OXENFREE II: Lost Signals – Recensione

Cose molto strane.

OXENFREE II: Lost Signals – Recensione
Oxenfree II Lost Signals
Data di Uscita:Genere:PEGI:Sviluppatore:Editore:, Versione Testata:

Ci sono pochi giochi in grado di trasmettere determinate sensazioni ai giocatori e alle giocatrici. Sto parlando di titoli che sappiano scavare fra i vari spettri emotivi dell’ansia, dell’eccitazione senza sconfinare nell’horror puro. Oxenfree II: Lost Signals è uno di quei giochi. Nonostante il comparto grafico semplice, minimalista (ma sempre ben curato) e all’apparenza rilassante, Oxenfree II riesce a trasmettere chiaramente la sua ambientazione ai nervi di chi gioca, quasi come se fosse una dichiarazione d’intenti. E allora benvenuti e benvenute in un mondo che ricorda quello di Stranger Things, con tanto di conversazioni al walkie talkie ed eventi paranormali che bucano il tessuto della nostra realtà. 

Questo gioco è un guazzabuglio strano, che però funziona: nel suo DNA troviamo un po’ di avventura grafica, qualche elemento dai walking simulator e un bel po’ di vibes anni ’80 che, quando mescolate insieme, rivelano un gioco dall’animo avvincente. Night School Studio ha creato una piccola perla, degno seguito del primo Oxenfree che aveva emozionato già nel 2016 con il primo capitolo. Questo sequel non condivide gli stessi protagonisti del suo predecessore, ma è comunque ambientato nello stesso mondo. D’altronde, le potenzialità di Night School Studio sono così note che il gigante dell’intrattenimento on-demand, Netflix, ha acquisito l’intero team per arricchire il suo portafoglio di studi interni di sviluppo.

Oxenfree II: Lost Signals

Questa scena la vedrete più volte…

Ma cominciamo dall’inizio. La nostra protagonista si chiama Riley Poverly, ed è appena arrivata in questa strana cittadina del Midwest americano, incredibilmente silenziosa e vuota. È notte, fa freddo e il dannato collega con il suo altrettanto dannato pickup ancora non si fa vedere. Ah, a proposito, sia Riley che il comprimario Jacob Summers non sono dei sovreccitati teenagers (già visti nel primo capitolo), bensì ultratrentenni che non sanno bene cosa fare della loro vita e sono messi chiaramente in difficoltà dalle sfide della quotidianità, oltre che avere sulle spalle un bel po’ di esperienza con le tristezze del passato. Insomma, cose che noi vecchiardi conosciamo molto bene.

Comunque sia, Riley è lì per piazzare qualche trasmettitore insieme a Jacob, il quale non perde tempo a dimostrare quanto la sua vita sia incasinata, oltre a raccontare alla nostra protagonista storie di spettri, di sottomarini affondati male (cosa stranamente attuale) e di leggende che riguardano la cittadina di Camena e la sua adiacente provincia marina, l’isola di Edwards. Oxenfree II: Lost Signals ci mette immediatamente in piedi a esplorare Camena e dintorni, senza verbosi tutorial o altri aiuti. Riley si muove a piedi, può scalare alcune pareti rocciose (cosa che Jacob ha troppa paura di fare) ed è decisamente piena d’inventiva. Dalla sua ha un Walkie Talkie con cui parlare su sette frequenze con diversi interlocutori e una radio a onde corte che sarà ben più utile di quanto si possa pensare.

Oxenfree II: Lost Signals

Qualcuno è pronto per un salto sottosopra?

Comunque sia, la nostra disillusa protagonista inizierà ad imbattersi in fenomeni sempre più strani: dalla “possessione” di Jacob a stranissimi loop fatti di deja vù ripetuti, fino a veri e propri trip temporali nel passato della strana cittadina americana. Lentamente, la trama di Oxenfree II: Lost Signals si avvicinerà sempre di più a quelle Ghost Stories tanto care all’intrattenimento occidentale, mischiando il paranormale con le vicende personali dei protagonisti di questa avventura grafica. Fra una conversazione esistenziale al walkie talkie e una camminata sul lungomare stranamente inquietante, Oxenfree II: Lost Signals riesce a catturare l’immaginazione di chi gioca, grazie anche all’evocativo comparto grafico e alle personalità rimarcate. Sicuramente non mi aspettavo un tale livello di coinvolgimento emotivo da un gioco dall’aspetto così minimalista, eppure ci siamo. E vi dirò di più, il tutto è ancora più godibile (punto di vista strettamente personale) se non avete giocato al primo Oxenfree.

La trama di Oxenfree II: Lost Signals è una di quelle Ghost Stories tanto care all’intrattenimento occidentale

Come ho già detto, Oxenfree II: Lost Signals è un’esperienza coinvolgente e sorprendente, che offre un’esperienza di gioco accessibile sia ai nuovi giocatori che ai fan del primo capitolo. Ma ora vi dico perché affermo che il gioco sia più godibile per coloro che non hanno provato il primo Oxenfree. Night School Studios ha scelto di non realizzare un sequel “diretto” nel senso letterale del termine, ma piuttosto di offrire un’altra avventura all’interno dello stesso universo. Questa decisione si traduce in una freschezza narrativa e in una trama indipendente che può essere apprezzata anche senza conoscere gli eventi del primo gioco. In più, coloro che si avventurano in Oxenfree II senza aver giocato al suo predecessore, saranno piacevolmente sorpresi dalle meccaniche di gioco che risultano molto coinvolgenti. Night School Studios è riuscita a creare una nuova esperienza, introducendo nuovi elementi di gameplay che mantengono alto il livello di suspense e la capacità di prendere decisioni che influenzano la trama. Questo rende il gioco avvincente per i nuovi arrivati, evitando la sensazione di deja-vu e gatekeeping che potrebbe derivare da un sequel diretto.

