The Legend of Zelda Skyward Sword – La Recensione

The Legend of Zelda Skyward Sword – La Recensione

Esiste un tacito patto tra Nintendo e i suoi fan, una sorta di accordo non scritto secondo il quale ogni generazione videoludica targata N si debba concludere con l’arrivo di un capitolo targato Legend of Zelda. Così come Majora’s Mask e Twilight Princess hanno rappresentato il canto del cigno, rispettivamente, del Nintendo 64 e del GameCube, oggi Skyward Sword è pronto a chiudere in bellezza il ciclo vitale di quel fenomeno di massa che risponde al nome di Nintendo Wii.

Con il difficile compito di realizzare un nuovo capitolo che si distaccasse dall’ormai rodata formula classica e allo stesso tempo dimostrare al grande pubblico l’utilizzo del motion control applicato a un gioco che non fosse solo intrattenimento per famiglie, oggi andiamo ad analizzare il titolo più importante, nonché il più atteso, della softeca Wii dal suo lancio ad oggi. Siete pronti per un viaggio fra le nuvole?

Lo ameranno: Tutti i possessori di un Nintendo Wii

Lo odieranno: coloro che nel 2011 non riescono a concepire un gioco a bassa risoluzione

È simile a: una favola che non vorresti mai smettere di risentire

Titolo: The Legend of Zelda Skyward Sword

Piattaforma: Wii

Sviluppatore: Nintendo

Publisher: Nintendo

Giocatori: 1

Lingua : Italiano con un po’ troppe libertà

Link come Harry Potter?

Come in altri capitoli della leggenda prima di lui, anche Skyward Sword si apre con un sogno. Un funesto presagio di una terribile creatura che imperversa con tutta la sua ira in una terra senza ormai né dei né protettori. Fortunatamente è solo un brutto sogno. Fuori oltre Skyloft non esiste alcuna terra al di la del mare di nuvole, il sole splende come non mai e oggi è pure il giorno del battesimo del volo per Link e i suoi compagni. Chi vincerà sarà proclamato cavaliere e verrà celebrato dalla figlia del preside dell’accademia, Zelda in persona.

Un incipit parecchio insolito per uno Zelda converrete. Niente principesse da incontrare al castello, niente eredità delle dee da raccogliere e uno svolgimento della trama che durante i primi istanti ricalca molto da vicino le “teen novel” che tanto spopolano tra i giovani oggi: L’impavido protagonista, la carissima amica di infanzia e persino il subdolo rivale in amore. Questo non può essere Zelda!  Tuttavia, superato questo straniante l’impatto iniziale, dopo aver preso confidenza coi comandi grazie alle prime quest che fungono da tutorial, ecco cominciare a comparire alcuni elementi tipici già più cari a fan di vecchia data. L’iconica tunica verde, il ritrovamento di un’antica spada, l’incontro con l’immancabile spalla di turno e persino il nostro destriero (alato) con il quale scandagliare i cieli alla ricerca della cara Zelda sparita in circostanze misteriose in seguito a un’insolita perturbazione atmosferica. Pian piano tutti i tasselli inizieranno a comporre un affresco ben più grande e complesso di quello che sembrava all’inizio, andando spesso a giocare con i ricordi degli appassionati e costruendo passo per passo quello che a tutti gli effetti può essere considerato come il capostipite dell’intricatissima saga di Zelda.

Fi sarà la vostra spalla lungo tutta l'avventura, fornendo informazioni e dati manco fosse un computer. Ridateci Midna!

Hyrule, la terra delle opportunità

Senza dilungarsi ulteriormente su una trama che non lesina senz’altro sui colpi di scena, Skyward Sword può contare almeno su un’altra grande novità sbandierata a più riprese da Miyamoto e soci durante il periodo di gestazione del progetto: la rottura con il passato per quanto concerne la struttura del mondo e dei dei “dungeon,” da sempre croce e delizia di tutti i giocatori. Se sulle prime l’associazione di pensieri Skyward Sword/cielo può far pensare allo splendido connubio Wind Waker/mare, aspettate a gioire perché potreste rimanere delusi. Una volta sbrigati tutti i preparativi e afferrato al volo il nostro pennuto, quello che ci si parerà davanti agli occhi è sostanzialmente un grande spazio vuoto. Ridimensionato lo spirito esplorativo e accantonati i i ricordi legati alle cavalcate notturne per l’Hyrule Field ai tempi di Ocarina of Time, quello che offre Skyward Sword non è un vero e proprio “overworld” come sono abituati a chiamarlo i fan, quanto più che altro una sorta di zona di transizione in attesa di poter mettere i piedi sulla terra ferma vera e propria. Non che manchino i luoghi da esplorare, ma salvo Skyloft e due o tre isolette fluttuanti, le attrattive che il cielo è in grado di offrire sono veramente poche e per di più subordinate alla ricerca di particolari cubi sulla terra. Una scelta di Design forse un po’ azzardata, ma che comunque riesce a trovare il suo equilibrio all’interno di una struttura di gioco del tutto rinnovata.

