The Legend of Zelda: Majora’s Mask 3D – Anteprima

Sesto capitolo della serie Legend of Zelda, Majora’s Mask esce originariamente nel 2000 durante gli ultimi anni del Nintendo 64. Tuttavia, la pesante eredità di quello che da molti era (ed è) considerato come “il miglior gioco di tutti i tempi” e il periodo d’uscita non proprio propizio, hanno contribuito a lasciare nell’ombra quello che a conti fatti è il capitolo più maturo e originale dell’intera saga di Zelda. Ed è proprio in quest’ombra che il mito di Link e Skull Kid è cresciuto e si è insinuato nel cuore dei giocatori. Chiesto a gran voce dai fan a ridosso dell’uscita del remake di Ocarina of Time, Majora’s Mask 3D si appresta a fare il suo rientro in scena, rivisto nella forma ma identico nei contenuti, un’occasione imperdibile per scoprire e riscoprire un grande classico della tradizione Nintendo.

Anche ad anni di distanza, il primo approccio con Majora’s Mask è sempre spiazzante. Sarà per l’atmosfera, la musica o l’unione di questi due elementi, fatto sta che in soli dieci minuti di introduzione pare di esser incappati in un “Bad Ending” senza neanche aver toccato la console. Poi si arriva a Termina, si iniziano a muovere i primi passi, si intrattiene qualche dialogo con i vari personaggi e solo allora ci si accorge che non c’è mai limite al peggio: bloccato in un mondo che non ti appartiene e privato della tua identità cosa potrebbe andare peggio? Magari potrebbe venir giù la Luna? Esatto, potrebbe venir giù la Luna.

Se Majora’s Mask negli anni si è fatto un così vasto seguito di fan, gran parte del merito va sicuramente a quella sua folle trama che ne sostiene l’impianto ludico, e ad anni di distanza, nulla pare essere cambiato. O meglio, qualcosa lo è, visto che il gioco è ora interamente tradotto in italiano, con alcune libertà (Cronopoli?) più o meno discutibili, ma comunque dovuti per cercare di venir contro a un più vasto pubblico possibile.

majora's mask moon

Esauriti i primi tre giorni che fungono da ben celato tutorial, il gioco ripropone intatti tutti gli elementi tipici che hanno reso tanto celebre la saga di Zelda negli anni. Torna dunque il classico overworld da esplorare in cerca di indizi, gli oggetti chiave da ottenere per poter proseguire, gli immancabili dungeon tematici e ovviamente gli scontri coi coriacei boss di turno, questa volta più cattivi che mai. Dove tuttavia Majora’s Mask rimescola le carte in tavola e gioca le sue è nel tempo e negli strumenti concessi al giocatore per svolgere tali compiti. L’impossibilità di terminare l’avventura in soli tre giorni (un’ora circa di gioco) costringe infatti il giocatore a un’oculata programmazione dei propri compiti, sopratutto all’interno dei dungeon dove diventa vitale creare scorciatoie da poter utilizzare qualora si dovesse ricominciare dal primo giorno

Ad aggiungere ulteriore profondità al tutto ci pensa poi l’introduzione delle maschere magiche. Nonostante alcune di esse esauriscono quasi subito la loro utilità all’interno di determinate subquest, le più interessanti permettono a Link di trasformarsi in alcune delle bizzarre creature che popolano il mondo di Termina. È questo il caso della trasformazione in cespuglio Deku con cui avremo a che fare durante le prime battute di gioco: grazie a questa trasformazione è infatti possibile svolazzare di fiore in fiore e rimbalzare sull’acqua a scapito dell’utilizzo della spada, lo scudo e gran parte dell’inventario canonico. Ecco quindi che imparare a utilizzare al meglio le peculiarità di ogni maschera diventa non solo fondamentale per la risoluzione dei vari enigmi ma anche un metodo di approccio alternativo per comunicare con personaggi di razze diverse dalla loro.

Anche ad anni di distanza, insomma, Majora’s Mask si presenta come un titolo molto attuale e ancora in grado di dire la sua nell’attuale panorama videoludico. Non ci resta che attendere febbraio per poter valutare meglio le qualità di questa conversione, ma visti i trascorsi coi precedenti remake della serie, i presupposti per l’ennesimo successo annunciato ci sono tutti.

Videogiocatore incallito, divoratore di film, seguace della via del Social: praticamente una vita passata a giocare, leggere e scrivere. A volte anche contemporaneamente.

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