The Suicide of Rachel Foster – Anteprima gamescom 18

Certi segreti dovrebbero rimanere tali

The Suicide of Rachel Foster – Anteprima gamescom 18
The Suicide of Rachel Foster – Anteprima gamescom 18
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Colonia – Un hotel in disuso nel Montana, una tempesta di neve che blocca la strada del ritorno, fantasmi del passato con cui fare i conti e soltanto un telefono come unico contatto con il mondo esterno. Una situazione che ricorda molto da vicino Shining, quella di The Suicide of Rachel Foster, il nuovo titolo sviluppato dagli italiani di 101%, al quale si ispira dal punto di vista narrativo mescolando Firewatch quando entra in gioco l’esperienza ludica. Il titolo, in arrivo su console e PC verso la fine di quest’anno, è come avrete ormai intuito un thriller narrativo in prima persona ambientato nel 1993 che vede protagonista Nicole, una donna dura nei modi e nelle parole, dalla volontà di ferro, che dieci anni prima degli eventi correnti ha abbandonato l’hotel di famiglia assieme alla madre dopo aver scoperto che il padre aveva una relazione con una sua coetanea, Rachel Foster appunto – scomparsa e poi morta suicida per motivi ignoti. Soprattutto, la ragazza era incinta e dopo un decennio il dubbio che attanaglia Nicole è anche nostro: di chi era il figlio?

Adesso che entrambi i suoi genitori sono morti, la donna vuole lasciarsi tutto alle spalle ma per farlo deve rispettare le ultime volontà della madre: vendere l’hotel e donare tutto il ricavato alla famiglia di Rachel. La legge americana vuole tuttavia che prima di vendere un immobile del genere ci si deve assicurare sia tutto a posto, perciò Nicole si reca sul posto intenzionata a fare il minimo indispensabile affinché quella situazione diventi soltanto un ricordo.

Un’improvvisa tempesta di neve la costringerà a rivedere le sue priorità e d’un tratto, ritrovandosi bloccata e con la sola compagnia di Irving (un agente FEMA) attraverso un radiotelefono, Nicole comincerà a fare luce su una storia più profonda di quanto chiunque avrebbe mai pensato, una storia in cui l’amore e la morte si incrociano con la melancolia e la nostalgia – una storia dove i fantasmi hanno ancora voce e chiedono di essere ascoltati. Abbiamo provato una breve demo durante la gamescom e possiamo dirci soddisfatti di quanto visto fino adesso.

A balzare all’occhio è la qualità dei dettagli del Timberline Hotel grazie all’uso di Unreal Engine 4: la ricostruzione dell’edificio è molto curata e lascia trasparire al contempo familiarità e abbandono. In alcuni casi sembra che il tempo si sia fermato, ad esempio quando siamo entrati nello studio del padre di Nicole la scrivania era in completo disordine – come se il proprietario avesse solo momentaneamente lasciato la stanza e fosse pronto a tornare da lì a qualche minuto. Ci sono persino dei messaggi in segreteria riguardo alcune bollette non pagate, il che aumenta solo il sospetto su cosa sia accaduto per lasciare l’hotel in quello stato. Pilastro portante di tutti i walking simulator, l’esplorazione è la chiave per venire a capo dei misteri che mano a mano ci troveremo di fronte ma gli sviluppatori hanno sfruttato l’interazione con Irving (supposto angelo custode il cui passato, però, non è chiaro) e la possibilità di dare risposte multiple durante le conversazioni per tenere attiva l’attenzione del giocatore in ogni momento, guidandolo lungo la storia e la sua tragica conclusione.

The Suicide of Rachel Foster si prospetta un thriller intrigante, forte di un’ottima qualità visiva e una narrazione che sembra fondere assieme le atmosfere di Shining con quelle del tanto apprezzato Firewatch, ricordando sotto certi aspetti anche Gone Home e What Remains of Edith Finch: questo per dire che i ragazzi di 101% si ispirano non soltanto a un cult del cinema ma anche ad alcuni fra i migliori videogiochi che hanno elevato il walking simulator a qualcosa di più di una semplice esperienza interattiva. Soli in questo hotel, bloccati da una tempesta di neve e con il solo ausilio di un radiotelefono per restare in contatto con il mondo esterno, riusciremo ad accettare le verità nascoste per tutto questo tempo?


Cresciuta negli anni ’90 con un Game Boy e un Nintendo 64, è poi diventata ancora bambina un’adepta Sony a tempo pieno, ma appena può si dedica anche ad altre console.

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