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Devolver Digital Tour – Anteprima E3 2015

Il booth migliore dell’E3 era fuori dall’E3 stesso e questa è solo la prima caratteristica stramba dell’esperienza fatta da quei pazzi dei ragazzi di Devolver Digital. I publisher di Hotline Miami hanno infatti affittato un parcheggio dietro Hooters (locale noto per le dimensioni generose dei seni delle cameriere) e lungo tutto il perimetro hanno disposto delle roulotte dove era possibile provare all’interno i titoli portati in fiera. Al centro dell’area ci si poteva sedere per mangiare uno dei fantastici panini preparati sul momento (e con immensa simpatia) da una signora di cui non ricordo il nome: troppo caldo, troppo cibo.

All’ingresso mi ha accolto una ragazza bionda che ho riconosciuto non essere Salima, la PR con la quale siamo in contatto, ma siccome è l”E3 e il tempo stringe mi faccio comunque trascinare verso la prima roulotte dove assisto ad una presentazione hands-off di Shadow Warrior 2: potete leggere l’anteprima voltando pagina. Il tempo stringe e sul più bello la ragazza bionda mi vuole far uscire, ma i ragazzi di Shadow Warrior 2 devono ancora farmi vedere il mid-boss di cui vanno molto fieri e così con uno speedrun degno di una news volano verso di lui, lo affrontano e mi lasciano andare.

La mappa nella mail per gli appuntamenti è un segno di indiscussa genialità

La tappa successiva è stata Crossing Souls e subito mi sono reso conto di un aspetto fantastico dei giochi Devolver, ovvero la loro variegata provenienza: si passa da un gioco ambientato in un Giappone fantastico e sviluppato da polacchi ad uno ambientato nelle suburbs americane, sviluppato da ragazzi spagnoli. Considerazioni a parte l’anteprima di Crossing Souls è qui, mentre in questo momento di racconto dell’esperienza Devolver è importante che vi riporti di come la prova è stata interrotta improvvisamente da una porta che si è aperta all’improvviso: è Salima, mi ha trovato! Mi chiede chi mi ha fatto entrare e quando realizza che è stata la ragazza bionda di cui sopra non è molto contenta: sono nel posto giusto al momento giusto, ma a quanto pare Salima non apprezza le ragazze bionde californiane. Il succo della questione è che è completamente matta e io la amo: mi lega al polso un braccialetto (col quale ho ufficialmente accesso all’area) e mi lascia coi ragazzi di Crossing Souls. Loro mi fanno giocare, ma non riesco a completare la demo, troppo difficile la sequenza finale. Spero di non averli delusi, ma devo fuggire. Alla prossima roulotte è quindi Salima ad accompagnarmi e l’ultima prova è su EITR, un titolo sviluppato da due ragazzi con una passione per Bloodborne a dir poco lampante: per scoprire i punti di contatto tra Bloodborne e EITR c’è l’anteprima, qui vi sottolineo soltanto come avere a che fare con sviluppatori così appassionati riempe sempre il cuore. E poi sono (a detta loro) uno dei pochi ad esser riuscito a fare determinate cose nel gioco, sarà per la mia “confidenza” col capolavoro di Hidetaka Miyazaki.

EITR era l’ultimo gioco in programma per la giornata così saluto e me ne vado, non prima però di aver assaggiato uno dei gloriosi panini messi a disposizione da Devolver: il tempo a mia disposizione per mangiare è così poco che non ho altra scelta se non portarmelo via e mangiarlo per strada, ma almeno quel giorno sono riuscito a mangiare a pranzo (cosa che invece il giorno prima è stato impossibile fare e manco me ne ero accorto).

Il racconto dell’esperienza Devolver non finisce però qui: considerando infatti l’epicità dei panini e la simpatia folle di Salima decidiamo di dare loro il premio come Best Booth della fiera. Peccato che in quel momento la nostra PR preferita stesse bevendo tequila insieme ai ragazzi di Crossing Souls e proprio in quel momento dei rappresentanti di Ubisoft erano lì per parlare con loro (chissà perché!). Salima quindi ci accoglie e ci fa sedere riuscendo incredibilmente a gestire tutto. Alla fine cediamo e mangiamo altri panini, impossibile dire di no alla nostra amica e alla bontà dello stand. Mentre godiamo profondamente di tutto quel che ci è stato preparato, accade qualcosa del tutto imprevisto se non fossimo al booth più particolare dell’E3: due ragazzi indossano dei pattini e cominciano a gareggiare intorno ai tavoli, creando un attimo di surreale spensieratezza nel delirio della fiera di Los Angeles.

