Yo-kai Watch Blasters: Cricca dei gatti rossi – Recensione

Spiritelli cattivi

Yo-kai Watch Blasters: Cricca dei gatti rossi – Recensione
Yo-kai Watch Blasters: Cricca dei gatti rossi – Recensione
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Yo-kai Watch è piuttosto famoso, tanto da aver creto un seguito capace di muovere numeri quasi simili a Pokémon, quantomeno in Giappone. Qui la situazione è un po’ diversa: i giochi sono arrivati con colpevole ritardo, a distanza di anni.

Yo-kai Watch Blasters: Cricca dei gatti rossi è uno di questi, ed arriva quasi tre anni dopo la release originale. Logiche di marketing a parte, la serie Level-5 ha un suo seguito anche qui, soprattutto grazie alla serie animata che ha sempre discreta presa sul pubblico più giovane. Pur essendo piuttosto diverso dalla serie principale, questo spin off non perde un briciolo del carisma degli spiritelli che vagano per la città di Springdale.

Qui non ci sono umani da controllare, né buffi orologi per catturare Yo-kai. Saremo proprio noi a controllare gli Yo-kai in questo caso, con una vera e propria deriva da film hollywoodiano. In che senso? Be’, un quartier generale dei pompieri, una macchina che ricorda vagamente quella dei Ghostbusters e uno spiritello bianco che potrebbe benissimo sostituire la mascotte nel leggendario film degli anni ’80.

La visuale è sempre quella: dall’alto e isometrica, con una strizzatina a un’esperienza come Diablo. Si controlla un personaggio, ad esempio il gattone Jibanyan e lo si muove per la mappa in tempo reale, attaccando i nemici con mosse speciali o normali affidate ai quattro pulsanti principali.

Il tutto rinunciando chiaramente a quell’idea di gameplay che contraddistingue la serie principale, con la ruota e il sistema di combattimento “automatico”. Qui siamo più dalle parti dell’hack ‘n’ slash, chiaramente indirizzato ad un pubblico più giovane. Le interazioni con l’ambiente sono limitate, ma andare in giro con i propri Yo-Kai preferiti a malmenare spiritelli cattivi è piuttosto divertente.

Yo-kai Watch Blasters: Cricca dei gatti rossi, come anche la sua versione alternativa, è diviso in tre modalità principali (Storia, Ricognizione e un gauntlet per riaffrontare i Boss). In quella storia, con un fil rouge che definire semplicistico è poco, affronteremo una serie di missioni a tempo. Saranno scandite da obiettivi specifici, come ad esempio eliminare un numero preciso di nemici. Dopo un certo numero di missioni completate, avremo modo di affrontare un temibile boss per sancire la nostra vittoria “definitiva”.

Qualsiasi elemento accessorio a questo loop di gameplay è in funzione al miglioramento della nostra squadra, che potrà salire di livello e sbloccare nuove abilità raccogliendo per i livelli delle particolari sfere da investire. Se tra la personalizzazione del proprio party, o anche la fusione e sviluppo di nuovi yo-kai c’è tutto lo spirito della serie Level-5, è anche vero che questa formula tende a venire a noia piuttosto velocemente.

Nonostante gli Yo-kai siano divisi in diverse classi (combattente, difensore, guaritore e ranger) la salsa è sempre la stessa, è la difficoltà tendente al basso rende l’esperienza un po’ limitata e decisamente poco profonda. I rari picchi di difficoltà, spesso con i boss, oltre a denotare uno sbilanciamento di fondo mostrano anche i limiti dell’offerta contenuta in Yo-kai Watch Blasters: Cricca dei gatti rossi.

Yo-kai Watch Blasters: Cricca dei gatti rossi manca di imprevedibilità: gioca le sue carte con troppa sicurezza e non rischia

Per migliorare gli yo-kai o crearne di nuovi (sono 400: avrete un bel da fare voi collezionisti!), bisogna ottenere le sfere e ciò significa ripetere le missioni ancora ed ancora. Questo aspetto viene reso più agevole e divertente dalla seconda modalità “Ricognizione” che permette di affrontare le missioni senza limiti di tempo, secondo i nostri ritmi.

Ebbene, nemmeno a dirlo, tale aspetto non va ad aggiungere letteralmente niente al gioco, che si pone ancora una volta come estremamente ripetitivo e a tratti tedioso. Un peccato, perché la formula di gioco pur se vista e rivista ha dalla sua tante potenzialità, ma Yo-kai Watch Blasters: Cricca dei gatti rossi manca di imprevedibilità. Gioca le sue carte con troppa sicurezza e non rischia.

Il combattimento è fin troppo semplicistico, e l’unico reale motivo per rendere in qualche modo entusiasmante l’esperienza è quella di giocare in co-op con altri giocatori, sia online che in locale. Sarà infatti possibile comporre una squadra fino a 4 giocatori, completare missioni insieme e guadagnare bottino da investire magari nella campagna principale. Un’aggiunta sensata e funzionale alla struttura del gioco, ma forse non sufficiente a tenere in piedi un prodotto altrimenti fin troppo striminzito e schiavo della sua stessa natura.

Conclusioni

Yo-kai Watch Blasters: Cricca dei gatti rossi è un titolo arrivato in Europa fuori tempo massimo: aveva senso nel 2015 quando in Giappone Level-5 cercava a tutti i costi di capitalizzare il successo della serie principale, ma dopo tre anni la situazione è un po’ diversa.

La presentazione grafica e tecnica è rimasta fedele al primo capitolo, tanto da risultare il più delle volte come un “facile” riciclone della città e dei dintorni visti nella prima avventura a Springdale. Jibanyan è comunque simpaticissimo, insieme a tutta la cricca di yo-kai che scorrazzano per il quartier generale dei Blasters.

La struttura a missioni, con un sistema di combattimento snello e in tempo reale, è divertente e incentiva il gioco in cooperativa; peccato però che dopo poco venga facilmente a noia, tradendo un ripetitività incredibile che potrebbe svilire anche il più dedicato tra i giovani appassionati di Yo-kai Watch.

Good

  • Divertente in co-op
  • Sistema di gioco in tempo reale
  • Gli Yo-kai sono sempre ben caratterizzati e divertenti

Bad

  • Ripetitivo fino all'estremo
  • Telecamera spesso imprecisa e poco responsiva
  • Riciclo delle ambientazioni di Yo-kai Watch
  • Difficoltà mal bilanciata
6.5

Discreto

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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