The Sojourn – Recensione

Viaggio al centro della mente

The Sojourn – Recensione
The Sojourn
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Quando li abbiamo incontrati per la prima volta a Colonia i ragazzi di Shifting Tides ci hanno detto che il loro intento per The Sojourn era quello di creare un puzzle game tosto, una vera sfida per gli amanti del genere. In questo, non c’è che dire, hanno raggiunto il successo a pieni voti.

L’altro obiettivo degli sviluppatori era di provocare i giocatori concettualmente, mettendoli davanti ad una narrazione inusuale che tocca temi forti quali le fondamenta del mondo e della società. Anche in questo caso i risultati sono interessanti.

Vien da sé che con puzzle super-impegnativi e un ulteriore sforzo psicologico richiesto per elaborare concetti filosofici in corso d’opera, The Sojourn non sia un gioco adatto a tutti, soprattutto a chi si fa prendere dalla frustrazione troppo facilmente. È di certo però un titolo che raggiunge i suoi obiettivi, consigliato a chi anela a far girare vorticosamente le rotelline nella sua testa.

The Sojourn è prima di tutto un viaggio. Fin dall’inizio i giocatori sono guidati da due “lunioli” che creano la strada, la storia e ogni livello che ci troveremo ad affrontare dal nulla, mano a mano che avanzano. Dopo 10 ore di gioco, il modo in cui gli elementi di ogni livello nascono davanti ai nostri occhi ancora non ha perso il suo fascino.

La storia è raccontata da dei diorama di statue raffiguranti una famiglia, madre, padre e figlio, e tre personaggi ricorrenti che rappresentano i tre grandi poteri esistenti al mondo: i soldi, la guerra e la fede. Ogni tot puzzle risolti i giocatori sono ricompensati con un nuovo capitolo della storia che vede il bambino nascere, crescere, acquisire sempre maggior conoscenza finché finalmente non riuscirà a togliersi la benda sugli occhi che gli è stata imposta in tenera età.

The Sojourn è un viaggio: lungo, pesante, che non offre molte soddisfazioni lungo la strada… ma è un viaggio che non ci pentiamo di aver fatto

Il bambino non sarà però l’unico a crescere: infatti partendo da ambientazioni tratte da quella che sembrerebbe l’antica Roma, arriveremo a castelli medievali e paesaggi sempre più moderni (tutti incredibilmente suggestivi), a simboleggiare anche una crescita della società.

Non vi mentiremo: è un viaggio lungo, pesante, che non offre molte soddisfazioni lungo la strada… ma è un viaggio che non ci pentiamo di avere fatto. Il trucco è quello di prenderlo con calma, anche perché dopo un certo quantitativo di ore il cervello ha davvero bisogno di riposare.

I puzzle sono ovviamente il punto forte del gioco: il concept si basa sull’alternanza tra il mondo normale e il mondo oscuro. Tutti gli elementi presenti in un livello sono “attivi” solo quando ci si trova nel mondo oscuro, o se vi si applica una speciale reliquia (ce n’è solo una per livello e non è sempre presente). Inizialmente per entrare in questo mondo oscuro si deve camminare sopra delle fonti di fiamme azzurre, che permettono di restare nell’oscurità per un certo numero di passi. Andando avanti ci sono poi portali che portano da un mondo all’altro e occhi che ti lasciano nell’oscurità finché li guardi direttamente.

Gli elementi presenti non sono poi moltissimi, ma s’incastrano in modo perfetto come su una diabolica scacchiera

Gli elementi presenti non sono poi moltissimi, ma s’incastrano in modo perfetto come su una diabolica scacchiera e vengono aggiunti poco a poco per permettere ai giocatori di ambientarsi: statue con cui ci si può scambiare di posto, arpe che con la loro musica ricostruiscono ponti distrutti, parabole che proiettano raggi di oscurità. Il livello di difficoltà è altalenante e varia molto da persona a persona, ma anche quando sembra basso il gioco offre quasi sempre una sfida secondaria facoltativa alla fine dei puzzle, che farà guadagnare ai giocatori dei “meriti”, ovvero degli aforismi.

Le sfide secondarie possono essere raccolte anche alla fine del gioco, nel Giardino dei Meriti, dove tutte le pergamene contenenti queste perle di saggezza sono conservate su dei piedistalli. Sono ben 46 e sapranno dare del filo da torcere al più appassionato dei risolutori.

Conclusioni

The Sojourn è un titolo interessante: puzzle impegnativi si mischiano ad una narrazione inusuale e affascinante, con sullo sfondo ambientazioni che alle volte sanno lasciare a bocca spalancata.

Il concept stesso del gameplay, con l’alternanza tra i mondi di luce e dell’oscurità, si riflette nella storia che cerca di scuotere e spingere a pensare il giocatore.

Purtroppo molti si potrebbero trovare a corto di motivazione a metà viaggio, perché è lungo e faticoso e le uniche ricompense lungo la strada sono perle di saggezza che nessuno vuole sentirsi elargire dopo 20 minuti di complicati ragionamenti.

Good

  • Narrazione inusuale e interessante
  • Puzzle impegnativi
  • Numerose sfide secondarie
  • Lato artistico davvero affascinante

Bad

  • Non offre molte soddisfazioni in corso d'opera
  • Va preso con molta, ma molta calma
7

Niente male

Cresciuta con un fratello più grande di 7 anni, le console sono state il suo pane quotidiano fin dalla nascita. Dopo l'uscita della PlayStation si è buttata sui j-rpg, ma nel suo cuore rimane indelebile il ricordo del riccio supersonico targato Sega.

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