Wasteland 2 Director’s Cut – Recensione

Wasteland 2 Director’s Cut – Recensione

L’arrivo della mastodontica creatura inXile sulle console Xbox One e PS4 ha fatto la felicità di molti, Wasteland è, a conti fatti, uno dei titoli con più anni di servizio alle spalle, oltre che con un pedigree di tutto rispetto.

Il secondo capitolo, uscito più di un anno fa unicamente per PC, è stato una luce nel buio per tutti coloro che erano alla ricerca di un RPG vecchio stampo e dai sapori post-apocalittici, un videogame che univa la modernità di un motore grafico al passo coi tempi, tale Unity, a meccaniche old-school per veri amanti del Gioco di Ruolo.

Wasteland 2, esteso per nome con Director’s Cut, è quindi arrivato nei salotti di casa, ma sarà riuscito a mantenere lo stesso spirito della controparte PC e ad incollare allo stesso modo i giocatori allo schermo?


Facciamo prima una piccola puntualizzazione, per tutti coloro che non hanno avuto modo di mettere le mani sulla versione principale: Wasteland non è un videogame fatto di video in computer grafica, filmati in ultra-HD ed effetti speciali hollywoodiani, è un Gioco di Ruolo molto classico, ambientato in un deserto inospitale tra l’Arizona e la California, farcito di testi, citazioni, scelte morali e situazioni tanto attuali quanto brutali.

Voi, come giocatori, entrerete a far parte dei Desert Ranger, un gruppo di “portatori di legge” in una terra in cui l’unico modo di sopravvivere è cedere all’istinto di sopravvivenza, tra tradimenti e colpi sotto la cintura. Si assisterà sì ad un video live-action iniziale, filmato che mostrerà il funerale di un Ranger ucciso in circostanze sospette, ma da qui in poi le indagini, così come la storia, si svilupperanno in maniera non lineare, buttandovi al centro della scena e obbligandovi ad affrontare tutta la devastazione post-nucleare in maniera personale.

Se è vero che ad ogni azione corrisponde una reazione, Wasteland 2 è l’esempio eclatante di questa regola. Scordatevi, e sottolineiamo scordatevi, che una singola azione non abbia delle ripercussioni sul mondo di gioco, così come sulla sopravvivenza del Party o sul sistema sociale di un accampamento: salvo camminare per il deserto (ma non ci mettiamo la mano sul fuoco) parlare con una persona, raccogliere un oggetto, fare un acquisto e tutto quell’insieme di azioni che in altri titoli passano in secondo piano, potrebbero scatenare una serie di eventi completamente fuori dal vostro controllo, stravolgendo la trama.


Le scelte del giocatore permettono di ricamare una trama molto profonda, come già detto, ma la base di questo racconto è l’inizio più classico che si possa trovare in un genere ruolistico: l’editor per la creazione del Party.

Tutti coloro che conoscono, seguono e, soprattutto, giocano a board-game come Dungeons & Dragons sanno che gli elementi che più influiscono sul gioco vero e proprio sono due: la conoscenza del personaggio utilizzato e i valori affidati alle statistiche, quindi le abilità. Anche Wasteland 2, sia nella sua versione PC che in quella per console current-gen, fa di questi due elementi il suo perno centrale, dando la possibilità di creare quattro PG, numero massimo di personaggi nel Party, estremamente personalizzabili. Dal brutale combattente in mischia al diplomatico con carisma elevato, dal sabotatore all’assaltatore, dal cecchino al veloce pistolero, passando per medici, scassinatori, esperti del fucile a pompa e addestratori di animali, la varietà offerta dall’editor è impressionante. E’ possibile giocare con personaggi pre-impostati, certo, ma è bene investire un paio d’ore nella creazione dei vostri Ranger, capire come una singolo punto caratteristica o abilità possa stravolgere il comportamento e la riuscita di un’azione.

Non si tratta di essere pignoli o meno, ma in un videogame come questo la differenza tra un 60% di riuscita di un’azione, come esempio, ed un 70% si riassume in vittoria o sconfitta, vita o morte. E non si saranno Code di Fenice a salvarvi, ricordatelo.


Sotto il prospetto grafico Wasteland 2 Director’s Cut non porta grandissime novità: l’aggiornamento alla versione 5 di Unity rende l’aspetto del gioco molto più appetibile e meno “grezzo”, con texture più definite, ambienti di gioco decisamente più puliti e una fisica di oggetti e modelli umani migliore, ma non si discosta tantissimo dalla versione PC. Che si tratti di un elemento positivo o negativo è difficile dirlo, ogni giocatore ha la propria idea di resa grafica, ma chi ha giocato all’originale da tastiera confermerà quanto detto poco sopra, ovvero che questa edizione è graficamente migliore rispetto ad un anno fa, ma senza far urlare al miracolo.


Quello che, sicuramente, va analizzato a fondo sono le meccaniche di gioco legate alla conversione da mouse e tastiera al pad, un argomento spinoso che accomuna tutti gli arrivi su console di giochi studiati appositamente per piattaforma PC. Spesso le versioni Xbox e PlayStation dividono la community in due, a causa della profonda differenza di controlli: dal lato PC abbiamo molta personalizzazione dei comandi e, spesso, una reazione migliore in gioco, oltre ad un controllo più dinamico grazie al puntatore del mouse, mentre su console sono presenti dei limiti, dei blocchi che se non aggirati rischiano di appesantire l’esperienza di gioco.

