YIIK: A Postmodern RPG – Recensione

Nel mezzo di cammin di nostra vita...

YIIK: A Postmodern RPG – Recensione
YIIK
Data di Uscita:Genere:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:

YIIK: A Postmodern RPG è esattamente ciò che si evince dal suo titolo: un gioco di ruolo, innanzitutto, ma anche un inno al postmodernismo ambientato alla fine degli anni ’90. YIIK, sta infatti per Y2K, ovvero il leggendario bug informatico che avrebbe dovuto distruggere il mondo come lo conosciamo allo scattare del nuovo millennio (chi c’era ai tempi, si ricorderà l’assurdo allarmismo che ruotava intorno al passaggio da “99” a “00”).

Quale periodo migliore per tirare fuori una storia di smarrimento, incertezza e paura per ciò che il futuro può riservare? Il tutto narrato dall’emblema assoluto di questi stati d’animo: un neo-laureato… nel campo delle arti. Nel corso del gioco potremo letteralmente entrare nella testa di Alex, il protagonista e narratore delle strane vicende che andremo a vivere, alla scoperta di una persona che appare assolutamente credibile e nella quale molti potranno rivedersi.

Paranormale e riflessioni metafisiche sono l’ingrediente principale di un videogioco davvero folle, che saprà conquistare gli amanti dell’insolito, della filosofia, ma anche dei giochi di ruolo vecchio stampo.

Alex è un neo-laureato di ritorno a casa dopo una carriera universitaria durata leggermente più del previsto (ti capiamo, fratello, ndr). Spedito dalla madre a fare la spesa, verrà catapultato da una banale quotidianità a situazioni decisamente anormali – o meglio paranormali – nel giro di pochi attimi. Ritrovatosi in un edificio all’apparenza abbandonato, il protagonista avrà a che fare con entità di natura misteriosa e assisterà alla violenta scomparsa di una ragazza.

Grazie ad un sito dedicato ad eventi paranormali, Alex metterà su una squadra di nerd di varia specie per investigare sull’avvenimento, affondando sempre di più in un mondo spaventoso, fatto di anime senza corpo, universi paralleli e una sensazione di inquietudine costante.

Un videogioco davvero folle, che saprà conquistare gli amanti dell’insolito, della filosofia, ma anche dei giochi di ruolo vecchio stampo

La storia, che diventa sempre più appassionante ogni ora che passa, è raccontata in prima persona dal protagonista, che si fermerà nel bel mezzo delle conversazioni per esporre i suoi pensieri al giocatore (un po’ come JD di Scrubs quando fantastica). I suoi monologhi interiori non passano inosservati agli altri personaggi, che però lo considerano semplicemente strambo, non avendo la capacità di rompere la quarta parete come lui.

Le conversazioni sono, tra l’altro, tra le parti più interessanti del gioco. La sceneggiatura è infatti geniale: non parliamo delle spiegazioni metafisiche dei fenomeni, ma proprio dei classici discorsi che un gruppo di adolescenti e giovani adulti può tirare fuori sull’autobus, girando vari negozi di dischi per ritrovare un mistico LP perduto. Scene quotidiane, che diventano epiche missioni con l’aggiunta di un pizzico di paranormale qua e là.

Anche i mostri, immancabili nemici di ogni RPG che si rispetti, sono comuni oggetti, o creature dell’immaginario collettivo come tartarughe samurai (non ninja) o il mistico Golden Llama. Ognuno di questi esseri ha attacchi speciali legati alla sua natura: il segnale dello stop è in grado di stordire i suoi bersagli per un turno, mentre le cacche attaccheranno con il loro nauseabondo odore; inoltre ognuno ha messaggi personalizzati al momento dell’attacco o della sconfitta.

