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Pacific Drive – Recensione

Pacific Drive è un survival che sussurra all’orecchio degli appassionati non solo del genere, ma anche di un certo tipo di fantascienza. Se tra i vostri libri preferiti figura Picnic sul ciglio della strada, se avete amato pellicole come Finch, se ricordate con nostalgia certe partite al primo capitolo di S.T.A.L.K.E.R., allora ci sono buone probabilità che la creatura di Ironwood Studios possa fare al caso vostro.

L’avventura è ambientata in un 1998 alternativo, in cui il governo degli Stati Uniti ha condotto, per anni, misteriosi esperimenti nella Penisola Olimpica, una zona nel nord-ovest del continente americano. Spinto da motivi inizialmente ignoti, il protagonista del gioco si introdurrà nella in questa area, teatro di questi test, mal equipaggiato e a bordo di una scassatissima station wagon.

Prigioniero della zona di quarantena, separata dal resto del mondo da mura che farebbero invidia a quelle di Attack on Titan, il nostro avrà il duplice compito di sopravvivere, stando ben attento ad anomalie e creature ostili, e di risolvere il mistero che avvolge, letteralmente, la penisola.

Il gameplay ruota intorno alla station wagon, baluardo, laboratorio, guscio protettivo, ancor prima che mezzo di trasporto. Il rapporto simbiotico che si sviluppa tra protagonista e auto rappresenta il vero quid di Pacific Drive, rendendo il mezzo l’unico elemento a cui è affidata la progressione del gioco.

Inizialmente mal equipaggiata e poco solida, escursione dopo escursione potrete potenziarla, evolverla, personalizzarla anche in termini estetici. Da sgangherato e traballante catorcio, vedrete fiorire e trasformarsi la station wagon, processo che da solo funge da principale motivazione per convincere l’utente a proseguire nell’epopea. Guai però a ritenere la macchina inaffondabile e che basti montargli nuovi pezzi nell’officina per fare in modo che vi accompagni ovunque vogliate. All’auto, difatti, si legano anche le principali meccaniche survival di Pacific Drive.

L’avventura si sviluppa attraverso diverse aree open-map, raggiungibili tramite l’hub che funge da centro nevralgico delle operazioni del protagonista. Giunti sul posto, non dovrete solo stare attenti alle radiazioni, ai mezzi meccanizzati ostili, all’anomalia che nel caso inizi a propagarsi senza controllo vi costringerà a raggiungere il portale di fuga anzitempo. Le stesse asperità del terreno, le buche, i sassi, rappresentano dei nemici da tenere seriamente in considerazione. Bucare una ruota, rompere parti vitali dell’auto, persino restare a secco di benzina, può tradursi in un drammatico game over.

Pacific Drive si differenzia da tanti congeneri proprio nella capacità di creare costante tensione, ansia, apprensione. Anche il normale recupero di risorse, utili poi per rimpinzare le proprie scorte e consentire potenziamenti, può nascondere un imprevisto, una problematica, un rischio non calcolato. Ancor più delle anomalie, ancor più degli automi che pattugliano la zona di quarantena, bisogna temere spesso il caso, la sfortuna, una momentanea svista.

Al tempo stesso, viaggiare immersi nel buio, rischiarati solo dalle luci dei fanali e del cruscotto; lasciarsi cullare da una strada leggermente in discesa con il motore in folle; godersi il rumore del il vento mentre si guida a velocità sostenuta immersi nella luce del mattino, sono tutte sensazioni ed emozioni che solo un gioco poetico come Pacific Drive saprà trasmettervi.

A chi ha sempre desiderato concedersi un lungo viaggio in macchina e “into the wild”, Pacific Drive ha molto da offrire

L’opera di Ironwood Studios riesce a ritagliarsi un posto speciale per le emozioni che suscita, merito anche di una direzione artistica accorta. La ristretta selezione di brani che vi accompagneranno nelle lunghe traversate in macchina si adatta degnamente al girovagare e incrementa l’impatto emotivo che ogni scena sprigiona. Al tempo stesso, il comparto grafico riesce a dipingere panorami evocativi, impreziositi da convincenti effetti luce. La mole poligonale non è impressionante, alcune texture tradiscono una carenza di dettagli, ma sono storture che sfumano considerando il comparto estetico nel suo complesso.

Anche da giocare, beninteso, Pacific Drive ha il suo perché, ma il discorso si fa lievemente più controverso. Come detto, la progressione dell’avventura è per lo più affidata ai potenziamenti dell’auto. Non solo ne aumenterete la resistenza, ma anche l’autonomia, a tutto vantaggio della durata delle escursioni che potrete permettervi nella zona di quarantena.

Purtroppo, tuttavia, la componente survival è per buona parte mal tarata. Le risorse necessarie sono tante in termini quantitativi. Ciò significa che dovrete continuamente scendere dall’auto per rovistare in qualsiasi anfratto, sempre a caccia di materiale prezioso. Ne vengono fuori delle partite fin troppo sincopate, in cui ci si ferma, si mette il freno a mano e si spegne l’auto di continuo, un mix di azioni che certo incrementano il coinvolgimento sulle prime, ma che alla lunga generano noia.

Ciò che è peggio, non è facile assimilare le nozioni ludiche di cui si alimenta il gameplay. Soprattutto durante le prime ore di gioco si ha la costante sensazione di non avere alcuna speranza di dominare tutte le meccaniche. Si resta storditi più per demerito di un tutorial mal realizzato e poco accorto nell’introdurre con il giusto tempismo le varie caratteristiche, che per la reale complessità del tutto. Tocca insomma stringere i denti e non mollare durante la prima fase dell’avventura che può risultare effettivamente traumatica.

Fortunatamente, come già detto, Pacific Drive sa restituire ogni fatica. Il gameplay non brilla per profondità, né la trama riserva chissà quale inaspettata svolta. Ciononostante, soprattutto per chi ha sempre desiderato concedersi un lungo viaggio in macchina e “into the wild”, di momenti memorabili il gioco ne ha da offrire eccome.

Conclusioni

Pacific Drive soddisfa più per il suo carico emotivo, che per le meccaniche ludiche che propone. L’idea di un survival on the road, sullo sfondo di un contesto fantascientifico è incredibilmente affascinante e, grazie ad un comparto artistico ispiratissimo, vivrete più di un momento memorabile.

Purtroppo, si tratta anche di un gioco in cui inizialmente è difficile assimilare le meccaniche e che fa della raccolta di risorse quasi l’unica attività da svolgere, pratica che alla lunga crea un po’ di ripetitività.

Pacific Drive è insomma un titolo consigliato agli amanti del genere e a chi è attratto dai racconti sci-fi. Ma viste le premesse era lecito aspettarsi qualcosa di più in termini ludici.

 

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