Horizon Zero Dawn – Recensione

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Una nuova alba

Horizon Zero Dawn
Horizon Zero Dawn – Recensione

In un mondo open-world dove gli umani hanno perso il controllo della tecnologia, sopravvivere è piuttosto impegnativo: questa è la vita di Aloy, protagonista di Horizon Zero Dawn, esclusiva PS4 che proietta in un futuro post-apocalittico per riprendere il controllo del pianeta, a partire dalle sue fondamenta.

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Una persona qualsiasi, alla vista di Horizon Zero Dawn potrebbe istantaneamente pensare a Jurassic Park, il leggendario film di Spielberg: dinosauri e creature pericolose, un vero e proprio parco dove il giocatore è sia cacciatore che preda. Ad un grande entusiasmo iniziale, in tanti si sono però chiesti se il team di Guerrilla Games fosse in grado di sostenere una sfida di questo tipo.

Reduci sostanzialmente da un graduale sviluppo del franchise Killzone, il team si è sempre fatto valere per una prepotente capacità di allestire motori grafici impressionanti e gameplay interessanti, ma spesso privi del necessario slancio per rendere le loro esperienze realmente memorabili. Dopo circa 6 anni di sviluppo, Horizon Zero Dawn vede la luce sulle nostre PlayStation 4, e chiaramente il lavoro del team per allestire questa nuova IP non è stato dei più semplici, come potrete scoprire nella nostra intervista a Patrick Munnick, senior producer del team: nonostante i timori e un febbricitante entusiasmo, siamo finalmente giunti al fatidico momento; abbiamo giocato intensamente a Horizon Zero Dawn in compagnia di Aloy, ed è il momento di trarre le conclusioni.

E proprio come Jurassic Park, il primo impatto con “il parco” è assolutamente spiazzante: siamo nei panni di una piccola Aloy, che muove i suoi primi passi nella lussureggiante natura del mondo di Horizon Zero Dawn. E’ un’emarginata, una senza madre che secondo le leggi della tribù Nora deve vivere al di fuori dei confini della tribù. Ad accoglierla tra le sue braccia c’è un vecchio guerriero, che la accudisce come un nonno accudisce un nipote, con amore e un pizzico di autorità. Il mondo là fuori, dopotutto, è assolutamente spietato e non c’è spazio per errori o per gli impreparati.

Horizon Zero Dawn Photo mode

Immagine tratta dalla versione PS4 standard

Da questo presupposto inizia la nostra avventura, imparando a raccogliere piante per poterci curare, o a raccogliere i rami e i frammenti metallici per costruire delle frecce. Il sistema di crafting di Horizon Zero Dawn è semplice, e il mondo di gioco ne è pieno, se si sa dove guardare. Come la piccola Aloy muove i primi passi, così facciamo anche noi, ed impariamo le basi della sopravvivenza e della caccia, per prepararci ad affrontare le macchine più pericolose che popolano il mondo.

La narrazione di Horizon Zero Dawn segue poi una Aloy più grande, una donna giovane ma estremamente decisa e forte: la caratterizzazione del personaggio è sicuramente un dei punti forti della scrittura del titolo, proponendo una delle protagoniste più belle, interessanti e indipendenti degli ultimi anni, al fianco ovviamente dell’immortale Lara Croft. La sua è una quest universale, quella della ricerca di risposte e delle proprie origini, in un mondo che sembra aver dimenticato l’abbraccio dell’uomo, di cui restano rovine e frammenti di un passato ormai lontanissimo. Restano solo misteriose e imponenti macchine: una fauna metallica mostruosa, complessa e con una chiara gerarchia che nasconde forse la chiave per comprendere ciò che ha portato il mondo alla rovina, e alla nascita di uno nuovo.

Siamo di fronte ad un lavoro maturo, come è matura la sua protagonista

Sono tante le peripezie che porteranno in giro Aloy per il mondo, alla ricerca dei suoi segreti, eppure è impressionante la cura riposta nella narrazione principale ma anche e soprattutto per tutti quegli aspetti di world building e di descrizioni che rendono grande un’opera fantasy o sci-fi (ma in generale qualsiasi opera di fantasia). Se la quest principale va a toccare corde più personali della vita di Aloy e del mondo che la circonda, tante sotto quest vanno ad arricchire il contesto, i motivi e le scelte delle tante tribù che popolano il mondo, dei loro rapporti di potere e della cultura che li contraddistingue, ma soprattutto delle persone che le compongono. Storie personali e non, che vanno a impreziosire il racconto principale, e che ci permettono di imparare a conoscere la nostra Aloy.