Come potremo affrontare questi temibili avversari? Sfoderando armi davvero incredibili, quali LP, macchine fotografiche e hula hoop. Per utilizzare questi strumenti durante i classici combattimenti a turni si devono portare a termine piccoli mini-giochi, diversi per ogni arma e anche per le varie abilità acquisite con l’avanzare dei livelli. Questa meccanica ci ha portati ad odiare noi stessi in maniera incredibile, per tutte le volte in cui abbiamo mancato il tasto finale, o per tutte le volte che abbiamo sbagliato nello schivare un colpo (anche la difesa infatti avviene per mezzo di minigiochi basati sul tempismo)… solo noi stessi però, i minigiochi infatti rendono il tutto più divertente e imprevedibile.

Classici combattimenti a turni sono conditi da vari minigiochi basati sul tempismo, per attaccare, difendersi e usare abilità

A questo proposito è interessante il sistema di crescita del personaggio, che permette di scegliere quali caratteristiche aumentare (solo per il protagonista) attraverso il Mind Dungeon, ovvero letteralmente entrando nella sua testa. Per salire di livello è ovviamente necessario spendere i punti esperienza accumulati con le battaglie, ma attenzione: i nemici non sono infiniti e una volta sconfitti scompaiono per sempre, quindi utilizzare saggiamente i propri punti è fondamentale.

YIIK: A Postmodern RPG ricorda in ogni suo aspetto un vecchio gioco di ruolo giapponese: dall’interfaccia (di colore personalizzabile), con i menù che urlano “Squaresoft” da ogni carattere, al sistema di combattimento a turni, fino alla grafica che richiama alla vecchia e amata prima PlayStation, con tanto di illustrazioni dei personaggi ingrandite che appaiono durante i dialoghi. Apprezzatissimo anche il fatto che i punti di salvataggio non curano miracolosamente e che gli oggetti, effettivamente, servono.

Il contrasto con l’ambientazione moderna può inizialmente frastornare un po’, ma in realtà le due cose si sposano perfettamente e abbiamo apprezzato ogni dettaglio da RPG retro, così come ogni divagazione su multiversi e metafisica. Tra i punti di forza, come in ogni gioco del genere che si rispetti, c’è anche una colonna sonora elettroacustica favolosa, nata dalla collaborazione di compositori dietro a titoli come UnderTale, Secret of Mana e VA-11 Hall-A, che entra a far parte integrante delle battaglie e della storia e che abbiamo sinceramente amato dal primo all’ultimo beat.

Conclusioni

YIIK: A Postmodern RPG è un gioco di ruolo che gli amanti delle vecchie glorie jRPG apprezzeranno per vari motivi: dall’aspetto, al classico combattimento a turni (condito da minigiochi che rendono il tutto più interessante), al sistema di crescita e molto altro.

Divagazioni metafisiche e fenomeni paranormali attireranno invece gli amanti dell’insolito e terranno incollati allo schermo tutti coloro che sanno apprezzare una storia appassionante, seppur dai toni assurdi (e quando mai è stato un difetto?).

Una colonna sonora elettroacustica favolosa accompagna i giocatori alla scoperta di un mondo ricco di arte, musica, filosofia e divertimento, tra personaggi credibili e storie incredibili, incontro ad un futuro che nessuno sa cosa potrà riservare. Sicuramente non un mondo adatto a tutti, ma che siamo sicuri saprà conquistarsi una nicchia di fan appassionati.

Good

  • Storia incredibile, assurda e appassionante
  • Sceneggiatura a tratti geniale
  • Sistema di combattimento divertente
  • Crescita del personaggio completamente personalizzabile
  • Un vero jRPG postmoderno...

Bad

  • ... ma i combattimenti anche più banali possono diventare tremendamente lunghi
  • Le lunghe divagazioni tra un dungeon e l'altro potrebbero non essere apprezzate da tutti
7.8

Niente male

Cresciuta con un fratello più grande di 7 anni, le console sono state il suo pane quotidiano fin dalla nascita. Dopo l'uscita della PlayStation si è buttata sui j-rpg, ma nel suo cuore rimane indelebile il ricordo del riccio supersonico targato Sega.

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