvare vista la difficoltà di fondo e la complessità in termini di level design di alcune sezioni dell’avventura. Al tempo stesso, tuttavia, è possibile cavalcare Yoshi che, dal canto suo, è immune alla maggior parte dei nemici, personaggio che quindi sarà scelto o da chi ha poca dimestichezza con il pad, o chi vuole accompagnare, ed eventualmente traghettare in luoghi più sicuri, un neofita che vuole mettersi alla prova.

Per quanto riguarda l’online, invece, il tutto è legato ad una sorta di multiplayer asincrono. Collegandosi, nei livelli compariranno i fantasmi degli altri giocatori impegnati nel gioco. Seguendoli potrete scoprire segreti che non conoscevate, tecniche per migliorarvi, ma anche farvi ritornare in partita se incapperete in un game over.

Inutile sottolinearlo nuovamente: Super Mario Bros. Wonder in multiplayer è ancora più divertente, soprattutto con gli amici giusti. L’online è certamente una feature in più, ma va da sé che il consiglio è quello di giocare il più possibile in locale.

Conclusioni

Super Mario Bros. Wonder è puro genio, anarchia, follia.

A voler essere puntigliosi, in termini di level design non è certamente il capitolo in 2D più rigoroso, ma indubbiamente è quello che ha più carattere dai tempi di Super Mario World 2: Yoshi’s Island.

Il suo prendersi gioco di certi stilemi ormai dati per assodati, la sua perenne voglia di stupire e disorientare, partendo dalla grafica, per finire con i Fiori Meraviglia, lo rendono un capitolo di rottura, a suo modo rivoluzionario. Un The Legend of Zelda: Skyward Sword, per intenderci, ma innumerevoli volte più divertente, riuscito, equilibrato, pur nel suo totale squilibrio.

Un gioco da avere a tutti i costi, che divertirà immensamente i neofiti, e che spappolerà il cervello ai più navigati, estasiati dall’empirica dimostrazione di come Nintendo sia ancora in grado di sorprendere ed innovare. Anche quando tutto sembra assolutamente al suo posto.

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Good

  • I Fiori Meraviglia stravolgono ogni livello
  • Graficamente strepitoso
  • In multiplayer locale è ancora più divertente

Bad

  • Non tutte le Spille hanno una reale utilità
  • Alcuni livelli sono nettamente meno riusciti di altri
9

Superbo

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