ID@Xbox, le novità di Microsoft dal mondo indie

Quattro (piccoli) giochi, tutti molto interessanti

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In attesa di roboanti annunci che riguardino le produzioni così dette triple A ferme ai box già da tempo, e parliamo per esempio di titoli come Fable, il prossimo The Elder Scrolls e Perfect Dark, giochi di cui sappiamo ancora pochissimo al di là della semplice esistenza, Microsoft prosegue, a poco a poco, a puntellare la sua sempre più allettante offerta ai gamer di tutto il mondo con piccole e gradite sorprese come il recente Hi-Fi Rush, un catalogo di Xbox Game Pass sempre più variegato (volete sottoscrivere un abbonamento? Ecco il link giusto!), novità su altri titoli attesissimi come il prossimo capitolo di Forza Motorsport, ma anche una cospicua lista di giochi indie.

Come ci ha già abituati ormai da anni la casa di Redmond, anche da questo punto di vista l’azienda ci tiene a fare le cose per bene, con un flusso continuo di produzioni interessanti che si affacciano su PC e Xbox, spesso e volentieri debuttando sin dal day-one anche sul già citato servizio d’abbonamento.

A questo proposito siamo stati invitati ad un evento digitale, un ID@Xbox, a porte chiuse, in cui abbiamo potuto conoscere lo stato dei lavori quattro giochi e di fare qualche domanda agli sviluppatori che se ne stanno occupando. Pronti a scoprire qualcosa di più su The Last Case of Benedict Fox, Everspace 2, Planet of Lana e Lightyear Frontier?


The Last Case of Benedict Fox

Già attesissimo, grazie soprattutto al suo art design ricercato e agli innumerevoli rimandi alle opere di H. P. Lovecraft, abbiamo potuto ammirare innanzitutto The Last Case of Benedict Fox, titolo, in uscita il prossimo 27 aprile già al day one anche su Xbox Game Pass, che ha aperto le danze di questo ID@Xbox, grazie ad un lungo video di gameplay che ci ha mostrato le principali caratteristiche su cui si baserà l’avventura confezionata da Plot Twist , giovane software house polacca chiamata alla prima vera prova del nove.

A presentare il tutto e a commentare l’azione, ci ha pensato l’affabile Bartek Lesiakowski, creative director del gioco, che ha immediatamente sottolineato che il titolo è in tutto e per tutto un metroidvania 2.5D pesantemente influenzato dall’immaginario di Lovecraft e che, anche per questo, avendo come principale protagonista un detective, si dovrà utilizzare la materia grigia spesso e volentieri, sia per risolvere i tanti enigmi che sbarrano la strada al protagonista, sia per avere la meglio sulle numerose creature minacciose che il nostro incontrerà nel corso della sua esplorazione della psiche del padre (e non solo) misteriosamente ucciso.

Il nostro, infatti, perennemente accompagnato da un demone il cui spirito alberga in Benedict stesso, ha la capacità di raggiungere il limbo, dimensione spirituale in cui è possibile esplorare letteralmente inconscio e psiche di vivi e morti. Qui potrà utilizzare armi e tecniche speciali, che ovviamente aumenteranno nel corso dell’avventura, utili a risolvere enigmi e ad avere la meglio sulle presenze oscure che infestano i livelli.

Ad impressionarci, prima di ogni altra cosa, è stato ovviamente il comparto grafico, graziato da animazioni quanto mai fluide e da scenari ricchi di effetti speciali, luce e particellari. Da guardare The Last Case of Benedict Fox è un autentico piacere per gli occhi, insomma.

Anche da giocare, fortunatamente, sembra avere molte frecce nella faretra. Tanto per cominciare i combattimenti rispettano tempi e ritmi diversi dal solito. Ogni colpo inferto, o subito, rallenta lievemente l’azione, così come la maggior parte delle tecniche speciali una volta attivate, colpo di pistola compreso. Ciò rende ogni scontro particolarmente tattico, dove qualsiasi videogiocatore avrà il tempo di ideare una strategia valida con cui affrontare i nemici.