Un ricco panorama culturale, supportato anche da una varietà “razziale” che ne arricchisce la potenza e il significato come pochi altri giochi sono riusciti a fare prima. Horizon Zero Dawn pecca spesso di staticità, nella recitazione (nonostante sia presente una ruota dei dialoghi con scelte contestuali) e anche in qualche cutscene, non sempre supportata da una regia intelligente e funzionale, ma fa del suo mondo uno dei punti saldi a cui aggrapparsi, e dimostra una cura e un ingegno che è sinceramente inaspettato da un team come Guerrilla Games: siamo di fronte ad un lavoro maturo, come è matura la sua protagonista, e di chiara espressione artistica, che appare come il compimento di un percorso creativo che ha accompagnato il team durante questi anni.

 

Immagine tratta dalla versione PS4 Standard

Come è intuibile dal nostro racconto, Horizon Zero Dawn è un open world a tutti gli effetti: una mappa vastissima esplorabile senza caricamenti di sorta in lungo e in largo, ricolmo di attività collaterali e di un’ambientazione diversificata (in questo caso da diversi biomi). Il titolo Guerrilla infatti prende a sé molto di quanto visto negli ultimi anni nei titoli open world, ma riesce a rendere questa potente ma complessa caratteristica nel migliore dei modi: ogni attività in Horizon Zero Dawn, ogni punto di interesse ha un ruolo specifico nel mondo di gioco e nella sua economia generale, tutto è contestualizzato per rendere sì l’esperienza diversificata e personalizzabile secondo i gusti del giocatore, ma nemmeno priva di senso come tanti titoli precedenti hanno proposto. Siamo quindi di fronte ad uno dei migliori usi della formula open world, anche e soprattutto per l’impostazione stessa del gameplay, che ci mette nei panni di una Aloy che è sì preda, ma anche un’abile cacciatrice.

Raccogliere materiali, osservare ciò che ci circonda ed usare il focus, una particolare tecnologia rinvenuta da Aloy, diventa la chiave di lettura ideale per capire ed apprezzare a pieno Horizon Zero Dawn. Siamo di fronte infatti ad un interessante ibrido, tra esperienze diverse che abbiamo giocato negli ultimi anni. Nonostante ciò, il lavoro di Guerrilla si presenta originale e, anzi, ha più di qualcosa da dire nel panorama videoludico. La raccolta, lo scambio con i tantissimi mercanti in giro per il mondo e l’acquisto di equipaggiamenti più efficaci è un aspetto cruciale per risultare competitivi nel mondo di Horizon Zero Dawn.

Siamo di fronte ad uno dei migliori usi della formula open world

Con questo spirito, ci si getta all’esplorazione: passo dopo passo, con un approccio spesso stealth per cogliere le macchine di sorpresa e per non farci sorprendere da un agguato, il nostro viaggio con Aloy si è posto fin da subito come un’autentica sessione di caccia: individuata la nostra preda designata, il titolo ci permette tantissimi approcci differenti, possibili grazie alla varietà dell’equipaggiamento, arco da caccia, da guerra, di precisione, fionde di ogni sorta o gingilli particolari come il lancia corde, che danno ad ogni scontro un respiro differente.

Alla vista di una macchina felina, ad esempio, è opportuno ricordarsi la sua velocità e reattività nei movimenti, e pianificare lo scontro di conseguenza. Utilizzare un lancia corde per trattenerla al suolo e permetterci di colpire i suoi punti deboli (cruciale per la riuscita di ogni scontro, e per ottenere più materiali), o un oculato posizionamento di trappole e corde elettriche nella zona, dove attirarlo in seguito per iniziare lo scontro con un netto vantaggio. Il nostro racconto è solo parte di ciò che l’esperienza di Horizon Zero Dawn ha da offrire, con il suo gameplay stratificato e ricco di approcci differenti (sarà poi possibile sfruttare le macchine a proprio favore col proseguire dell’avventura), che trovano completo sfogo proprio nella sua natura open world.

Attenzione però ad approcciarlo per ciò che è, e non per ciò che sembra: il titolo Guerrilla è a tutti gli effetti un action adventure, che non si prefigge ambizioni da gioco di ruolo se non al di là di un albero di abilità e della personalizzazione del proprio equipaggiamento con modificatori di statistiche. In questo senso Horizon Zero Dawn acquisisce sì profondità, ma lascia comunque al giocatore, alla sua abilità e al suo ingegno il compito di avere la meglio sulle sfide e sulle difficoltà che questo bellissimo mondo post-apocalittico ha da offrire (tant’è che il titolo, a difficoltà normale, è tutto fuorché una passeggiata di salute).

