Outward – Recensione

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Quando la sopravvivenza non è un gioco

Outward – Recensione
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L’ultimo decennio è stato foriero, in ambito RPG, di titoli di grande caratura che sono riusciti a scardinare il genere dalla nicchia in cui era recluso fino ad allora e ad ampliarne, conseguentemente, il bacino di utenza. Titoli come The Elder Scrolls V: Skyrim e The Witcher 3, per citarne due dei più famosi, hanno poi compiuto il passo finale, spianando la strada a tutta una serie di produzioni “minori” vogliose di mettersi in scia ai modelli di riferimento e raccogliere una eredità tanto importante quanto difficile da ottenere.

Questo è, in soldoni, il campo di afferenza di Outward, secondo prodotto videoludico dei Nine Dots Studio, un prodotto a prezzo budget, arrivato su Xbox One, PlayStation 4 e PC con l’intento di colmare il vuoto lasciato nelle menti degli appassionati dai sopraccitati caposcuola, affidandosi al duttile motore Unity, già visto all’opera in tante produzioni mobile e in alcuni giochi indie diffusi sulle varie piattaforme di riferimento.

Di rientro da una missione navale, la nostra imbarcazione, un veliero di grande taglia, naufraga prima di entrare nel porto e, con la distruzione della nave, vanno persi anche tutti i beni in essa contenuti. Sopravvissuti al naufragio ci troveremo a dover far fronte all’assalto dei nostri concittadini, che ci richiederanno il pagamento di un ingente debito di sangue pregresso. Mossi dunque da bisogno puramente economico inizieremo la nostra peregrinazione al fine di procurarci la pecunia necessaria per onorare i nostri debiti. Dovremo dunque avventurarci al di fuori della città, affrontando scontri armati e peripezie per guadagnarci la libertà, assaggiando per la prima volta la natura ruolistica del prodotto Nine Dots.

Outward mira però a differenziarsi dai classici giochi di ruolo: la componente survival è preminente rispetto a quella ruolistica, ponendo il giocatore, senza alcuna introduzione/tutorial (disponibile però in forma distaccata nel menu principale) a diretto contatto con la complessità del gameplay. Sopravvivere agli attacchi delle creature sarà solo una parte delle nostre incombenze: dovremo infatti nutrirci, riposare, ripararci da acqua e freddo, gestire pedissequamente lo spazio nel nostro zaino. Sì, perché addirittura il peso trasportato influirà sulla nostra possibilità di approccio (e di conseguente successo) in uno scontro, limitando di fatto le capacità di schivata e la distanza percorribile a pieno carico. Queste sono solo alcune delle caratteristiche di Outward, un gioco di ruolo hardcore, realizzato per giocatori in cerca di grandi sfide. La difficoltà e il senso di straniamento (nella mappa non sono presenti indicazioni di sorta per raggiungere le destinazioni preposte) sono alla base del gameplay, andando a minare, però, per via di una cattiva equilibratura di questi valori e per una incredibile legnosità del sistema di controllo, endemica di una produzione a basso budget riconducibile al motore Unity, quelle che dovrebbero essere le vere e proprie frecce nella faretra di Outward.

La componente survival è preminente rispetto a quella ruolistica

Outward risulta essere mediamente punitivo nei confronti dei giocatori: la totale assenza di un tutorial o di missioni dimostrative ci porteranno a scoprire in maniera iterativa, pagando direttamente sulla pelle lo scotto dei nostri errori, le peculiarità del gameplay. Non di rado ci capiterà di morire, evento che non condurrà però ad un game over, ma ad un respawn nel punto di salvataggio (automatico) più vicino o in prossimità della nostra tenda, salvati da un qualche viandante benevolo anche nelle situazioni più astruse. Il nostro unico compito sarà di recuperare parte dell’equipaggiamento (la maggior parte permarrà anche dopo il knockout) e provare a non rimetterci nuovamente le penne.

