Zheros – Anteprima GamesWeek 2015

Zheros – Anteprima GamesWeek 2015

Milano Quando non ci sono fondi (quasi) illimitati a foraggiare una produzione, di qualsivoglia tipo, c’è solo un modo per tirar fuori qualcosa di valido: avere talento a quintali, e dare il massimo. E basta una rapida occhiata allo squisito comparto tecnico di Zheros, produzione indipendente (nonostante lo zampino di Microsoft) dei catanesi Rimlight Studios, per capire sin da subito che i suoi creatori non sono proprio dei pivellini alle prime armi privi di abilità. Stiamo parlando infatti di un team dal respiro internazionale, composto da pochissimi (ma buoni) sviluppatori con una decade di esperienza alle spalle, dei veterani, la cui età anagrafica è solo un sintomo di quel desiderio di sfornare, nel 2015, un beat’em up 3D che trae ispirazione dai capisaldi del genere, da Golden Axe a Double Dragon, in chiave volutamente caricaturale e cartoon, oltre che squisitamente futuristica.

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Il target di riferimento sembra quasi quello pre-adolescenziale, con supereroi esagerati (Mike e l’avvenente Capitano Dorian), il classico megacattivo impegnato a disintegrare il mondo da fermare, e nemici di ogni tipo, tra robottini e mostracci colorati, ma il combat system ricco di combo e colpi, caricati e non, medi, pesanti, scivolate e schivate, oltre che di smitragliate, rende il tutto più maturo, oltre che moderno. Ci è parso un po’ lento, forse per assaporare al meglio ogni sequenza di attacchi, alcuni dei quali davvero coreografici, ma il button mashing, almeno sul breve termine, pare scongiurato. I problemi, semmai, si riscontrano nelle inquadrature che, in particolare nell’immancabile co-op a due giocatori, spintonano l’avatar rimasto troppo indietro o trattengono quello troppo in avanti, ma soprattutto nel ritmo di gioco, in un monotono alternarsi di corridoi e spot nei quali darne di santa ragione a gruppi di nemici non troppo variegati, ma che non lesineranno attacchi, e in certi casi richiederanno una strategia ad hoc per essere eliminati, come un nemico dotato di scudo, da annichilire con un colpo caricato prima, e una raffica di colpi poi. In questa situazione in particolare, è emersa un’altra ingenuità di programmazione, che speriamo venga risolta prima del lancio, ovvero un’indicazione dei comandi di gioco sin troppo criptica, per nulla chiara, che punta a sostituire le classiche scritte (e i costi di traduzione delle stesse), andando però a punire i giocatori meno attenti.

GamesWeek Divisorio (1)

Zheros

L’estasi di luci, combo ed esplosioni rende però il tutto godibile e divertente, con tanto di barra della vita in costante pericolo che sprona il giocatore a non adagiarsi sugli allori, nonostante la linearità del gameplay, e a farsi in quattro per evitare colpi mentre è a caccia di una ricarica di energia, scelta dannatamente old-school e coraggiosa nell’era del “sto per morire, ma tra due secondi torna tutto come prima“. Quando poi si sale su un mech (dalla batteria limitata), tra raggi devastanti, missili a ricerca e pugni metallici, le cose iniziano a farsi ancor più interessanti, offrendo sequenze di pura potenza, forse un po’ troppa, ma estremamente appaganti.

Resta il comparto tecnico il fiore all’occhiello della produzione fieramente italiana: la poca varietà (anche estetica) viene infatti ricambiata con un impatto visivo delizioso e colorato, ricchissimo dal punto di vista puramente poligonale, un design generale molto ispirato e una fluidità di gioco, che offre anche all’occhio la sua parte. Un’ulteriore volontà di emergere dalla massa, tirando fuori delle bocche di fuoco in grado di far impallidire non tanto le produzioni similmente indipendenti, che spesso fanno di una grafica minimale e/o “vintage” il loro punto di forza (facendo di necessità virtù), perché si tratterebbe di vittoria a tavolino, quanto altre opere blasonate e stra-finanziate, ma che all’atto pratico ben poco lasciano al giocatore. Riuscirà però Zheros ad offrire qualcosa di più rispetto al suo bell’aspetto?

 

Zheros sembra essere perfetto per genitori nostalgici e figlioli da introdurre al gaming

 

È raro vedere una produzione indipendente offrire un comparto grafico così ben fatto: un valore aggiunto che, purtroppo o per fortuna, nell’era in cui è la forma e non il contenuto a prevalere, riesce a decretare sempre più il successo di un’opera, videoludica e non, a danno di una intrigante ma meno sovvenzionata opera concorrente, incontrando il più delle volte il favore delle grandi masse. E questo Zheros punta proprio a loro, perfetto come sembra essere per genitori nostalgici e figlioli da introdurre, con qualcosa di semplice, al gaming partendo dalle sue basi, merito della sua immediatezza, della grafica accattivante, e non ultima, una coop locale destinata a scomparire. Una sorta di Knack secondo Microsoft (nonostante l’esclusiva sia solo temporale)? Sperando però non faccia la stessa fine… facciamo il tifo per te, Rimlight Studios.

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Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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