Non sarà affatto solo una questione di riflessi quindi, e questo lo abbiamo potuto apprezzare anche e soprattutto nello scontro con il boss finale che ha concluso la presentazione: impegnativo, certo, ma basato soprattutto sulla corretta comprensione semiotica della scena, tra punti vitali da colpire e schivate da effettuare con il giusto tempismo.

Anche sul fronte degli enigmi, Plot Twist si è ingegnata nel tentativo di proporre qualcosa di nuovo al suo pubblico. Spesso e volentieri, analizzando l’ambiente, l’inquadratura cambierà completamente prospettiva, introducendovi a puzzle di varia natura, dal completamento di minigiochi, all’analisi della scena in cerca di elementi con cui interagire. Da quanto visto dalla demo, non siamo stati testimoni di meccaniche particolarmente originali, ma indubbiamente queste sezioni serviranno a spezzare piacevolmente il ritmo.

Sul fronte della gestione del personaggio, infine, potrete apprendere via, via nuove tecniche e abilità, la maggior parte delle quali legate a dei tatuaggi che il buon Benedict si farà incidere, non senza dolore, sulle braccia. Dovrete quindi scegliere attentamente quali abilità speciali fare vostre e quali invece tralasciare.

The Last Case of Benedict Fox promette indubbiamente bene, non fosse altro per il ricercato art design. C’è più di un buon motivo per attenderlo con ansia.


Everspace 2

Everspace 2, un po’ come ha saputo fare il recente Chorus, ci trascinerà invece in un’avventura tra le stelle, nebulose, fasci d’asteroidi e mondi alieni. Il titolo, difatti, è in tutto e per tutto uno space combat shooter tridimensionale. Ambientato in una galassia in cui diverse razze e fazioni si contendono il controllo, lore che verrà esplicitata ed espansa da un comparto narrativo che sarà tutt’altro che secondario nel gioco vero e proprio, l’avventura vi permetterà di sfrecciare a bordo di una navicella spaziale armata di tutto punto sia nello spazio aperto, che nell’atmosfera di pianeti extrasolari.

Anche in questo caso, durante la presentazione del gioco, effettuata da Michael Schade, CEO di ROCKFISH Games, siamo stati positivamente colpiti dal comparto grafico del gioco. Per quanto i limiti di budget (e tempo) siano facilmente ravvisabili in una complessiva povertà di poligoni e in texture non sempre definite quanto ci sarebbe piaciuto, l’art design, vagamente cartoon, unitamente ai numerosi effetti speciali che si prigionano ogniqualvolta si preme il trigger deputato al fuoco, concorrono a creare un aspetto estetico d’impatto ed affascinante per chi ama spazio e giochi di questo genere.

Everspace 2 propone, in buona sostanza, tutti i canoni del genere per quanto riguarda il gameplay. La nave che controllerete durante l’avventura, ripresa da una telecamera sia in terza che in prima persona, a seconda della vostra preferenza, è armata di tutto punto e tramite i due stick analogici potrete controllarla in tutte le direzioni. Icone e barre vi indicheranno lo stato di salute dello scafo e vi forniranno utili indicazioni sulle condizioni dei vascelli nemici. Tra raggi laser, missili a ricerca e bombe, sul fronte dell’arsenale tutto sembra piuttosto aderente alla tradizione anche da questo punto di vista.

Come si è già potuto intravedere nei primi trailer rilasciati dal gioco, potrete persino esplorare i fondali marini di alcuni pianeti, alla ricerca di potenziamenti, sub-quest e segreti di ogni genere. Sembra, infatti, che la fase esplorativa avrà un peso specifico di tutto rilievo in Everspace 2. Inoltre, sempre in ambito feature che caratterizzeranno il gioco, ci sarà un’attenzione tutt’altro che secondaria per quanto riguarda la gestione della navetta.

Tanto per cominciare sarà presente uno shop in-game per acquistare nuove astronavi, ognuna con le sue caratteristiche ben distinte, ognuna utile più di un’altra anche e soprattutto in base agli obiettivi della missione in corso. Inoltre, cannoni, armi e nave stessa sono soggetti ad un progressivo potenziamento, esattamente come accade in un qualsiasi RPG. Maggiore è l’utilizzo che ne farete di ognuno di essi, maggiore sarà l’esperienza accumulata e di conseguenza il livello di forza raggiunto.

