TIMEframe: 10 minuti di gioco e poi…

TIMEframe: 10 minuti di gioco e poi…

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Gioco Indie. Lo pubblichiamo qui con il permesso dell’autore.

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TIMEframe è uno di quegli indie games che fareste bene a prendere sul serio. L’ho giocato tre volte e ho ancora voglia di farlo. La ragione? È uno dei pochi giochi in circolazione che ha saputo farmi emozionare.  Si tratta di un gioco di esplorazione a tempo in cui abbiamo a disposizione dieci minuti per esplorare un paesaggio meraviglioso. L’estetica di TIMEframe potrebbe ricordare i deserti di Journey con il sole di Proteus. Posso assicurarvi che qui dobbiamo davvero pensare poco allo stile e concentrarci sull’esperienza.

La luce è abbagliante e gli edifici, le colonne e gli archi di pietra sono giganteschi. Enormi costruzioni si impiantano in un deserto in cui il tempo scorre lentissimo. Noi ci svegliamo al suo interno. Ammirare le fiamme o gli enormi stendardi che svicolano giù dal campanile è uno spettacolo fantastico.

Se come me adorate i giochi con un pizzico di personalità, non ci metterete molto ad innamorarvi di questo indie game realizzato da Random Seed Games. Qual è la caratteristica più convincente di TIMEframe? Riassumere questo gioco in un singolo elemento è piuttosto complicato per cui posso dirvi che il gioco si fonda su tre pilastri.

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Il tempo: scorre lento e scarseggia. Potrete immergervi nel mondo ed esplorarlo per dieci minuti scarsi, non voglio fare spoiler, anzi lo farò…ma più avanti.

La grafica: riesce ad essere elegante con piccoli tocchi di classe. L’acqua e le fiamme sembrano fatte di triangoli di carta ritagliati. Gli edifici sono semplici ma imponenti, caratteristica che li rende estremamente suggestivi.

La musica: l’intero gioco vive in funzione di questa e, a seconda di dove vi troviate, darà all’esperienza un sapore completamente diverso.

ATTENZIONE: Spoiler in arrivo + video di ful gamEplay nel finale

Possiamo definire questo gioco una contemplazione della bellezza, super rallentata che ci viene tolta via. All’inizio, come succede in ogni gioco, inizio cercando uno scopo. Cerco l’azione, mi chiedo che tasti si debba usare per saltare o “agire”.

In realtà capisco presto che dovrò esplorare senza mete e, subito mi affeziono a questo posto incantato. La musica cresce aiutando il giocatore ad immergersi sempre più nel paesaggio. Ad un certo punto crescerà di più facendosi epica, triste.

Capisco che qualcosa non va. Ne ho la certezza assoluta quando vedo apparire un meteorite gigante. Lo posso osservare attentamente, passarci sotto. Posso vedere il cielo che cambia colore, l’ultimo istante di bellezza assoluta prima della catastrofe.

Arriva l’esplosione, diventa tutto bianco. La musica si divide in poche note, solenni e amare.

Voglio giocarlo ancora.

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Retrogaming and indie lover

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