Oxenfree II: Lost Signals

Quando si squarcia il tessuto spaziotemporale, succedono cose… Strane

È importante sottolineare che, nonostante Oxenfree II: Lost Signals sia un’esperienza autonoma, vi sono comunque riferimenti e collegamenti al capitolo precedente che aiutano a comprendere meglio la storia complessiva. Tuttavia, consiglio vivamente ai nuovi giocatori di iniziare con il sequel e poi esplorare il suo illustre predecessore. Questo perché Oxenfree II riesce a fornire una narrazione autonoma e appagante, senza che la mancanza di conoscenza del primo gioco rappresenti un ostacolo per la comprensione e l’immersione nella storia.

Oxenfree II: Lost Signals è un’esperienza coinvolgente

Sicuramente l’esperienza narrativa offerta non è povera di scelte e interazioni che influenzano i rapporti interpersonali dei personaggi. Le risposte che Riley, la protagonista, fornirà ai comprimari e agli alleati avranno un impatto significativo sulla trama e sui rapporti che si sviluppano nel corso del gioco. Sia che si scelga di avvicinare alcune persone o allontanarne altre, è importante tenere presente che queste decisioni influenzeranno il modo in cui la storia si svolge. Ma Oxenfree II non è solo un gioco di esplorazione e interazioni sociali. Riley dovrà affrontare una serie di avversità che vanno oltre la normale percezione della realtà. Dagli spettri misteriosi ai cultisti minacciosi, ci saranno sfide da superare lungo il cammino. Il gioco offre una varietà di strumenti per far fronte a queste minacce, come l’utilizzo dei trasmettitori (dei ricercatori universitari ambientali, la scuola serve ragazzi!) per scacciare gli spettri o la risoluzione di puzzle in 3D utilizzando le onde della radiolina di Riley. Queste sfide aggiungono una dimensione avvincente e tesa all’esperienza di gioco, offrendo una varietà di situazioni uniche da affrontare.

Oxenfree II: Lost Signals

I panorami sanno essere piuttosto evocativi.

Oxenfree II: Lost Signals è accompagnato da una colonna sonora di buona fattura che richiama le produzioni mediatiche degli ultimi anni, come Stranger Things (anch’esso un prodotto di Netflix). Le tracce musicali sono perfettamente integrate nell’atmosfera del gioco, contribuendo a creare una sensazione di suspense e mistero. Invece, il comparto grafico di Oxenfree II è caratterizzato da un’estetica minimalista e bidimensionale, che riesce a trasmettere in modo efficace l’ambientazione e il tema dell’avventura. Nonostante le semplici illustrazioni, i dettagli accurati e i colori ben scelti contribuiscono a creare una sensazione di profondità e atmosfera. L’uso sapiente di luci e ombre accentua l’atmosfera misteriosa del gioco, creando una buona sintonia armonica tra visivo e narrativa.

Infine, il doppiaggio di Oxenfree II è forse la cosa più zoppicante, dato che le prestazioni sono altalenanti. Alcuni personaggi sono ben doppiati e trasmettono le emozioni in modo convincente, mentre altri potrebbero sembrare meno convincenti. Tuttavia, è importante sottolineare che l’esperienza di gioco non ne risente significativamente. Nel caso in cui si preferisca seguire le voci dei personaggi in modo più chiaro, è consigliabile attivare i sottotitoli (che di default sono disattivati) per una migliore comprensione dei dialoghi. Nonostante questo piccolo inconveniente, l’esperienza complessiva di Oxenfree II rimane comunque coinvolgente.

Conclusioni

Oxenfree II: Lost Signals offre un’esperienza diversa dal solito, grazie alla sua semplice ma suggestiva grafica e a una colonna sonora ben realizzata che si sposa perfettamente con l’atmosfera del gioco. Nonostante qualche incertezza nel doppiaggio, il gioco rimane un must per gli/le appassionati/e di avventure grafiche.

Inoltre, il gameplay risulta particolarmente avvincente per i nuovi arrivati, con la possibilità di esplorare un mondo pieno di misteri e avversità. Tuttavia, per coloro che hanno già giocato al primo Oxenfree, potrebbe emergere una sensazione di ripetitività nel gameplay. Nel complesso, Oxenfree II: Lost Signals merita una valutazione più che positiva, grazie alla sua narrazione avvincente, alla grafica appagante e all’abilità di manifestare con una chiarezza cristallina le emozioni dei personaggi verso chi gioca. Un gioco titolo per gli amanti delle avventure narrative con una spiccata atmosfera misteriosa e i tratti da thriller.

La recensione di Oxenfree II: Lost Signals è stata possibile grazie a un codice inviatoci da Netflix.

Good

  • Grafica essenziale ma evocativa
  • Ambientazione memorabile
  • Bellissima "ghost story"

Bad

  • Qualche incertezza nel doppiaggio
  • I veterani del primo capitolo troveranno qualche reiterazione nel gameplay
8

Imperdibile

Nato nel medioevo videoludico, i fantastici anni ’80, Amedeo è cresciuto con i grandi classici del gaming, passando per tutte le console sulle quali riuscisse a mettere le mani. Appassionato fino alla morte di Star Wars e The Witcher, vive fra mondi fatti di LEGO e GDR cartacei. Nel tempo libero gli piace dare legnate in palestra e leggere libri.

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