Nidhogg – La Recensione

Nidhogg – La Recensione

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Lo ameranno: gli estimatori del multiplayer locale
Lo odieranno: i puristi dei picchiaduro complessi
E’ simile a: Xiao Xiao, Super Smash Bros.

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  Titolo: Nidhogg
  Piattaforma: PC
  Sviluppatore: Messhof
  Publisher: Messhof
  Giocatori: 1 – 2
  Online: Presente
  Lingua: Completamente in inglese

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En garde!

En garde!

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I giochi indipendenti sono un dono di dio…

…o perlomeno questo è quello che direbbe il papa se, trascinato dall’euforia per la rete, decidesse di scaricare quella magnifica piattaforma che è Steam, punta di diamante di casa Valve che ogni mese sforna decine di progetti di medie e piccole dimensioni. Sicuramente l’altalenante qualità dei titoli proposti è sempre relativa alle aspettative dei singoli e, sebbene i prezzi di accesso siano estremamente esigui, l’acquisto di un titolo “indie” rappresenta spesso un salto nel vuoto, una prova di fede che rischia di venir disattesa da un’esecuzione mediocre di idee brillanti. Tuttavia chi ha il coraggio di porgere l’altra guancia, viene sistematicamente premiato con piccole perle nascoste che leniscono le ferite (digitali) e ristorano la fiducia verso i piccoli sviluppatori e il medium in generale. Come potete immaginare è questo il caso del pixelloso Nidhogg: pluripremiato gioco di lotta sviluppato da Mark Essen, in arte Messhof, e “suonato” dal musicista americano Daedelus.

Livello Clouds: consumare responsabilmente

Livello Clouds: consumare responsabilmente

Per chi non avesse avuto il piacere di seguirne lo sviluppo, Nidhogg è un videogioco di scherma dove due spadaccini si sfidano in un sanguinoso duello, il cui obiettivo è quello di raggiungere la meta opposta protetta dall’avversario. Alternativamente potremmo definirlo come un videogioco di rugby in cui è consentito l’uso di spade (a voi la scelta). Infatti, per quanto improbabile, è possibile vincere versando pochissimo sangue, premesso che riusciate a superare le tre schermate che vi separano dalla gloria senza venir massacrati dal contendente, il quale in tal caso si aggiudicherebbe la possibilità di correre verso la sua di meta. La non violenza però non è sicuramente uno dei cardini del titolo, che vede in rocambolesche azzuffate e contromosse ragionate la sua linfa vitale.

In Nidhogg non esistono vite (o punti vita), eliminare l’avversario permette semplicemente di guadagnare preziosi secondi per avvicinarsi all’obiettivo prima che lo stesso ritorni a difenderlo. Le partite possono quindi durare pochi secondi oppure qualche ora, a seconda della differenza di esperienza tra le parti, in un continuo ed eccitante scambio di preziosissimi metri; sono innumerevoli le occasioni in cui, ad un passo dalla fine, l’avversario è riuscito ad aggiudicarsi il colpo fatale che ha permesso una straordinaria quanto improbabile rimonta. Riuscire ad attraversare illesi l’ultimo ostacolo porta ad una schermata celebrativa, dove uno spalto gremito festeggia il vincitore, prima che venga inevitabilmente divorato da Níðhöggr: enorme drago della mitologia nordica che dimora alle radici di Yggdrasill e passa le giornate masticando uomini accusati di omicidio.

Essere divorati vivi è un vero onore.

Essere divorati vivi è un vero onore.

Come nella migliore tradizione “indie”, Nidhogg ha un gameplay semplice da apprendere ma arduo da padroneggiare. L’intero sistema si basa sull’utilizzo dei comandi direzionali e solo un paio di tasti, deputati al salto e all’azione. Mediante le direzioni verticali è possibile modificare l’altezza dell’impugnatura tra le tre disponibili (alta, neutra o bassa), permettendo di stupire il nemico con affondi in punti esposti o disarmamenti eseguibili con un repentino cambio di impugnatura in fase difensiva. Dimenticatevi combo interminabili e mezzelune impeccabili, in Nidhogg si gioca sopratutto di testa: quando le spade non bastano è possibile ricorrere a lanci, capriole, calci e pugni facilmente eseguibili combinando i tasti azione con le quattro direzioni. I combattimenti risultano piacevolmente fluidi ed estremamente frenetici, al punto che vi chiederete più volte di come siete riusciti a ribaltare una situazione data per persa.

Nidhogg nasce per il multiplayer locale, se non avete nessuno con cui condividere questa esperienza, vi conviene cercare altrove: la modalità singleplayer propone un’IA non all’altezza e la componente online risulta ad oggi praticamente ingiocabile per chi entra in una partita “hostata” dall’avversario. Se invece avete amici disposti a duellare all’ultimo sangue, prendete questo gioco ad occhi chiusi; vi ritroverete a macinare una partita dopo l’altra, in un susseguirsi di insulti e celebrazioni, fino a conoscere a memoria ogni occasione fornita dalle diverse schermate dei quattro livelli simmetrici a disposizione. Ad aumentare la longevità del prodotto, è presente una modalità torneo tramite cui organizzare sessioni fino ad 8 giocatori, con la possibilità di attivare esilaranti modifiche come gravità zero, mani nude e boomerang (vi lascio immaginare).

Tinteggiare non è mai stato così cruento.

Tinteggiare non è mai stato così cruento.

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In conclusione… en garde!

Nidhogg è una perla dalla grafica essenziale e una colonna sonora da urlo, un’idea brillante che riesce ad arrivare immacolata nel prodotto finale. Se state cercando un nuovo strumento per sedare le dispute con amici e parenti (e poi crearne di nuove), è sicuramente il gioco che fa per voi. La grafica leggera, l’immediatezza del gameplay e la possibilità di giocare in due su di un’unica tastiera, lo rendono il prodotto ideale per pause lavorative e quarti d’ora accademici. Purtroppo un semplicistico single player e una pessima modalità online ne castrano notevolmente l’appetibilità, rovinando un’esperienza altrimenti eccelsa.

Quando i suoi pollici non interagiscono con periferiche esterne, sono saldamente aggrappati alle sue tavole (a rotelle e senza), hanno scritto una tesi sulla game culture e fanno i super eroi in ambulanza. Oltre ai pollici, è molto fiero del suo naso.

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