Teenage Engineering OP-Z – Recensione

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Il Game Boy dei Synth

Teenage Engineering OP-Z – Recensione
Teenage Engineering OP-Z
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Lo so, su GameSoul solitamente si parla di videogiochi, ma in fondo “giocare” e “suonare” non condividono parte del concetto di entertainment? Per me è così ormai da un paio d’anni, proprio grazie a device simili a quello che ho tra le mani (letteralmente parlando) e di cui mi appresto a scrivere. Si chiama OP-Z ed è l’ultima trovata in fatto di sintetizzatori di quei geni di Teenage Engineering: dopo avermi fatto innamorare dei pocket operator (a cui mi sono avvicinato per le sonorità arcade), mi hanno letteralmente lasciato a bocca aperta con questo piccolo mostro che, nonostante possa stare agevolmente in una tasca, ha delle potenzialità a dir poco enormi.

Ma togliamo un dubbio a chi non sa di cosa stiamo parlando: cos’è OP-Z e a cosa serve? Non è altro che uno strumento musicale capace di generare suoni elettronici e creare veri e propri brani musicali, prevalentemente musica elettronica. Ma il bello è che è alla portata di tutti, non serve per forza “saper suonare” uno strumento o conoscere la teoria musicale per ottenere dei buoni risultati (e soprattutto divertirsi); basta avere passione per la musica, voglia di crearla e un bel po’ di dedizione.

Teenage Engineering OP-Z

La confezione e i manuali introduttivi di OP-Z

Non ho mai amato la matematica, anzi, ma adesso la userò per provare a spiegarvi in maniera sintetica l’essenza di questo strumento dalle sembianze di un telecomando. OP-Z è un sogno che diventa realtà per tutti coloro che producono musica, che sia a livello amatoriale o professionale, e paragonandolo al mondo videoludico possiamo dire (con una proporzione matematica) che: OP-Z : Sintetizzatori = Console portatile : Console casalinghe. Insomma, OP-Z è un sintetizzatore portatile, o meglio, tascabile: probabilmente i lettori più giovani non troveranno nulla di eclatante in questo, ma per chi come il sottoscritto ha vissuto gli anni del primo Game Boy (1989-1990), sa bene cosa vuol dire poter finalmente avere la libertà di giocare in mobilità, senza (quasi) nessun compromesso. Il discorso è lo stesso, il concetto di OP-Z è quello di permettere a chi fa musica, di farlo praticamente ovunque e (quasi) senza limiti.

Se però conoscete un minimo il mondo dei sintetizzatori e della produzione musicale sapete che esistono tanti device portatili che permettono di fare musica, a partire da smartphone e tablet, finendo proprio ai prodotti più famosi della categoria “portable”, che sono sempre prodotti da Teenage Engineering: parlo di OP-1 e dei pocket operator.

Il concetto di OP-Z è quello di permettere a chi fa musica, di farlo praticamente ovunque e (quasi) senza limiti

Togliamoci subito un paio di dubbi: il primo è il confronto con i pocket operator, i quali potrebbero essere considerati dei figli di OP-Z ma che in confronto, nonostante le loro indiscusse qualità (pensate al potentissimo PO-33 K.O!) sembrano comunque dei “giocattoli”. L’altro dubbio è: ma quindi OP-Z sarebbe il successore di OP-1? Assolutamente no, si tratta di due sintetizzatori simili ma complementari e soprattutto con un approccio creativo totalmente diverso. Innanzitutto per quanto entrambi siano portatili, OP-Z è unico, perché è realmente tascabile: non esiste un sintetizzatore di quelle dimensioni altrettanto potente; quindi si posizionano in due categorie leggermente differenti, anche di prezzo (OP-Z costa 599 euro contro i 1399 euro di OP-1).

