GameSoul Top 5 – I Game of the Year di Stefano

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Posizione n°3: Life is Strange

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Remember Me fu brutalmente maltrattato dalla critica (un Metascore, se vuol dire qualcosa, di 72 punti per me è poco), ma già in quel titolo intravidi un potenziale non indifferente che quest’anno, senza doversi preoccupare di combat system ripetitivi e level design lineari, si è potuto esprimere in un’avventura grafica che spinge verso nuovi lidi di innovazione narrativa il genere. Dimenticatevi dei Telltale Games, dei loro titoli ormai fotocopia, del loro motore grafico obsoleto e delle animazioni lignee dei personaggi e date il benvenuto ad un mix estetica incredibilmente hipster (inutile e sbagliato negarlo), vagonate di sentimenti potenti e mai patetici e a dei personaggi perfettamente tratteggiati.

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Sicuramente l’avventura di Max e Chloe ha per protagoniste due ragazze facilmente inquadrabili (la sensibile e la ribelle), ma questo non toglie che attraverso alcuni espedienti narrativi che ricorrono al sovrannaturale, non si parli in Life is Strange di vita vera, della quale abbiamo un disperato bisogno nei videogiochi per farli crescere come medium (ma questo è un altro discorso). Lo stile grafico, la narrazione da serie tv (definizione spesso associata a titoli del genere, ma talvolta un po’ a caso), i personaggi memorabili e i laidi segreti di Arcadia Bay (tra Vortex Club e piccoli artisti in erba) non possono che aver lasciato un profondo segno nel mio anno videoludico.

Merita infine una citazione la splendida colonna sonora, composta da una selezione assolutamente opportuna e raffinati di brani di band indie e non solo: tra “Got Well Soon” dei Breton e “Spanish Sahara” dei Foals è difficile stabilire il momento più alto da questo punto di vista in Life is Strange.

Da quando ho scoperto che i piaceri che i miei pollici opponibili potevano darmi con un joypad erano pressoché infiniti non ho mai smesso di videogiocare. Appassionato di cinema e musica, sempre e solo a livello maniacale.

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