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29 Dic 2023

Avatar: Frontiers of Pandora – Recensione

Sin dal giorno della sua presentazione, Avatar: Frontiers of Pandora è stato tacciato di essere poco più di una semplice reskin di Far Cry. Mentre una parte della audience era esaltato all’idea di poter finalmente esplorare in lungo e largo il pianeta concepito dalla fervida immaginazione di James Cameron, l’altra si è evidentemente fermata a considerarne unicamente la natura open-world, nonché la visuale in prima persona, due caratteristiche che, innegabilmente, rimandano al famoso e apprezzato brand del publisher francese. Non solo. Richiamando alla memoria Primal, spin-off fin troppo sottovalutato della suddetta saga, anche la componente survival, nonché l’ambientazione ancor più a stretto contatto con la natura, i punti di collisione tra le due IP aumentano ulteriormente.

Innegabilmente, insomma, le similitudini e similarità sono molte. Eppure, alla prova dei fatti, quanto fatto con la proprietà intellettuale di James Cameron ha un sapore molto diverso, un retrogusto unico e, a suo modo, perfino del tutto innovativo nel panorama degli action-adventure open-world in prima persona.

L’espediente narrativo su cui si basa l’intera epopea, ambientata a cavallo tra i due film, è efficace ed insieme estremamente coerente. Nel gioco vestirete i panni di un Na’vi cresciuto tra gli umani, addestrato per fungere da punto di contatto tra le due specie nella complessa, e belligerante, ambizione di conquista da parte degli invasori. A seguito degli eventi mostrati nella pellicola originaria, l’RDA è costretta ad abbandonare in fretta e furia Pandora e, nella concitazione della battaglia, il protagonista, di cui potrete personalizzare le fattezze grazie all’editor, viene costretto al sonno criogenico.

Avatar: Frontiers of Pandora FASE GOLD

Come ben sa chi ha apprezzato anche il sequel al cinema, quella dell’umanità è stata solo una ritirata strategica. Tornati sul pianeta dei Na’vi, fanno irruzione nella vecchia base, risvegliano il protagonista che, questa volta, si darà alla fuga, ricongiungendosi con un gruppo di simili, costretti a ricostruire il proprio accampamento dopo aver visto bruciare quello originario.

L’incipit è narrativamente perfetto per costringere avatar e giocatore a muoversi sulla superficie di un pianeta di fatto alieno per entrambi. Tra tutorial e prime missioni, emerge così il concept e il gameplay alla base di un’esperienza che non potrà che fare la felicità non solo di chi si è appassionato al brand, ma anche di chi è in cerca di un open-world che si rifaccia più a The Legend of Zelda: Breath of The Wild e a Elden Ring, che non, per l’appunto, ai più recenti episodi di Far Cry.

Avatar: Frontiers of Pandora, che potete acquistare sullo shop online di GameStop, basa il suo gameplay su due pilastri portanti, attorno cui si ergono meccaniche invero piuttosto classiche per il genere di appartenenza. Da una parte abbiamo la componente survival, che si sviluppa in parallelo con uno scenario che non perde occasione di ricordarci come Pandora sia un pianeta paesaggisticamente parlando meraviglioso, ma estremamente ostile.

Pandora è strabiliante e affascinante, ricca com’è di dettagli e di panorami mozzafiato

Aiutandosi con l’istinto, attivabile tramite la pressione di uno degli stick analogici, animali selvatici, piante e sentieri più o meno celati vengono messi in evidenza. Raccogliendo semi e frutti si possono ottenere sostanze nutritive con cui riempire lo stomaco e rendere possibile la rigenerazione automatica della salute. Raccogliendo risorse si creano frecce e altre armi con cui combattere gli umani. Craftando si può migliorare l’equipaggiamento e quindi potenziare il personaggio.

Queste opportunità offerte da Pandora, si scontrano ovviamente con una lunghissima serie di pericoli a cui dovrete prestare costantemente attenzione. Flora e fauna non perderanno occasione per attaccarvi o tendervi trappole. Raggiungere un determinato luogo implica spesso e volentieri pericolose arrampicate visto che il level design si sviluppa in verticale con piacevole frequenza. Membri dell’RDA si nascondono un po’ ovunque, pronti a vomitarvi addosso piombo e polvere da sparo ad ogni occasione.