Le cose migliorano certamente una volta atterrati nella cara e vecchia Hyrule, una terra dimenticata che nessun abitante di Skyloft ha mai avuto il piacere di esplorare e popolata da creature decisamente insolite. Continuando il processo di svecchiamento intrapreso con l’adozione del cielo come hub principale, una volta messo piede a terra, l’esplorazione del mondo non sarà più libera come in passato, ma rimarrà vincolata e circoscritta a determinate zone. Riprendendo in parte la struttura sperimentata con i capitoli su DS (Phantom Hourglass e Spirit Tracks) Skyward Sword prevede il continuo ritorno sui propri passi mentre si esplorano le tre macro zone di cui è composta Hyrule: la foresta Faron, il vulcano Eldin e il deserto di Lanayru. Appurata l’impossibilità di potersi muovere tra una regione e l’altra se non paracaduntandosi di volta in volta attraverso una diversa colonna di luce in cielo, il feeling trasmesso dalle varie zone continuerà a spiazzare gli habitué della serie. Ogni zona infatti risulta strutturata come un enorme dungeon dove sarà richiesto di passare più volte nelle stesse zone, magari agevolandosi grazie all’apertura di nuovi passaggi o con l’ausilio dell’ultimo strumento ottenuto. Ovviamente saranno sempre presenti i classici templi con tanto di chiavi ed enigmi di risolvere, ma spesso la sensazione trasmessa è che questi siano stati ridimensionati per potersi meglio incastrare con la struttura generale della mappa. Scordatevi dunque le complesse architetture su più piani di Twilight Princess o il “backtracking” all’interno dello stesso labirinto tipico di Majora’s Mask, Skyward Sword predilige le strutture semplici e lineari, subordinate soltanto al ritrovamento di qualche chiave, l’attivazione dei soliti interruttori e alla risoluzione degli svariati enigmi. Una scelta che tuttavia non è necessariamente un male, grazie alla quale Nintendo ha potuto concentrarsi maggiormente sulle varie situazioni di gioco di volta in volta proposte. Tra controlli di movimentonuovi oggetti potenziabili e le nuove idee estratte dal magico clindro della big N, ogni nuova stanza riserverà qualche piccola chicca in grado di mettere in moto tanto il cervello, quanto i muscoli. Senza abbandonarsi a particolari spoiler, è impossibile non citare l’implementazione del nuovo scarabeo volante in grado di esplorare anche gli anfratti più lontani, la possibilità di Link di correre e scalare grazie a un’apposita barra della stamina, o la meccanica dietro alle pietre del tempo nel deserto di Lanayru. Tutte esperienze da provare con mano in prima persona.

Vedere Link così agile e scattante come non mai fa venir voglia di correre all'infinito. Occhio alla barra verde!

L’arte della spada, ma non solo

Fin’ora ci siamo limitati ad elogiare le stranezze e la varie novità introdotte a prescindere dal sistema di controllo impiegato. Alla luce dell’esperimento abbozzato con Twilight Princess (sia su Wii che su GameCube), era dunque necessaria l’implementazione dei controlli di movimento per infondere nuova linfa in questa serie da sempre accusata di rimanere sempre ancorata alle sue salde radici? Ebbene, sono bastati solo pochi attimi con la Master Sword in mano per fugare completamente ogni dubbio in merito. Giocare a Skyward Sword con in mano il WiiRemote e il Nunchuck risulta talmente naturale e immersivo che dimenticherete presto i pomeriggi passati ad agitare a vanvera il WiiRemote in compagnia dell’episodio precedente. Merito di tale rivoluzione è da imputarsi certamente all’utilizzo intensivo ed estensivo del Wii Motion Plus, in grado di fare realmente la differenza. È d’obbligo precisare come la mappatura non sia perfettamente 1:1 e come spesso alcuni colpi non vengano rilevati a dovere (l’affondo in particolar modo), però vedere Link ruotare la spada seguendo esattamente i movimenti del nostro polso, è un tocco di classe davanti al quale è impossibile non restare un minimo stupiti. Così come trattenere una risata davanti a una corsa innaturale con una spada tenuta quasi fossero delle forbici sulle scale pur di replicare il nostro telecomando.

