Banishers: Ghosts of New Eden – Recensione

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Esoterismo e scelte multiple

Banishers: Ghosts of New Eden – Recensione
Banishers: Ghosts of New Eden – Recensione
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Di Banishers: Ghosts of New Eden non se ne è parlato granché negli ultimi mesi. Dopo il trailer trasmesso nel corso dei The Game Awards del 2022, con cui si è mostrato per la prima volta al pubblico, sono state poche le occasioni in cui abbiamo potuto dargli un’occhiata approfondita e scoprire qualcosa di più sul nuovo progetto di Don’t Nod, software house che ha raggiunto la fama con la saga di Life is Strange, ma che i videogiocatori più navigati e smaliziati ricordano soprattutto per Remember Me.

Qualcuno si era quasi dimenticato di questo gioco. Altri temevano si potesse trattare di un titolo fallimentare o poco riuscito, di cui si volesse fare volutamente poca pubblicità nel tentativo di contenere i danni e tagliare qualche spesa. Qualunque sia stata la motivazione che ha spinto sviluppatore e publisher a mostrare così poco di Banishers: Ghosts of New Eden, di sicuro non ha nulla a che vedere con la sua qualità di fondo.

Pad alla mano, difatti, ci siamo trovati di fronte ad un’avventura ambientata nella metà del Seicento ben scritta, dalle meccaniche profonde, tecnicamente convincente. Non mancano piccole sbavature, beninteso. Come diremo meglio a breve, c’è qualche incertezza qui e lì, titubanze che tuttavia non influenzano eccessivamente la progressione e il divertimento scaturito dalla creatura di Don’t Nod.

Come il titolo lascia intendere, se siete appassionati di sovrannaturale, esoterismo e presenze demoniache, Banishers: Ghosts of New Eden incontrerà il vostro favore sin dal prologo. Antea e il suo allievo Red, legati tra loro da un’appassionata relazione amorosa, dopo un lungo viaggio in mare mollano gli ormeggi nel piccolo porto di New Eden. A discapito del nome, la colonia sta vivendo uno dei suoi momenti più bui, braccata com’è da un’oscura entità che opprime la popolazione con terribili visioni e sinistri avvenimenti.

Per ovviare a questa problematica, sono stati appunto assoldati gli epuratori Antea e Red, esperti nell’arte di dare pace alle anime in pena e di costringere all’oblio quelle più malevole e aggressive.

Le cose per il duo iniziano ad andare storte quando si accorgono di avere a che fare con un Incubo, entità particolarmente potente e iraconda. Nello scontro, che conclude il prologo, Antea resta uccisa, mentre Red viene lanciato giù per una scogliera. Miracolosamente illeso, il nostro dovrà cercare vendetta, aiutato e scortato dalla forma ectoplasmatica dell’amata che, a seconda delle scelte che compirà il giocatore durante l’avventura, potrebbe persino tornare in vita.

Don’t Nod, sin dalle premesse, mette in mostra i due tratti caratteristici del team: grande attenzione alla narrazione, possibilità di scelta consegnata nelle mani del videogiocatore. Era così con Remember Me, lo è stato in Life is Strange, non è diverso in Banishers: Ghosts of New Eden, che potete acquistare da GameStop con questo link.

Sin dall’arrivo del duo nel villaggio, viene data ampia importanza ai dialoghi, alla caratterizzazione dei personaggi, al lento sviluppo della trama. Il ritmo, soprattutto all’inizio, è compassato, compresso tra un dialogo e l’altro, tra una cut-scene e l’altra. Anche nelle fasi più avanzate del gioco, beninteso, non mancano lunghi tratti in cui si passa gran parte del tempo a seguire passivamente la storia. Bisogna essere consapevoli di questa caratteristica, se non si vuole rimanere scottati dall’esperienza veicolata dal gioco che, comunque, non lesina su parti ben più interattive.

Quello che è certo, è che ancora una volta Don’t Nod è riuscita nel compito di amalgamare un plot coinvolgente, ben scritto, senza particolari colpi di scena, ma non per questo privo di mordente.

Don’t Nod, anche questa volta è riuscita a porci di fronte a dilemmi morali non di poco conto

Lungo il percorso incontrerete diversi personaggi e con alcuni di questi intratterrete lunghe e complesse conversazioni, utili anche a mettere in mostra tutte le sfaccettature psicologiche di alcuni di essi. Sempre a caccia di fantasmi che non vogliono abbandonare la dimensione fisica, Red e Antea dovranno raccogliere indizi, eseguire alcuni rituali, rivolgere le giuste domande a vivi e morti per scoprire cosa leghi queste presenze al nostro mondo.

In queste fasi, insomma, bisogna esplorare ogni anfratto di zone ben delimitate, interagire con gli oggetti e i testi recuperabili nello scenario, decidere, infine, del destino dei personaggi coinvolti. Condannerete all’oblio l’anima degli scomparsi? Diventerete giudice e carnefice dei vivi? Concedere a tutti il perdono? Ogni scelta non ha solo conseguenze nell’immediato, con l’eventuale sparizione di determinati personaggi o il loro successivo reintegramento in fasi avanzate dell’avventura, ma concorrono a determinare la sorte di Antea. Sceglierete l’amore e il proprio tornaconto o adempierete fino in fondo al compito di epuratore?