Poi OP-Z, come vedremo, è una macchina capace non solo di produrre musica, ma anche di controllare luci e animazioni 3D (supporta Unity) in tempo reale. Infine, a proposito dell’approccio, volendo usare una metafora videoludica, se fossero entrambi dei videogiochi, OP-1 sarebbe un open-world, mentre OP-Z un’avventura scriptata, ma con tante alternative. La differenza sostanziale sta proprio lì, uno è una macchina che non pone alcun limite, ma che potrebbe spaventare o disorientare soprattutto chi non è pratico, l’altro invece è più “matematico” e nonostante lasci ampio spazio alla creatività, fa sì che chi lo utilizza abbia dei “binari” capaci di condurlo fino alla fine di un progetto.

Teenage Engineering OP-Z

OP-Z sta letteralmente nel palmo di una mano

Un gioiello di design

Potrà non piacere a tutti, ma il design di OP-Z è senza dubbio uno dei suoi punti di forza, perché è proprio dietro al suo aspetto essenziale che si nasconde il suo atipico “workflow”: OP-Z non ha uno schermo, nemmeno un LCD monocromatico come quello dei pocket operator, questo perché la sua interfaccia è basata su led che illuminano i tasti, con colori diversi. Non vi preoccupate, potrete anche collegarlo via bluetooth ad un dispositivo Apple (iPod, iPhone, iPad e Mac) per avere tutto sotto controllo utilizzando l’app dedicata, ma in realtà tolte alcune funzionalità, OP-Z funziona alla grande da solo e per quanto possa sembrare strano, l’interfaccia basata sui led è dannatamente chiara e intuitiva.

Il materiale plastico di cui è composta la scocca è una miscela di polimeri extra durevole e fibra di vetro che gli dona un aspetto “grezzo”, infatti solo guardandolo da vicino noterete come sembri quasi macchiato e non di una tinta unita. A me non dispiace, ma più che altro devo dire che (nonostante la leggerezza) sembra solido e soprattutto non cattura impronte, cosa piuttosto rilevante quando parliamo di un device che potremo utilizzare davvero in ogni situazione. Tra l’altro, il pannello inferiore è removibile, per permettere di accedere sia alla batteria (removibile anch’essa per fortuna) e allo spazio per dei moduli aggiuntivi (occupato da due piccoli stand per l’iPhone).

L’interfaccia basata sui led è dannatamente chiara e intuitiva

I tasti meccanici tra cui si nasconde una mini tastiera da due ottave, sono in totale 51 e nonostante le dimensioni li ho trovati molto comodi e precisi da premere e suonare (almeno per le mie dita sottili), ma potrebbero non essere altrettanto comodi per chi ha le mani più grandi. Altra caratteristica peculiare sono le quattro “rotelle” analogiche, preferite ai classici “knob”, ma che grazie alle incisioni a croce LEGO, vi permetteranno di trovare o costruire delle manopole. Anche in questo caso Teenage Engineering ha fatto di necessità virtù, perché se i knob sono stati evitati principalmente per una questione di “tascabilità”, la soluzione adottata supera le aspettative: le rotelle magnetiche sono usabilissime, precisissime e sotto certi aspetti permettono di fare “evoluzioni” più veloci rispetto alle canoniche manopole.

L’unica scelta opinabile è quella della manopola d’accensione (che regola anche il volume), che va contro tutto quello che ci siamo detti finora sulla tascabilità visto che sporge 6mm e va ad inficiare la sua portabilità perché pur mettendo OP-Z in una custodia, c’è comunque il rischio che si spezzi (ad alcuni è successo). Nei soli 21×5.7x1cm di OP-Z c’è spazio anche per un altoparlante (purtroppo non all’altezza), un microfono (basta mettere OP-Z in verticale per attivarlo) e un tasto per il glide (che però ho trovato davvero poco ergonomico), oltre al jack da 3.5mm in uscita (per cuffie o line out) e una presa USB-C per caricarlo, collegarlo al PC o ad altri device in MIDI.