Fatte le dovute premesse, a guadagnare da questa implementazione sono si gli enigmi (basati su rotazioni, spostamenti, oscillazioni ecc), ma soprattutto i combattimenti. Cercare di colpire i nemici dove hanno la guardia scoperta non solo permetterà di aprire una breccia nelle loro difese, ma sarà essenziale per avere la meglio sui mastodontici boss di fine livello, e soprattuto contro il cattivissimo Lord Ghiraim, lo spavaldo e altezzoso antagonista che ci inseguirà lungo tutto il corso dell’avventura. Nonostante l’elemento portante del gioco rimanga pur sempre la spada (da qui il titolo), anche tutto il resto dell’arsenale a nostra disposizione ha subito svariati miglioramenti grazie alla tecnologia del Wii Motion Plus. Non parliamo soltanto dell’arco e fionda che hanno guadagnato in precisione grazie al puntamento a schermo, ma anche delle bombe che ora possono rotolare, con il telecomando puntato verso il basso, quasi stessimo giocando una partita di Wii Sports Resort. Anche se spesso l’istinto a curvare con lo stick durante le sessioni di volo o la continua ricalibrazione della visuale in prima persona possq causare qualche problemino di troppo, i controlli risultano promossi su tutta la linea e non solo un semplice valore aggiunto.

Durante gli scontri con i nemici osservate sempre i loro movimenti e colpite quando meno se lo aspettano!

Linkpressionismo

Continuando sulla scia del rinnovo e del cambiamento, Skyward Sword rappresenta anche un importante passo in avanti per quanto riguarda il profilo artistico e tecnico della serie. Appurati ormai i limiti tecnici del Wii, Nintendo è riuscita comunque a creare un comparto grafico di sicuro impatto, grazie soprattutto all’utilizzo del Toon Shading e dei suoi sgargianti colori. Accusato sulle prime di essere un semplice ibrido tra i modelli di Twilight Princess con lo stile di Wind Waker, ci si accorge subito di come la realtà sia ben diversa. Grazie a un sapiente uso dei colori, degli effetti speciali e delle prospettive, sembrerà spesso di trovarsi davanti a un vero e proprio quadro animato, con pennellate più forti in primo piano e tinte più sfumate appena abbozzate in lontananza, per un effetto finale d’altissimo livello. Discorso analogo anche per i protagonisti, caratterizzati sempre al top e con qualche tratto distintivo in grado di renderli unici e riconoscibili a una semplice occhiata. In particolare Link e Zelda rappresentano forse i più credibili e meglio caratterizzati fra i loro corrispettivi all’interno della saga, con espressioni e stati d’animo che ne caratterizzano ogni minimo gesto. Al di là di qualche texture decisamente sottotono e qualche animazione altalenante, Skyward Sword riesce tranquillamente a sopperire a svariate lacune tecniche con un’anima e un “cuore” difficilmente riscontrabili in altre mega produzioni contemporanee.

Purtroppo non è tutto oro ciò che luccica e lo scotto da pagare in questo caso, è un comparto sonoro decisamente anonimo e sottotono. Se al mutismo di Link ormai ci si può aver fatto il callo, dal capitolo celebrativo dei 25 anni aspettarsi una colonna sonora degna di questo nome era più che lecito, soprattutto dopo il gran concerto di Londra. Invece, salvo qualche brano (quello principale e del volo su tutti) e qualche vecchio ri-arrangiamento, Skyward Sword si limita a proporrequalche brano d’accompagnamento solo funzionale alla situazione e privo di mordente che, unito al basso numero di ambientazioni, non potrà che lasciare deluso più di un fan.

Il mare di sabbia rappresenta uno dei punti più alti toccati dalla serie per quanto riguarda stile e inventiva.

Solo i giocatori più attenti riusciranno a cogliere al volo di chi si tratta...

La storia infinita

Fin’ora abbiamo visto come, alla ricerca di una propria identità, Skyward Sword abbia preso le distanze dai capitoli precedenti sotto parecchi aspetti. Nonostante ciò, comunque Zelda rimane sinonimo tanto di qualità, quanto di quantità e sotto questo punto di vista anche l’ultimo arrivato non fa differenza. La vicenda principale, infatti, risulta ripartita su più di 30 ore di gioco, con numerose subquest ottimamente integrate con la storia e attività extra che non faranno che allungare ulteriormente il cronometro di gioco. Bisogna ammettere che in certi punti, soprattutto nelle battute finali, la tendenza al riciclo data dalla presenza di sole tre aree di gioco potrà far storcere il naso a qualche giocatore che magari avrebbe preferito cimentarsi in qualche nuova location, ma fortunatamente non si arriverà mai ai livelli estenuanti ottenuti con la ricerca della triforza in Wind Waker.