Don’t Nod, anche questa volta è riuscita a porci di fronte a dilemmi morali non di poco conto. Al di là delle situazioni, a rendere ogni scelta difficile è proprio la profondità e la complessità dei personaggi con cui vi interfaccerete, segno che anche questa volta gli sceneggiatori del team di sviluppo hanno fatto centro.

A rendere il tutto ancora più credibile e coinvolgente, ci pensa un comparto grafico soddisfacente, che spesso ben si accompagna ad una regia non particolarmente ispirata, ma sempre efficace. Sebbene la qualità dell’effettistica sia molto altalenante e buona parte delle animazioni tradiscano una certa legnosità di fondo, gli scenari mettono in risalto panorami suggestivi e i modelli poligonali ostentano animazioni facciali convincenti e ben realizzate.

Come suggerito, Banishers: Ghosts of New Eden offre anche altro, al di là di una storia appassionante e di un comparto artistico ispirato. Il mondo di gioco messo a disposizione, tanto per cominciare è di discrete dimensioni. Pur nella sua sostanziale linearità, incentiva un minimo di backtracking, propone spesso e volentieri dei bivi, offre zone più o meno celate ricche di loot e piccole sfide. Il level design non brilla particolarmente, insomma, ma è estremamente funzionale in termini di ritmo, perché evita che il videogiocatore distolga troppo l’attenzione dal focus principale che, lo sottolineiamo una volta in più, resta puntato sulla trama.

Oltre ad arrampicarsi, saltare, intrufolarsi in qualche pertugio, il nostro Red dovrà spesso e volentieri vedersela con spiriti tutt’altro che amichevoli. Il modello di riferimento, in questi casi, è God of War e più recente seguito. La telecamera è posta alle spalle del personaggio, una visuale che ancora una volta ci sentiamo di bocciare in parte, ma laddove nelle produzioni Sony in certe situazioni si fatica fin troppo a prevedere gli attacchi dei nemici alle spalle o semplicemente fuori dallo schermo, degli indicatori più chiari a schermo, oltre ad un ritmo più compassato, rendono il tutto più gestibile in questo caso.

Red può colpire con la spada, sparare con la pistola, effettuare una sorta di finisher sugli avversari quando la relativa barra è carica. Tuttavia, non basta attaccare a testa bassa. Bisogna effettivamente schivare, attendere prima l’offensiva nemica, valutare eventuali strategie, ma non aspettatevi i tecnicismi e la varietà di God of War. Il tutto, anche complice un bestiario non così ampio, è molto più ristretto e dai contorni più delimitati. Inoltre, i combattimenti soffrono le animazioni legnose di avatar e nemici. Manca quella fluidità tale da rendere facile calcolare le distanze.

Ad inspessire il combat system di Banishers: Ghosts of New Eden, fortunatamente, concorrono due ulteriori fattori. Da una parte, in qualsiasi momento si può alternare il controllo di Red con Antea. Dalla sua dimensione sospesa tra il regno dei vivi e quello dei morti, può individuare elementi dello scenario altrimenti celati; colpire con maggior efficacia un certo tipo di nemici; utilizzare determinate tecniche una volta sbloccate nel relativo skill tree.

L’altro elemento che dona spessore al gioco, difatti, infatti la gestione della coppia di personaggi. Similmente a come accade in un soulslike qualsiasi, raggiungendo un falò è possibile potenziare Red e Antea in vari modi. In primis, spendendo i punti abilità accumulati, si possono apprendere nuove mosse, attivare bonus passivi, potenziare le combo già apprese. Alternativamente, utilizzando i materiali raccolti, si può aumentare l’efficacia del proprio equipaggiamento affinché si potenzi difesa, attacco, abilità magiche dei due epuratori che in questo senso agiscono e vengono considerati all’unisono.

Non aspettatevi quindi di dare vita a vere e proprie build. C’è qualche parametro che vi consente un minimo di libertà di scelta, ma per lo più la tendenza è quella di potenziarsi il più possibile senza andare troppo per il sottile.

Da giocare, insomma, Banishers: Ghost of New Eden è un titolo molto più classico, meno ambizioso, vario. Ciò non significa che sia mal realizzato, o che non diverta, tutt’altro. Ma in breve, si scopre un combat system meno profondo di quanto sperato nelle prime fasi dell’avventura.

Conclusioni

Banishers: Ghosts of New Eden è l’ennesimo centro di Don’t Nod. Si tratta di un’avventura non certo priva di sbavature e difetti, su tutti le animazioni legnose, né profonda come alcuni congeneri.

Eppure, riesce ad intrattenere e divertire grazie a diverse caratteristiche interessanti. La trama, tanto per cominciare, è ottimamente scritta. Le scelte morali a cui verrete messi di fronte non sono affatto facili da sbrogliare. Alcune boss fight vi resteranno impresse. Anche la grafica, in combinazione con l’art design, sa regalare scorci suggestivi niente male.

Un gioco assolutamente da tenere in considerazione, a patto di amare le avventure in cui la trama ricopre un ruolo tutt’altro che secondario.

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Good

  • Trama ben scritta
  • Graficamente sorprendente
  • L’utilizzo dei due personaggi è intrigante

Bad

  • Qualche incertezza nell’effettistica
  • Combat system un po’ legnoso
8

Imperdibile

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