Teenage Engineering OP-Z

Il pannello inferiore è removibile, per permettere di aggiungere moduli di espansione

Fare musica con OP-Z

So usare bene i pocket operator e me la cavicchio con OP-1, così quando è arrivato OP-Z mi sono auto-lanciato in una sfida: provare a creare un pezzo senza leggere le istruzioni (che tra l’altro consistono in una guida rapida che si posiziona sul device, il manuale vero e proprio si trova online). L’intenzione era quella di capire quanto fosse intuitivo suonare con OP-Z (almeno per uno che conosce già i device di Teenage Engineering), ma purtroppo il risultato è stato fallimentare: sono riuscito a scegliere le tracce e quindi i diversi strumenti, a suonare qualcosa con la tastiera e anche a posizionare qualche nota nel sequencer, ma poi la mia mente mi chiedeva di fare delle cose, e io non avevo la minima idea di come metterle in atto.

Questo non vuol dire che OP-Z non sia intuitivo, il problema è che la maggior parte dei tasti ha più di una funzione e molte operazioni richiedono delle combinazioni che no, non sono intuibili, ma vanno semplicemente apprese. Il bello è che una volta imparate le basi, si riesce con estrema facilità a mettere in piedi dei pezzi che funzionano, e giocando un po’ con le rotelle potreste anche rimanere stupiti da ciò che otterrete.
Il resto è una strada relativamente in discesa, dipende solo dal vostro impegno: potrete fermarvi e continuare a suonare con le nozioni apprese, oppure approfondire le tante altre funzioni che però vi porteranno a risultati migliori. Il mio consiglio è di fare ciò che vi sentite, fermarvi quando siete a vostro agio ed approfondire quando ne sentirete l’esigenza, anche perché davvero, è una macchina facile da padroneggiare (seppur con degli schemi tutti suoi) ma relativamente complessa da usare al massimo del suo potenziale.

Teenage Engineering OP-Z

Nonostante le dimensioni, i tasti sono comodi e le rotelle precisissime

Il sequencer è la chiave di tutto, una serie di 16 step su cui potrete disporre diversi suoni (e quindi sequenze) per ogni traccia. Due cose fondamentali, a proposito: la prima è che la durata e il tempo di ogni sequenza sono variabili e indipendenti, il che vuol dire che in una traccia potrete metterci molte più note delle 16 della durata standard; l’altra è che potrete assegnare ad ogni nota/suono/step, uno “step sequencer“, ovvero una variabile che permette di dare ulteriori sfumature. Mi soffermo un attimo sugli step sequencer perché sono una delle caratteristiche peculiari di OP-Z: permettono ad esempio di far suonare una nota più volte, o farla suonare con un particolare effetto, insomma vi permettono di “mischiare le carte” in una sequenza che altrimenti potrebbe essere scontata, donando personalità ai vostri pezzi. Non è difficile applicarli, ma essendo tanti, ci metterete un po’ ad impararli, proprio per questo nel manuale c’è una tabella di riferimento dedicata.

Una volta imparate le basi, si riesce con estrema facilità a mettere in piedi dei pezzi che funzionano

Ma come mettiamo le note in una sequenza, qual è il workflow di OP-Z? Le strade sono tante, ma tutte molto semplici: potrete selezionare il suono che vi piace e posizionarlo nella sequenza dove meglio credete, per poi ascoltare premendo play e vedere se “suona bene”, oppure potrete avviare il tasto di registrazione e suonare in tempo reale, facendo in modo che vengano posizionati in maniera “naturale”. Non temete, c’è una funzione chiamata “quantize” che sopperirà ad eventuali sequenze non proprio a tempo, rendendo armoniosa con il resto (e soprattutto con il tempo) la sequenza/traccia inserita.

