LEGO Worlds (Versione Switch) – Recensione

Mattoncini portatili

LEGO Worlds (Versione Switch) – Recensione
LEGO Worlds
Data di Uscita:Genere:PEGI:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:

Dell’allegra brigata Traveller’s Tales e Warner Bros Interactive Entertainment, e del loro LEGO Worlds, un tentativo (un po’ maldestro) di spodestare Minecraft dal suo trono sulle nuvole combattendolo con le sue stesse armi, ve ne parlammo già in occasione dell’uscita su PS4 (qui trovate la nostra recensione). Un’operazione riuscita, purtroppo, solo in parte: colpa, in primis, di una ripetitività di fondo e di un’assenza di qualsivoglia scopo che, nemmeno troppo alla lunga, trasforma l’indubbia libertà in una noiosa accozzaglia di solidissimi mattoncini.

A sei mesi di distanza, il team colma la lacuna portando LEGO Worlds anche su Nintendo Switch, dove spera di trovare nuovi utenti, tra quelli appartenenti alla fascia di età, sulla carta, più consona alle sue produzioni, ma anche a chi con le costruzioni LEGO ci è cresciuto e sta facendo crescere i propri figli. Gli stessi genitori che hanno poco tempo da passare davanti al televisore, ma che, grazie alla console ibrida della grande N, potranno finalmente ritagliarsi quei 5-10 minuti on the go per dedicarsi a questo o a quell’ambizioso progetto iniziato comodamente spaparanzati sul divano.

LEGO Worlds 2

Inutile dirlo, ma il principale vantaggio, che da solo meriterebbe a prescindere l’acquisto (almeno per chi scrive), sta tutto lì: perché proseguire i lavori sull’imponente castello di colore blu acceso (tra i vari accessori a disposizione, c’è una fantastica pistola spara-vernice con cui ridipingere il mondo intero) durante una pausa pranzo, ultimare il villaggio su cui si è spesa l’intera notte mentre si è sul bus diretto verso l’ufficio, o lavorare a quel circuito per rombanti moto (sempre fatte di mattoncini, s’intende) durante la cottura dell’arrosto è una figata. Perché LEGO World è proprio questo: un LEGO che copia Minecraft che a sua volta copia LEGO, un enorme sandbox in cui dar sfogo alla propria fantasia, sia in una modalità avventura che è in realtà un modo un po’ furbetto per chiamare il tutorial, con cui apprendere tutte le meccaniche di base, e guadagnarsi faticosamente (catturandoli con lo Strumento Scoperta) tutti gli oggetti (tratti da vari set e tutti, invece, a disposizione da subito nella Modalità Sandbox) disseminati per il mondo di gioco, anzi, i mondi, come si evince dal titolo. Il nostro personaggio dovrà infatti volare da un pianeta all’altro, alcuni pre-confezionati, altri generati e generabili casualmente all’infinito, e soddisfare le richieste degli NPC che incontrerà sul cammino, in cambio di mattoncini d’oro necessari ad alimentare la sua navicella e raggiungere pianeti via via più lontani e ricchi di insidie.

LEGO World è proprio questo: un LEGO che copia Minecraft che a sua volta copia LEGO

Peccato che, come per le versioni gemelle, LEGO Worlds soffra di una certa ripetitività, con compiti molto simili tra loro, e la necessità di spostarsi continuamente alla ricerca di questo o quell’oggetto richiesto dall’NPC di turno, salvo poi dimenticarsene completamente, non essendoci un diario di quest nel senso stretto del termine, o una linea principale da seguire, e nemmeno chissà quali stimoli a portarle a termine (dato che basta generare un nuovo mondo, e con esso nuovi NPC e nuove missioni), a non morire (c’è il respawn immediato, sul posto della morte) o ad accumulare la valuta necessaria a sbloccare gli oggetti scoperti e scansionati (dato che vi ritroverete “milionari” nel giro di qualche ora di gioco e senza nemmeno accorgervene). E a poco serve l’immensa libertà offerta dal potente editor (che è, di fatto, l’anima del gioco), che tramite il nostro arsenale fatto di pistole e fucili ci permette, a suon di creatività (e non di proiettili) di terra-formare i mondi, di scavare fino alla fine degli stessi e creare villaggi sotterranei, di piazzare singoli mattoncini fino a formare torri che sfiorano le nuvole (fatte anch’esse di LEGO, ovvio!), ma anche di clonare le strutture che i numerosi biomi presenti portano con sé (come case di pan di zenzero o maestose pagode), immagazzinarle e ricrearle in qualsiasi momento, dove ci pare.

LEGO Worlds 3

A poco serve, dicevamo, se i vecchi problemi di LEGO Worlds persistono (o se ne aggiungono di nuovi), nonostante i mesi di uscita dal lancio, tra mondi ristretti (ma, fortunatamente, in modalità sandbox è possibile crearne di più vasti), cali di frame sott’acqua e nei dungeon o comunque nelle strutture chiuse (dove peraltro è d’obbligo attivare la visuale in prima persona per non impazzire di pari passo alla telecamera), e un sistema di controllo che definire machiavellico è dire poco, complice una UI poco chiara che rende molto difficile anche solo cercare e posizionare uno dei centinaia di oggetti trovati (è sin troppo semplice perdersi nell’inventario). La patch con cui il team ha introdotto il comparto multiplayer ha fortunatamente ridotto il fastidioso input lag che affliggeva il gioco al lancio, rendendo i combattimenti e le fasi di costruzione meno frustranti rispetto a qualche settimana fa.

A poco serve la libertà estrema se i problemi del gioco persistono

Sia su TV che portatile, inoltre, LEGO Worlds mantiene alcune finezze tecniche delle versioni principali (come il sistema di illuminazione, con i riflessi presenti su ogni singolo mattoncino – anche se in modalità handheld l’immagine è opaca), riducendo però drasticamente la draw distance, con oggetti e porzioni di mondo che appaiono e scompaiono a vista d’occhio, mentre i 30 fps fissi, quelli no, proprio non riesce a mantenerli. Resta giocabile, sia chiaro, però i compromessi tecnici si vedono eccome.

Ci si può però consolare con la co-op online, introdotta post-lancio, ma comunque limitata alla sola lista amici.

Conclusioni

Prevedibilmente, LEGO Worlds su Switch compensa la minor potenza tecnica con la sempre gradita possibilità di dedicarsi alla creazione di mondi ovunque ci si trovi. In modalità handheld il gioco fa il suo dovere, e rinuncia a dettagli grafici e, in piccola parte, anche alla fluidità, il tutto però a favore della creatività, che diventa così un flusso continuo e inarrestabile, potendo proseguire il proprio capolavoro sul bus, in viaggio, in pausa pranzo.

I problemi e i limiti del passato persistono, e l’acquisto, per forza di cose, è nuovamente consigliato ai soli fan veramente sfegatati, magari quelli che hanno già avuto modo di perdersi sui pianeti di Traveller’s Tales su PC e console, senza essersi annoiati troppo.

Good

  • Un'ode alla creatività
  • Creazione di mondi ovunque e comunque

Bad

  • Stessi problemi di sempre
  • Noioso e ripetitivo dopo qualche ora
6

Discreto

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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