Everspace 2 promette tantissimi livelli, innumerevoli missioni ed una miriade di collezionabili. Il buon Michael ha parlato di oltre duecento ore di longevità se ci metteremo in testa di sbloccare tutto.

Caratterizzato da un ritmo d’azione a tratti indiavolato, vista soprattutto l’alto numero di navi nemiche coinvolte in ogni battaglia, la creatura di ROCKFISH Games promette di fare la gioia di tutti gli amanti del genere. Sembra manchi vera e propria innovazione al momento, ma ciò non toglie che quanto visto finora lasci intravedere un ottimo space combat shooter.


Planet of Lana

Planet of Lana, per ammissione dello stesso Adam Stjärnljusm creative director del gioco, che ha presenziato l’intervento durante l’ID@Xbox, deve moltissimo a titoli come Limbo e Inside. Dall’impostazione globale, un 2.5D a scorrimento orizzontale, alla commistione tra esplorazione ed enigmi ambientali da risolvere, tutto riporta alla memoria i due capolavori di Playdead. Manca, almeno per il momento, la desolazione e la malinconia che l’art design dei due titoli citati esprimevano ad ogni schermata, e anche se lo sviluppatore ha voluto sottolineare che procedendo nel gioco il tutto diventerà un po’ più oscuro, la decina di minuti di gameplay mostrato era ambientata in una vibrante foresta verdeggiante.

Qui abbiamo potuto apprezzare alcune sequenze di esplorazione e di risoluzione di enigmi nei panni della giovane protagonista del gioco, che sarà accompagnata nella sua missione da una minuscola e buffa creatura, a metà strada tra il cane e il gatto, con cui dovrà collaborare a stretto giro per superare ogni ostacolo incontrato lungo il percorso.

La particolarità di Planet of Lana, al di là del suo peculiare e splendido comparto grafico e la sua colonna sonora, magistralmente orchestrata, consiste proprio nel rapporto quasi simbiotico tra la ragazza e l’animaletto. In alcune occasioni toccherà alla giovane liberare la strada, in altre, tramite comandi impartiti via pad, sarà il turno della bestiolina utilizzare le sue capacità uniche per permettere il proseguo dell’avventura.

Al momento non sembra esserci lo stesso gameplay punitivo a cui ci ha abituati Limbo, ma questi primi enigmi mostrati, tra corde da tagliare e burroni da superare interagendo anche con la flora di questo enorme bosco, palesano un’inventiva davvero notevole.


Lightyear Frontier

A chiudere questo ID@Xbox, ci ha pensato la presentazione di Lightyear Frontier, attraverso le parole di Joakim K. Hedstrom, CEO di FRAME BREAK, software house responsabile di questo simulatore di fattoria su pianeti alieni, una sorta di punto d’incontro tra No Man’s Sky e Farming Simulator.

Sì, perché il pianeta su cui vi ritroverete a dover sopravvivere, nasconde un segreto. Protetti dalla corazza del potente mech che funge anche a da principale mezzo di spostamento, si tratterà per lo più di esplorare sempre più la superficie di questo pianeta dai colori accesi, preoccupandovi di potenziare l’armatura e di avere sufficiente cibo e risorse per raggiungere l’obiettivo del gioco.

Il punto centra dell’esperienza, insomma, è il crafting, attività a cui potrete dedicarvi sia raccogliendo risorse direttamente nello scenario, sia commerciando materie prime con i negozi che troverete sulla superficie del pianeta.

Come potete facilmente immaginare, Lightyear Frontier vi permetterà di collaborare con amici per partite co-op allargabili fino a quattro partecipanti. Probabilmente sarà proprio in questa forma che il gioco regalerà le gioie maggiori, creando mondi condivisi in cui tutti potranno collaborare costruendo fattorie, granai e tutte le altre strutture utili per erigere una base autosufficiente e produttiva.


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