Quindi quello che dovrete fare, in sintesi è: selezionare la traccia che volete suonare (4 dedicate a drums/bass/sampler, 4 ai sintetizzatori/accordi/arpeggio, le altre 8 sono dedicate a controlli/effetti), scegliere un suono, metterlo nella sequenza e ascoltare. Potrete usare tutte le tracce o solo alcune, ma potrete naturalmente creare più sequenze con la stessa traccia (ad esempio differenti linee di basso) che poi potrete a loro volta mettere in sequenza all’interno di un progetto. Il passaggio successivo è applicare effetti, modulare i suoni, scegliere il livello delle varie tracce, etc, ma ecco, il tutto dipende da ciò che volete creare. A proposito dei progetti, ne avrete 10 a disposizione, ognuno indipendente dall’altro: qualsiasi cosa farete in un progetto, resterà lì finchè non verrà cancellata/sovrascritta; il rovescio della medaglia è che non esiste un tasto “undo”, ma esistono diversi “tips” che permettono di sperimentare senza registrare, oppure di salvare un’immagine del progetto da poi ripristinare dopo che avrete fatto casino (occhio, potrete salvarne una sola alla volta).

Teenage Engineering OP-Z

L’interfaccia a LED è fantastica, peccato che alla luce diretta del sole…

Un paragrafo bisogna per forza dedicarlo ai suoni, capaci di contraddistinguere un sintetizzatore dall’altro e renderlo unico. Partiamo col dire che saremo liberi di sostituire ogni singolo suono presente su OP-Z con altri suoni creati da noi o scaricati, purché siano nel formato corretto: per farlo dovremo collegare OP-Z ad un PC, ma il processo è piuttosto semplice visto che si tratta di spostarli tra cartelle e visto anche che online se ne trovano a bizzeffe. Detto questo però, se andiamo ad analizzare quelli precaricati, almeno al momento non c’è nulla che faccia gridare al miracolo (dico “al momento” perché basta un aggiornamento firmware per aggiungerne altri), ma c’è comunque una scelta abbastanza varia: forse solo i suoni del lead synth sono davvero poco caratteristici ed ispirati.

Tuttavia come ogni synth degno di tale nome, potremo modulare i suoni grazie alle famose rotelle: dall’attacco, al volume, al riverbero ecc, potremo regolarlo come meglio crediamo, e in alcuni casi da un suono scialbo potremo tirare fuori qualcosa di interessante. Un’opzione è girarle un po’ alla cieca, senza sapere realmente cosa si sta facendo, in alternativa però c’è una combinazione di tasti che genera un suono random, e anche in questo modo posson venire fuori risultati inaspettati. Infine la possibilità di cambiare ottave, dona ad ogni suono una sfumatura e in alcuni casi una forma totalmente diversa; ciononostante speriamo che Teenage Engineering faccia qualcosa per permettere ai più pigri di trovarsi di default qualche suono in più con cui divertirsi.

Apro una piccola parentesi sul discorso “sampling“: qualche settimana fa è stato rilasciato un aggiornamento che permette di campionare suoni, tramite il microfono, oppure via USB (peccato non sia possibile farlo attraverso il jack 3.5, che evidentemente è solo di output). Non abbiamo ancora avuto modo di testarlo a dovere, ma di fatto questa feature amplia non di poco gli orizzonti di questa macchina così minuta, basti solo pensare cosa sia capace di tirare fuori la gente da un “giocattolo” come il PO-33 K.O!.

Teenage Engineering OP-Z

L’app di OP-Z non è indispensabile ma offre molte funzionalità

E non solo musica

È impossibile snocciolare in una recensione tutte le feature di OP-Z, ma alcune di queste sono imprescindibili. Come vi ho detto, oltre alle 8 tracce “musicali”, ce ne sono altrettante dedicate ai “controlli”: due sono dedicate agli effetti speciali, una al “nastro” e una al Master. Senza andare nel dettaglio di ognuna, il funzionamento è pressoché identico alle tracce musicali, il che vuol dire che potremo mettere un effetto o qualsiasi altra variante in una sequenza, in modo che venga applicata proprio quando lo decidiamo noi, in autonomia. Potremo quindi fare in modo che durante il ritornello ci sia un effetto particolare, oppure che una sequenza ad un certo punto cambi accordo; non c’è un limite reale a quello che potrete creare con questi strumenti, dipende molto dalla nostra creatività. Menzione particolare spetta alla traccia “perform”, pensata prevalentemente per le esibizioni dal vivo, che permette di applicare diversi effetti in tempo reale mentre una sequenza è in riproduzione: inutile dirvi che è divertentissima e che ne abuso quando viene qualcuno a casa e mi trasformo in DJ suonando i pezzi creati con OP-Z.

