Popcorn Time: The Congress

Popcorn Time: The Congress

Nel 2008 Valzer con Bashir sorprese pubblico e critica con un cocktail esplosivo di animazione, originalità e – al tempo stesso – crudo realismo. Il regista è un israeliano, classe 1963: si chiama Ari Folman. Passano sei lunghi anni ed ecco che proprio questo nome torna a riempire i poster all’esterno dei multisala con una nuova, strana, intrigante pellicola. Sto parlando di The Congress, un’evasione dalla realtà (o – al contrario – un’immersione nella sua vera essenza) a metà tra Cinema tradizionale e onirismo, carrellate da commedia standard e animazione all’avanguardia.

Robin Wright è un’attrice che riesce a malapena a fingere con se stessa di non intravedere il viale del tramonto, ha recitato in molti  film ma nulla di davvero importante o notevole, due figli a carico e un quintale di dubbi mal sopiti a tormentarla. Ad un tratto le viene proposta un’ultima, immensa chance di cambiare radicalmente la propria vita, riprenderla in mano saldamente: un paio di firme e verrà creato un avatar virtuale che, da quel momento in poi, la sostituirà completamente per il futuro permettendole di guadagnare come prima, più di prima, e dedicarsi completamente – finalmente – a ciò che ha di più caro.
Come l’esperienza ci insegna, però, tutto ha un prezzo.
Una pellicola temeraria, sfrontata, radicalmente imperfetta nella sua radicale perfezione. Potrei attaccare The Congress in mille modi diversi, ma non me la sento perché – in fondo – anche i lati negativi e sottotono del film sono indispensabili, senza di essi il puzzle non sarebbe incorniciabile, resterebbe incompleto.

Il cambio di prospettiva e stile (da scene reali a sequenze d’animazione) è disorientante, vero, ma anche azzeccato, studiato, ricamato sulla trama da mani troppo esperte per non sapere ciò che vogliono e possono produrre. Ogni tanto sorge il dubbio che ci sia qualcosa di profondamente distorto o dissonante, ma immediatamente un’impressione, una melodia, un’immagine ci catapulta di nuovo nel vortice surreale delle visioni di Folman.
Forse non un film per tutti i palati, ma non posso che consigliarne la visione.

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A noi ricorda…

 XIII: ok, a livello strutturale e di trama non ci siamo, ma se penso a titoli d’impatto all’insegna di tecniche d’animazione particolari, come ad esempio quella “fumettosa”, non può che venirmi in mente questa antica perla siglata Ubisoft. Nel caso vi foste persi XIII il consiglio è di rimediare all’errore il prima possibile!

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Alla prossima dunque, con la recensione dell’ultima fatica di Mr. Clint EastwoodJersey Boys !

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