Utawarerumono: Mask of Truth – Recensione

La conclusione di un indimenticabile viaggio

Utawarerumono: Mask of Truth – Recensione
Utawarerumono: Mask of Truth – Recensione
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Utawarerumono: Mask of Truth è il seguito diretto di Utawarerumono: Mask of Deception,il quale, si era concluso con i nostri eroi sull’orlo di una guerra e con ancora tante questioni lasciate in sospeso.  Riprendendo quindi la trama in un momento critico di cui non vogliamo svelarvi i dettagli (per evitare di rovinare la storia a chi non conoscesse il gioco o a chi non lo avesse ancora concluso), la nostra nuova avventura riparte proprio da dove l’avevamo lasciata, ma non solo: il team ci ha anche dato la possibilità di trasferire su Mask of Truth gli oggetti e il livello dei personaggi accumulati nel predecessore. Di conseguenza, giocare a Mask of Truth prima di Mask of Deception sarebbe un po’ come guardare la seconda puntata di un telefilm saltando la prima, perciò consigliamo caldamente di recuperare il primo episodio prima di addentrarsi nella seconda parte.

Dopo questa breve premessa, chi conosce già le avventure di Haku e soci può mettere da subito l’anima in pace: Mask of Truth è il capitolo conclusivo che i fan aspettavano, ricco di interessanti novità tutte da scoprire.

Dove eravamo rimasti? Fortunatamente, per chi avesse la memoria breve, il gioco ha pensato di bene di riassumere sommariamente gli eventi di Mask of Deception facendo ripartire la trama nel vivo dell’azione. Se in Mask of Deception tantissimi dialoghi erano dedicati alla scoperta della stramba cultura degli abitanti antropomorfi di Yamato e delle nazioni vicine, questa volta siamo nel pieno di una guerra e la tensione si taglia con il coltello, essendo il protagonista della storia al centro del conflitto.

Aspettatevi quindi più combattimenti: le battaglie, infatti, hanno finalmente un po’ più di rilievo, sebbene rimangano sempre in minoranza rispetto ai tantissimi dialoghi che rendono il gioco, fondamentalmente, una visual novel.

Rispetto al passato, il sistema di combattimento è rimasto sostanzialmente invariato. Il campo di battaglia in 3D è come sempre una griglia divisa a scacchiera su cui si muovono a turni nemici e alleati, e nel proprio turno bisogna percorrere le varie caselle e cercare di avvicinarsi al nemico per attaccare. Ci sono truppe che possono colpire da lontano e altre che invece hanno bisogno di un contatto corpo a corpo per sferrare i loro colpi, ma la mobilità di un’unità è diversa caso per caso: le gemelle Uruuru e Saraana sono ad esempio lentissime, al contrario della velocissima Atuy che, grazie alla sua abilità speciale, può anche percorrere il doppio delle caselle rispetto alla norma. Ognuna delle 16 truppe presenti nel gioco ha un suo stile unico, il che rende le battaglie variegate e intriganti in ogni stage.

Riconfermata la presenza dell’intero cast di Mask of Deception fra le unità disponibili, ma ora entrano in gioco anche la già conosciuta principessa Anju, la fortissima Munechika e alcuni nuovi volti come la dolce Fumirul e il guerriero Itak, tutti elementi graditi che portano una leggera ventata di freschezza al party.

Le uniche vere novità legate al combat system sono invece gli attacchi combinati fra i vari personaggi: ora, se messi uno accanto all’altro, possono infatti collaborare fra di loro con lo scopo di infliggere una quantità maggiore di danni.

Per il resto, la componente action è ancora presente e utilizzata nella stessa identica modalità di Mask of Deception. Premendo la giusta sequenza di tasti nei tempi indicati su schermo è possibile realizzare dei colpi critici o delle schivate che possono ribaltare le sorti dello scontro.

Fuori dalle battaglie tradizionali sono state invece introdotte due feature molto interessanti e utili per l’allenamento dei guerrieri. La prima è Red vs. White, una modalità in cui le proprie unità,  divise in due squadre, si scontrano fra loro per accumulare oggetti e punti esperienza. La seconda è invece una modalità un po’ più tecnica chiamata Munechika’s Trials, una serie di scontri che vanno vinti seguendo delle regole che variano in ogni stage e con succosi premi in palio.

Più visual novel che JRPG tattico, Utawarerumono: Mask of Truth riconferma una formula ormai collaudata

Insieme a queste gradite novità, sono purtroppo tornati anche gli stessi identici difetti presenti anche nel predecessore. Ancora una volta il gioco è stato infarcito di dialoghi che continuano a essere spesso inutilmente prolissi e ricchi di informazioni prettamente inutili per l’avanzamento della trama, e alla lunga questa enorme quantità di testi può stancare anche il giocatore più paziente.

Purtroppo non si salva neanche il comparto grafico, il quale non ha subito alcun restyle: rimane gradevole, come in passato,  ma è evidente che non sia stata pienamentee sfruttata la potenza di PS4. Una pecca che è in parte compensata dagli splendidi e numerosi artwork 2D di Misato Mitsumi, presenti nelle sequenze da visual novel.

Non aspettatevi neanche una rivoluzione nel comparto sonoro: le ottime tracce dell’O.S.T. sono per la maggior parte tratte da Mask of Deception, ma il curatissimo doppiaggio giapponese ci spinge a perdonare (almeno in parte) Aquaplus per questo pigro riciclo.

Conclusioni

Se avete apprezzato Mask of Deception non potrete farvi sfuggire quest’ultimo capitolo, che pone fine alle emozionanti e coinvolgenti avventure di Haku&Co. Sostanzialmente non sono presenti molte novità rispetto al predecessore, ma aggiunte come Red vs. White e Munechika’s Trials regalano comunque una gradita ventata di freschezza alla serie. Per il resto, il nuovo Utawarerumono non ha nient’altro da offrire se non la seconda parte di una storia interrotta sul più bello.

Chiudendo un occhio su alcune imperfezioni grafiche e su certi dialoghi troppo prolissi, Mask of Truth rimane comunque un buon titolo in grado di offrire fino a 80 ore di divertimento se completato al 100%, un must have per chi ama i giochi di strategia e le visual novel.

Good

  • Un finale che conclude magistralmente la serie
  • Più battaglie e modalità extra rispetto al predecessore
  • Battle system semplice ma divertente e migliorato

Bad

  • Graficamente si poteva fare di più
  • Troppi dialoghi superflui
7.5

Niente male

Insistere per avere un Game Boy nel lontano 1998 è stata una delle migliori idee che abbia mai avuto, da allora non si è più allontana dal mondo videoludico. Più allenatrice di Pokémon che studentessa, quando il dovere la chiama studia giapponese, in realtà il secondo fine è capire la trama dei suoi JRPG preferiti.

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