Tropico 6 – Recensione

Il mondo dei gestionali ha da sempre visto su PC, la sua terra natale, fior fior di capolavori che si sono avvicendati al fine di contendersi lo scettro di miglior simulatore gestionale di sempre. Civilization ha oramai, soprattutto con la sua ultima iterazione, sancito un dominio difficilmente scalfibile dalla concorrenza ma, ciononostante, proliferano ancora prodotti “esotici” atti a riempire delle nicchie lasciate scoperte dal capolavoro made in Firaxis Games, fornendo esperienze di gameplay alternative ma ugualmente interessanti.

È questo il caso di Tropico 6, ultimo capitolo di una saga che, con il passare degli anni, ha imparato a prendersi sempre meno sul serio, passando da una immarcescibile “simulazione” di dittatura americana alla caricatura del capolavoro di Sid Meier fornendoci, grazie ad “El Presidente”, uno dei protagonisti più carismatici di sempre (in ambito gestionale, sia chiaro), una esperienza di gioco fresca, divertente, profonda e articolata. Vediamo dunque se questo sesto capitolo riesce nel far centro o se ci troviamo davanti ad uno sterile “more of the same”.

Mentre in Civilization VI abbiamo avuto la possibilità di guidare e condurre l’evoluzione della civiltà dall’età della pietra sino ai giorni nostri, alternando guerre ad alleanze politico-economiche, in una atmosfera di estrema seriosità, Tropico 6 ci aiuta a non prenderci troppo sul serio, permettendoci di impersonare El Presidente, un dittatore sudamericano che, a capo di un piccolo atollo tropicale, dovrà traghettare, baluardo in una epoca dominata dai populismi più sfrenati, il suo paese alla sussistenza e al successo internazionale. Dovrà naturalmente utilizzare tutti i metodi a sua disposizione per aver ragione degli avversari esterni quanto, ca va sans dire, di eventuali oppositori interni che andranno messi a tacere (politicamente o per sempre, non importa), con ben in mente il bene supremo del nostro atollo preferito.

Una esperienza di gioco fresca, divertente, profonda e articolata

Come ogni dittatore che si rispetti, saremo dunque chiamati ad arrestare pericolosi criminali, vincere (legalmente o meno) elezioni, tenere a bada eventuali rivolte popolari, il tutto in barba alla costituzione, liberamente modificabile a nostro piacimento per cambiare le carte in tavola: insomma, il paradiso di ogni aspirante gerarca militare. In questo tripudio di machismo, saremo anche costretti a badare ad aspetti più triviali quali creazione e gestione delle risorse economiche del paese, chiedendo ai nostri sudditi di “lavorare onestamente” nei vari siti produttivi del paese, togliendo qualsivoglia diritto ai nostri subalterni, inasprendo legalmente le condizioni lavorative in nome del profitto più totale.

Il nostro scopo sarà di traghettare la nazione dal periodo coloniale ai tempi moderni, attraverso quindici missioni che ci permetteranno, molto liberamente, di gestire qualsivoglia aspetto della normale amministrazione della nostra nazione, in puro stile Tropico. Tra intrighi internazionali, sabotaggio delle economie dei paesi circostanti, repressione delle libertà di espressione più basilari, saremo dunque chiamati a portare al successo il nostro staterello, usando ed abusando del nostro potere al fine di svolgere correttamente i nostri compiti. Le molteplici possibilità dateci dal gameplay, che ci permetteranno di essere più o meno indulgenti con i nostri sudditi e di guidare, dunque, in modo più o meno illuminato la nostra nazione, garantirànno rigiocabilità e longevità molto alte, evitando a questo sesto capitolo, come successo nelle passate iterazioni, di sfociare nella ripetitività.

Il paradiso di ogni aspirante gerarca militare

Ad estendere ulteriormente l’esperienza di gioco giunge la modalità sandbox, in cui potremo creare in completa autonomia una isola da gestire, decidendo qualsiasi parametro del mondo di gioco (aggressività dei rivali, estensione del mondo di gioco, disponibilità di risorse economiche). Nonostante questa estesa duttilità, pur considerando l’ambientazione scanzonata del titolo, Tropico 6 rimane, comunque, un prodotto di nicchia che farà si felici gli appassionati di gestionali duri e puri in cerca di una pausa rilassante da prodotti più “seri”, ma che faticherà a trovare spazio nelle librerie di giocatori occasionali per via di una complessità endemica al genere.

Conclusioni

Tropico 6 innova ma nel segno della continuità.

Fedele alla tradizione della serie, nei panni di El Presidente ci troveremo a governare il nostro atollo tropicale in un divertente e mai ripetitivo simulatore di dittatore sudamericano.

Una costola buffa di Civilization che sa divertire in modo differente dal principale antagonista ma che, comunque, rimarrà relegato nella sua nicchia di appartenenza per via dei suoi limiti endemici.

Un piacevole passatempo, da giocare tra una partita di Civilization e l’altra.

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