Outward ci dà la possibilità di affrontare le nostre peripezie affiliandoci a ben quattro schieramenti (cinque con quello contenuto nel DLC The Soroboreans) e di esplorare un mondo vasto e pieno di sottoquest da compiere. Si, perché, affiliarsi ad una delle fazioni ci porterà ad affrontare percorsi completamente differenti l’uno dall’altro e a vagare senza meta alcuna per la regione che, volta dopo volta, dovremo esplorare, abbandonandoci alla narrazione modulare che Outward costruisce spontaneamente permettendoci di esplorare il mondo in un modo dipendente esclusivamente dal nostro stile di gioco.

Il combat system, vero cuore pulsante di un qualsiasi RPG, regala soddisfazioni, pur tardando ad ingranare per via di una enorme macchinosità nella gestione di parate e schivate, rendendolo più affine a quanto visto in un gioco action ma con una agilità del protagonista molto inferiore alle aspettative. Sarà possibile sviluppare uno stile di combattimento specifico per ciascuna arma e potenziare i moveset alla bisogna, riuscendo a trarre maggior giovamento giocando in cooperativa (locale od online) con amici o sconosciuti.

Graficamente Outward svolge il compitino a lui affidato, senza infamia né lode, grazie ad un motore grafico-fisico che, pur brillando per leggerezza, non lo fa per duttilità ed elasticità: l’impatto grafico ci mette di fronte ad un gioco di inizio generazione, gradevole da vedere ma spartano e ben lontano dagli standard cui ci siamo abituati in questo ultimo lustro. Il comparto sonoro, invece, risulta altalenante, regalandoci tracce evocative ed altre parimenti stucchevoli.

Sarà possibile sviluppare uno stile di combattimento specifico per ciascuna arma

Chiudiamo con il già citato DLC “The Soroboreans“, con il quale si completa, almeno per il momento, l’offerta di Nine Dots Studios riguardo l’estensione del già vasto gameplay di Outward. In aggiunta alle quattro fazioni originali, avremo la possibilità di affiliarci alla Accademia di Sorobor, per addentrarci in un set di missioni personalizzato, ambientate in una regione aggiuntiva, precedentemente non disponibile nella versione base di Outward. Le novità non si fermano, però, ad una semplice fazione o all’aggiunta di una nuova dislocazione geografica: il DLC “The Soroboreans”, disponibile dal 16 giugno per la versione PC e dal 7 Luglio per Playstation 4 e Xbox One, ci renderà la vita ben più dura, costringendoci ad affrontare, in aggiunta a fame, sete e freddo, presenti già nel gioco base, anche lo status di corruzione, andando a mutare la stessa percezione visiva del mondo di gioco e, dunque, l’approccio da adottare per affrontare le quest che ci si porranno davanti. Sarà inoltre possibile, finalmente, incantare le nostre armi per ottenere effetti ancora più distruttivi durante le fasi di attacco.

Una espansione a tutto tondo, insomma, che va ben oltre il concetto di DLC, capace di giustificare una ulteriore run, magari in New game+ su Outward.

Conclusioni

Outward paga lo scotto di uno sviluppo palesemente a basso budget. Nonostante gli sforzi di uno studio emergente, ma poco numeroso, non riesce a scostarsi da una stiracchiata sufficienza, assegnata per vastità del mondo di gioco e per le molteplici possibilità di interazione offerte.

L’esperienza di gioco, pur piacevole, viene fiaccata da una macchinosità del gameplay e da un comparto grafico-sonoro nel migliore dei casi anonimo.

Venduto a prezzo budget, è consigliato agli amanti dei GDR-Survival in cerca di sfide intense ma disposti a chiudere l’occhio su più di qualche magagna di programmazione.

Outward è disponibile per PC, Xbox One e PS4 da GameStop Zing Italia.

Good

  • Mondo di gioco vasto e completamente esplorabile
  • Modalità co-op azzeccata
  • Combat system duttile e variegato...

Bad

  • ...ma difficile da padroneggiare
  • Curva di apprendimento elevata
  • Grafica da inizio generazione
6.3

Discreto

L'Atari 2600 gli aprì una nuova prospettiva di vita; il PC, sin dagli arbori, fu la sua casa natale: dal 2008 è disperso nella wasteland alla ricerca di bamboline della Vault-Tec...

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