Questo discorso potrebbe anche essere evitato se stessimo analizzando un gioco come Diablo III, titolo che quando arrivò su console fece quasi esclusivamente presa sugli utenti di queste piattaforme, in quanto gli affezionati PC rimasero, appunto, su PC, ma dato che chi ha acquistato la versione originale di Wasteland 2 ha la possibilità di ottenere gratuitamente l’edizione console il discorso cambia.

I menu di selezione abilità, d’azione e di supporto, sono affidati a tasti e grilletti dorsali del pad, la telecamera può essere impostata tramite la pressione della levetta analogica sinistra, mentre la ricarica dell’arma, lo sblocco dall’inceppamento, il passaggio del turno senza ulteriori azioni sono tutte configurate sui tasti classici. Queste scelte sono sì un elemento che favorisce la velocità di scelta, una volta presa dimestichezza con i controlli, e sarebbe sbagliato parlare di mancata ottimizzazione, ma l’elemento che dà più problemi è l’acquisizione del bersaglio, nemico o ambientale che sia: il limite imposto dalla mancanza del puntatore del mouse si sente parecchio, la differenza millimetrica nella scelta dell’obiettivo potrebbe causare il fuoco amico, la distruzione di una barriera fondamentale alla difesa e, aspetto più grave, lo spreco di proiettili e risorse, già centellinate in gioco.

Siamo troppo rigidi su quest’argomento? Forse, ma provate a pensare cosa vuol dire mancare il bersaglio, ferire un vostro compagno di squadra, sprecare l’ultima cartuccia della bandoliera e, per terminare, passare il turno.


La versione Director’s Cut, oltre alla modifica dei controlli e l’aggiornamento grafico, accoglie una nuova feature chiamata Precision Strike, un comando che permetterà ad un membro del Party di effettuare un tiro di precisione, per l’appunto, atto a colpire una determinata parte del corpo avversario.

Fallout docet direbbero alcuni, ma si tratta fondamentalmente di un sistema S.P.A.V. senza blocco o rallentamento del tempo reale, in quanto le fasi di combattimento vere e proprie di Wasteland 2 sono sempre cadenzate da turni. Selezionando questo comando si potranno colpire le gambe di un nemico, azzoppandolo, le braccia, facendogli perdere l’arma, o la testa, in modo da causare un colpo critico con danni elevati, ma la percentuale di riuscita è parecchio più bassa rispetto allo standard ed è necessario possedere molti punti azione.

Il Precision Strike è un’aggiunta che non va a sbilanciare il gameplay originale del titolo per PC o a renderlo facile, ma aggiunge pepe ad un’esperienza RPG dura e cattiva, un’esperienza da giocare se credete di poter affrontare ogni Gioco di Ruolo a testa alta.


In conclusione…

Questa Director’s Cut arriva nel mondo delle console current-gen  a muso duro e con i pugni serrati, senza usare eufemismi: si tratta di un gioco vecchia scuola, uno di quei prodotti che prova (e riesce) a giocare con i sentimenti e le abilità del giocatore, quasi urlandogli che non è abbastanza bravo ad affrontare quello che viene proposto. E’ un gioco che necessita di preparazione e intelligenza, tattica e personalizzazione, non un Fantasy in cui menare fendenti e macinare nemici gratuitamente

I tasselli che compongono questo RPG per Xbox One e PS4 sono rimasti immutati rispetto alla versione PC, ma l’adattamento da tastiera e mouse a pad può far storcere il naso a molti giocatori, nonostante si tratti di un’ottima transizione.

La domanda “è meglio giocarlo su PC o su console?” non si può applicare ad un titolo del genere: su PC si avranno meno dettagli grafici e l’assenza del Precision Strike, ma una precisione d’azione maggiore e tutta la libertà del puntatore mouse, mentre su console si avrà un aggiornamento, minimo, grafico e la nuova feature appena citata, ma sacrificando reattività dei controlli e libertà di gestione del puntamento.

Wasteland 2 Director’s Cut rimane un’ottimo prodotto che ogni amante del genere RPG dovrebbe giocare, ma continua a confermarsi un titolo per hardcore gamers, non per giocatori che hanno, si e no, qualche minuto di tempo da dedicare al videogaming. Inutile ribadire che se avete il Role Play Gaming nel sangue e vi manca un PC degno di questo nome, non potete farvelo scappare.

Voto: 8/10

Appassionato e divoratore sfegatato di videogame, scemo a tempo pieno, cacciatore di Cosplayer, cuoco mercenario e cercatore di risposte a domande esistenziali come: "A cosa servono gli slot uniti delle armi di Final Fantasy VII?", "Cosa diavolo sono le Junction?", "Freija che animale è?" e "Quina quant'è brutta?". Comunque non ho ancora capito quanto sia brutta Quina e se Freija sia un topo o uno shitzu.

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