A far storcere il naso in questo bellissimo ed entusiasmante flusso “ludico”, che ci ha ipnotizzato e estasiato durante le 30 e più ore di gioco, è un’eccessiva e squilibrata presenza di scontri contro avversari umani. Nonostante siano tutti contestualizzati, e spesso non coinvolgano più di un manipolo di avversari, gli scontri tendono ad interrompere il ritmo e quel feeling “survival” che contraddistingue il titolo Guerrilla. In queste circostanze, pur restando divertente e appagante, Horizon perde punti e va a configurarsi come una generica esperienza action. Peccato, perché un maggiore equilibrio e un approccio più creativo in questo senso avrebbero potuto portare il titolo ad un’eccellenza ampiamente giustificata.

Horizon Zero Dawn recensione

Immagine tratta dalla versione PS4 Standard

Inattaccabile è invece la presentazione tecnologica, che pone ancora una volta Guerrilla Games sul piedistallo dell’avanguardia tecnologica: Horizon Zero Dawn è uno degli open world più belli mai visti, dalla vegetazione al sistema meteo in tempo reale, passando per il ciclo giorno notte, il mondo creato dal team respira e vive grazie alla potenza del suo engine. Vaste praterie verdeggianti, deserti e distese innevate con i fiocchi che si muovono col vento, sono solo una parte delle meraviglie a cui abbiamo assistito.

Essere cacciatori e prede nella natura selvaggia non è mai stato così bello

Texture definite, pop-in limitato ed una generale pulizia grafica (anche dall’aliasing) elevano l’avventura di Horizon ad un appagamento visivo senza precedenti. Limitato, su PS4 standard (nostro banco di prova) è il FOV, utilizzato saggiamente per nascondere alla vista le aree più in lontananza della mappa. Eppure, riuscire a vedere un Collolungo, un enorme dinosauro meccanico stagliarsi e muoversi all’orizzonte resta un momento di altissima meraviglia. Piuttosto interessante è anche la performance su PS4 Standard, dove si presenta fluido e con rarissimi cali di frame rate.

I dettagli delle armature, e degli abiti degli NPC e delle creature meccaniche sono poi artisticamente, e tecnologicamente stupende, con un realismo e una naturalezza delle animazioni che lascia senza fiato. L’unico neo è da riscontrare proprio nell’espressività facciale dei modelli, piuttosto limitata e che rende la narrazione in certi momenti piuttosto statica, a dispetto di un doppiaggio (anche italiano) di buonissimo livello. Quest’ultimo va ad aggiungersi ad un comparto audio sostanzialmente eccezionale, non tanto quanto nel puro accompagnamento sonoro, ma piuttosto per gli effetti e i rumori che il selvaggio mondo di Horizon propone, immergendo i sensi del giocatore a tutto tondo.
Interessante constatare poi, come questa immersione sia focalizzata al 100% su un’esperienza singolo giocatore, senza forzate intromissioni di attività online, companion app o artifici multigiocatore di sorta. Chi ha detto che i giochi single player sono destinati a scomparire? Il lavoro di Guerrilla Games, in tal senso, è uno schiaffo morale (l’ennesimo) non da poco.

Conclusioni

Quando un videogioco, un libro o un film, riescono a far scattare quel click nel cervello dello spettatore, qualcosa di magico è successo: Horizon Zero Dawn è un intenso viaggio che abbraccia il giocatore a 360°, lo stordisce con il suo mondo post-apocalittico, con le sue creature e i suoi misteri, e non lo lascia più. E’ un’esperienza appagante dal punto di vista del gameplay, con un approccio alla caccia, all’uso dell’arco e di un arsenale “poco convenzionale” mai visto prima, e da una presentazione visiva che si staglia come una delle più impressionanti degli ultimi anni (il photo mode è una manna).

Il viaggio di Aloy è bello però perché è un videogioco, è interattivo e ci fa vivere un’esperienza oltremodo impossibile da vivere in prima persona. Essere cacciatori e prede nella natura selvaggia non è mai stato così bello, e farlo in compagnia di una protagonista così forte e indipendente, lo è ancora di più. Il team ha raggiunto il picco di una montagna altissima, con classe ed eleganza, e l’esperienza di chi fa videogiochi da parecchio tempo. E allora alla prossima montagna Guerrilla Games, sperando possa portare a risultati che eguaglino e migliorino quanto visto in Horizon Zero Dawn.

Good

  • Narrazione affascinante e world building di grande livello
  • Visivamente e artisticamente eccezionale
  • Uso intelligente della formula open world
  • Il gameplay è esaltante e ricco di possibilità

Bad

  • Negli scontri contro gli umani perde molto
  • Recitazione e dialoghi spesso troppo statici
9.1

Superbo

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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