A parte la simpatia delle situazioni e delle persone incontrate, quel che ci ha stupito era in generale l’accoglienza dimostrata e la creazione di un concept particolare per tutta la zona, un fatto che dentro il convention centre si riduce a chi ce l’ha più grosso (lo stand, s’intende) con giusto qualche sforzo in più profuso da Bethesda (che quest’anno ha fatto davvero le cose in grande) con un booth davvero molto ben caratterizzato grazie alla stanza vittoriana di Dishonored 2 e al Vault di Fallout 4. Noi comunque alla fine abbiamo deciso di premiare i ragazzi di Devolver Digital perché in fin dei conti dei panini così non li abbiamo mangiati da nessun’altra parte.


Shadow Warrior 2

Shadow Warrior 2 è il titolo più interessante visto al Devolver Digital Booth, grazie alla sua grafica di tutto rispetto, al gameplay sopra le righe, ad una modalità co-op molto interessante e a una generazione procedurale degli ambienti. Nel poco tempo avuto a disposizione coi ragazzi di Flyng Wild Hog, è stato possibile assistere ad una demo giocata da loro che ha mostrato tutti i punti di forza del titolo.

Il protagonista, Lo Wang, si ritrova ad affrontare una nuova minaccia in conseguenza di quanto accaduto alla fine del primo Shadow Warrior: il mondo infatti è ormai corrotto dalle forze del male e demoni e umani sono costretti a convivere insieme sulla Terra. In questo nuovo scenario Lo Wang lavora come mercenario mantenendo un profilo basso, ma quando la situazione si complica nuovamante il nostro eroe dovrà di nuovo cercare di portare ordine in questo stranissimo Giappone popolato da creature mitologiche, demoni e soldati ultra hi-tec.

La storia sembra ricoprire un ruolo importante in Shadow Warrior 2, tanto da aver spinto gli sviluppatori ad adottare una scelta molto particolare per quanto riguarda il co-op: durante le partite con altri giocatori ognuno visualizzerà la storia come se fosse il protagonista e vedrà gli altri alleati. Anche se gran parte della storia verrà raccontata attraverso dei video prestabiliti, molte informazioni su come avanzare, cosa fare e dove andare le avremo da alcuni NPC sparsi per le mappe, in modo tale da creare un ambente più dinamico.

In effetti, proprio l’ambientazione e il design di personaggi e nemici è tra le prime cose che colpiscono il giocatore, complice un motore grafico proprietario di tutto rispetto e quel mix così palesemente eccessivo che si rispecchia poi anche nelle armi: Giappone e hi-tec uniti insieme in un videogioco di questo tipo hanno come principale conseguenza l’adozione da parte del personaggio di un arsenale a base di spade e armi da fuoco.

Le armi bianche saranno oltre settanta vi permetteranno di affettare i nemici in maniera simile a quanto visto e apprezzato in Metal Gear Rising. Per dare un tocco di profondità in più potrete inoltre raccogliere vari upgrade dai nemici e decidere se equipaggiarli subito o tenerli per combinarli successivamente in un tripudio di forze elementali. Gli upgrade possono infatti anche attribuire danni da fuoco, da ghiaccio e di tanti altri elementi alle vostre armi, permettendovi così di poter magari congelare un nemico per poi sbriciolarlo.

Per quanto riguarda l’esplorazione, come detto in apertura, le mappe sono parzialmente generate proceduralmente attraverso un sistema molto ingegnoso: il gioco infatti vi imporrà di passare attraverso alcuni punti per proseguire nella storia, ma le aree da attraversare per arrivare a questi check-point sono create utilizzando dei blocchi pre-costruiti e che vengono poi scelti e casualmente assemblati per comporre l’area liberamente esplorabile. Nella demo mostrata l’area a disposizione era una zona urbana nella quale ogni isolato era stato creato dagli sviluppatori e poi casualmente scelto dal gioco per creare l’ambiente, un po’ come se loro avessero deciso la dimensione totale del livello e poi questo fosse stato riempito con caselle precedentemente rifinite. Il risultato è incredibilmente vario e non si ha mai la spiacevole sensazione di giocare a qualcosa di non rifinito.

I nemici sanno anche adattarsi moto bene a queste aree generate proceduralmente e sono in grado di inseguirvi a lungo se tenterete di scappare, anche dalla vostra avrete poteri magici (che consumano mana) che vi permetteranno di scomparire per breve tempo. La demo infine è terminata con lo scontro con un mini-boss che ha richiesto un po’ di strategia per essere affrontato: era infatti necessario sia evitare le nubi di gas che distruggere il suo scudo sfruttando i danni elementali: del resto il gameplay sembra così vario che non sfruttare tutti gli elementi per scontri epici sarebbe un peccato.

 

Giappone, spade e mitra: cosa volete di più? 

 

Shadow Warrior 2 è sicuramente il progetto più ambizioso che Digital Devolver si appresta a pubblicare nel 2016 e merita di essere tenuto sott’occhio da tutti i fan dei giochi d’azione e delle avventure dai toni decisamente sopra le righe. Anche da un punto di vista tecnologico siamo davvero curiosi di vedere come si comporterà questa particolare gestione dei livelli creati proceduralmente, un elemento sempre più presente nei videogiochi, ma che solo ora (grazie anche ad XCOM 2 e questo Shadow Warrior 2) sembra in grado di dare dei risultati degni dei design tradizionali dei livelli a cui siamo stati sempre abituati. Shadow Warrior 2 non ha ancora una data d’uscita se non un vago 2016 ed è atteo su PS4, Xbox One e PC.