A proposito di “live”, OP-Z è capace di pensare a tutto (o quasi), perché c’è una traccia dedicata a controllare e programmare le luci (con protocollo dmx), ma non solo, perché grazie all’ultima traccia, “motion”, potremo addirittura mettere in sequenza dei video realizzati con Unity (alcuni ci sono già di default). OP-Z permette creare uno spettacolo a 360 gradi, non solo musicale, ma anche visivo.

OP-Z permette creare uno spettacolo a 360 gradi, non solo musicale, ma anche visivo

Mi lego a quest’ultima feature per parlare un po’ dell’app di OP-Z, visto che è indispensabile in questo caso. Parto col sottolineare il fatto che purtroppo non è disponibile per dispositivi Android (a quanto pare, sia per un problema di latenza che di varietà di device e quindi specifiche), quindi dovrete affidarvi ad un dispositivo Apple (iPhone, iPad, Mac, iPod, ma attenti perché i modelli più vecchi potrebbero non supportarla). Per il resto, l’app non è indispensabile per suonare e creare dei pezzi, OP-Z permette di fare praticamente tutto senza di essa, anche se alcune cose le rende più semplici; usarla nella fase di apprendimento vi permetterà di capire meglio cosa state facendo. La modulazione dei suoni è una di quelle, visto che oltre ai led, avremo dei parametri numerici ad indicarci i valori, inoltre sapremo sempre bene cosa stiamo facendo: personalmente la uso nella fase finale, per andare a sistemare livelli e parametri o appunto per aggiungere anche la parte “visiva” alla traccia.

Photomatic è un’altra feature interessante che permette di aggiungere foto/immagini ad una sequenza (ogni rullino potrà avere massimo 24 immagini), aggiungendo anche effetti video: una feature alla portata di tutti per creare un’esperienza visiva e comunicativa. Non è altrettanto semplice creare animazioni in 3D con Unity, ma sia TE che gli utenti mettono a disposizioni nuove animazioni, quello che dovrete fare voi è solo caricarle sul vostro device e poi utilizzarle con i vostri pezzi; metterle in sequenza è piuttosto semplice.

Teenage Engineering OP-Z

Potrete usare animazioni 3D fatte con Unity per creare le vostre “coreografie”

OP-Z è una macchina che grazie alla possibilità di aggiungere dei moduli (il primo rilasciato è oplab e serve ad espandere le connettività) potrebbe in futuro offrirci altre possibilità, quindi il suo ciclo vitale dovrebbe essere piuttosto longevo. A proposito di durata, la batteria dura intorno alle 5 ore, non tantissime per un device portatile, ma per fortuna per una ricarica completa ci vorrà meno di un’ora, quindi non grava sulla praticità generale. A farlo invece è purtroppo l’interfaccia led, che se di notte è perfetta e vi basterà un filo di luce per poter suonare, nel caso in cui vogliate suonare all’aperto, le cose si complicano se si è alla luce diretta del sole. Se speravate di poterlo usare sulla spiaggia mentre prendete il sole, purtroppo dovrete cambiare i vostri programmi o, quantomeno, accertarvi che ci sia un ombrellone o un chiosco nelle vicinanze. Questo potrebbe essere forse considerato il suo difetto più grande, ma proprio perché OP-Z va giudicato per quello che è, ovvero un synth portatile.