Una nota di merito in particolare alla difficoltà generale dell’avventura, che appunto prendendo le distanze dagli ultimi capitoli (considerati fin troppo facili), prevede un grado di sfida sempre adeguato e persino tendente verso l’alto in alcuni frangenti. Tra combattimenti più ragionati, scudi frangibili e uno spazio limitato per gli oggetti nell’inventario, questo episodio sembra aver finalmente raggiunto un ottimo equilibrio tra difficoltà globale e abilità del giocatore.

“Every game has a story, only one is a Legend”

Così recitava un moto, quando nel 2002 veniva mostrato per la prima volta Wind Waker su GameCube, così recitiamo oggi quasi dieci anni dopo mentre accogliamo Skyward Sword, il capitolo più ardito e sperimentalista dell’intera serie. Le promesse di rinnovo di Miyamoto sono state mantenute, quest’ultimo capitolo di Zelda è il più ardito, il più innovativo, il più rivoluzionario episodio che sia mai stato concepito da quando 25 anni fa un piccolo elfo verde pixelloso si aggirava nei boschi alla ricerca della sua principessa. Che poi tale rivoluzione sia stata un bene o un mero specchietto per le allodole, a ogni giocatore l’ardua sentenza.

Probabilmente non avrà l’impatto di massa che ebbero a loro tempo A Link to the Past o Ocarina of Time, e sicuramente non sarà neanche ricordato come “il miglior capitolo della serie”, ma la verità è che Skyward Sword rimane un gioco da provare a prescindere, che si tratti del vostro primo Zelda o che siate cultori della serie. Che abbiate un Wii o meno.

[hr]

SECONDO PARERE

 By Pasquale “ViewtifulPask” Lello

Non sono un fan sfegatato di Zelda, lo premetto.  Con Wii U all’orizzonte, non mi sono avvicinato a The Legend of Zelda: Skyward Sword nel migliore dei modi, credevo si trattasse dello “sfruttamento” di una IP di successo, cosa che ultimamente accade sempre più spesso. Mi sono però subito reso conto di essere nel torto: d’altronde davanti a me c’era sempre Nintendo e la mente geniale di Miyamoto. Sono bastate la musica iniziale, le poche righe introduttive ed un’atmosfera fiabesca a catturarmi come poche altre volte. Skyward Sword  rappresenta sotto ogni aspetto quello che dovrebbe essere ogni videogioco,  per poter essere considerato un “capolavoro”.

Graficamente Skyward Sword è forse quanto di più bello si sia mai visto su Wii: non c’è l’alta definizione e ci sono sbavature grafiche che fanno tornare in mente la “old generation”… ma il tocco estremamente cinematografico donato ai personaggi ed alle ambientazioni durante le numerose scene d’intermezzo, unito ad uno stile “cartoonesco” e coloratissimo, non fanno sentire la mancanza di una grafica “HD”.

Non è detto che un videogioco per esser bello, debba essere per forza innovativo… ma quando, come in questo caso ci sono molte novità nel gameplay (fortunatamente riuscitissime), queste non possono che arricchire l’esperienza totale del videogiocatore. Sconfiggere un nemico, sudando (nel vero senso della parola) utilizzando il Wiimot… ehm… “la spada” nel miglior modo possibile, è a dir poco “gratificante”!

La storia poi… è questo l’aspetto più importante di ogni videogioco, ed è questo l’aspetto che può farti abbandonare un gioco dopo mezzora, oppure farti immergere totalmente in un nuovo mondo. Skyward Sword è nel vero senso della parola, “una fiaba” che vi catturerà dall’inizio alla fine, come se foste un bambino che pende dalle labbra della madre: sfido chiunque a resistere alla dolcezza ed al fascino della Principessa Zelda, non sentendosi pienamente coinvolto nel momento in cui dovrà affrontare qualsiasi nemico per salvarla!

Concludendo, The Legend of Zelda: Skyward Sword da’ una  lezione a TUTTI. A tutte le Software House che puntano all’apparenza piuttosto che alla sostanza… ed anche a tutti i videogiocatori, che a prescindere dai propri gusti videoludici, non potranno non apprezzare questo ennesimo Capolavoro Nintendo. Nonostante questo, Skyward Sword, sia in termini di vendite che nei riconoscimenti, non verrà considerato “il gioco dell’anno”… ma non è detto che per molti di voi non lo possa essere!

Videogiocatore incallito, divoratore di film, seguace della via del Social: praticamente una vita passata a giocare, leggere e scrivere. A volte anche contemporaneamente.

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