The Invincible – Recensione

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Il prequel dell'omonimo romanzo capolavoro di Stanisław Lem

The Invincible – Recensione
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Data di Uscita:Genere:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:

Regis III è un pianeta all’apparenza sterile, morto, sospeso nel vuoto cosmico. Il suo sole, una nana rossa piuttosto fredda, ne scalda debolmente la superficie che pur ospita ampie distese d’acqua in cui c’è vita sottoforma di pesci dalle dimensioni piuttosto contenute. Eppure, sulla terraferma tutto appare immobile e desolato. L’aria è sì respirabile, ma il metano che compone l’atmosfera fa sì che dopo qualche ora possa causare tremendi mal di testa, se non svenimenti o peggio.

Queste informazioni sono note a tutti coloro che hanno avuto fortuna e onore di leggere L’Invincibile, maestoso capolavoro di Stanisław Lem del 1964, che ne accrebbe ulteriormente la fama dopo il successo internazionale incontrato con Pianeta Eden e Solaris.  

The Invincible, sviluppato da Starward Industries e disponibile all’acquisto a questo link, è tratto proprio dal romanzo di fantascienza omonimo e ne riprende ambientazione e a grandi linee le tematiche. Non si tratta fortunatamente di una trasposizione letterale, dettaglio che allieterà anche chi conosce a memoria il romanzo. Si tratta, in realtà, di un prequel vero e proprio. 

L’Invincibile, il potente vascello spaziale che dà il titolo al libro, non è ancora atterrato su Regis III, impresa che toccherà qualche settimana prima alla dottoressa Yasna e dal suo equipaggio, attratti dalle strutture forse artificiali che si scorgono dall’atmosfera del pianeta.  

Che la missione non sia né una passeggiata, né che stia procedendo come dovrebbe, lo si intuisce sin dall’incipit di quest’avventura story driven in prima persona. Yasna, difatti, si risveglia sulla superficie di Regis III a corto d’ossigeno, senza sapere come sia finita lì.  

Chi ha letto il libro sa benissimo perché, come e quale sarà l’inevitabile epilogo della spedizione. Ciò, tuttavia, non si traduce in un’avventura noiosa, né propriamente prevedibile. Innanzitutto, non mancano diversi colpi di scena. Prendendosi un certo margine di libertà, andando a meglio definire dettagli appena accennati nel romanzo, introducendo di sana pianta elementi narrativi creati per l’occasione, gli orizzonti immaginifici dell’universo pur creato da Lem si ampliano a dismisura. Non solo, ma vedere con i propri occhi la strumentazione tecnologica utilizzata dagli scienziati, tremendamente e meravigliosamente retro-futuristica come ci si aspetterebbe dalla trasposizione di un romanzo degli Anni ‘60; ammirare la desolata superficie di Regis III; osservare atterriti le minacce e i pericoli che il pianeta cela, regalerà brividi autentici quanto più si è fan del libro e, in generale, della produzione letteraria di Stanisław Lem. 

Anche i neofiti, dal canto loro, avranno di che restare ammaliati di fronte ad un’opera che recupera i giusti elementi narrativi dalla fonte d’ispirazione e li rilegge con estrema intelligenza ed efficacia.  

Come anticipato, ci troviamo di fronte ad un’avventura story driven. Al di là di qualche semplice enigma e della necessità costante di orientarvi nello scenario grazie alla mappa in dotazione, non aspettatevi chissà quale grado di interazione. Si utilizza qualche gadget, c’è qualche parete da scalare, ma per lo più si segue un sentiero già preimpostato, limitandocisi a compiere delle scelte, di tanto in tanto, durante qualche dialogo.  

Bisogna insomma essere inclini a questo genere di esperienze. Non ci sono vere e proprie fasi esplorative, né potrete fare molto altro che non sia andare dal punto A al punto B, osservando bene lo scenario e individuando il sentiero da seguire.  

La narrazione, fortunatamente, è davvero di primo livello come già anticipato. Tra flashback, colpi di scena e rivelazioni, c’è sempre un buon motivo per giocare ancora un po’, al fine di fare luce sull’ennesimo mistero. La stessa conclusione, su cui non vogliamo certo fare spoiler, si attiene al messaggio di fondo del romanzo di Lem.  

L’aspetto artistico dà forma e consistenza alle visioni di Lem e trova supporto in un comparto tecnico più che discreto

The Invincibile è insomma un gioco tremendamente affascinante, generoso di riflessioni filosofiche, sociologiche, antropologiche. Come buona parte della fantascienza, ed in particolar modo di quella generata a cavallo degli Anni ‘60 e ‘70, usa mondi alieni e viaggi interspaziali per scavare nelle contradizioni e nei paradossi della nostra specie e del nostro sistema economico e politico. 

The Invincible, in questo senso, non fa affatto eccezione, dal momento che è un videogioco che stimola la riflessione, mentre intrattiene con una trama densa di colpi di scena, purtroppo condotta da dialoghi e didascalie solo in inglese. Chi non ha un minimo di dimestichezza, farà fatica a seguire la vicenda, che in alcuni casi si farà effettivamente complicata. 

Ottimo l’aspetto artistico che dà forma e consistenza alle visioni di Lem e trova supporto in un comparto tecnico più che discreto. Di tanto in tanto qualche texture si carica in ritardo, certi scenari appaiono fin troppo desolati, ma in generale resterete affascinati dagli scorci che sa regalare Regis III. 

Da applausi anche il comparto sonoro. Nonostante qualche problema di lip synch, il doppiaggio, solo in inglese lo ricordiamo, si fregia di ottime interpretazioni. Anche la colonna sonora regala temi d’impatto, ben realizzati, dalle sonorità futuristiche ed insieme antiche, nel pieno rispetto dell’estetica retro-futuristica espressa dall’attrezzatura utilizzata dalla dottoressa Yasna e dalla sua squadra. 

Conclusioni

The Invincible è un’avventura in prima persona assolutamente consigliata per gli amanti di fantascienza.

Guai ad aspettarvi un titolo tutto azione e sparatorie. Si tratta infatti di un gioco lineare, in cui la storia fa da padrone. L’interazione è minima, nonostante non manchino enigmi, sentieri da imboccare, qualche scelta da compiere tra un dialogo e l’altro. 

Un titolo dalla grande atmosfera, che saprà tenere incollati allo schermo grazie alla qualità dell’intreccio, alla profondità dei personaggi coinvolti, ai continui misteri che si accumuleranno uno sull’altro. 

Chi ha amato il romanzo di Lem resterà stupefatto nel vedere come gli artisti del team di sviluppo hanno tradotto in immagini le parole dello scrittore polacco. I neofiti, dal canto loro, vivranno un’avventura coinvolgente che li porterà inevitabilmente a scoprire l’ottimo sequel del videogioco, ovvero lo splendido romanzo a cui si rifà.  

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Good

  • Pieno rispetto dell'atmosfera del romanzo
  • Trama ben scritta
  • Personaggi ottimamente caratterizzati

Bad

  • Manca l'italiano
  • Qualcuno potrebbe trovarlo troppo lineare
8

Imperdibile

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