Esplorare e spostarsi su Pandora, insomma, non è mai un’attività scontata e lineare. Pur non mancando punti d’interesse che vi costringeranno più o meno volontariamente a deviare sul percorso, i tanti ostacoli e opportunità che incontrerete implicheranno spesso e volentieri scontri non previsti e piccole avventure nell’avventura.

Peccato, insomma, che Avatar: Frontiers of Pandora non spinga ulteriormente l’acceleratore sulla componente survival. Sfamarsi per consentire il recupero della vita è una meccanica interessante, ma a conti fatti il tutto si esaurisce lì e vista l’ambientazione tirata in ballo sarebbe stato bello fare i conti con qualche difficoltà extra in più.

L’altro pilastro che sorregge l’esperienza offerta da Ubisoft è l’esplorazione in sé e per sé. L’opzione è facoltativa, beninteso, ma volendolo è possibile disattivare i classici segnalini sulla mappa che indicano la successiva location da raggiungere. Si tratta di una feature che caratterizza splendidamente l’avventura, per quanto in certi frangenti renda la questione un pizzico troppo complessa. Bisogna infatti capire dove andare basandosi sulle descrizioni ricevute dai personaggi, nonché dalla progressiva conoscenza della mappa che si accumula giocando. Affidandosi all’istinto è comunque possibile orientarsi più facilmente, ma per chi vuole sentirsi tutt’uno con il proprio personaggio ed entrare in una sorta di comunione con Pandora, vi consigliamo di approcciarvi al titolo con questa opzione attiva.

Per il resto, Avatar: Frontiers of Pandora, segue lo stesso sentiero tracciato da altre esperienze simili, Far Cry in testa naturalmente. Nei panni di un Na’vi, inizialmente mal armati tra l’altro, è inevitabile affidarsi maggiormente allo stealth per distruggere i vari avamposti umani. Ma soprattutto nella seconda metà dell’avventura, dopo aver acquisito sufficienti abilità, ottenuto armi umane e dotati di una cavalcatura alata che renderà gli spostamenti più semplici, la progressione diventerà più spedita e potrete abbracciare un atteggiamento più sfrontato e diretto anche nelle fasi di shooting puro.

In tutto questo, il comparto grafico di Avatar: Frontiers of Pandora brilla di luce propria, segnando uno dei picchi indiscussi di questa generazione di console. Certo, ogni tanto qualche texture poco definita scappa e preferendo la qualità visiva alla stabilità del frame rate, opzione attivabile nel menù preposto al compito, ogni tanto si deve accettare qualche scatto di troppo dell’immagine. Tuttavia, la Pandora del gioco è strabiliante e affascinante, ricca com’è di dettagli e di panorami mozzafiato.

Conclusioni

Considerare Avatar: Frontier of Pandora una semplice reskin in salsa sci-fi di Far Cry significa non aver veramente giocato al titolo in questione, né averne carpito l’essenza. Va da sé che molte feature sono quelle ormai classiche e condivise da molti titoli dello stesso genere, ma ciò non toglie che siamo di fronte ad un gioco dotato di una personalità propria.

Si passa molto tempo a distruggere avamposti, completare missioni semplicemente eliminando ogni avversario dopo aver raggiunto una determinata location, in modo simile ad un Far Cry qualunque appunto, ma la componente survival e gli ostacoli che incontrerete esplorando Pandora vi restituiranno le fattezze di un’avventura a suo modo unica, tanto più indimenticabile quanto più siete fan del brand.

Avremmo gradito un approfondimento maggiore di alcune meccaniche ed è innegabile che alla lunga la sequela di missioni proposte perda progressivamente mordente, ma eliminando la feccia umana a suon di frecce, sorvolando la mappa aggrappati alle redini del vostro Ikran, raggiungendo la sommità di una vetta dopo aver studiato attentamente il percorso da intraprendere, vi regalerà tanto divertimento e qualche momento altamente poetico e suggestivo.

Il gioco che ogni buon amante di Avatar stava aspettando da tempo.

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