Crossing Souls

Non è facile inquadrare un titolo come Crossing Souls: all’apparenza sembra l’ennesimo titolo indie con una grafica pixellosa che farà la felicità di nostalgici di epoche mai vissute e di orde di hipster. In realtà però ha un paio di assi nella manica che potrebbero incuriosire anche il più scettico dei gamer.

Crossing Souls è un’avventura bidimensionale ambientata in California nel 1986: questo primo dato spiega gran parte dello stile adottato dai ragazzi spagnoli di Fourattic: il loro progetto è permeato da un’aurea così anni ’80 da sembrare essere uscito proprio da quegli anni. Persino i video sono stati realizzati con dei cartoni animati con lo stile dell’epoca e con un effetto da videocassetta rovinata negli anni.

In Crossing Solus controllerete un gruppo di ragazzi che durante l’estate trovano nella foresta un misterioso artefatto che ha, ovviamente, dei poteri speciali. Non sappiamo infatti in quali circostanze, ma un ragazzo fantasma entra in contatto col gruppo e proprio questo incontro è alla base del gameplay del gioco. Mentre esplorate gli ambienti urbani (scuole, strade, quartieri periferici, ecc) potrete in qualsiasi momento passare dal piano dei vivi (dove potete controllare uno alla volta uno dei 4 personaggi) a quello dei morti, esplorabile attraverso il vostro amico fantasma. Nel mondo dei morti troverete alcuni spiriti in grado di darvi indicazioni o potreste avere anche la possibilità di passare attraverso scorciatoie non raggiungibili dai vivi.

 

Un tuffo nel passato 

 

A parte queste dinamiche interessanti, ma sicuramente non innovative, Crossing Souls offre dei combattimenti molto semplici e sembra in realtà voler affascinare più con la sua storia misteriosa e con la sua ambientazione particolare. Forse è presto per dire se questo è tropo poco o è sufficiente, ma non ci resta che aspettare l’uscita su PC, Linux, PS4 e PS Vita per vedere se Crossing Souls ha della stostanza oltre che tanto stile.


EITR

Lo abbiamo amato, odiato e venerato: se c’è un gioco che corrisponde a questa sequenza di emozioni è sicuramente Bloodborne. L’ultimo parto in casa From Software ha segnato la vita di moltissimi giocatori, tra cui anche gli sviluppatori di EITR che sono evidentemente dei fan accaniti di Dark Souls e del sopracitato titolo in esclusiva su PS4. Abbiamo provato il loro rougelike ed è un interessante tributo ad uno dei migliori giochi disponibili al momento.

 

Parlare di EITR solo come di un tributo a Bloodborne potrebbe allontanare i giocatori: perché infatti giocare al clone 2D di un capolavoro uscito da poco? In effetti le differenze rispetto all’opera di Hidetaka Miyazaki sono davvero minime, ma il carattere di EITR riesce comunque ad emergere e, magari nella prospettiva di una versione portatile su PS Vita, potrebbe interessare tutti i fan dell’esclusiva Sony in cerca di nuovo materiale con cui cimentarsi.

EITR in effetti mantiene quasi intatto il livello di difficoltà proibitivo: ci mette nei panni di una ragazza che ricorda non poco l’automa di Bloodborne e ci lancia ad affrontare orde di nemici (molto vari) frammentate da sporadici falò per il salvataggio che i giocatori di Dark Souls riconosceranno subito come un luogo sicuro.

Sempre da Bloodborne vengono ripresi il sistema di combattimento (basato principalmente sulla schivata che consuma stamina) e l’equipaggiamento delle armi con due slot, anche se in questo caso è possibile affrontare i nemici con cui armi bianche e non solo con una alternata ad un’arma da fuoco come accade nell’avventura esclusiva per PS4. Infine se siete fan di Miyazaki vi sentirete a casa anche quando si tratterà di affrontare i giganteschi boss, ognuno con il suo pattern di attacco e dalla potenza mostruosa.

Bloodborne, in miniatura 

 

Essere paragonati, senza sfigurare, a quello che è forse il miglior gioco dell’anno è tutt’altro che un difetto: EITR rischia davvero di essere un buon palliativo per i dipendenti dalle avventure macabre di Miyazaki, in grado di soddisfare la loro fame di avventure difficili, tetre e impegnative. Per il momento l’avventura in 2D con la sua splendida grafica degna di essere riconosciuta come vera e propria pixel art è in arrivo solo su PS4 e PC: una versione PS Vita sarebbe la ciliegina sulla torta.