Amore (im)possibile.
Un essere umano, un sistema operativo e la relazione che li unisce. Banalizzando potrei riassumere così l’essenza della nuova, particolare (se non unica) love story siglata Spike Jonze.
Siccome banalizzare non è l’obiettivo di questa rubrica, vediamo di zoomare e mettere a fuoco quella che è l’anima impressa sulla pellicola di Her.
Il film agisce come un prisma, possiamo rigirarcelo tra le mani e notare decine di sfaccettature diverse a seconda della luce, o meglio, del punto cui rivolgiamo la nostra attenzione.
La storia che lo riguarda è di fatto una lunga (leggera, scorrevole) riflessione su temi differenti e complessi, ma nulla che non abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita.
La socialità, ovvero il bisogno irrefrenabile, che sembra divorarci come un parassita, di proiettare attenzioni e stati d’animo vari ed eventuali su altri individui a noi vicini. Il contatto, la relazione come mezzo per sfuggire al silenzio, al dubbio, a domande troppo scomode e “pesanti” da affrontare da soli.
La solitudine, diretta conseguenza della tematica precedente. Si può davvero sfuggirle scherzando con gli amici o dormendo abbracciati ad una donna? Spesso stringiamo al petto un’illusione poiché è l’unica barriera che ci rimane per contrastare il vuoto.
La storia del Cinema è costellata di esempi a riguardo: Metropolis di Fritz Lang, l’immenso 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick, Blade Runner di Ridley Scott, A.I. di Spielberg, nonché un piccolo grande tesoro sepolto nel cuore nerd degli anni ’80, Electric Dreams di Steve Baron, lungometraggio che presenta notevoli somiglianze con Her pur rimanendo meno impegnato o metaforico.
In ogni caso, lo scambio tra essere pensante e sistema operativo (o ròbot) non è mai stato realmente approfondito con uno sguardo curioso, indagatore, soprattutto realista e rivolto al (prossimo) futuro quanto nel film che vi sto presentando.
Qui la questione – infatti – si complica perché non viene data una vera e propria direzione, una linea guida utile a giudicare ed etichettare i termini precisi di una simile “relazione”: ci vengono presentate alcune variazioni sul tema ed il ruolo di
Argomenti complessi, ma trattati con l’eleganza e la leggerezza proprie di un autore.
Her racconta ed illustra tutto questo, ma soprattutto – arrivando alle battute finali – “parla” d’amore. L’Amore come unica e vera arma contro il destino che accomuna tutti, uomini e macchine.
Da vedere, meglio se in lingua originale.
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“The Sims”: intelligenze artificiali progettate per “mimare” comportamenti umani… in poche parole la stringatissima sinossi della pluripremiata serie made in Msxis. Certo, si viaggia su livelli e frequenze totalmente differenti rispetto all’opera di Jonze, ma chissà che con l’arrivo dell’attesissimo quarto capitolo la profondità generale non raggiunga nuove – inesplorate – vette…
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Siamo al capolinea signori, l’appuntamento – al solito – è per venerdì prossimo con una nuova recensione, intanto vi rimando alla pagina Facebook per gli aggiornamenti del caso e vi auguro una buona settimana!
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