OP-Z è un sogno che diventa realtà

Ho letto tanti pareri e commenti negativi da parte degli utenti su OP-Z, i quali si lamentano dei suoni o dei limiti di questo sintetizzatore, ma credo che non siano riusciti a comprenderne l’essenza: stiamo parlando di un device che entra in una tasca e che permette a chiunque di suonare in mobilità, è chiaro che non può essere paragonato ai synth più grandi. Non vi colpirà per le sue sonorità, ma ricordate che potrete sempre caricare altri suoni, magari creati da voi (senza dimenticare che a breve diventerà anche un sampler), e quanto a limiti, essi sono anche la sua forza.

La facilità di apprendimento di OP-Z è un pregio, così come la sua “schematicità” che permette a chiunque di creare qualcosa di concreto e di divertirsi. Il concetto è simile a quello delle console/videogiochi portatili/mobile: non è detto che un gioco stratosferico su home console, possa intrattenere e divertire allo stesso modo su una console portatile, perché cambiano le situazioni e i tempi in cui vengono usati; e spesso i giochi che divertono di più sono quelli progettati e pensati sotto un’ottica portatile. Quindi, a coloro che “avrebbero voluto qualcosa in più” o che dicono “costa uno sproposito!”, mi viene da chiedere se si rendono conto di quante cose offre OP-Z in così poco spazio: amarlo o odiarlo sta tutto lì, nel concetto di potenza legata alla portabilità.

Vi lascio con un paio di video su OP-Z, si tratta di cover: la prima (Stranger Things) è stata realizzata dal sottoscritto, dimostra che non serve chissà quale esperienza per realizzare qualcosa di orecchiabile. L’altra è una cover di Nightcall di Kavinsky, dalla colonna sonora di Drive (grazie a Whales Have Teeth), e mostra la completezza di OP-Z.

Conclusioni

OP-Z è un sogno che diventa realtà, è la possibilità di creare musica ovunque, senza bisogno di altro che OP-Z. Teenage Engineering era già riuscita con OP-1 a sposare il concetto di portabilità con quello di uno strumento capace di fare tutto, dalla A alla Z, senza bisogno di un computer; ma con OP-Z si è superata.

Non solo perché OP-Z permette di creare esperienze audiovisive a 360 gradi fatte di immagini e luci, di cantare sulle basi create, e a breve anche di campionare suoni e voce, quanto perché riesce a fare questo (e molto altro) con un device che sta in una tasca, ma comunque in maniera professionale.

Il bello è che chiunque abbia una particolare predilizione per la musica riuscirà non solo a realizzare dei pezzi musicali, ma soprattutto a divertirsi a suonare e sperimentare, senza bisogno di chissà quali basi teoriche.
Questo grazie ad un’interfaccia led che funziona alla grande (a meno che non siate sotto la luce del sole), un workflow schematico ma che offre ampio spazio alla creatività (grazie a feature come gli step sequencer), e una curva di apprendimento piuttosto semplice.

Non mi sarei mai aspettato di poter avere sempre con me uno strumento tanto potente quanto divertente, eppure Teenage Engineering è riuscita in questa impresa e mi ha regalato un sogno che trent’anni dopo è paragonabile a quello che mi fece Nintendo. OP-Z è il mio nuovo Game Boy.

Good

  • Uno strumento completo, che sta in una tasca
  • Relativamente semplice da padroneggiare
  • Schematico ma allo stesso tempo creativamente stimolante
  • Permette di fare performance audiovisive a 360°
  • L'interfaccia basata sui LED è fantastica...

Bad

  • ...ma non è visibile alla luce diretta del sole
  • L'app è solo per device Apple
  • L'altoparlante lascia a desiderare
9.5

Superbo

E' passato troppo tempo per ricordare il mio primo approccio al mondo videoludico... Limpido è invece il ricordo della prima console, un Atari 2600, e dei giorni interi passati a giocarci. Da allora sono cambiate molte cose: i videogiochi sono diventati il mio lavoro, non ho più tutto quel tempo per giocarli ed ormai sono pochi quelli che mi lasciano a bocca aperta. Ma al di là di tutto, l'amore c’è ancora, così come la voglia di arrivare un giorno a crearne uno… Ecco, se non si fosse capito, sono un eterno “sognatore"!

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